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Autore: Placebogirl_Black Stones    22/12/2014    6 recensioni
Perciò ogni pomeriggio, finite le lezioni, andavano dritti a casa sua e si chiudevano in camera; studiavano un po’ e poi si concedevano una “pausa”, il tutto cercando di far combaciare gli orari di rientro dei suoi genitori.
Non che temesse di essere ripreso perché a diciotto anni aveva dei bisogni ormonali, ma sarebbe comunque stato imbarazzante vedersi piombare in camera sua madre o suo padre mentre era intento a “consumare” con la sua ragazza.
Forse suo padre lo avrebbe liquidato con un “chiudi la porta se devi fare certe cose”, andandosene come se nulla fosse, ma sua madre si sarebbe subito preoccupata di non avere nipoti prima del previsto.
Quel giorno non era stato diverso dagli altri.
Usciti da scuola si erano recati subito da lui, avevano consumato un pasto veloce e poi si erano chiusi subito in camera.
Unica pecca: era sabato.
Il sabato era giorno di festa, perciò i suoi genitori, come tutti, erano esenti dal lavoro.
Ne conseguiva che la casa non sarebbe stata vuota.
AUGURONI ROLOCHAN!
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul Mihawk, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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YOU KIDS NEED ANYTHING?



Si erano dati appuntamento per quel pomeriggio, come di consueto ormai da una settimana, con lo scopo di continuare il loro ripasso in vista dell’esame di ammissione all’università.

Meno male che la sua ragazza era una delle studentesse più brave di tutta la scuola, altrimenti uno zuccone come lui non sarebbe arrivato nemmeno ad essere ammesso alla terza liceo!

Si chiedeva come aveva fatto ad attirare la sua attenzione.

Insomma, Nami poteva avere qualsiasi ragazzo volesse, perché oltre che intelligente era anche straordinariamente bella.

Dunque perché non scegliere Sanji, il galante biondo che trattava le donne con savoir faire, oppure Law, il sexy aspirante chirurgo ricco da fare schifo?

Non lo aveva mai capito, eppure Nami aveva sempre e solo voluto lui, il ragazzo del club di kendo figlio di una famiglia normale.

Non che gli dispiacesse, al contrario era felice di poter avere una fidanzata del genere.

Richiedeva tante attenzioni, perché era una che voleva essere viziata in tutto e per tutto, ma sapeva anche dare in cambio quando il suo animo generoso sbucava fuori da tutto quell’egocentrismo.

Quando aveva saputo dei suoi pessimi voti che pregiudicavano l’ammissione all’università, si era infuriata come una belva.

Più che per la sua stessa istruzione personale, era evidente che fosse preoccupata di un’eventuale separazione.

Se non fosse andato all’università, il loro tempo per stare insieme si sarebbe ridotto drasticamente.

Onestamente, a lui non importava molto di andarci o no, tanto ciò che voleva fare nella vita lo aveva ben chiaro da sempre: sarebbe diventato un maestro di kendo come suo padre.

Però non se la sentiva di deluderla così, la amava troppo quella “mocciosa”.

Così aveva accettato la sua proposta di ripassare insieme per gli esami, utilizzando il loro tempo insieme per studiare.

Non era di certo allettante, ma le pause fra un ripasso e l’altro erano molto piacevoli.

Lui faceva il bravo e mostrava impegno, e lei lo ricambiava con qualcosa di più piccante.

Entrambi i suoi genitori lavoravano fino a tardo pomeriggio, quindi aveva la fortuna di poter disporre sempre di casa vuota, al contrario di Nami che invece si ritrovava sempre fra i piedi quell’impicciona di sua sorella maggiore e suo padre, un uomo che aveva il modo di fare tipico di un generale.

Se lo avesse scoperto mentre godeva delle grazie di sua figlia, il giorno dopo ci sarebbe stata una nuova tomba al cimitero.

Perciò ogni pomeriggio, finite le lezioni, andavano dritti a casa sua e si chiudevano in camera; studiavano un po’ e poi si concedevano una “pausa”, il tutto cercando di far combaciare gli orari di rientro dei suoi genitori.

Non che temesse di essere ripreso perché a diciotto anni aveva dei bisogni ormonali, ma sarebbe comunque stato imbarazzante vedersi piombare in camera sua madre o suo padre mentre era intento a “consumare” con la sua ragazza.

Forse suo padre lo avrebbe liquidato con un “chiudi la porta se devi fare certe cose”, andandosene come se nulla fosse, ma sua madre si sarebbe subito preoccupata di non avere nipoti prima del previsto.

Quel giorno non era stato diverso dagli altri.

Usciti da scuola si erano recati subito da lui, avevano consumato un pasto veloce e poi si erano chiusi subito in camera.

Unica pecca: era sabato.

Il sabato era giorno di festa, perciò i suoi genitori, come tutti, erano esenti dal lavoro.

Ne conseguiva che la casa non sarebbe stata vuota.

Se si erano trovati in imbarazzo a pranzare allo stesso tavolo, figuriamoci nel sapere di poter essere “controllati”.

Non che avesse timore di questo; conosceva bene i suoi genitori e sapeva che non erano tipi invadenti o troppo apprensivi.

Era Nami quella a non sentirsi tranquilla, nonostante avessero fatto di tutto per metterla a suo agio.

Per tutto il pomeriggio non aveva fatto altro che rimanere seria e concentrata sui libri, come una vera maestrina, e ogni volta che lui tentava di avere un approccio per farle capire che era arrivato il momento di una “pausa”, lei si discostava subito e lo ammoniva.

 

- Zoro! Siamo qui per studiare, vedi di concentrarti!- continuava a ripetergli.

 

Dopo un’ora e mezza di rifiuti, sospiri e continui tentativi di persuasione, era finalmente riuscito a farla cedere.

Non che si fosse convinta, probabilmente l’aveva esasperata a tal punto da costringerla ad assecondarlo.

E ora si trovavano sul suo letto, con solo la biancheria a coprire le ultime parti dei loro corpi che non esponevano all’aria la pelle nuda, baciandosi e toccandosi in posti troppo intimi.

Ansimavano, attorcigliando le loro lingue in una danza peccaminosa dai poteri antichi, capace di risvegliare la passione che solo l’amore è in grado di generare.

Le passò le mani lungo tutto il corpo, dalle spalle ai fianchi, passando per le cosce, godendosi la morbidezza di quelle pelle diafana scalfita solo dall’inchiostro blu di un tatuaggio che spiccava sulla sua spalla sinistra.

Ne conosceva bene l’importanza, per questo non tralasciava mai di passarci sopra più e più volte con carezze e baci, desideroso di trasmetterle tutto il suo rispetto.

Rispetto per quel padre che l’aveva cresciuta come se fosse davvero sua, rispetto per quella madre (anch’essa adottiva) che ormai non c’era più.

L’attirò maggiormente a sé, facendola sedere a cavalcioni su di lui e strusciando la patta dei boxer contro le sue mutandine già umide dei primi umori.

 

-Fa piano, Zoro…- ansimò, accarezzandogli la testa scompigliata - Non voglio che i tuoi ci sentano…-

- Tranquilla, saranno occupati a fare altro al piano di sotto- cercò di rassicurarla.

- E se venissero di sopra? Non sarebbe meglio chiudere a chiave?-

- Se chiudiamo poi si insospettiranno sul serio. Te l’ho detto, non c’è da preoccuparsi-

 

Tornò a concentrarsi sul suo corpo perfetto, succhiandole la parte di seno che usciva dalla coppa dell’intimo.

Sentì la sua piccola mano posarsi sul suo membro gonfio, accarezzandolo da sopra la stoffa.

Si stava finalmente rilassando, e questo era un ottimo segno.

Audacemente, le infilò due dita all’interno dell’elastico delle mutandine, iniziando a torturarla in quello che era il punto più sensibile.

Piccoli gemiti, malamente soffocati, iniziarono poco a poco a riempire la stanza, che di per sé non era di notevoli dimensioni.

L’eco risuonava nelle pareti, sempre più forte man mano che la loro intensità aumentava.

Fu un altro suono a coprire quelli.

Il rumore metallico di una maniglia che scattava veloce, come altrettanto veloce era la porta stessa che andava aprendosi.

La figura statuaria di Mihawk comparve sulla soglia, imponente come un Dio che arriva per dare il suo ultimo giudizio.

Non era cattivo, ma il suo aspetto fisico forgiato da anni di kendo non rispecchiava esattamente la sua parte loquace.

Restò immobile con ancora la maniglia stretta nella mano, fissando la scena con quei suoi occhi dalla forma allungata e dall’insolito colore giallastro che avrebbero messo paura anche al più coraggioso degli uomini.

 

- Papà!- esclamò, sgranando gli occhi per lo stupore e arrossendo per l’imbarazzo.

 

Nami si staccò velocemente da lui, afferrando il lenzuolo e tirandoselo su fino a coprire alla bene e meglio il seno.

Non che servisse a sistemare la situazione, ma un po’ di dignità non guastava.

Entrambi lo fissavano rossi in volto con gli occhi sgranati, sudando freddo e deglutendo sonoramente.

Si aspettavano una lavata di capo, che però non arrivò.

Mihawk continuava a fissarli impassibile, quasi come se non si rendesse nemmeno conto di ciò che stava accadendo.

Poi, improvvisamente, il suo volto si rilassò in un sorriso appena abbozzato.

 

- Avete bisogno di qualcosa, ragazzi? Qualche stuzzichino? O magari un preservativo?- chiese con molta naturalezza, anche se le ultime parole le pronunciò con il labbro tremolante, segno che stava cercando di trattenere una risatina maliziosa.

 

Nessuno dei due fu in grado di rispondere: Nami si sprofondò lentamente nel materasso, cercando di scomparire da quel luogo che era diventato un incubo, mentre lui si limitò a spalmarsi con forza una mano sul volto.

L’imbarazzo aveva raggiunto livelli storici, e prima che quella storia fosse stata dimenticata da tutti sarebbero passati secoli.

Come era venuto, suo padre se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando dietro di sé solo silenzio.

 

- Merda…- riuscì solo a dire, dopo istanti che sembravano interminabili.

 

Anche se gli costava ammetterlo, Nami aveva ragione: non era il caso di farlo mentre i suoi erano in casa.

Certo che anche loro, però, potevano bussare?!

Suo padre soprattutto, che era sempre stato meno invadente di sua madre!

Incrociò lo sguardo con quello di Nami, ma i suoi occhi erano nascosti dalla frangia che le ricadeva davanti creando un’ombra sinistra.

Stringeva spasmodicamente il lenzuolo con il quale si era coperta, le mani leggermente tremanti.

 

- Tutto ok? Vedrai che domani se ne sarà già scordato!- cercò di consolarla, anche se nemmeno lui credeva troppo alle sue stesse parole.

 

Non ricevette risposta.

Solo allora si accorse che anche la sua mascella stava tremando proprio come le mani.

E quello non era per niente un buon segno.

Aveva imparato a capire ogni suo sguardo e ogni sua reazione in quei tre anni insieme, e sapeva esattamente cosa aspettarsi.

Indietreggiò leggermente con il busto, nel vano tentativo di allontanarsi.

Se non fosse uscito da quella stanza in due nanosecondi, l’indomani non avrebbe visto il sole sorgere.

Suo padre, a confronto, era meno inquietante.

 

- N-Nami…- cercò di parlare, ma non trovava scuse per giustificarsi.

- Zoro…- la sentì borbottare, quasi in un ringhio soffocato, con tono apatico ma tagliente.

 

In quel momento desiderò con tutto se stesso che suo padre tornasse a chiedergli se avevano bisogno di qualcosa.

Perché adesso aveva davvero bisogno di qualcosa.

Ma di certo nessuno li avrebbe più disturbati, sapendo che si stavano dedicando ad “attività intense”.

Se al piano di sotto fossero giunti rumori molesti di un letto che sbatteva, si sarebbero limitati a pensare che ci stavano dando dentro alla grande come due ragazzi della loro età in piena escandescenza ormonale.

La sua vita era in pericolo, ma nessuno sarebbe accorso.

Sì, aveva decisamente bisogno di qualcosa adesso.

Di un miracolo.

 

 

ANGOLO DELL’AUTORE

E dopo questa cavolata scomparirò come sono ricomparsa! Non ho resistito alla tentazione di fare una shot ironica dopo aver visto l’immagine che ho allegato! Una shot che solo la destinataria poteva apprezzare più di chiunque altro! Questa dunque è tutta per te bella donna, oltre alla Boa x Mihawk ci voleva una bella Zonami e per di più AU, genere del quale tu sei la regina indiscussa del fandom! Spero ti piaccia, visto che sei stata tu a farmi vedere Mihawk come padre di Zoro! Grazie di cuore e  ancora AUGURONI per il tuo compleanno!
E ricordati sempre che…FOTTESEGA AMICO! ;)
Per tutti gli altri, spero che vi sia piaciuta e vi auguro BUONE FESTE dal momento che non credo aggiornerò prima dell’anno prossimo!
Bacioni
Place

 

 

   
 
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