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Autore: Chinaski    23/12/2014    3 recensioni
Sfogo di un uomo che prepara il cappio.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Improvvisamente, una consapevolezza strana: non è più il caso di continuare a vivere.
Non è giusto stare a questo mondo ancora per un po’, non è giusto verso me stesso.
Non posso continuare a stressarmi, a perdere colpi, a rifocillarmi di speranze illusorie.
Devo smettere con la vita. In fretta.
Chiudere gli occhi diventa sempre più facile. Smarrirsi nel buio di ogni battito di palpebre tanto da trovare un minimo di stabilità solo in questi momenti, fra due sprazzi di realtà.. ormai è una droga.
E allora perché non chiudere gli occhi per sempre? Perché continuare a privarsi di questo enorme piacere?
Avere gli occhi aperti non porta a nulla. Non aiuta nessuno.
Ho sempre avuto questo difetto: non riesco a fare finta di nulla. Non riesco a non preoccuparmi per il futuro mio e di tutti, per il presente che fa da sfondo alla vita moderna, per il passato di un paese ora in declino.
Non riesco a non pensare.
Politica, economia, sociale: la mia testa si riempie di tutto ciò, autonomamente. Ho già provato a fermarla, ma non mi è mai riuscito.
E’ una maledizione.
Non riuscire ad ignorare le urla. Sono terribili. Le urla dell’infelicità. Sono di tutti. Sono silenziose. Muoiono e rinascono da ciascuna persona, continuamente, da chiunque: i passanti di una strada, gli automobilisti, i negozianti, le persone alla tv, le lettere scritte dalle persone. Tutto trasuda urla. Gli stessi edifici, le strade, i ponti costruiti da individui distrutti.. lanciano al vento delle loro giornate urla. Costantemente. Come si fa ad ignorarle?
Ogni sguardo spento, ogni gesto arido, ogni viso scavato. Sono richiami all’infelicità. Sono i demoni che circondano l’essere umano, da sempre.
Non posso ignorarli.
Non posso conviverci.
Non posso aiutarli.
Non ci sono rimedi.
E per questo... improvvisamente, non è più il caso di continuare a vivere.
Questi demoni... sono anche i miei.
  
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