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Autore: RedStar12    10/11/2008    3 recensioni
Questa è la mia prima fanfic, perciò siate clementi!
Una ragazza, rimasta da poco orfana, scopre di essere la figlia di una Dea indisolubilmente legata ad Athena.
Un'altra ragazza, figlia di uno scienziato della Fondazione Kido misteriosamente scomparso, è l'inconsapevole proprietaria di un oggetto che potrebbe segnare la fine della Dea della Giustizia.
Diverse una dall'altra, ma amiche per la pelle, verranno entrambe prese sotto l'ala protettiva dei Cavalieri d'Oro di Atene, scopriranno cosa vuol dire amare veramente e impareranno a combattere sempre per ciò che amano e in cui credono.
Dal 13° capitolo: Camus a Lavinia : << Perdonami, ma non potevo concepire l'idea che tu morissi. Anche se non lo sapevi, eri diventata parte integrante del mio cuore, della mia anima, e non osavo immaginare di poter andare avanti senza la tua generosità, la tua solarità, il tuo sarcasmo, la tua risata argentina. Avevo una totale dipendenza da te, e avrei sacrificato la mia stessa vita pur di non farti morire. >>
Milo e Ruriko: << -Come sei ingenua, Ruriko- mi rimprovera languidamente, avvicinando ancora di più il suo viso, le sue labbra a pochi millimetri dalle mie -Io mi riferivo a te-. E' l'ultima cosa che dice, prima che le sue labbra si posino dolcemente sulle mie, avvolgendole totalmente in un bacio carico di amore e dolcezza. [...] Non riesco quasi a crederci... Milo mi sta... baciando?
Dei della Cina e del Giappone... se questo è un sogno... Non svegliatemi! >>
AVVERTENZA!!!Fanfiction sospesa a tempo indeterminato!!!
Genere: Azione, Song-fic, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Innocence cap.1

Premessa: questo capitolo ha più che altro la funzione di delineare, almeno in parte, il carattere di Lavinia Coronis, una delle due ragazze protagoniste della storia (per la seconda dovrete aspettare un bel po di capitoli, temo), quindi mi scuso in anticipo se non ci sarà la presenza dei cavalieri d'oro (in pratica l'unico personaggio originale di Saint Seiya  sarà... leggete per scoprire). Vi prego recensite, mi va bene anche se dite che fa schifo (tanto lo so già che è destinata alla pila degli scarti). Detto questo, BUONA LETTURA!

The owl. The lily. The vellum.

Capitolo 1:  Prologo - La ragazza della sdraio accanto

Sole, mare, bei fusti in costume alla spiaggia, poter fare quel cavolo che voglio quando mi pare e piace… questa si che è vita! ADOOOOOOOOORO LA GREEEEEECIA!!!!!!!!!! (stile grido di battaglia).

Fortuna che ho preso la patente per il motoscafo due mesi prima di trasferirmici, così posso anche sperimentare cosa si prova a guidare il motoscafo nuovo di zecca, il RedStar (I love you, daddy), che il mio amato paparino mi ha regalato l’anno scorso. Benedetto papino, tu si che conosci i miei gusti da “material girl” (che maleducata zia Selene a regalarmi un rametto di mimosa, quando sa che sono allergica a quelle palline gialle! Etciùù! Al solo pensiero mi viene da starnutire).

Living in a material world  
And I am a material girl
You know that we are living in a material world
And I am a material girl

Eheheh, mi viene sempre da canticchiare questa canzone quando penso ai regaloni che mi faceva il mio babbone. Sigh, anche se ogni tanto mi manca un po’...

Oh, Lavinia Coronis, già despressa di prima mattina? Però il fatto che sia morto mi ha colpito proprio nel profondo, gli volevo un bene dell’anima. E in quel modo orribile, poi… Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, così mi affretto a spazzarle via con il dorso della mano. Non mi piace piangere, non perché sia da deboli (anzi, sono deboli quelli che non piangono), ma perché dopo ogni crisi mi viene sempre il mal di testa e mi cola il naso, con il risultato che se me lo soffio troppo forte mi viene sempre un’epistassi.

E anche perché la mia sarebbe una crisi solitaria, mi toccherebbe piangere tutte le mie lacrime e lamentarmi con il muro bianco della mia nuova casetta. Se penso che appena due anni fa c’era sempre la mia mamma a consolarmi durante le mie crisi esistenziali...

Fermo il motoscafo e getto l’ancora su di un tratto di mare piuttosto al largo, dietro qualche scoglio, dove non corro molto il rischio di farmi beccare da qualche bagnante rompiballe se scoppio a piangere. Mi raggomitolo sull’asciugamano steso sul fondo del motoscafo e prendo la mia chitarra (ben chiusa nella sua custodia per evitare che si bagni) come faccio sempre quando penso alla mia mamma o al mio papà, e inizio a suonare una canzone…

Shalalalala
Shalalalala
You used to call me your Angel
Said I was sent straight down from Heaven
You’d hold me close in your arms
I loved the way you felt so strong
I never wanted you to leave
I wanted you to stay here holdin’ me

I miss you
I miss your smile
And I still shed a tear every once in a while
And even though it’s different now
You’re still here somehow
My heart won’t let you go
And I need you to now
I miss you
Shalalalala
I miss you

You used to call me your Dreamer
And now I’m livin’ out my dream
Oh how I wish you could see
Everything that’s happening for me
I’m thinking back on the past
It’s true the time is flyin’ by too fast

I miss you
I miss your smile
And I still shed a tear every once in a while
And even though it’s different now
You’re still here somehow
My heart won’t let you go
And I need you to know
I miss you
Shalalalala
I miss you

I know you’re in a better place, yeah
But I wish that I could see your face, oh
I know you’re where you need to be
Even though it’s not here with me

I miss you
I miss your smile
And I still shed a tear every once in a while
And even though it’s different now
You’re still here somehow
My heart won’t let you go
And I need you to know
I miss you
Shalalalala
I miss you

Finisco di suonare la chitarra e mi asciugo con un lembo dell’asciugamano le due lacrime che mi erano fuoriuscite dagli angoli degli occhi. Vabbè, oggi non è giornata per scorrazzare in mare, quindi rimetto in moto il mio gioiellino e ritorno verso la costa del Pireo. Ormeggio aiutata da un bagnino il mio motoscafo e lo aggancio alla mia auto parcheggiata sul pontile, poi mi dirigo verso la mia sdraio, con l’asciugamano sulla spalla a mo di mantello e la custodia con la chitarra in mano. Mentre cammino noto con la coda dell’occhio che alcuni ragazzi della spiaggia mi stanno osservando con uno sguardo da pesce lesso, indirizzato soprattutto al mio seno, al mio sedere (Dio se ripenso alla fatica che ho fatto per avere un fisico come questo…) e alla mia scapola sinistra, dove ho un tatuaggio rappresentante una civetta bianca con le ali spalancate, un giglio nel becco e una scritta a caratteri greci su una pergamena che regge tra le zampe. La parola è “δίκη”, dike, ovvero giustizia. Mai scelta fu più azzeccata: infatti secondo mia mamma il fiore che mi rappresentava meglio era il giglio, perché è il fiore dell’innocenze, della purezza e della dolcezza, mentre l’animale era proprio la civetta, perché per lei era simbolo di sapienza e giustizia, infatti io sono molto intelligente e detesto le persone che si comportano in modo ingiusto…

PARLI DEL DIAVOLO!!! Cosa vedono le mie fosche pupille verdi?!!!!! Proprio a pochi metri dal mio ombrellone (situato in un posto piuttosto isolato tra gli scogli, per evitare gli scocciatori e i corteggiatori) noto un
gruppo di ragazzi che stanno dando fastidio ad una giovane ragazza che deve avere a malapena quindici anni(1), che sta accasciata a terra, e da come si tiene la caviglia mi viene il sospetto che si sia fatta male.

Subito abbandono la custodia della chitarra e l’asciugamano vicino alla sdraio e mi dirigo a passo felpato verso il gruppo di ragazzi.

-Ehi voi, cervelli di gallina!- li apostrofo per attirare la loro attenzione, cosa che mi riesce benissimo, perché distolgono l’attenzione dalla ragazza e si voltano verso di me. La prima cosa che noto è che non sono in costume da bagno o comunque con abiti estivi, ma indossano quella che sembra essere una specie di corazza di un color oro sporco particolarmente aderente che mette ben in risalto i loro muscoli. E ora che la osservo meglio noto che è decorata con un motivo raffigurante dei fulmini di un giallo più lucido e “pulito” sui gambali e sulle protezioni delle braccia. Gli unici due che hanno una corazza diversa sono un mocciosetto che deve avere meno di diciassette anni con occhi e ricci capelli dorati, che ne indossa una bianca decorata con l’immagine di una coppa dorata su braccia e gambe, e quello che sembra il capo, un gorillone di due metri e mezzo con la faccia da scemo totale, che è molto diverso dagli altri, in quanto la sua pelle è liscia e lucida come uno specchio, di un colore che sembra il bronzo, e la corazza che lo ricopre è di un rosso sangue intenso con decori di alberi neri su braccia, gambe e busto e gli lascia scoperto solo parte di braccia e gambe e il volto abbronzato dagli occhi di un castano talmente scuro da sfumare verso il nero pece. Osservo meglio quel poco di pelle che rimane scoperto e mi rendo conto con sgomento che è VERAMENTE bronzo. Oh cielo Lavinia, devi aver preso un colpo di sole per immaginarti certe cose…

Proprio il gigante si fa avanti e mi squadra in maniera maligna, mentre gli altri, cinque in tutto, rimangono attorno alla loro preda.

-Cerchi guai, rossina?– dice il mezzo gorilla, alzando minacciosamente un pugno grande almeno il doppio del mio. Io non indietreggio di un passo e lo guardo negli occhi con aria di sfida, alzandomi in tutto il mio metro e settantacinque di altezza.

-Siete tu e i tuoi compari prepotenti che siete in cerca di guai, faccia da gorilla decerebrato!- gli dico con tutto il disprezzo e la sfrontatezza che possiedo (non so per il disprezzo, ma quanto a sfrontatezza non mi batte nessuno). Lo so che qualcuno potrebbe pensare che sia da scemi insultare così direttamente un orango tango di quella stazza, ma è proprio questo il trucco: più è grosso, più si arrabbia. Più si arrabbia, più agisce senza pensare. Più agisce senza pensare, più rumore fa quando casca per terra!

Detto fatto. Il gorilla di bronzo cerca di colpirmi con quel suo pugnone, ma io lo schivo abbassandomi e, approfittando del fatto che è in equilibrio precario per l’impeto del colpo, mi puntello sulle braccia e roteo una gamba in avanti per colpirgli quei tronchi di pino che sarebbero le sue, di gambe. Il deficiente cade in avanti nel punto dove fino ad un secondo prima c’ero io, e appena cerca di rialzarsi gli salto sulla schiena con tutta la mia forza, lo faccio affondare per metà nella sabbia con qualche calcio e gli urlo contro –Brutto gorilla delle mie infradito, dovresti vergognarti ad attaccare una fanciulla indifesa con altri cinque tuoi compari della tua stessa risma! Meriteresti di finire a mollo in bocca ai pesce cani!-

-E tu saresti il coraggioso cavaliere che viene a salvare la damigella in pericolo?- mi apostrofa uno dei cinque bastardi rimasti in piedi, un biondino alto poco più di me con due profondi occhi rossi (non so perché mi fa pensare al film “Profondo rosso”…) –Penso invece che sarai tu a finire in bocca ai pesce cani!- e così dicendo si lancia all’attacco insieme agli altri tipi in armatura dorata, mentre il biancovestito rimane a tenere d’occhio la ragazza.

Poveri soldatini doratini, non sanno che questo per me è un invito a nozze. Non ho fatto cinque anni di judo per niente. Infatti pochi minuti dopo sono tutti e quattro a terra, più morti che vivi.

Allora mi volto verso quello rimasto a fare da balia alla ragazzina, che mi guarda spaventato. Incrocio le braccia al petto e gli dico con calma –Non mi piace scazzottare con le persone di prima mattina, fa male alla digestione. Perciò ti permetto di svignartela, a patto che lasci in pace quella ragazza!-

Il ragazzino non se lo fa ripetere e muovendosi ad una velocità pazzesca raccoglie i suoi compagni e sparisce in mare, dove si forma una chiazza rossa che poi diventa argentea e scompare. Solo allora mi accorgo che anche il sangue versato sulla spiaggia è sparito, ma non ci faccio troppo caso e mi dirigo, ruotando il collo per sciogliere i muscoli, verso la ragazza, che ha lunghissimi capelli viola chiaro e lisci, la pelle bianca come porcellana fine e un abito bianco senza maniche con le spalline sottili e la gonna ampia, macchiato di sabbia e acqua. Ai piedi porta sandali d’oro alla schiava tipici della Grecia. Mi fissa con i suoi occhioni verdi da ragazzina, indirizzandomi uno sguardo indecifrabile. Mi inginocchio vicino al lei e le parlo dolcemente, per tranquilizzarla, come se parlassi ad un cucciolo ferito –Ciao! Non aver paura di me, voglio aiutarti!- e tendo una mano verso di lei per aiutarla ad alzarsi. Lei mi guarda ancora per un secondo, poi mi prende la mano, mi sussurra –Grazie- e prova ad alzarsi, ma a quanto pare la sua caviglia deve essersi storta, perché subito dopo ricade a terra con un gemito di dolore.

-Piano, non ti sforzare- le dico, scostandole gentilmente le mani dalla caviglia per poter vedere com’è ridotta –Quei manigoldi, se li ripesco li lego con una rete da pesca e li getto in mare dal promontorio più alto della costa greca, appena riesco a scoprire quale è!- impreco incavolatissima, quasi quasi mi pento di aver lasciato scappare quel moccioso con il gorilla faccia di bronzo.

-Tieniti sulla mia spalla, ma attenta a non appoggiare a terra il piede. La caviglia si deve essere storta- le dico, aiutandola ad alzarsi mentre lei mi si aggrappa letteralmente addosso, ma non deve pesare molto, perché riesco a sostenerla senza cadere, le metto un braccio attorno alla vita e con l’altro le afferro la mano con cui si regge a me per evitare che cada, iniziando a camminare, lentamente e fermandomi spesso, verso la mia sdraio, dove la faccio sedere.

-Mmmh… la storta non sembra grave, ma bisognerebbe disinfettarla e fasciarla prima che si gonfi- dico, osservando con occhio clinico la chiazza violacea che le si è formata sulla caviglia –Puoi darmi il tuo indirizzo, così ti accompagno a casa in modo che possa farti medicare?-

La ragazzina dai capelli lilla mi risponde con una voce tremolante, quasi spaventata –Io abito ad Atene, ma non mi ricordo l’indirizzo. Dovrei trovare un telefono e chiamare i miei tutori che mi vengano a prendere…- Quando si dice la coincidenza…

-Abito anche io ad Atene, potrei portarti a casa mia e, intanto che chiami i tuoi tutori, potrei anche medicarti temporaneamente la storta- le propongo. –Non vorrei disturbare…- mormora la ragazza, imbarazzata. –Nessun disturbo, tanto oggi per me non è giornata di mare, e stavo pensando di tornarmene a casa- le assicuro, frugando nella mia borsa da mare per poi estrarne il mio copricostume azzurro, che indosso per coprire almeno in parte il mio corpo. La ragazza finalmente mi sorride –Sei molto gentile ad aiutarmi. A proposito, non so ancora il tuo nome, come ti chiami?-

Oh merda che maleducata che sono… -Mi chiamo Lavinia Coronis. Dato che siamo arrivate alle presentazioni potresti pure tu dirmi il tuo nome- le rispondo, mentre raccolgo la borsa da mare e la custodia con la chitarra.

-Il mio nome è Saori. Saori Kido-

La strofa che Lavinia canticchia all’inizio fa parte di “Material girl” di Madonna, mentre la canzone che suona con la chitarra è “I miss you” di Hannah Montana/Miley Cyrus (per questa scena mi sono in parte ispirata all’episodio della serie “Hanna Montana” in cui Miley e Jackson escono di nascosto e scoprono che il padre esce con una donna. Verso la fine della puntata Miley suona alla chitarra il ritornello della stessa canzone)

(1)Non è un errore di valutazione il fatto che Saori venga definita una quindicenne, ma un’adattamento alla versione italiana dell’anime, infatti nella puntata “Una vittoria a caro prezzo” il prof. Rigel (che comparirà più avanti nella storia) spiega che Mitsumasa Kido gli ha commissionato la creazione delle armature d’acciaio quindici anni prima, quindi Lady Saori dovrebbe avere quindici anni e non tredici, perchè sicuramente il duca non poteva sapere dei cavalieri due anni prima di trovare Micene e di addottare la piccola reincarnazione di Athena. Per simpatia adatterò anche le età dei cavalieri di bronzo (cavalieri d’oro e d’argento manterranno le loro età originali), ovvero: Seiya, Shun e Jabu saranno coetanei di Saori; Hyoga, Shiryu, Nachi, Ichi, Ban e Geki avranno sedici anni e Ikki ne avrà diciassette.

  
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