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Autore: martamatta    22/12/2014    1 recensioni
[spoiler] per chi non ha visto la prima metà della terza stagione di Arrow.
Questa one-shot si svolge dopo la 3x09, dopo il combattimento con Ras Al ghul, e di come Oliver viene salvato da morte certa.
Ma da chi verrà salvato? Posso dirvi solo buona lettura.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Oliver Queen, Slade Wilson
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Aveva visto tutto di nascosto, i membri della Lega erano gente sveglia ma rimanevano pur sempre uomini; e ogni uomo sbaglia, nessuno si era accorto di lui.
Appostato aveva visto tutto, Oliver Queen che coraggiosamente aveva affrontato  il Demone ed era stato abbattuto come un animale.
–Non ti ho insegnato niente?- mormora mentre va alla ricerca del corpo del ragazzo. Amanda Waller gli aveva affidato la missione di tenere d’occhio Ras Al Ghul; a sentire le voci della Lega si sarebbe scontrato in questo luogo con qualcuno, ma mai avrebbe pensato che quel qualcuno potesse essere Oliver Queen. Il ragazzo era stato trapassato dalla spada del Demone e scaraventato giù dalla vetta; lui aveva visto il corpo atterrare su uno spiazzo a pochi metri di distanza e nessuno si era preso la briga di controllare se il ragazzo fosse davvero morto.
Dopo il combattimento aveva aspettato che la zona fosse sgombra prima di agire, dopotutto la sua missione consisteva nel verificare l’aspetto fisico del Demone, e dopo aver fatto la foto e averla spedita al suo capo, lui aveva ottenuto carta bianca; la Waller gli aveva concesso un paio di giorni per rilassarsi in quella landa desolata fino al recupero. Solo una scusa per verificare successivi movimenti della Lega in quella zona.
Raggiunto il luogo del combattimento si calò con un rampino verso il corpo del ragazzo. E mentre percorreva quella discesa, la sua mente percorreva il tempo all’indietro; dall’ultima volta che aveva visto Oliver Queen fino all’incontro con il capo dell’ARGUS che gli offriva la possibilità di redimersi facendo dei lavori in solitario. Lavori che nessun membro della Suicide Squad era in grado di svolgere, tutto a costo di un cip alla testa che controllava ogni suo movimento.
Arrivò allo spiazzo roccioso coperto da neve e ghiaccio trovando il corpo di Oliver Queen disteso supino con gli occhi chiusi e la ferita ancora sanguinante, la lama del Demone non aveva colpito nessun punto vitale.
Dopo quel tempo di reclusione aveva avuto modo di pensare lucidamente senza quella donna, che lui aveva amato, sussurrargli nell’orecchio. Era riuscito a vedere in modo diverso la sua morte; e se fosse stato quello di prima, se ancora avesse provato vendetta nei confronti di Oliver Queen a quest’ora gli avrebbe tagliato la testa per portarla su quell’isola maledetta, nel punto in cui lei era morta, l’avrebbe infilzata su una picca per poi lasciarla lì come trofeo.
Ma adesso non era così, a vedere quel corpo ancora caldo lui non provava sentimenti ostili, provava una gran pena.
Si chinò su di lui per esaminare meglio la ferita e a quel punto si accorse del respiro ancora presente nel ragazzo. Il corpo tremò all’improvviso in preda ad uno spasmo e la mano sinistra afferrò il collo di lui. Gli occhi di Oliver si aprirono alzò la testa verso di lui e automaticamente la stretta al collo si fece più leggera ed Oliver mormorò –Padre…?- delle lacrime cominciarono a rigargli il viso e l’uomo capì che il ragazzo era in preda a qualche allucinazione.
Lo tirò su con delicatezze controllando che nessun osso fosse rotto per la caduta, per poi accorgersi del sangue che fuori usciva dalla testa. Intanto Oliver continuava a farneticare parole senza senso con voce disperata –Non sono riuscito a proteggere la nostra famiglia… perdonami papà!!! È tutta colpa sua!!! Se lui fosse rimasto morto  tutto questo non sarebbe mai successo-, lui scosse la testa mettendolo con la schiena poggiata alla fredda pietra mentre dallo zaino tirava fuori delle bende col quale fasciò velocemente la ferita sul petto e quella alla testa, -Te le sistemerò meglio quando ti avrò portato al caldo- gli disse mentre costata che il braccio destro del ragazzo era rotto.
Oliver si agitò ancora di più cercando di divincolarsi alle mani del suo soccorritore, ma poi all’improvviso cambiò atteggiamento andò vicino all’uomo e stringendo il giubbotto nero con la mano sinistra lo guardò negli occhi; pronunciò delle parole apparentemente senza senso –Thea…. Malcom Merlyn… Devo…- e perse i sensi tra le braccia del suo soccorritore.
In quel momento una forte compassione, quasi paterna, si impadronì di lui, senza pensarci due volte si tolse il giubbotto pesante per avvolgere il ragazzo e con delicatezza se lo caricò in spalla per portarlo al sicuro.
 
Malcom Merlyn che scocca la freccia nera verso di lui; Tommy Merlyn che ispira si suoi ultimi attimi di vita; Deathstroke che trapassa da parte a parte il corpo di sua madre con una spada; Thea che sorride mentre è intenta a mettere le decorazioni di natale sull’albero; Felicity che lo guarda negli occhi pregandolo di non andare; Shado che mette la mano sulla sua per mostrargli come tendere l’arco; Slade Wilson che lo incita a combattere e a non arrendersi mentre gli mostra alcune mosse da combattimento; e infine suo padre con la pistola puntata alla tempia che lo intima a vivere.
Tutte quelle immagini in una volta sola, tutto quel dolore e quella gioia insieme lo aveva quasi fatto impazzire. E quando Oliver Queen aprì gli occhi la prima cosa ad accoglierlo fu una grande emicrania, insieme ad un tremendo dolore al petto e al braccio destro.
Si ritrovò in una capanna di legno e paglia talmente semplice da essere sorprendentemente calda. Cercò di ricordarsi tutto ciò che era accaduto: Ras Al Ghul che lo infilza con la spada e lo scaraventa di sotto. “Come posso essere ancora vivo?” si chiese l’arciere accorgendosi della fasciatura al petto e del braccio destro immobilizzato da un tutore di legno.
Oliver prese a guardarsi intorno: la casa era molto semplice e un piccolo fuoco scoppiettava in un angolo, le finestre erano rattoppate da delle massicce tende di legno, ma attraverso esse si poteva vedere la neve cadere lenta.
Oliver si ricordava di aver visto un piccolo villaggio ai piedi della montagna; chi lo aveva soccorso l’aveva portato lì, ma poteva trovarsi anche dall’altra parte del mondo senza rendersene conto.
I suoi occhi si soffermarono su un tavolo, sul quale erano poggiate delle bende insanguinate e delle siringe insieme a due pistole e ad una spada giapponese.
In quel momento la porta si aprì ed entrò una persona con un pesante giubbotto nero, la presenza del cappuccio e il colletto alto gli coprivano il viso. Chiuse la porta dietro di sé e poggiò lo zaino a terra a quel punto si accorse che Oliver era sveglio. Si guardarono per un momento, ma poi l’uomo prese a scrollarsi la neve di dosso.
Oliver tentò di mettersi in posizione seduta, ma invano, i suoi muscoli erano indolenziti e la ferita al petto gli doleva molto. –Per quanto tempo sono rimasto incosciente?- chiese l’arciere, -Tre giorni- gli rispose l’uomo.
Oliver sbarrò gli occhi, quella voce la conosceva fin troppo bene. –Perché?- disse nello sforzo di sedersi, l’uomo si tolse il giubbotto scoprendo il viso e i timori di Oliver si avverarono. L’uomo con i capelli neri e con un solo occhio lo guardava indifferente e senza parole, forse neanche lui comprendeva appieno il significato delle sue azioni.
-Dovevi lasciarmi morire… non è quello che vuoi, Slade?- gridò Oliver sul punto di soffocare all’idea di cosa la Lega avrebbe fatto alla sua città e a Thea se avessero saputo che era ancora vivo.
L’uomo scosse la testa –Credi davvero che Malcom Merlyn avrebbe sacrificato la sua unica figlia per salvarsi la pelle? Ha usato Thea come scusa per manovrarti. Si è comportato da codardo e tu da stupido sentimentalista! Le emozioni non ti hanno fatto ragionare con lucidità. Comodo per lui mandarti al macello e avere la vita salva in ogni caso facendo uccidere la donna che ami da tua sorella!- Oliver impallidì a quelle parole e doveva ammettere che forse Slade non aveva tutti i torti; ma poi prese a guardarlo con ostilità –Come fai a sapere questo?-, l’uomo sbuffò –Che Malcom Merlyn era vivo lo sapevo dall’inizio e anche del legame che aveva con Thea. Riguardo al resto sei sempre stato un gran chiacchierone quando sei in fin di vita.. per non parlare della ferita alla testa-.
In quel momento Oliver si toccò la nuca e sentì la presenza di alcuni oggetti metilici. Il ragazzo rimase in silenzio alcuni momenti, -hai sviato la domanda…- mormorò a bassa voce, Slade lo guardò interrogativo ed Oliver proseguì a parlare –Non dovevi mantenere una promessa?-. Slade abbassò lo sguardo ricordandosi di come il Mirakuro avesse effetto negativo sui sentimenti degli uomini; grazie alla cura e alla pietà di quel ragazzo si era ricordato il vero volto di Shado e la cosa più importante che quell’isola gli aveva fato dimenticare, Joseph.
-Ti sciolgo dalla promessa… le ragioni non sono affari che ti riguardano. E poi ho visto il combattimento che hai fatto con Ras Al Ghul… Cazzo ragazzo non ti ho insegnato niente?!- Oliver sussultò dal tono usato dall’uomo per l’ultima frase. Delle volte l’arciere si dimenticava chi più di tutti aveva contribuito alla nascita di Arrow.
Slade scosse la testa e prese dalla tasca una radio –Il ragazzo si è svegliato e la zona è sgombra dalla Lega. Procedete al recupero-, una voce femminile rispose –Ricevuto Deathstroke, tempo all’arrivo 20 minuti-.
Chiuse la radio e dallo zaino prese dei vestiti per Oliver –Ti portiamo in una struttura idonea, per colpa della bufera di neve e delle tue condizioni non ti abbiamo mosso per sicurezza. Ma visto che il tempo si è calmato e tu sembri stare meglio ti portiamo via- disse mentre si avvicinava ad Oliver con i vestiti tra le mani. L’arciere riuscì finalmente a mettersi seduto e  quasi esitò a prendere quegli indumenti dalle mani di Slade, dopotutto non poteva fidasi di quel uomo così su due piedi. –Sei un membro della Suicide Squad?- chiese –Credevo di essere stato chiaro con quelli dell’ARGUS nei tuoi confronti….- concluse nel goffo tentativo di infilarsi il maglione ignorando il dolore.
-Non puoi chiedere alla Walller ciò che vuoi aspettandoti che poi non faccia di testa sua, l’hai anche capito a tue spese mi pare. Poi sono cambiate molte cose dal nostro ultimo incontro…-, gli rispose Slade mentre dallo zaino prendeva una fiala e una siringa. Oliver prese a guardarlo dubbioso, lui riempì attentamente la siringa e capendo i dubbi del ragazzo parlò  –è morfina! Se ti avessi voluto morto ti avrei lasciato lì a congelare-.
Si avvicinò al ragazzo facendogli cenno di allungare il braccio. Oliver esitò ma alla fine anche se era tutto un trucco di Slade e in realtà l’avrebbe portato ad una trappola, a lui la cosa non importava. La cosa migliore era la sicurezza di Thea e della sua città, se Slade voleva riportarlo sull’isola e torturarlo lui non avrebbe ceduto senza lottare.
-Comunque non sono un membro della Suicide Squad, anche se la Waller mi ha piantato un cip in testa- disse l’uomo mentre eseguiva l’iniezione sul braccio del ragazzo –Mi occupo per lo più di missioni in solitaria; principalmente assassinio e spionaggio- concluse togliendo l’ago dal braccio di Oliver, -La tua specialità!- commentò il ragazzo mentre finiva di mettersi il maglione, trovando difficoltà visto le condizioni del braccio destro.
Slade si infilò le pistole nelle fondine della cintura e si legò la spada alla schiena. –Mi riportate a Starling City?- chiese Oliver, l’uomo scosse la testa –Quelli della Lega pensano che sei morto ed è meglio che la cosa rimanga così, almeno finché non guarisci del tutto. Io ho una missione da compiere e nel mentre tu ti riposerai in una struttura dell’ARGUS in una città che conosci bene-, Oliver fissò Slade per un momento, ma poi capì -Hong Kong?-, il moro annuì –Si! Mi dispiace che tu sia lontano dalla famiglia e gli amici, ma passerai le vacanze di natale con me ragazzo!-.
 
Erano passati due mesi da quando Oliver era partito da Starling City per sfidare il Demone, ed ora era lì all’entrata del Verdant, Slade gli aveva detto i rischi e le conseguenze del suo ritorno. Ma era la sua città e la sua famiglia non poteva semplicemente sparire; avrebbe cercato di rimanere nascosto agli occhi della Lega ma era anche vero che non vedeva l’ora di mettere le mani su Malcom Merlyn e fargliela pagare.
Durante quei due mesi dopo essere del tutto guarito Slade l’aveva rimesso in riga a livello di allenamento e per pareggiare i conti con l’ARGUS aveva svolto una missione insieme a Deathstroke che riguardava il furto di alcuni dati ad un agenzia privata cinese.
Oliver si voltò guardando dietro di sé, non c’era niente di significativo da vedere ma per lui era come guardare in quei due mesi passati, bene o male la squadra se l’era cavata senza di lui. E anche se poteva parer strano aver recuperato il rapporto con Slade l’aveva risollevato in una maniera che non credeva possibile. È vero, Deathstroke rimarrà sempre l’uomo che ha assassinato sua madre e lui sarà sempre il ragazzo che ha strappato via Shado e l’occhio destro a Slade. Ma entrambi avevano cominciato a guardare avanti lasciandosi tutto al passato.
Alla fine Oliver prese un respiro profondo ed entrò.
 
Nota dell’autore:
Visto che si sta parlando molto del ritornò di Slade nella serie tv, ho immaginato una scena del genere che ovviamente non nasconde il mio desiderio di riappacificazione tra i due.
Comunque spero che la storia vi sia piaciuto e mi scuso se dovessero esserci delle incongruenze con la storia originale o se i personaggio dovessero risultare OOC. Un ringraziamento a chi ha letto e un ringraziamento anticipato a chi scriverà una recensione.
Baci, martamatta
  
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