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Autore: ___Darkrose___    22/12/2014    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Inuyasha e i suoi compagni un giorno si fossero ritrovati nel presente? Cosa sarebbe successo se al posto di Kagome avessero incontrato un'altra ragazza?
Ci saranno nuove sconvolgenti sorprese, una nuova avventura piena di colpi di scena e di nuovi personaggi che si uniranno al gruppo dei nostri amati eroi!
La mia prima FF, sono emozionata! *.*
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Nuovo personaggio, Sango, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Solo uno spirito'
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Callie era arrivata ed era pronta per riprendere lo scontro che avevamo interrotto qualche tempo prima.
Sapevo già che Inuyasha non avrebbe mai voluto che mi battessi con lei, ma non aveva altra scelta, dato che Kagura ci aveva raggiunti. Anche i nostri compagni erano arrivati, ma seguiti da altri morti controllati dalla demone.
Decisi che avrei affrontato la mia migliore amica, ma Inuyasha mi prese per un braccio. – Sei impazzita? La tua barriera non funziona con lei -.
- Kagura non ti permetterà di proteggermi, concentrati sul tuo scontro e stai attento – risposi, mostrandomi tranquilla e sicura.
La realtà, però, era che dentro sentivo tutto il contrario. Dovevo combattere contro la mia migliore amica, quella con cui avevo giocato fin da piccola e con cui ero cresciuta.
Tirai fuori la katana e mi misi in posizione di difesa e, nonostante sapessi che non sarebbe servito a molto, creai la barriera.
Con quel mio gesto, suscitai la risata della ragazza. – Ancora non lo hai capito? Non ci si può difendere da se stessi Sammy -.
Rimasi immobile, ora capivo perché la mia barriera non funzionava. Lei era parte di me, era ovvio che potesse oltrepassarla. Eppure, nonostante quella fosse una parte del mio essere, si era rivoltata contro di me e si era alleata con Naraku.
Ci girammo attorno come squali attorno una preda, senza levarci gli occhi di dosso. Alle mie spalle sentivo il duello dei miei compagni e non poter correre in loro aiuto mi metteva paura. Dovevo distrarre Callie. Non volevo ucciderla, nonostante quello che mi aveva fatto.
La mia amica si lanciò all’attacco e io mi difesi.
- Callie torna in te! Non puoi davvero voler stare al fianco di quel mostro! – esclamai.
Lei cercò di nuovo di affondare la spada nella mia carne. – Stai zitta e combatti seriamente! Io non ti farò uscire vincitrice da qui! -.
Era uno scontro inutile, nessuna delle due voleva o poteva uccidersi. Saremmo rimaste in una posizione di stallo fino a quando alcuni di noi non avessero vinto.
La battaglia imperversava e io continuavo a menare fendenti inutili che non volevano veramente colpire il bersaglio.
Provavo ad evocare la barriera facendo forza su tutta me stessa, ma era sempre inutile, lei poteva sempre passarci attraverso.
L’urlo di Shippo mi mise in allarme e mi voltai verso il piccolo demone, che stava per essere attaccato da uno dei non morti.
- Shippo spostati! – gridai.
Colpii il terreno con un pugno e si creò una spaccatura che arrivò fino all’avversario, che cadde nel fosso.
Salvai il cucciolo, ma non evitai il fendente di Callie, che mi colpii alla gamba.
Mi lasciai sfuggire un urlo e Inuyasha si distrasse e fu colpito da una delle lame di Kagura.
Così non potevamo andare avanti. Quella mia e di Callie non era una vera battaglia, era solo uno scontro a chi si ferisce di più.
Dovevo muovermi a fare qualcosa prima che andasse tutto in malora.
Callie cercò di colpirmi ancora, ma riuscii a schivare il suo attacco, riuscendo a colpirla dietro la testa con l’elsa della spada e facendola crollare a terra stordita.
Corsi nella direazione di Inuyasha e mi parai davanti a lui per proteggerlo dalle lame di Kagura.
- La vuoi piantare di metterti in mezzo? – sbottò la demone.
Non la considerai e mi rivolsi ad Inuyasha. – Occupati di Callie, ma non ucciderla ti prego! -.
Sembrò riluttante all’idea, ma alla fine mi diede retta.
Mi ritrovai di fronte alla demone e mi resi conto che aveva uno dei frammenti con sé. Dovevo riprenderlo. Non fu difficile cercare di controllare i miei poteri, data la rabbia che provavo nei suoi confronti per aver ferito il mio compagno.
Kagura mi squadrava attentamente. – Non riuscirai a controllare il vento meglio di me -.
Effettivamente il vento era l’unico elemento che avrei potuto usare in quel momento. In quel momento avrei pagato per poter creare gli elementi.
Kagura mi lanciò contro le sue lame di vento, che furono respinte dalla mia barriera, ma per proteggermi non mi resi conto che intorno a me aveva creato un vortice che mi stava imprigionando, togliendomi l’aria.
- E adesso come farai Shikon no Tama? Il vento è troppo difficile da controllare per te – ghignò Kagura.
Mi trovavo in mezzo a quel turbine e non riuscivo ad uscirne. Provavo a controllarlo, ma il vento sembrava non ascoltarmi. Respiravo sempre più a fatica e la vista si appannava.
Quando ormai credevo che non ne sarei mai uscita viva, trovai la forza per fermare il turbine e metterlo sotto il mio controllo.
Kagura rimase di sasso. – Com’è possibile? Il vento è il mio dominio! -.
Io mi alzai da terra con un sorriso. – Tu parli troppo -.
Fui io a lanciare delle lame di vento questa volta e la colpirono, facendola cadere al suolo ormai priva di vita.
- State indietro, userò il vortice! – gridava Miroku.
Gli insetti, però, non glielo avrebbero permesso. Ormai però mi sentivo potente come non mai e quasi mi sembrava di essere ubriaca di quel potere che mi scorreva nelle vene.
Lanciai di nuovo l’attacco, distruggendo tutti gli insetti.
Il monaco potè usare il vortice in piena libertà e mi sentii fiera del mio operato.
Quando mi voltai per vedere come andava la lotta per Inuyasha, fui colpita da qualcosa allo stomaco. Era un coltello, ed era di Callie.
Mentre mi feriva e si bagnava del mio sangue sorrideva contenta. – Fa male, Sammy? -.
Mi accasciai al suolo stremata e ormai senza più quella forza che mi aveva invasa fino a qualche secondo prima.
Riuscii a sentire l’urlo furioso di Inuyasha e fu in quel momento che lo vidi.
Vidi il demone che lui poteva essere e mi spaventai a morte.
I suoi artigli erano diventati più lunghi e i suoi occhi erano la cosa più spaventosa che avessi mai visto, addirittura Callie rimase impietrita a quella vista.
Quello che emetteva era un lugubre ruggito che mi fece tremare tutto il corpo già scosso da fremiti per la ferita.
Ormai non era più il mio Inuyasha e dovevo fare qualcosa per fermarlo. Prima che potessi agire si era già lanciato contro Callie, mordendola al collo e buttandosi su di lei.
Le urla di Callie si mischiarono alle mie e, nonostante il dolore, mi buttai su Inuyasha per cercare di fermarlo. Lei era una parte di me, era una mia amica, non avrei permesso che morisse per mano mia o di qualcuno che conoscevo.
Cercai di fermarlo, ma la sua furia si rivolse verso di me. Mi si buttò addosso e mi ringhiò contro.
- Inuyasha sono io! – gridai.
Lui sembrava non sentirmi e continuava ad emettere quei lugubri versi.
Nonostante la paura mi allungai verso il suo viso e gli toccai la guancia. – Amore mio sono, sono Samantha -, mi veniva quasi da piangere a vederlo ridotto in quello stato.
Il demone cominciò ad annusare l’aria e in quel momento sembrò placarsi, guardandomi negli occhi senza più rabbia. Aveva capito chi ero, mi aveva riconosciuta.
L’ultima cosa che vidi prima di svenire a causa del troppo sangue perso e forse anche dalla paura, furono i suoi occhi di nuovo color dell’oro.

Quando mi sveglia mi tirai a sedere, ricordandomi cosa era successo poco prima che svenissi.
Fui bloccata da una forte fitta allo stomaco e mi buttai di nuovo a terra. Quando allontanai la mano trovai del sangue e attorno al mio busto delle bende.
Davanti al mio viso c’era Sango, che si era precipitata non appena aveva udito il mio lamento. – Samantha-chan non muoverti, rischi di riaprire la ferita -.
Non ero tanto preoccupata per me, nel mio soggiorno dalla divina Izuko avevo imparato che le mie ferite si rimarginavano molto velocemente e che non avevo bisogno di grandi cure.
- Dov’è Inuyasha? – domandai disperata.
Sango sorrise e mi indicò un punto dietro la mia schiena. Mi resi conto di aver dormito appoggiata alle sue gambe e che lui era ancora addormentato.
- Dopo l’attacco ti ha portata fin qui e curata, adesso credo stia riposando, la battaglia è stata dura per tutti quanti – mi disse. – Riposati ancora un po’ anche tu, ti farà bene -.
Anche gli altri stavano già dormendo e tornai ad accoccolarmi accanto al mio mezzodemone.
Ripensai a quello che era successo e sentii ancora i brividi lungo la mia schiena. I miei continui movimenti dovevano averlo risvegliato e mi guardò preoccupato.
- Stai bene? La ferita come va? -, non appena si mosse, mi resi conto che anche lui era ferito.
Gli scostai la sua veste rossa e vidi che aveva ancora una profonda ferita sulla spalla.
Nonostante la mia ferita facesse male, mi apprestai a prendere alcune erbe che la divina Kaede mi aveva consegnato prima di partire.
Inuyasha avrebbe voluto impedirmi di muovermi, ma ormai sapeva quanto potessi essere testarda. Cominciai a spalmargli l’impacco di erbe sulla spalla, ma non proferii parola. Ero ancora scossa per quello che avevo visto.
Inuyasha se ne rese conto e mi prese la mano. – Mi dispiace di averti spaventata, non era mia intenzione -.
Tenni lo sguardo puntato sul terreno. – Cosa ti è successo? -.
Lo sentii sospirare. – Quando ti ho vista colpita, ho visto la possibilità che tu morissi davanti ai miei occhi, così si è liberata la furia cieca che avevo dentro, insieme alla mia essenza di demone -, mentre diceva quelle parole quasi stentavo a crederci. – Se non ci fossi stata tu, probabilmente non sarei mai tornato in me, ma quando ho sentito il tuo odore e ho capito chi eri, sono tornato normale. Ti chiedo scusa per averti spaventata -.
Rimasi in silenzio per qualche istante, poi riuscii a recuperare la facoltà di parlare. – Perché non mi hai mai detto che puoi diventare così? -.
- Non volevo che ti preoccupassi, di solito riesco a tenerlo sotto controllo anche grazie a Tessaiga, ma ora ho una motivazione in più, perché ci sei tu qui con me -.
Ero comunque sconvolta da quello che era successo, ma non volevo dargli pensiero con le mie preoccupazioni, così preferii chiudere lì l’argomento.
Curai la sua ferita e poi controllai la mia.
Mi sembrava impossibile avere un buco di quelle dimensioni sul ventre ed essere ancora viva. Mi passò nella mente il pensiero che, se avessi avuto un figlio in grembo, a quest’ora sarebbe già morto.
Dovevo smetterla di pensare a queste cose, non facevano bene alla mia sanità mentale, anche perché non c’era pericolo, non c’era possibilità di avere figli in quel momento.
Mi ricordai del discorso che stavamo facendo Inuyasha ed io poco prima che venissimo attacati e il mio viso diventò purpureo. Meglio così, non volevo riaprire quel tipo di argomento, anche perché ora mi rendevo conto di quanto fossi ancora debole, dovevo ancora migliorare molto perché ancora non ero in grado di tenere testa a Callie.

Tornammo al villaggio della divina Kaede delusi e stanchi. Avevo ucciso Kagura, ma il frammento in suo possesso era stato portato via da Callie mentre Inuyasha si prendeva cura di me.
Mi sentivo una stupida perché nonostante l’allenamento fatto ero ancora un peso e avevo fatto perdere un frammento ai miei compagni. Nessuno me ne dava la colpa, solo io infierivo su me stessa con quei pensieri.
Arrivata al villaggio decisi che volevo un po’ di tempo da passare da sola a riflettere. Andai vicino al fiume a guardare l’acqua che scorreva lenta e veloce. Mossi le dita e un piccolo rivolo d’acqua si alzò, cominciando a creare piccoli cerchi a seconda di come muovevo le dita. Mi sarebbe piaciuto poter tornare dalla divina Izuko, ma lei stessa aveva detto che non aveva altro da insegnarmi e che il resto lo avrei dovuto imparare da sola.
Mio padre prima di morire aveva detto che dopo aver scoperto chi ero non sarei più stata sola, ma si sbagliava. In quel momento mi sentivo più sola che mai.
Quegli allenamenti erano serviti a ben poco, ancora non ero in grado di difendermi da me stessa.
Mentre la rabbia e la frustrazione crescevano dentro di me, cresceva anche la quantità di acqua che controllavo, tanto che fui costretta a smettere per non allagare l’intera vallata.
Izuko mi aveva detto che emozioni di quel tipo potevano accrescere i miei poteri in modo negativo e mandarli fuori controllo, era per questo che dovevo comunque sottopormi a regolari momenti di meditazione e in quei giorni non ne avevo avuto il tempo.
Incrociai le gambe e cominciai a respirare profondamente.
Nella mia mente si accavallavano pensieri orribili; il momento in cui Inuyasha era diventato un demone, Callie che cercava di uccidermi, il pensiero dei miei compagni uccisi per la mia debolezza.
Mi risvegliai improvvisamente e mi resi conto che, a causa di tutti quei pensieri, stavo rischiando di far esondare il fiume e la terra aveva cominciato a tremare.
Cercai di calmarmi e mi resi conto che Izuke poteva anche avermi insegnato a controllare i miei poteri, ma non era riuscita ad insegnarmi a controllare le mie emozioni. Nonostante provassi a reprimerle, durante la lotta queste venivano fuori nel momento meno opportuno e rischiavano di portarmi alla follia.
Dietro di me arrivò Inuyasha, aveva il fiatone per la corsa. – Stai bene? – esclamò. – C’è appena stato un terremoto -.
Abbassai lo sguardo e lui capii che ero stata io a crearlo. Mi alzai in piedi, tenendomi la testa tra le mani. – Non sono in grado di controllare le mie emozioni in battaglia e questi poteri non posso controllarli senza quel tipo di concentrazione, rischierei di fare del male anche a voi. Finchè non avrò più controllo, non sarò in grado di sconfiggere Callie -.
Inuyasha non era la persona migliore con cui parlarne, lui quando combatteva non controllava le sue emozioni, diventava una furia. Questo, però, non influiva sul suo controllo su Tessaiga.
Mi riaccompagnò al villaggio, dicendomi che forse con l’aiuto della divina Kaede sarei riuscita a controllare meglio le emozioni.
Quei giorni furono estenuanti. Per poter controllare i miei poteri prima di tutto dovevo accettare gli sbagli che avevo commesso e non era facile perdonarmi. Dovevo smettere di rimproverarmi solo perché esistevo o perché grazie alla mia presenza alcuni avevano commesso atti ignobili. La scelta di come usare il mio potere era stata solo loro.
Quando finalmente riuscii ad accettare tutto questo, sembrò che le mie emozioni furono di nuovo sotto controllo, ma in quel modo la potenza dei miei attacchi diminuiva. Sapevo che scatenare tutta la mia potenza avrebbe potuto avere risultati disastrosi, ma in quel modo avevo fatto solo dei passi indietro, ero ben lontana dal poter creare di mia spontanea volontà gli elementi.
Gli altri, mentre io mi sottoponevo a quelle estenuanti ore di meditazione, erano andati in cerca degli ultimi frammenti rimasti. Ormai la battaglia era imminente e dovevamo anche trovare Koga per farceli consegnare.
Inuyasha non era molto contento di lasciarmi da sola e sia io che la divina Kaede lo avevamo dovuto cacciare a calci, anche perché con lui la mia concentrazione sarebbe andata a farsi friggere.
Mi trovai per l’ennesimo giorno vicino al fiume. Ormai avevo imparato ad accendere anche un fuoco per esercitarmi con tutti gli elementi, ma sembrava tutto inutile. Rimanevo al mio solito livello e la cosa stava cominciando a diventare snervante.
Mi stesi sull’erba e guardai il cielo e le nuvole che passavano sopra la mia testa.
Stavo per chiudere gli occhi e riposarmi, quando un’ombra passò sopra di me e mi alzai, pronta ad attaccare.
Mi trovai davanti un viso che conoscevo bene. Era Rin, la ragazzina che viaggiava con Sesshomaru. Mi guardava con un sorriso allegro e mi salutò con la mano.
Io abbozzai un sorriso e feci altrettanto, chiedendomi come mai lei si trovasse qui e dove fosse Sesshomaru.
Non dovetti attendere molto, perché il demone si presentò davanti a me. Ora che lo guardavo bene dovevo ammettere che era davvero bello, nonostante quegli occhi glaciali mettessero paura.
Anche se ormai si era dimostrato una specie di alleato, appoggiai la mano sulla katana che portavo sempre con me. – Sesshomaru, come mai sei qui questa volta? -.
Un specie di piccolo ranocchio sbucò da dietro la schiena del demone. – Come osi rivolgerti in questo modo al grande Sesshomaru? Porta rispetto ragazzina! -.
Dopo aver detto quella frase il piccoletto ricevette uno sguardo glaciale dal suo padrone. – Jaken, stai zitto -.
Il demone si zitti immediatamente, tornando a nascondersi. Rin nel frattempo si era messa ad accarezzare il muso di Ah Un, ascoltando il nostro discorso con attenzione.
- E’ vero che hai imparato a controllare gli elementi? – mi domandò il demone.
Rimasi perplessa da quella domanda e mi spaventai, che volesse di nuovo rapirmi per qualche motivo? Nonostante la paura, annuii.
Sesshomaru si voltò verso il demone, facendogli cenno di venire avanti. – Mostramelo -.
Mi misi subito sulla difensiva. – Perché dovrei? -.
Jaken doveva aver intuito qualcosa dallo sguardo di Sesshomaru e dal bastone che aveva in mano uscì una fiamma che si diresse verso di me.
Fui costretta ad abbassarmi prima che mi colpisse. – Sei impazzito?! Volevi uccidermi? -.
- Voglio solo assicurarmi che il mio consiglio non sia dato a vuoto -, parlava con una calma quasi glaciale, che fece tremare ogni fibra del mio corpo.
Mi alzai in piedi e mi sistemai, prendendo respiri profondi. Gli feci capire che ero pronta e lui fecce cenno a Jaken di riattacare.
Il piccolo demone ubbedì e usò di nuovo quello strano bastone che provava con sé. Non appena la fiamma mi arrivò a pochi centimetri dal viso, la schivai e la catturai tra le mani girando su me stessa. La fiamma che mi stava per colpire ora era sotto il mio controllo e la feci passare tra le mani. Messa sotto pressione i miei poteri erano davvero formidabili e mi lasciai scappare un sorriso. Chiusi le mani e le fiamme svanirono.
Rin e Jaken rimasero a bocca aperta, mentre il demone non si scompose e la cosa non mi stupii più di tanto.
- Bene – disse Sesshomaru. – Allora adesso posso offrirti il mio aiuto -.
Lo guardai esterrefatta, mi ricordavo i racconti che Inuyasha aveva fatto riguardo Sesshomaru, lui non era uno che offriva aiuto, anzi. – E come mai? -.
Lo sguardo del demone si spostò su Rin e capii tutto. Voleva ripagarmi per essermi offerta di aiutarlo l’ultima volta, era un suo bizzarro modo di sdebitarsi.
- In che modo vorresti aiutarmi? – domandai.
- Dandoti modo di incrementare il tuo potere – rispose. – Izuke avrà anche potuto insegnarti ad evocarli, ma non aveva le doti per insegnarti a combattere e tanto meno può aiutarti mio frattelo -, mi dava fastidio il commento che aveva fatto su Inuyasha, ma decisi di rimanere in silenzio e ascoltare quello che aveva da dirmi. – Io non temo Naraku ne tanto meno ho paura della morte, ma temo per la vita di qualcuno che mi è vicino e piuttosto che metterla a rischio, voglio commissionarti la sua uccisione -.
Mi sembrava così strano sentire Sesshomaru fare un discorso del genere, forse Inuyasha si sbagliava quando parlava così male di lui, aveva un cuore e aveva messo al primo posto Rin invece del suo orgoglio. In quel momento quei due si somigliavano più di quanto volessero far vedere.
Nonostante tutto ero molto diffidente riguardo la sua offerta. – Come pensi di allenarmi? -.
- Combattendo contro di te fino al ritorno di mio fratello e mostrandoti come combattere contro la tua stessa emanazione – disse.
Nei suoi occhi si leggeva l’odio che provava nei confronti di Callie e Naraku per avergli quasi portato via ciò che aveva di più prezioso. Quella ragazzina per lui doveva essere davvero speciale.
- Inuyasha tornerà tra qualche giorno, giusto? – mi domandò.
Io annuii, quando era davanti a me perdevo quasi ogni facoltà di parola.
- Perfetto, oggi riposati, domani cominceremo ad allenarti -.
Si allontanò da solo, lasciandomi con Rin e Jaken.
Ero esterrefatta dal suo comportamento, non mi sarei mai aspettato un atteggiamento del genere proprio da parte sua.
La piccola Rin si avvicinò a me titubante, ma senza mai perdere il suo sorriso. – Signorina Samantha – mi chiamò. – Puoi farmi vedere ancora quella cosa di prima? -.
Quella bambina mi trasmetteva una serenità mai provata e ora capivo perché un demone come Sesshomaru la volesse con sé.
Le donai un sorriso sincero e la presi per mano, conducendola vicino al fiume.
Ci accucciammo vicino all’acqua e presi il controllo di una piccola quantità di essa. Con molta concentrazione feci in modo che prendesse la forma di un piccolo drago lungo e affusolato, che cominciai a far volare sopra la testa della ragazzina, che cominciò a fare una risata fresca e cristallina come l’acqua di quel fiume.
Giocai con lei facendo roteare per un po’ il drago e poi facendo nascere piccoli fiori con il quale potè creare una collana di fiori per il suo Sesshomaru.
Era bello stare in suo compagnia e guardandola così trovai una nuova ragione per combattere. Volevo riuscire a creare un mondo dove poter crescere una bambina come lei e farla giocare con quei fiori e con quell’acqua, volevo creare un posto dove il più grande pericolo sarebbe stato un ginocchio sbucciato. Per la prima volta in vita mia desiderai una famiglia e piena di quella gioia, rimasi a giocare con lei per tutta la giornata.
La sera Sesshomaru tornò a prendere la sua Rin e la tenne a dormire vicino a sé.
La guardava come si guarda la cosa più preziosa del mondo e mi ricordò gli sguardi che ogni tanto Inuyasha mi riservava.
Li osservai per qualche tempo. Avevo detto alla divina Kaede che mi ritiravo da sola in meditazione, non volevo fare tanta pubblicità su quello che stavo facendo.
Sesshomaru notò che lo stavo osservando così mi voltai e arrossii.
- Come mai hai scelto di essere la donna di mio fratello? – domandò il demone.
Io rimasi spiazzata da quella domanda, così continuai a fissarmi le scarpe da ginnastica ormai logore. – Beh, non c’è un vero e proprio motivo -.
Il demone per un momento abbandonò il suo sguardo glaciale e mi osservò perplesso, in quel momento sembrava proprio Inuyasha.
Provai a spiegarmi al meglio delle mie possibilità. – Ci sono persone che ti entrano nel cuore e neanche te ne accorgi all’inizio, poi ti rendi conto che il suo sorriso è il tuo sorriso, il suo dolore il tuo dolore e piano piano ti accorgi che non puoi più vivere senza di loro. È questo che ho provato per Inuyasha e questo mi ha fatto capire che volevo essere sua per sempre -.
Sesshomaru sembrò capire quello che intendevo e il suo sguardo si posò su Rin.
Era strano stare così a contatto con un tipo come lui, era così raro che lasciasse trasparire le sue emozioni, ma in alcuni rari momenti si poteva scorgere un barlume di umanità in lui.
Forse lui e Inuyasha non si erano mai capiti così a fondo perché erano più simili di quanto pensassero. Entrambi erano orgogliosi e non si volevano mai mostrare deboli.
Presi coraggio e gli feci anche io una domanda. – Come mai ti sei affezionato così tanto a lei? -.
Il demone non mi guardò neanche mentre parlava. – Credo che più o meno sia quello che è successo tra te ed Inuyasha. È stato il primo essere umano a non avere paura di me, che nonostante il mio rifiuto verso di lei ha continuato a venirmi a cercare. A quel punto ho deciso di farla viaggiare con me e più passava il tempo più questa piccola ragazzina umana diventava fondamentale nella mia giornata -, rimase in silenzio per qualche istante poi riprese a parlare. – Quando Naraku l’ha rapita ho capito che il mondo dei demoni non è cosa per lei e che è troppo giovane per decidere dove stare, ha vissuto così poco nel mondo degli esseri umani. So solo che fino a quando quel maledetto non sarà sconfitto io rimarrò a proteggerla, poi la lascerò in questo villaggio fino a quando non sarà cresciuta e a quel punto le chiederò cosa ha scelto -.
Si vedeva che aveva fatto molta fatica a parlarmi così apertamente, tanto che non appena finì di parlare prese un respiro e il suo viso tornò inespressivo. Avrei tanto voluto che tutti avessero sentito il discorso che aveva fatto a me, perché lo reputavano tutti un mostro senza cuore e io avevo avuto l’onore di vedere il buono che c’era in lui, quel buono che solo Rin era riuscita a vedere e che l’aveva fatta affezionare a lui.
Sapevo che non avrei mai risolto il dissidio familiare tra Inuyasha e Sesshomaru, ma mi sarebbe piaciuto un giorno poterli vedere insieme come dei veri fratelli e non più come dei nemici, ma per ora quello non era il desiderio di nessuno dei due. La prova di questo era il fatto che Sesshomaru si era presentato quando non c’era Inuyasha, non voleva avere nulla a che fare con lui, o perlomeno non in quel momento. Aveva voluto avvicinarsi solo a me, forse perché era vero che gli ricordavo Rin.
- Ora dormi, non pensare che sarò dolce negli allenamenti. Non mi risparmierò e poco mi importa se sei una donna – disse, tornando ad assumere un’aria quasi malvagia.
Mi girai su un fianco e chiusi gli occhi, ma il sonno proprio non voleva arrivare. Avrei voluto dire a Sesshomaru che se avesse voluto, mi sarei presa cura io di Rin fino a quando non fosse cresciuta, ma era finito il momento delle confessioni, era tornato il demone freddo che era e non sarebbe mai tornato sull’argomento e conoscendolo avrebbe addirittura negato di averne mai parlato.

   
 
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