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Autore: Komorebi_    22/12/2014    1 recensioni
[Wadanohara and the Great Blue Sea]
[Wadanohara and the Great Blue Sea][Wadanohara and the Great Blue Sea]
Dolphi non ricordava bene quando aveva conosciuto Memoca. In effetti, non ci aveva mai riflettuto troppo su; perché Memoca era una di quelle cose che piomba nella tua vita di botto, senza mai andarsene, e che ti fa scordare come fosse stata la tua vita prima di lei. Tutto quello che c'era stato prima era solo un ricordo, esisteva solo il futuro.
[Future!Fic | True End][Old!Memoca x Old!Dolphi | accenni di shōjo-ai]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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「 Dedicato a Michelle, un'admin fantastica e una grande amica ♥ 」


Gold Sea


Dolphi non ricordava bene quando aveva conosciuto Memoca.

In effetti, non ci aveva mai riflettuto troppo su; perché Memoca era una di quelle cose che piomba nella tua vita di botto, senza mai andarsene, e che ti fa scordare come fosse stata la tua vita prima di lei. Tutto quello che c'era stato prima era solo un ricordo, quasi un miraggio, una fantasia, come uno di quei sogni che non riuscivi mai a ricostruire del tutto, vaghi e lontani, seppur palpabili e vicini.

L'aveva vista sbocciare, piano, un fiore in mezzo all'oceano, così testardo nel volere nascere da non rendersi conto di starsi abbeverando di acqua salata, ma che invece di marcire continuava a crescere, cocciuto e straordinario. Aveva visto i suoi capelli allungarsi, le sue forme arrotondarsi, i suoi occhi diventare ancora più brillanti, piccole pepite d'oro incastrate nelle sue iridi. Le sue ali diventare sempre più forti, sempre più grandi, sempre più magnifiche in quel loro vortice di piume, pericolose e bellissime.

Da che ricordava guardavano sempre insieme il mare, quando ne avevano l'opportunità, appoggiate alla balaustra di quella barca, ormai troppo vecchia per fare lunghi viaggi, ma che una volta era stata il fulcro delle loro avventure. Le pareti si erano scostate, i colori sbiaditi, il pavimento scricchiolava ormai ad ogni loro passo. Eppure sembrava ieri, quel mare che si era dipinto di rosso, per poi diventare di nuovo di un profondo blu.

A distanza di anni nulla era cambiato.

Dolphi non ricordava bene quando aveva conosciuto Memoca.

Ma ricordava il primo sorriso che le aveva rivolto, caldo, luminoso, bello.

La prima volta che l'aveva fatta ridere, facendo per sbaglio un brutto capitombolo.

La prima volta che si era schierata al suo fianco, pronta a difenderla, seppur piccola come uno scricciolo.

Ricordava quando aveva visto per la prima volta il tramonto con lei. E potrà sembrare strano, ma il loro primo tramonto era quello di ieri, era quello di oggi, e sarebbe stato quello di domani, perché con Memoca era sempre tutto nuovo, tutto semplice e magnifico, non importava quanti anni fossero passati.

Dolphi la guardava e vedeva ancora quella piccola gabbiana ostinata e capricciosa, allo stesso modo con cui vedeva quella più matura, quella che aveva imparato ad amare. Erano sempre lì, entrambe, pronte ad accorglierla nel passato così come nel presente, aspettando un futuro che non sembrava nemmeno troppo lontano.

Memoca cresceva ma non cresceva mai.

Memoca se ne andava ma restava sempre al suo fianco.

Memoca era tutto e niente, un minuscolo puntino che sapeva essere grande quanto l'universo stesso.

Grande quanto il sole, che quella sera si stava lentamente tuffando nel mare, uguale come sempre, ma meraviglioso più che mai.

Appoggiata placidamente alla balaustra, una candida sciarpa a fasciarle il collo e la brezza che le sfiorava il viso, Dolphi si godeva la tenue calura di un sole ormai morente – in fondo sapeva che il giorno dopo si sarebbe risvegliato, e loro sarebbero state lì ad aspettarlo.

Memoca, accanto a lei, era protesa lungo la recinzione di ferro, tanto che sembrava che un solo soffio di vento avrebbe potuto farla cadere. Chi la conosceva bene, sapeva che nemmeno un uragano sarebbe riuscito a strapparla via da quella incantevole vista. Le gambe nude incontravano l'aria fresca, mentre un cappello che a volte rischiava di volare via veniva tenuto fermo da una delle sue ali.

Un'onda – apparentemente l'unica in quel mare piatto – sbatté contro l'imbarcazione, e solo allora, dopo minuti di silenzio, Memoca parlò. «Sai, a volte vorrei provare a volare fino al sole.»

Dolphi volse lo sguardo, un leggero sorriso ad adornargli la bocca. Una volta si sarebbe spaventata anche solo al pensiero di avvicinarsi tanto a una simile fonte di fuoco, lei che aveva sempre vissuto in acqua. Ma ormai quando la sua migliore amica le faceva queste strane – e pericolose – proposte non faceva altro che assecondarla. «Provaci.»

I lunghi capelli bianchi e biondi vennero agitati da una improvvisa folata di vento quando le si rivolse. «Come?»

«Intendo, hai le ali.» abbassò lo sguardo, influenzata da quella timidezza tipica della sua infanzia che probabilmente mai se ne sarebbe andata del tutto. «Potresti provarci, se vuoi.»

Memoca rimase il silenzio per un po'. «...non ho mai provato a volare.» Allargò le ali, il cappello che aveva poggiato sul capo volò via, ma non se ne curò poi molto. Il vento le sferzava le piume, la sfidava a non lasciarsi trasportare via da una corrente d'aria. «Dev'essere bellissimo, però. Il cielo che ti accompagna, il sole che ti accarezza, il vento che sussurra il tuo nome.»

«Già.» Dolphi sorrise piano, senza esporsi. «Dovresti provarci, sul serio. Sono certa che saresti magnifica.»

Nel mare non si sarebbe mai potuta provare un'emozione del genere, nemmeno volendo. L'acqua e l'aria, per quanto entrambe bellissime, non sarebbero mai state paragonabili.

Il mare era caldo, placido, a volte cattivo e tempestoso, ma sempre pronto ad accoglierti fra le sue spire.

Il cielo era fiero, libero, indomabile, tanto che nemmeno il più forte dei venti sarebbe riuscito a portarlo via, così come le nuvole non sarebbero mai riuscite a farlo sparire.

Dolphi era l'acqua, Memoca era il cielo.

Uniche, separate, ma al tempo stesso unite da quell'abbraccio che era l'orizzonte.

Memoca abbassò le ali nel momento in cui la brezza diminuì, mettendo uno strano broncio, simile a quello che usava spesso da bambina quando faceva i capricci. «Non voglio.»

Dolphi la guardò sorpresa, non sapeva se positivamente o meno.

«Intendo, se imparassi a volare poi mi dovrei allontanare da voi, da te, e io non voglio.» Aggrottò le sopracciglia, ma la bocca si distese. «Non mi interessa volare, davvero. Crollasse il mondo, l'unica cosa che voglio è stare qui con voi, non mi interessa se in cielo, in terra o in mare.»

«Capisco.» le rispose, dopo un breve silenzio, i denti lievemente scoperti in un timido sorriso.

Memoca le sorrise di rimando, solo in modo più energico e solare, tipico del suo carattere colorato, forse addirittura folle.

Il sole stava superando l'orizzonte, illuminando l'acqua con quella poca luce che era rimasta, e che presto se ne sarebbe andata. La luna, quasi timida, si stava esponendo piano nel cielo, insieme alle prime stelle, bimbe gelose che le facevano compagnia, cercando disperate di attirare l'attenzione.

Ma alla fine, a illuminare quel cielo profondo e blu ci sarebbe stata lei e lei soltanto.

«Be', direi che è ora di andare.» cambiò discorso Dolphi, staccandosi dalla ringhiera. «Torniamo a casa.»

«Sì, direi proprio di--» Memoca si interruppe, appena si tastò la cima della nuca con le ali e notò che non aveva più il proprio copricapo. «I-Il mio cappello!»

Corse velocemente dall'altro capo della nave: vide il famigerato berretto galleggiare fra le acque, portato via dalla corrente.

«Il mio cappello...» ripeté lamentosa, quasi bambinesca.

Ma un guizzo non esitò ad apparirgli nello sguardo, rapido a suggerire un'idea forse fin troppo frettolosa.

Dolphi ormai la conosceva fin troppo: non fece nemmeno in tempo a dirle di non tuffarsi, che l'altra già si trovava in acqua.

Corse verso di lei, sporgendosi appena dalla ringhiera per vedere se stesse bene, ma Memoca era tutt'altro che inesperta nel nuotare.

In poco tempo recuperò il suo prezioso cappello – glielo aveva regalato Samekichi quando era tornato, e anche se ancora tendeva a non fidarsi di lui, doveva ammettere che gli voleva molto bene – e si voltò verso l'amica, agitandolo orgogliosa al di sopra delle piccole onde che increspavano l'acqua.

Dolphi sorrise, quasi rassegnata, facendosi sfuggire una piccola risata: non sarebbe cambiata mai - non sarebbero cambiate mai - e lo sapeva bene. E, diamine, non avrebbe mai saputo spiegare quanto le fosse grata per questo.

Perché Dolphi non ricordava bene quando aveva conosciuto Memoca.

Ma non le importava. Era così felice con lei, ogni singolo giorno, e poteva giurarlo: il mare si sarebbe potuto anche prosciugare fino all'ultima goccia, e lei non ne avrebbe sentito la mancanza. In fondo, per vedere il mare, le sarebbe bastato guardare negli occhi di lei, perché era lì che lo avrebbe sempre trovato: un bellissimo, profondo mare più brillante dell'oro.

  
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