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Autore: Nami93_Calypso    22/12/2014    1 recensioni
"La Barca" è un centro d'aggregazione giovanile dove gli assistenti sociali mandano i cosiddetti ragazzi difficili, criminali, delinquenti per evitare, o prevenire, che abbiano altri problemi con la legge.
La storia parlerà proprio di questo centro e dei ragazzi che vi partecipano, ragazzi con storie e caratteristiche diverse ma uniti da un legame indissolubile.
Tra i personaggi della storia ho messo solo Law e Nami perchè sono i principali, ma non mancheranno altri personaggi di One Piece e nuovi personaggi.
Spero che la mia idea vi piaccia :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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*** 3 anni dopo ***

Scendo dall’auto stiracchiandomi dopo tante ore di viaggio.
Mentre attraverso la strada mi godo il profumo di primavera che impregna l’aria e il tepore del sole sulla pelle.
Ma non appena arrivo dall’altra parte mi blocco. Come se stessi realizzando veramente solo ora dove mi trovo mi soffermo davanti alla porta incapace di proseguire.
Ma so che devo farlo. E soprattutto voglio farlo! Sono tornata qui anche per questo.
Traggo un respiro profondo e poggio la mano sulla maniglia spingendo per permettere alla porta di aprirsi. Nello stesso istante sento gli immancabili campanellini sopra la porta tintinnare. Sollevo la testa per guardarli e sorrido divertita: certe cose non cambiano mai.
“Chi è?”
Una voce proveniente dall’altra stanza mi fa riabbassare lo sguardo e vedo una ragazza con biondi capelli mossi fare capolino da dietro lo stipite della porta e osservarmi un po’ perplessa ma un attimo dopo si apre in un ampio sorriso.
“Oh mio Dio! Sei Nami?!” la ragazza mi viene incontro e mi abbraccia dandomi due baci sulle guance.
“Ciao Rachel!” le dico ricambiando il saluto.
“Cosa ci fai qui?” mi domanda una volta avermi lasciata andare.
“Ma sai… un po’ di nostalgia mi ha convinta a passare per un saluto” le rispondo un po’ in imbarazzo. In effetti sarebbe stato meglio se fossi tornata prima ma non ne ho mai avuto il coraggio e la forza.
“E tu che ci fai qui? Fai ancora la volontaria dopo tutto questo tempo?”
“Oh no, ormai mi hanno assunta! Ed ecco appunto il mio capo” mi risponde indicando con un cenno la porta a vetri.
Kya entra proprio in quel momento con le braccia ingombre di buste della spesa talmente impegnata a controllare che nulla le sfugga dalle mani da non alzare nemmeno lo sguardo.
“Ciao Kya. Guarda chi c’è!” le dice l’altra.
La nuova arrivata alza gli occhi su di lei e si accorge della mia presenza.
I suoi occhi e la sua bocca si spalancano all’inverosimile.
“NAMIIIIIIIIIIIIIIII!!!!” emette un urlo acutissimo, da perforare i timpani, e lascia cadere tutto ciò che fino a un attimo prima reggeva con tanta cura per corrermi incontro e stringermi in una morsa mozzafiato.
“Ciao Kya!” saluto l’educatrice tra le risate.
“Che bello rivederti! A cosa dobbiamo l’onore?” mi chiede ancora appiccicata a me.
Dopo che Rachel è riuscita a staccarci le aiuto a sistemare i nuovi acquisti mentre chiacchieriamo.
Spiego loro che dopo essermi trasferita ho finito serenamente le scuole superiori, che nella nuova città mi sono trovata bene anche se ho sempre sofferto un po’ di nostalgia perché mi mancavano tutti loro, educatori e ragazzi. Ometto di dire di essermi cacciata ancora in qualche guaio, qualche furtarello, anche perché ormai è acqua passata.
“E gli altri come stanno? Cosa stanno facendo?” domando riponendo del tonno in scatola su uno scaffale.
“Ila non lavora più qui, ha deciso di aprire uno studio di psicoterapia, ma spesso passa a trovarci. Max invece è sempre presente! Inizia a lavorare nel pomeriggio” mi risponde Kya sistemando i surgelati nel frizer.
“I ragazzi invece una volta diventati maggiorenni hanno lasciato tutti il centro, come è giusto che sia. Alcuni sono rimasti per un certo periodo ad aiutarci come volontari, tipo Franki, Rebecca e Robin” prosegue Rachel.
Sorrido nell’immaginare Franki impegnato nel volontariato. Ce lo vedo bene, un po’ troppo chiassoso forse.
Di Robin già lo sapevo. Insieme a Rufy e Usopp è una delle poche con cui sono rimasta in contatto in questi anni. All’inizio del mio trasferimento sentivo spesso anche Bonney ma pian piano ha smesso di farsi sentire.
Osservo Rachel con la coda dell’occhio. Ho un po’ di timore a chiederle di Law anche perché non sono sicura che sappia qualcosa. Una volta usciti di qui gli educatori non hanno più nessun dovere nei confronti dei ragazzi quindi non è detto che siano rimasti in contatto.
E poi in fondo non ho bisogno di chiederle notizie perché a breve lo incontrerò, forse, se non è ancora troppo arrabbiato con me da darmi buca.
Pochi giorni fa, quando ho deciso di fare un salto in città, l’ho sentito. Fortunatamente il numero che avevo era ancora attivo.
Non mi aspettavo mi rispondesse eppure l’ha fatto. Certo, non è stata una delle nostre conversazioni più accese e vivaci. Rispondeva principalmente a monosillabi. E quando gli ho chiesto di incontrarci non ha dato nemmeno una risposta chiara. Ha buttato lì un vago “vedremo”.
“Vuoi fermarti a pranzo con noi?” mi domanda Kya facendomi tornare alla realtà.
“Oh no grazie ho un impegno. Magari passo sul tardi così vedo se riesco a salutare anche Max”
Osservo l’orologio accigliandomi.
“E in effetti è proprio ora che io vada se non voglio fare tardi”
Abbraccio nuovamente le due educatrici prima di recuperare borsa e giacca e uscire dal centro.
Osservo la mia macchina parcheggiata poco distante, indecisa se prenderla o meno, ma decido di fare una passeggiata. Tanto il posto non è lontano e almeno ho una scusa per tornare qui dopo.
Mentre cammino per le vie del centro vecchi ricordi affiorano, ricordi dei miei pomeriggi da adolescente passati a bighellonare. Lo shopping con Bonney o Robin, i gelati o le cioccolate calde con Rufy e Usopp e le passeggiate mano nella mano con Law, in quel breve periodo che abbiamo trascorso insieme.
Oggi ho deciso di incontrarlo perché in tutti questi anni non l’ho mai dimenticato. Ho sempre pensato a lui, anche quando un qualsiasi ragazzo mi corteggiava e io cercavo di trovare in lui qualcosa di interessante che mi facesse dimenticare anche solo per un attimo quegli occhi grigi. Nemmeno le costanti attenzioni di Sanji, prima persona che ho conosciuto e primo amico fidato nella nuova città, sono servite a nulla.
Ma ho sempre avuto il timore che lui fosse in collera con me e non ho mai avuto la forza di scrivergli, anche solo per chiedergli come stesse. Quante volte, prima di addormentarmi, sono rimasta a fissare il suo numero salvato in rubrica sul cellulare per trovare la forza di contattarlo o anche solo per sentirlo più vicino.
E oggi che lo vedrò sinceramente non so cosa aspettarmi. So solo che voglio vederlo e fargli sapere che sono stata una stupida e mi dispiace per come mi sono comportata, per essermene andata via così senza dirgli nulla. Non so come lui reagirà ma poco importa, sono pronta a tutto.
Sovrappensiero mi accorgo di essere giunta a destinazione: il bar “Da Ray”
Entro nel locale guardandomi intorno. Lui non è ancora arrivato.
Prendo posto ad un tavolino isolato sperando che lui non mi abbia davvero dato buca.
Dopo qualche minuto passato a studiare il menù sollevo il capo sentendo la porta aprirsi.
Il mio cuore perde svariati battiti.
È lui.
Non posso sbagliarmi.
Nonostante sia passato molto tempo lo riconoscerei tra mille.
Gli stessi capelli neri spettinati, la stessa espressione seria e glaciale, gli stessi movimenti rigidi. Le uniche differenze sono che ora è un po’ più alto e porta il pizzetto. E in effetti i suoi lineamenti sono più maturi, più adulti.
Mentre si gira intorno ad osservare il locale o forse nel tentativo di individuarmi mi rendo conto di quanto sono nervosa. D’un tratto sento la gola totalmente arida e mi rendo conto di trattenere il fiato. Non so come comportarmi: se alzarmi, farmi vedere, chiamarlo.
Ma fortunatamente lui si volta nella mia direzione e mi riconosce.
Lo vedo sgranare impercettibilmente gli occhi e titubare un momento prima di avvinarsi a me.
Si ferma in piedi accanto alla sedia posta di fronte a me e mi fissa per un istante.
“Ciao” mi dice semplicemente, senza la minima nota di calore nel suo tono di voce.
“Ciao” rispondo riprendendo finalmente fiato e con il battito cardiaco ancora irregolare. L’ansia mi sta uccidendo!
“Siediti pure” gli dico un po’ impacciata indicando la sedia con un movimento della mano.
Lui, impassibile, prende posto e inizia a scorrere il menù ignorandomi, come se non fossi lì. La mia ansia si sta trasformando in terrore puro.
Non so assolutamente come rompere il ghiaccio e qualsiasi cosa da dire mi venga in mente mi sembra una stupidata.
“Come stai?” gli domando in fine con il solo scopo di rompere quel silenzio teso.
“Bene” mi risponde sollevando appena gli occhi dalla lista.
“Cosa fai nella vita?” chiedo nuovamente nella speranza di smuoverlo.
“Studio in università, medicina” riappoggia il menù sul tavolo e fissa i suoi occhi nei miei causandomi una nuova aritmia “E tu?”
Non riesco a capire se la sua domanda nasca da un sincero interesse o pura e semplice cortesi. Ma poco importa, è già qualcosa.
“Anche io sono una studentessa, lingue straniere” rispondo per poi distogliere lo sguardo che non riesco a sostenere.
Ora c’è di nuovo silenzio.
Che imbarazzo!
Ma cosa mi aspettavo? Che mi accogliesse dopo tutto questo tempo come se nulla fosse successo e nulla fosse cambiato? Che sciocca. Dovevo aspettarmelo che sarebbe stata così dura.
E non credo che riuscirò a sostenere questa situazione per molto. Perciò ho deciso, andrò subito al sodo.
“Law, ascoltami. Ti ho chiamato qui oggi perché volevo parlare con te. Volevo sapere come stavi, anche se so che dopo tutto questo tempo non dovrebbe importarmene nulla, ma soprattutto volevo chiederti scusa per come mi sono comportata”
Mentre parlo lui nemmeno mi guarda. Giocherella distrattamente con il tovagliolo.
Sento il cuore farsi sempre più pesante ma ormai devo continuare.
“Non ho scusanti. Ho sbagliato. Lo so e mi dispiace. Può sembrare una banalità ma ero piccola e non sapevo quale fosse il modo giusto per affrontare la situazione con te. Ero già abbastanza spaventata di mio; cambiare città, lasciare tutto e tutti, ricominciare da zero e da sola, con un padre assente. Non sapevo come avrei dovuto comportarmi con e per me stessa figurati se lo sapevo per altri”
Continua ad ignorarmi come se nemmeno stessi parlando ma oramai sono partita in quarta.
“E ho deciso di parlartene non solo per i sensi di colpa ma anche perché… in tutto questo tempo ho sempre pensato a te e… ecco non mi aspetto minimamente che la cosa sia reciproca però avevo questo desiderio di rivederti e ti ringrazio per averlo esaudito”
Mi zittisco torcendomi l’orlo della maglietta nascosta sotto al tavolo nella speranza che lui dica o almeno faccia qualcosa. Ma non accade nulla. Continua a fissare la superficie in legno del tavolino.
Chiudo gli occhi sentendoli pizzicare dietro e le palpebre e sospiro rassegnata.
Li riapro con l’unico desiderio di scappare da lì e da tutta quella freddezza.
“Vedo che ciò che ho da dirti non ti interessa minimamente e non ti biasimo. Ti sono immensamente grata per esserti almeno presentato. Scusami per il disturbo e ti prometto che non ti infastidirò mai più”
Con gesti rapidi afferro la borsa e mi alzo pregustando la fuga. Ho solo voglia di dare sfogo a queste lacrime, lontano da lui.
Gli passo accanto oltrepassandolo ma non riesco a fare nemmeno due passi che una presa decisa sul mio polso mi fa arrestare.
“Aspetta…” lo sento mormorare lievemente mentre anche lui si alza
Mi spinge leggermente verso di sé e automaticamente mi volto verso di lui sorpresa.
“Aspetta…” ripete appoggiando le mani sulle mie spalle e tenendo gli occhi puntati sul pavimento.
Trattengo nuovamente il fiato mentre lo osservo con occhi lucidi.
“Devi darmi un po’ di tempo” mi dice aumentando la presa.
“Non ti azzardare mai più a dirmi una cosa del genere. Ti ho già perso una volta, non sarò così stupido da commettere nuovamente lo stesso errore”
Davanti alle sue parole mi trovo a sgranare gli occhi impotente mentre mi cinge in un abbraccio quasi disperato. Un paio di lacrime sfuggono al mio controllo mentre mi aggrappo alla sua felpa e il suo odore tanto desiderato mi stordisce leggermente.
“Anche io ho sempre pensato a te” mormora contro i miei capelli “ma pensavo non volessi più sapere nulla di me e soprattutto il mio orgoglio mi ha spinto a provare rancore e rabbia per tutto questo tempo. Ma non appena sono entrato e ti ho vista tutto l’odio dentro di me si è sciolto lasciando spazio all’unico desiderio di stringerti a me”
Alle sue parole seguono i fatti e la sua stretta si fa più salda.
“Avevo paura che non sarei riuscito a controllarlo, e infatti così è stato” sbuffa una leggera risata e anche io sorrido “E non sapendo cosa avevi da dirmi non volevo fare qualcosa di sbagliato e inappropriato”
Rimaniamo così ancora qualche attimo in cui realizzo cosa sia successo davvero. Lui mi ha perdonata e anche lui non mi ha mai dimenticato. Questa è l’unica cosa che ora conta. È anche più importante di ciò che prova per me. Come ha detto lui, per quello ci vorrà del tempo.
E mentre siamo ancora stretti l’uno all’altra mi lascio andare ad un pianto che con le sue lacrime porta via con sé tutta la tensione e il timore accumulato.
Mi accarezza dolcemente la testa e vi deposita sopra un bacio.
“Adesso va tutto bene” sussurra.
E io chiudo gli occhi fiduciosa che la sua affermazione sia vera.


Nome: Nami
Età: 16 anni
Scuola: Liceo Linguistico, 3° anno
Crimine: Furto
Note: è una ragazza molto aperta e solare. I suoi migliori amici sono Rufy e Bonney, anche se questi ultimi non abbiano un grande rapporto tra loro. Mano a mano che conosce Law inizia a provare qualcosa per lui.



 



Angolo dell’autore:
E siamo giunti anche al termine di questa long!
Essendo la prima che ho scritto volevo approfittare di questo spazio per tirare un po’ le somme.
Ammetto di non essere totalmente soddisfatta del risultato, non so di preciso cosa non sia a convincermi ma riguarda più lo stile che la trama in sé. Nonostante ciò l’ho continuata e completata perché tenevo molto alla storia e perché per me scriverla è stata un banco di prova. Durante la stesura ho capito moltissimi errori e possibili miglioramenti (che però in corso non potevo modificare xD) a partire dal fatto che nelle long è preferibile la terza persona fino ad arrivare a quello che è meglio avere un giorno fisso di pubblicazione per non rischiare di perdersi (chiedo nuovamente scusa a tutti per i continui ritardi soprattutto verso la fine). E giunti al termine mi farebbe molto piacere conoscere anche il vostro parere generale :)
Comunque sia ringrazio tutti voi che avete seguito la storia con tanto interesse, siete stati davvero molti e spero di non avervi deluso troppo :(
Ci tengo a ringraziarvi tutti uno a uno! :D
Perciò ringrazio chi ha seguito la storia: arcangela87, doragun hitomi,  Guchan, namine92, nemesis_inframe92, Portgas_D_Giorgia Uzumaki, Roxanne_16,  shera_darknight, Trafalgar Revy, Trafalgar_D_Water_Law, zipi89
E anche tutti quelli che hanno recensito!!! :D
Ultima cosa e poi sparisco: W LA LAWNAMI!!! :D

 
 
   
 
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