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Autore: Monoi    22/12/2014    1 recensioni
"Anche io volevo bene a Candy, tutti noi le volevamo bene... perchè in questa giornata lui non vuole mai dividere il suo dolore con noi?" - 1922. Sono passati sei anni da quando Candy ha perso la vita in un terribile incidente ferroviario di ritorno da Rockstown. La grande famiglia degli affetti di Candy si ritrova per ricordarla alla Casa di Pony. Tra il dolore di chi l’ha amata fioriscono silenzi, rancori e misteri inconfessabili.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Neal Leagan, Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio tutti i silenziosi lettori che hanno cominciato a leggere la mia storia. Mi scuso per gli errori che spuntano qua e là, purtroppo scrivo su telefono e come sapete, i correttori ortografici fanno di testa propria. Non ho un beta reader, in un certo senso siete voi i miei beta, quindi non fatevi problemi a segnalarmi gli errori!

Il tema è molto forte. Mi sono sempre chiesta come avrebbero potuto reagire gli amici di Candy di fronte ad una sua prematura scomparsa. Indubbiamente, la presenza di Candy ha operato tutta una serie di trasformazioni nelle loro vite, e allo stesso modo la sua perdita li avrebbe segnati allo stesso modo.

Spero di non deludere nessun fan dei nostri amati personaggi, poiché li faccio agire in alcuni casi in un modo imprevisto. Ho cercato di mantenerne il carattere, anche se alcuni comportamenti sono diversi da quelli cui ci hanno abituato l'anime ed il manga.

In questa FF ho inventato un nuovo personaggio, Catherine. Non pensate male di lei, anche se ha alcune caratteristiche che la rendono simile a Candy non è una Mary Sue, è solo una figura  che mi garantisce un punto di vista diverso alla vicenda e che mi permette di creare nuovi collegamenti tra i vari personaggi. Niente paura quindi: Terence non perderà la testa per lei, Albert nemmeno (anzi, Cathy è DAVVERO la figlia adottiva che Candy non è mai stata), non diventerà amica del cuore di Annie (anzi, il rapporto tra loro sarà solo di reciproca e cortese simpatia ma nulla di più) e non avrà rapporti burrascosi con Zia Elroy, sebbene non sarà tutto rose e fiori. Anche il suo rapporto con i fratelli Legan non ricalcherà pedissequamente quello vissuto dalla sorella maggiore.

Perché la vera protagonista di questa storia è l'assenza di Candy e i sentimenti che ha lasciato nell'animo di chi l'ha amata (ma anche di chi non riusciva a sopportarla).

 



A pochi passi dalla fossa, sopra a una lapide ricoperta di fiori recisi la foto di un pilota con gli occhiali sorrideva al bel ragazzo di prima, il "fidanzato" di Annie, che teneva la testa  bassa e spesso portava le mani al viso, nel tentativo di asciugare le lacrime che indubbiamente gli attraversavano le guance. Annie, gli occhi rossi e le mani accartocciate l'una sull’altra, si era avvicinata a lui lentamente, posando piano la mano sulla sua spalla. Il ragazzo aveva inclinato il capo, appoggiando la guancia sulle sue dita.

Un leggero colpo di tosse da parte di Tom e Cathy aveva distolto lo sguardo dai due innamorati, uniti nel profondo dolore che sembrava quasi stesse per spezzarli.

Chi era quel pilota con gli occhiali? Com’era morto? La lapide diceva che era morto a novembre. Pochi mesi prima. Alistair Cornwell.

Il sacerdote mormorava le sue preghiere, seguito dalle facce mute di dolore e dai singhiozzi soffocati che qua e là sgorgavano dai cuori di chi aveva amato Candy. Il vento di aprile scendeva dalle montagne passando leggero tra le corolle di fiori che crescevano tra i prati, tra i vialetti di ghiaia del cimitero, tra le lapidi di marmo grigie che spuntavano dall'erba.

Cathy piangeva, mentre stringeva la mano di Jimmy. Candy, la loro sorella, non c’era più. Quello che rimaneva di lei era rinchiuso in quella bara bianca. Di fianco alla fossa scavata per lei un’altra lapide con un altro nome che il tempo cominciava a corrodere. Anthony Brown. Chissà chi era.

*********

La funzione nella piccola chiesa della casa di Pony terminò con un ultimo, solenne Amen pronunciato dalla piccola assemblea. Tutti i partecipanti si riversarono fuori, sul piccolo prato davanti all’orfanatrofio, dove un piccolo rinfresco li attendeva. Era una splendida giornata, in cui la primavera matura sbocciava in una giovane estate carica di promesse.

Neal schizzò fuori per primo, il volto scuro, come se stesse scappando. Annie si ricongiunse immediatamente al suo fidanzato, che stava accompagnando Madame Elroy fuori dalla chiesa. Jimmy Carter si alzò dal suo posto, raggiungendo Cathy che, in piedi in mezzo alla piccola folla in movimento, fissava frenetica i volti attorno a se mentre cercava faticosamente di guadagnare l’uscita.

“Che c’è Cathy?”

“Non lo vedo.. dov’è?”

“Di chi stai parlando... di Terence Graham? Guarda che è ancora seduto al suo posto! Non si è neanche alzato!” rispose Jimmy, con il braccio che puntava verso l’attore, seduto al suo posto con il volto nascosto tra le mani.

“No... cerco lo Zio William. L’hai visto?”

“No.”

Usciti dalla chiesa, il sole improvviso accecò per un momento gli occhi scuri di Cathy, che non aveva visto lo scalino e stava perdendo malamente l’equilibrio. Ma un paio di braccia forti e familiari la strinse saldamente, impedendole di cadere. Jimmy? Pensò subito. Ma la voce che le sussurrò all’orecchio non era quella di Jimmy:

“Sei sempre la solita. E sì che sei cresciuta qui, dovresti ricordarti che c’è lo scalino”.

“Scusa Tom...grazie. è che sono un po’ in ansia per zio William. L’hai visto?”

“No Cathy. è già andato via. Come fa sempre.”

Automaticamente, sia Cathy sia Tom alzarono lo sguardo verso la collina del Papà Albero. Lassù in cima, una figura umana nerovestita si stagliava contro il cielo azzurro, a pochi passi dal tronco dell’albero. Troppo distante per vedere cosa stava facendo, Cathy sospirò.

“Ogni anno è così. Fin dalla prima volta. Quando è l’otto di maggio, mi alzo, faccio colazione con Neil e la zia e veniamo qua. Lo Zio si chiude in camera, parte da solo, senza di noi, arriva tardi alla funzione per rimanere in fondo, appoggiato alla porta, e poi prima che finisca, prende la strada della collina di Pony e se ne sta lassù tutto solo. Ho sempre cercato di raggiungerlo, ma se anche mi vedeva arrivare se ne andava, scendendo dall’altra parte. Poi non lo vediamo fino la mattina dopo. Non è a Lakewood, non è nella casa di Chicago, non è negli uffici della Andrew Corporation. Scompare per un giorno e poi riappare, di solito un po’ più pallido e con un sorriso molto triste”.

“E ti dispiace?” chiese Tom, mentre lentamente cominciarono a incamminarsi verso i tavoli del rinfresco.

“Sì. Anch’io volevo bene a Candy, tutti noi le volevamo bene... perché in questa giornata lui non vuole mai dividere il suo dolore con noi? Anche Terence Graham e Neal accettano di stare mezz’ora sotto lo stesso tetto. Perché lo zio deve fare così?”

Prendendo un bicchiere di limonata, Tom pensò a cosa rispondere a sua sorella.

“Non lo so Cathy, non ho mai conosciuto molto bene tuo zio, non saprei che dirti. Prova a chiedere a tuo cugino Archibald, forse lui lo conosce meglio e sa dirti perché si comporta così. Io posso solo immaginare che tuo zio volesse molto bene a Candy e che la sua morte lo abbia ferito molto. Era la sua figlia adottiva. Non pensi che sarebbe altrettanto distrutto se succedesse qualcosa a te?”.

“Sì, probabilmente hai ragione.” concesse Cathy addentando una tartina mentre sorrideva verso Archie, la zia e Annie che li stavano raggiungendo. “Zio William voleva davvero molto bene a Candy, vero?” chiese a Tom, includendo tutti i presenti nella domanda.

Zia Elroy deglutì senza dire nulla, distogliendo lo sguardo per mettersi a fissare intensamente i ricami della tovaglia. Archie e Annie guardarono dapprima Cathy con un certo stupore dipinto in viso, per poi scambiarsi uno sguardo imbarazzato. La giovane rimase interdetta dalla reazione, ma non ebbe il tempo di pensarci troppo perché la zia interruppe a bruciapelo la conversazione chiedendole:

“Dov’è Neal? Dobbiamo rientrare. Catherine, cara, fammi la cortesia di cercarlo e dirgli che siamo in ritardo. Stasera dobbiamo essere al palazzo del governatore, per incontrare Madame Volkonskaja.”
“Certo zia, vado subito. Sarà andato a fumare da qualche parte...”

   
 
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