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Autore: Chilemex    23/12/2014    3 recensioni
[Five Nights at Freddy's]
One-shot concentrata sugli avvenimenti rappresentati in uno dei minigiochi di Five Nights at Freddy's 2, e basata su una popolare teoria secondo la quale il bambino all'esterno del locale, ucciso dall'uomo in viola, non sia altri se non colui la cui anima alberga ora in uno degli animatronics... Quello da cui è iniziato tutto.
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Se avesse avuto la capacità di avere dei pensieri, Freddy in quel momento avrebbe potuto pensare soltanto: “Non ne posso più di questa festa”.
Ma non poteva farlo. Affidare l'unico ruolo di cameriere disponible ad un animatronic era stata davvero un'ottima idea; nessuno si sarebbe più lamentato! Eppure in quel momento ci sarebbe stato parecchio di cui lamentarsi.
È difficile credere che qualche famiglia avesse effettivamente permesso al proprio figlio di organizzare la sua festa di compleanno al Fredbear's Family Diner. Quel luogo aveva una reputazione pessima: condizioni igieniche orribili, personale poco qualificato (un robot non può sempre essere perfettamente efficiente, per quanto il titolare potesse avere fiducia in lui), cibo disgustoso, locazione fuori dal mondo e difficile da raggiungere... E la lista può continuare quasi all'infinito.
Organizzare una festa di compleanno in qualsiasi altro ristorante sarebbe stato molto più intelligente... Ma allora perché quel posto era così frequentato, in particolare da un pubblico molto giovane?
Ovviamente, l'unica ragione era proprio Freddy.
I bambini andavano matti per quell'orso robotico col cilindro e il farfallino. Lo trovavano adorabile e divertente, e farsi servire al tavolo da lui era la cosa che preferivano. Tra un pasto e l'altro, inoltre, Freddy li faceva divertire con una canzoncina, una barzelletta, o un'altra delle poche “stupidate”, come le chiamava il direttore, che erano state registrate nella sua memoria.
Freddy era davvero la sola cosa che permetteva al Fredbear's Family Diner di tirare avanti, generando i profitti necessari a mantenere l'impresa. Nonostante lui, comunque, quello rimaneva un posto pessimo in cui fare una festa.
E quella festa, in particolare, ne era la dimostrazione; i bambini si stavano divertendo alla grande, ma l'ambiente e l'atmosfera erano un disastro. Urla, risate acute, piatti e posate che scivolano a terra, e ancora urla. E chi ne risentiva maggiormente, da tutta quella confusione? Naturalmente Freddy.
L'animatronic era stato programmato per reagire ad ogni richiamo, specialmente se proveniente da una voce infantile, e in quel momento i richiami non mancavano. I bambini strillavano fastidiosamente il suo nome molto frequentemente, senza motivo o per motivazioni stupide quali la scortese richiesta di una seconda porzione di torta. Il robot, correndo di qua e di là attraverso tutta la sala servendo piatti e bibite, sembrava stesse per andare in tilt a causa della confusione. Il suo sistema interno, tuttavia, era stato creato in modo da reggere decentemente situazioni di questo tipo. Diversamente da quanto farebbe un umano, che con tutti quei fastidiosissimi suoni darebbe di matto nel giro di un minuto.
Mentre attraversava la sala del ristorante per l'ennesima volta, facendo zig-zag tra i tavoli ed i bambini, Freddy sembrava totalmente tranquillo e felice, e svolgeva il suo lavoro quasi senza alcun tipo di problema. Nessun fattore esterno lo avrebbe potuto ostacolare, finché era impostato in “Modalità Lavoro”. Eppure l'animatronic, passando a qualche metro da una delle finestre del locale e posando per un attimo il suo sguardo oltre ad essa, si bloccò.
L'intelligenza artificiale, nei suoi limiti, gli permetteva di vedere cosa stava succedendo: appoggiato alla finestra, all'esterno, c'era un bambino. Un bambino che, apparentemente molto triste, stava osservando lo svolgimento della festa, in lacrime.
Permettere ad un bambino di piangere era una delle cose che Freddy doveva assolutamente impedire, normalmente. Fu proprio per questo che sembrò andare leggermente in tilt; se il bambino fosse stato all'interno del ristorante, lui avrebbe dovuto andare da lui, chiedergli cosa c'era che non andava e rallegrarlo con una delle sue “stupidate”. Il problema era che l'esterno era sempre stato una zona totalmente off-limits, per il robot.
Due parti di lui erano quindi, non per sua volontà, in contrasto: voleva far felice il bambino, ma non poteva raggiungerlo. Il tutto fu ulteriormente peggiorato dal fatto che il bimbo sembrava chiamarlo, pronunciando il suo nome tra le lacrime, senza urlare.
«Freddy... F-Freddy...»
L'animatronic si era ufficialmente bloccato, con lo sguardo puntato fuori dalla finestra, e la festa dietro di lui che impazzava negativamente: gli invitati urlavano il suo nome alzando sempre di più la voce e perdendo la pazienza.
Il povero piccolo all'esterno invece continuò a piangere, mentre Freddy notò qualcosa che stava succedendo alle sue spalle.
Un'automobile, di un particolare colore viola, arrivò da destra percorrendo l'unica strada possibile e si fermò. Senza nemmeno spegnere il motore, qualcuno aprì la portiera del posto di guida ed uscì dal veicolo, avviandosi con passo rapido in direzione del bambino appoggiato alla finestra.
Dopo che l'individuo si fu avvicinato un po', Freddy fu in grado di notare soltanto due cose su di esso. Innanzitutto, indossava degli abiti dello stesso colore dell'automobile, dalla testa ai piedi, e qualcosa simile ad un cappellino rendeva difficile vedergli il volto. Come seconda cosa, invece, la figura in viola teneva in mano un'arma... E si stava palesemente preparando ad usarla sul bambino, il quale era totalmente ignaro di ciò che stava succedendo alle sue spalle.

Allarme rosso, per Freddy. La regola più importante che il suo sistema interno prevedeva era “evitare che i bambini si facciano del male”. Ad esempio, spesso capitava che i suoi piccoli clienti giocassero pericolosamente con le posate; in quei casi, era compito suo correre subito a fermarli, a spiegare perché queste cose non vanno fatte, perché altrimenti si rischia di farsi molto male.
Ebbene, l'intelligenza artificiale dell'animatronic gli permise facilmente di capire che il bambino all'esterno, le cui lacrime in quel momento sembravano scorrere più lentamente, si trovava in una situazione di pericolo ben maggiore rispetto a quella che potrebbe causare una semplice posata non appuntita.
Il problema però era sempre lo stesso: essendo la vittima all'esterno, era impossibile per lui aiutarla.
«N-n-no!» balbettò Freddy, facendo partire uno dei messaggi pre-registrati nella sua memoria interna con una voce appositamente amichevole e quasi stupida, avvicinandosi ulteriormente alla finestra.
Negli occhi del bambino ci fu un lampo di felicità, vedendo che il suo orsacchiotto preferito si stava finalmente approcciando, anziché fissarlo da lontano incapace di fare qualsiasi cosa. Ma quel lampo durò pochissimo... Esattamente per l'arco di tempo che trascorse prima che l'uomo in viola gli afferrasse il collo da dietro.
«N-non si fa-a!» ripeté Freddy, sempre più allarmato, raggiungendo finalmente il vetro della finestra... Costretto però a bloccarsi lì. Intanto, il bambino era scoppiato nuovamente in lacrime, ma stavolta non era semplice tristezza, se non panico puro; le lacrime scorrevano di nuovo, più veloci di prima. L'individuo in viola, con un visibile ed inquietante sorriso stampato sul volto, sollevò la sua arma.

«N-n-non si fa-a del male a-a agli altri b-bambini!»

I partecipanti della festa stavano ormai facendo una confusione incontrollabile, arrabbiati a causa di Freddy che continuava ad ignorarli. Per questo motivo nessuno gli diede ascolto, mentre si allarmava di fronte all'orrendo spettacolo che si era creato di fronte ai suoi occhi robotici.
Il corpo del bambino crollò a terra, il volto bloccato in un urlo soffocato. Il sangue iniziò a spandersi sul terreno.
Freddy era ormai incapace di analizzare la situazione. Vide soltanto l'assassino allontanarsi, entrare nuovamente nell'automobile ed andarsene nella direzione opposta rispetto a quella da cui era arrivato.
L'ultima cosa che l'animatronic fu in grado di vedere bene con i propri occhi fu il volto del bambino appena ucciso: lungo le sue guance, partendo dagli occhi, c'erano ancora i segni delle lacrime che gli avevano rigato il viso nei suoi ultimi minuti di vita.
Fu dopo quella visione che Freddy perse totalmente il controllo. La sua cassa di risonanza iniziò ad emettere suoni strani, inquietanti, acuti, forti... Dolorosi. L'intero robot inoltre cominciò a muoversi convulsamente, percorrendo tutto il locale senza più curarsi degli ostacoli, buttando a terra tutto ciò che si trovava sulla sua strada e spaventando i bambini, che subito corsero verso l'uscita del locale.
La pazzia dell'animatronic continuò per svariati minuti, anche dopo che nel ristorante non ci fu più nessun'altro; la sala da pranzo era completamente distrutta.
Freddy, una volta esaurita tutta l'energia che gli veniva abitualmente fornita, crollò miseramente a terra e smise di emettere suoni. Prima di perdere anche la capacità di vedere e spegnersi del tutto, il suo sguardo si posò casualmente su qualcosa.
Era una delle maschere di plastica completamente bianche che, in passato e quando Freddy non poteva lavorare, venivano indossate dal personale umano per assomigliare di più ad un simpatico animaletto (dovevano essere dipinte e rielaborate, normalmente). Venivano conservate in una delle stanze riservate ai dipendenti, la cui porta in quel momento era crollata a causa della furia dell'animatronic. Quella che quest'ultimo vide, appoggiata al muro della stanza in questione, era già dotata di buchi per occhi e bocca e di qualche trucco rosso intorno alle labbra e sulle guance.
Nel preciso istante in cui gli occhi di Freddy si spensero, sulla maschera comparvero lentamente due strisce viola.
Una partiva dall'occhio destro, l'altra dall'occhio sinistro, ed entrambe scendevano fino al mento... Come delle lacrime.









 


Lo so, alla fine è venuto uno schifo.
Pieno di errori grammaticali ed ortografici, senza un senso logico, senza fedeltà al gioco stesso (lo so, quella in teoria non è soltanto una maschera...) e chissà quante altre tragedie. Mi dispiace molto, davvero, speravo venisse fuori meglio.
In ogni caso, ho voluto assolutamente scrivere una one-shot sul “mondo” di Five Nights at Freddy's, un gioco (o meglio, una serie) la cui storia (e non solo) mi ha a dir poco appassionato. Questo primo, pessimo tentativo è sostanzialmente basato sulla teoria secondo la quale l'anima del bambino ucciso in uno dei minigiochi di FNAF 2 ha trovato “alloggio” nel cosiddetto Puppet. È una teoria molto popolare, che ho voluto personalizzare un po' con qualche elemento di fantasia... Non avrei dovuto farlo.
Vabbè, non so che altro dire a questo punto, se non scusarmi ancora per l'orrore che ho appena scritto. Se qualcuno dovesse notare errori DAVVERO gravi (e ce ne saranno di sicuro, gravi e non), mi renderebbe felicissimo facendomeli notare in una piccola recensione.
Basta così, anche se pensavo di aver molte più cose da dire. Grazie mille a tutti per aver letto, scusate ancora e... Alla prossima! :D

  
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