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Autore: Spensieratezza    22/12/2014    6 recensioni
Quello era il principe! Il principe di Camelot, e non solo mi ha sorriso, ma mi ha regalato due monete d’oro
E quando è andato via, si è girato verso di me!
Oh, speravo lo facesse!
Oh, quanto si può essere bambini a volte!
Quanto intensamente si può desiderare uno sguardo, proprio come dei fanciulli!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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John dopo la rottura con Mary, si fidanzò con la principessa Meredith, la principessa del regno di Camelot, e si sposarono.

Meredith aveva lunghi capelli biondi e ricci e occhi azzurri.

Da quell’unione nacque Jensen, principe di Camelot.

Jensen era un bel ragazzo di diciassette anni, aveva capelli biondi e occhi azzurri, come Meredith.

O forse come Mary…si soffermava a pensare talvolta John.

Era alto, atletico. Spesso si allenava, giocava con gli altri cavalieri, li sfidava a duello.

Gli piaceva stare con gli amici, ma sentiva sempre che gli mancava qualcosa…

Un fratello, forse….


Non capi mai perché i suoi genitori non avevano voluto avere altri figli, a volte Jensen pensò che non potevano, ma spesso gli arrivò il pensiero che forse non volevano….
 
Era un principe, ma si sentiva molto solo. Spesso si circondava di amici per colmare quella mancanza, e a volte ci riusciva, a volte no….
 



Quella notte stava piangendo nel sonno, senza neanche accorgersene.
 

Stava sognando un Amore grande come una bolla, o forse come una sfera.  Una sfera che si espandeva sempre più.

La sfera era luminosa e scintillante e traboccante d’amore.

E Jensen si sentiva pieno come non si era sentito mai.

Toccò la sfera, baciò la sfera, e gli sembrò di vedere delle altre labbra oltre alle sue, dentro la sfera!

All’improvviso ebbe il desiderio di bucare la sfera e vedere a chi appartenessero quelle labbra, ma non voleva far del male alla sfera né a quelle labbra, a chiunque appartenessero.
 
E poi la sfera volò via, librandosi nel cielo come un palloncino, e scomparve!
 
Jensen pianse per la perdita e perché era certo che non avrebbe mai trovato nient’altro che l’avrebbe fatto sentire cosi.
 
 


E poi si svegliò.

Jensen era tutto sudato e abbastanza sconvolto. Si alzò dal letto e cominciò a vagare per i corridoi del castello, in cerca delle cucine.


Ci arrivò e bevve un po’ di latte dal cartone, cercando di scacciare via quel’incubo inquietante…

O forse un sogno…..
 
Che fosse la sua anima gemella quella che aveva visto dentro la bolla?

Non l’aveva poi davvero vista.

Forse era lui stesso! Forse era l’anima gemella di sé stesso! E rise istericamente.
 
La verità era che in quel mondo, uomini e donne non credevano all’anima gemella, e neanche all’amore, a dire il vero.

Avevano gli dei, che ci credevano, e loro credevano agli dei. Era abbastanza.

Capitava raramente in quel mondo, di innamorarsi, non era certo una cosa comune li.

E l’amore era divinizzato come e più dell’immortalità.

Essendo raro, era molto sopravvalutato e idolatrato. Ti potevi prendere gioco di tutto ma non dell’amore.

L’amore aveva da parte di tutti molto rispetto, poiché non ne venivi colpito frequentemente.
 

L’omosessualità invece era vista come una cosa normale, e in fondo perché avrebbe dovuto essere una cosa strana? In quel mondo, gli uomini stavano insieme a sirene, centauri.

Si arrivava al Bene, certo, ma raramente si raggiungeva l’Amore, che era considerato l’Apice della felicità.

Spesso si dava la colpa al dio Amore per questo, ma nessuno osava avercela troppo con lui. Diceva egli che non era lui a comandare e a decidere chi poteva avere questo privilegio…erano le energie dell’Universo che lo decidevano e lo lasciavano fluire a lui.

Jensen si sentiva che lui era nato  strano.

Diverso, in un certo senso.

Fin da quando era piccolo, era come se vedesse ogni cosa con AMORE, con gli occhi dell’amore.

Dovunque andasse.

Nel filo d’erba, nel sole che splendeva, nel cielo, nei suoi animali…

Eppure ciò non valeva per le persone.

Provava amicizia, questo si…ma AMORE, quel sentimento che ti dilania dentro e ti fa vedere solo quella persona, quello no!!

E gli dispiaceva.
 
Sentiva di avere un sacco d’amore da dare. Sentiva che voleva incontrare la sua anima gemella.

Voleva crederci.
 
 
 
 
 
 
*

“Senti l’amore fluire dentro di te?” chiese Nostradamus al giovane principe, nel suo laboratorio.

“Io non so cosa sento…sento il mio stomaco in subbuglio e ho voglia di piangere…” disse Jensen incoerentemente.

“Beh direi che sai cosa senti, allora!” disse il vecchio sorridendo.

“Io non so cosa sto dicendo…” disse Jensen triste.

“Tranquillo, mio principe. La tua anima gemella è vicina! Questi sono i sintomi che il tuo corpo ti dà, perché percepisce che è poco lontana da te!”

“Stai dicendo che il mio corpo….è emozionato?”  chiese Jensen incredulo.

“Ti sembra cosi strano? I nostri corpi si emozionano continuamente. È la vita!” disse il vecchio sbracciando le mani.

“Mmm…non lo so…non sono sicuro…”

“Il cuore non lo è mai.” Disse saggiamente il vecchio.

“Ma mi piacciono queste frasi. Dimmene ancora. Dimmene altre!” pregò il principe.

Il vecchio rise.

“Che c’è di divertente?”

“Oh, mio principe…se sapessi, in altri mondi…”

“In altri mondi cosa?”

“Ci sono mondi…in cui l’AMORE viene deriso, odiato, rifiutato…”
 
Jensen si allontanò, scioccato.

“Che razza di esseri sciocchi e crudeli potrebbero rifiutare una cosa tanto meravigliosa?”

Il vecchio guardò comprensivo il principe. Era come dire, per esempio, che l’immortalità esisteva e veniva odiata e rifiutata dalla gente, o peggio, il dolore era stato estinto e se ne provava nostalgia! Era assurdo!

“Forse in questo mondo è ritenuto una cosa bella, ma in un altro universo, potrebbe essere una cosa che fa soffrire l’animo degli uomini e che porta all’abbandono e alla tristezza. Sai, tutti i mondi sono diversi, mio piccolo principe, ciò che è bene qui, è male di là. Cosi come l’Omosessualità…”


“Che c’è da dire sull’omosessualità? È una cosa normale, non meno frequente dell’amore tra un uomo e una sirena!”

“Forse in questo mondo, ma in altri si ha un altro concetto di normalità…”

“Beh, di folli che rifiutano l’amore, ce ne sono anche qui…” disse Jensen, a bassa voce e la sua voce si incrinò.

“Oh, mio povero principe. Stai parlando di…”

“No, ti prego, non dire quel nome. E poi non è mia madre, ad ogni modo, lei ha scelto di non esserlo.”


Mio principe…”

“Ho già una madre, anche se, avrei preferito nascere come frutto dell’amore!” disse Jensen, chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
Nostradamus guardò la porta chiusa, con tristezza. Chiaramente sapeva la storia di John e Mary e chiaramente anche lui, come suo padre, aveva condannato la scelta di Mary.

“Non temere, giovane principe, l’Amore che tanto rimpiangi, non è andato perso. È dentro di te. Non sei solo come credi! Sei solo una metà che non aspetta altro che essere ricongiunta all’altra!”
   
 
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