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Autore: eva_elamela    02/02/2005    12 recensioni
Non c'è niente di meglio di un buon bagno caldo, soprattutto quando quei cari ragazzi dei tuoi amici ti hanno buttata in un lago di fango. Già, nulla è come la tranquillità e la riservatezza di casa Weasley..
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’acqua era ormai diventata fredda e non c’era più schiuma sulla superficie

 

Bathroom
 

 

 

 


Spero che possiate apprezzare la mia one-shottina, anche se i personaggi appartengono alla scrittrice J.K. Rowling! Buona lettura, eva.

 

 

L’acqua era ormai diventata fredda e non c’era più schiuma sulla superficie. Ma non aveva assolutamente intenzione di uscire dalla vasca e il caldo di un tardo pomeriggio d’Agosto la incoraggiava. Era troppo immersa nei suoi pensieri per preoccuparsi di nulla. Fra due giorni sarebbe salita per l’ennesima volta sul vecchio treno che l’avrebbe ricondotta a scuola. Ciò che la turbava era la totale assenza di ansia ed eccitazione che avevano sempre caratterizzato i giorni precedenti all’avvenimento. Non era abitudine e non era un atteggiamento di superiorità perché oramai era giunta all’ultimo anno. Poteva dunque essere una cosa sola. Ron. Il desiderio di rivederlo a settembre doveva aver costituito un buon sessanta per cento della sua sfrenata passione per Hogwarts, e un po’ le dava fastidio. Aver passato un mese insieme a lui alla tana aveva cambiato tutto. Già, insieme. Quasi stentava ancora a crederlo e a smettere di sorridere. Se qualcuno le avesse detto che quel vergognoso di Weasley un giorno caldo di Luglio l’avrebbe attratta a se e baciata, non ci avrebbe mai creduto. Eppure era successo, aveva trascorso il mese più bello della sua vita fatto di baci appassionati, abbracci e affanni. E anche di giochi scemi visto che quel pomeriggio era stata letteralmente gettata da due “spassosissimi” amici in un lago di fango. E ora se ne stava lì immersa nell’acqua, pensierosa, sorridente.

 

 

In quel momento anche qualcun altro era pensieroso, ma non rideva affatto. Seppellito da una montagna di libri che lo facevano scomparire, malediceva mentalmente se stesso per non aver incominciato prima i compiti, e la sua ragazza per non averglieli passati come da migliore tradizione di casa Weasley. E quando aveva provato a farle notare che aveva impiegato la maggior parte del tempo con lei a coccolarla, aveva ricevuto un’occhiata che non prometteva nulla di buono ed era passato oltre. Era pronto comunque a giurare che se avesse contato le ore trascorse insieme, e avesse aggiunto quelle dedicate al cibo e a dormire non sarebbe rimasto molto tempo “diversamente  utilizzabile”. Chissà se le ore di litigio valevano come trascorse insieme. Perché certo lui e Hermione erano una coppia e si erano dichiarati il loro amore, ma le vecchie abitudini sono dure a morire. Così litigavano, lei piangeva e faceva crollare il suo muro di sicurezze e di tesi assolutamente giuste. Lui la baciava, sussurrava un “scusa” per poi sentirsi rispondere “scusami tu”, e dirsi di nuovo ti amo.

 

   

Doveva uscire. Fantasticare era un’abitudine che non riusciva a togliersi, lo aveva fatto così tante volte in passato che era ormai un’azione involontaria. E poi il cartello con su scritto “occupato” non avrebbe retto ancora a lungo, in una casa che momentaneamente ospitava cinque uomini, troppo sbadati o peggio curiosi.

 

 

Dopo un’intera ora di studio, e una caraffa di the freddo, decise di andare in bagno, il che non era completamente una scusa. “occupato”.  I suoi fratelli non perdevano occasione per fare gli scemi. Probabilmente si erano chiusi in bagno per sperimentare chissà quale nuova schifezza, sarebbe entrato e li avrebbe cacciati!Ma…   

 

 

Ok, 1, 2, 3!Doveva ricordarsi di far spedire a sua madre l’accappatoio a scuola, per ora doveva arrangiarsi con un asciugamano, neanche molto grande e tanto meno a portata di mano. Ma

 

“Ron”

“Hermione”

Beh, almeno i loro nomi li ricordavano.

“…” 

“…”

Ma a quanto pareva non c’era molto di più nelle loro teste.

In quella di lui c’era la figura di una fata, una ninfa che usciva dalla vasca del suo bagno.

In quella di lei c’era una lista di figuracce, situazioni improponibili e una simpatica ragazza dai capelli biondi e cotonati che consegnava una preziosa corona e un fantastico scettro alla figura più terribile che aveva fatto e che avrebbe potuto fare nel corso di tutta la sua vita.

E ancora silenzio.

“Io..”provò a sillabare lei.

“…no…io…”disse ancora più indeciso lui. Non riusciva a non guardarla, anzi no ad ammirarla. Ma trovò comunque la forza di prendere l’asciugamano e porgerglielo.

 

Lei invece non sapeva dove trovare quella per tendere il braccio e afferrare il momentaneo oggetto dei suoi desideri. L’espressione sul volto di lui era indecifrabile, avrebbe dovuto sentirsi un pezzo di carne in macelleria ma inaspettatamente lui la osservava come, come un opera d’arte, una fragile scultura di ghiaccio, un prezioso dipinto.

 

Si spinse dunque verso di lei e distese ciò che temeva si fosse fuso con la sua mano. Ma nello stesso istante in cui lo fece odiò quel pezzo di stoffa innocente con ogni fibra del suo essere. E con lo stesso coraggio che aveva avuto nel confessare all’amore della sua vita i suoi sentimenti, lo riabbassò.

 

Hermione non capiva, vedeva la scena come se fosse stata in un angolo di quel bagno striminzito. E infatti quando alzò una mano di lui e se la pose sulla guancia non credeva proprio di essere lei a farlo.

 

Allo stesso modo lui non poteva credere a ciò che stava accadendo. Quell’angelo era reale, e voleva essere accarezzata, da lui. Fu proprio quest’ultimo pensiero che gli consentì di chinarsi su di lei e sfiorarle naturalmente le labbra con le sue.

 

Dopo il bagno caldo avrebbe dovuto farsi una doccia fredda per spegnere non il fuoco, ma quello sconfinato incendio che la consumava. Era gia successo che loro due si trovassero “in quello stato”, ma non appena il respiro si faceva più affannoso e le mani sbottonavano qualcosa di troppo si separavano, e tornavano dai loro amici.

 

Ron stava considerando quante possibilità c’erano di beccarsi cinque dita sulla faccia se le avesse detto l’unica cosa cha aveva in mente, che a caratteri cubitali si illuminava ad intermittenza. “Ti desidero, ti amo, voglio che tu sia completamente mia, e voglio essere tuo completamente”. Ora che senso aveva pensarci se la sua bocca era completamente indipendente dal cervello e diceva ciò che voleva lei?

 

Eccola la doccia fredda. Come dire, chiedi e ti sarà dato.

Dio mio!!!La desiderava. Certo lei c’aveva sperato in fondo, lo aveva poi intuito, ma sentirselo dire e con quel trasporto nella voce e negli occhi…era…o mio Dio!!!

E intanto lui faceva scivolare la mano fino all’incavo di quei seni non pienamente floridi ma perfetti ai suoi occhi. Fu un attimo. Come era stato il momento in cui si era innamorata del rosso, come il loro primo bacio e le prime rivelazioni. Si mise in punta di piedi per raggiungere l’orecchio di quel viso così vicino al suo. “Voglio fare l’amore con te.

 

Chiara. Coincisa. Diretta. Era per questo che amava la sua donna. Era per questo che la prese in braccio, fiero della sua perfetta nudità in una casa fortunatamente deserta a quell’ora e la portò nella sua camera, diventata un perfetto nido agli occhi dei due. Non la posò neppure per chiudere la porta, le diede una spinta con il piede. Non aveva nessuna intenzione di lasciarla, temeva di poterla perdere da un momento all’altro. D’altro canto lei non sembrava intenzionata a sciogliere le braccia dal suo collo e spostare il suo corpo da quello di lui. E così, intrecciati e saldamente abbracciati, si amarono per la prima volta. Con imbarazzo e passione che solo un cuore innamorato può dettare.  

 

                                                 FINE.

 

 

 

  
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