Anime & Manga > Detective Conan
Ricorda la storia  |      
Autore: The Writer Of The Stars    23/12/2014    3 recensioni
“Ho dato tutti i soldi che mi erano rimasti a quel signore …” spiegò infine Kazuha, recependo la domanda implicita celata nelle iridi di Heiji. Quest’ultimo spalancò gli occhi, sorpreso.
“Ma …”
“Il Natale non è fatto di regali.” Lo interruppe lei. “Ho capito che ci sono cose più importanti di uno stupido profumo o un nuovo paio di scarpe.” Continuò,voltando il capo verso il senzatetto che fissava incredulo il contenuto del proprio barattolo, ora ricolmo di soldi.
“Ad esempio?” chiese Heiji retorico, perché voleva sentire Kazuha dire quelle parole.
“Ad esempio rendere felici gli altri.” rispose lei, sorridendo verso l’uomo che stringeva a sé il denaro, ancora emozionato. Si voltò poi nuovamente verso Heiji, fissandolo negli occhi.
“Scusa se in questi giorni ti ho fatto impazzire. È che … non sapevo ancora bene cosa significasse il Natale …” confessò, abbassando un poco lo sguardo.
Heiji sorrise leggermente compiaciuto. “E ora lo sai?” le chiese.
Kazuha alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi. Sorrise apertamente, prima di annuire con il capo.
“Si. Ora lo so …”
One shot natalizia su Heiji e Kazuha. I miei personali auguri di Buon Natale.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alzò lo sguardo verso il cielo, scoprendolo ricoperto di grossi nuvoloni scuri; la luce del sole era ormai calata, segno che erano passate già le sette di sera. Puntuale, il campanile del grande orologio nelle vicinanze battè diversi rintocchi, confermando la sua teoria. Chiuse gli occhi, godendosi per un attimo il refrigerio di una ventata d’aria fredda, dopo aver passato quasi due ore all’interno di quel centro commerciale sovraffollato. Avrebbero dovuto abbassare i riscaldamenti, senza dubbio! All’interno dei negozi vi era una temperatura media di circa 30° gradi, e fin lì niente da ridire. Il problema si presentava poi, quando, uscendo di nuovo all’ aperto, i -10 gradi esterni si imbattevano brutalmente sui passanti, schiaffeggiando i volti accaldati di quest’ultimi. Il brutto del Natale, pensò. Il dover affrontare ogni anno tutta quella confusione di pacchetti e nastrini, e il doversi abituare al processo di auto combustione interna in stile oliva ripiena di carne fumante, nel fare avanti e indietro per i negozi. Che a pensarci bene, tutte queste cose non erano poi tanto insopportabili. Bastava farci l’abitudine e rassegnarsi all’idea che, prima o dopo le feste, a furia di sopportare tutti quegli sbalzi termici la febbre sarebbe arrivata come un bel regalo natalizio da parte del proprio sistema immunitario. Heiji ormai lo sapeva, e bene o male, si era abituato a quel clima apocalittico che ricopriva ogni essere vivente ancora alla ricerca del regalo perfetto alla vigilia di Natale. Il problema, era Kazuha. Vi erano due varianti di Kazuha; vi era la ragazza dolce, allegra e alle volte un po’ petulante e appiccicosa di tutti i giorni, che, salvo alcuni sprazzi di rabbia, restava sempre bene o male la sua solita migliore amica. E poi, vi era la Kazuha versione natalizia. A Natale, Kazuha si trasformava. Solitamente, si dice che a Natale si diventa più buoni; ecco, Kazuha era l’esatto opposto di questo simpatico modo di dire. A Natale, Kazuha era intoccabile. Il problema, cominciava già dai primi giorni di dicembre, quando la ragazza cominciava a chiedersi cosa poter regalare quell’anno ai propri cari. Mediamente, passava le prime due settimane di dicembre a riflettere, a fissare incantata le vetrine dei negozi, facendo supposizioni e scartando le idee che non la convincevano. Sarebbe opportuno precisare, che in questa prima fase pre natalizia, Kazuha non comprava nulla. Si guardava in giro, pensava, comparava prezzi, decideva cosa regalare a chi, ma non acquistava un singolo dono. Arrivava poi il 19 dicembre, e da lì, poteva dirsi aperto un nuovo girone dell’Inferno. La mattina,quando andavano a scuola insieme, passavano sempre dinanzi alla piccola bottega artigianale che vendeva oggettistica fatta a mano. Il 19 dicembre, il piccolo negozio esponeva sempre il proprio grazioso alberello natalizio al di fuori dell’ingresso e la vetrina si riempiva di oggettini e decorazioni natalizi, all’ultimo momento. Nel momento in cui scorgevano l’apertura della bottega al Natale, sarebbe potuto cascare il cielo, sarebbe successa sempre la stessa cosa. Kazuha avrebbe guardato la piccola vetrina con occhi spalancati, e tutto d’un tratto, quasi fosse rinvenuta solo allora, si sarebbe voltata verso Heiji, che nel frattempo sostava dietro di lei con noncuranza. Avrebbe poi cominciato ad urlare una miriade di parole sconnesse sul fatto che fosse già Natale e che non avesse comprato ancora alcun regalo. Milioni di parole, che terminavano sempre con un unico significato finale: “Heiji, da domani dovrai accompagnarmi a fare shopping. Abbiamo tempo fino al 24 sera per acquistare tutti i regali, perciò non voglio sentire ragioni.” Ed Heiji come un perfetto idiota, non poteva fare a meno che assecondarla, perché Kazuha a Natale diveniva una perfetta dittatrice stile regime totalitario. Non andava contradetta. Per questo motivo adesso, all’alba delle 19,35 del 24 dicembre, si ritrovavano ancora in giro per Osaka, correndo come dei matti da un negozio all’altro per poter acquistare gli ultimi regali, come consueto dei soliti ritardatari.

 “Heiji!” l’urlo isterico di Kazuha lo distolse dai suoi pensieri e dal chiedersi il perché ora si trovasse lì, costringendolo a sbuffare rumorosamente e a voltarsi verso la ragazza. Kazuha stava dietro di lui, con una quindicina di pacchetti tra le mani, buste dei vari negozi di abbigliamento, e una faccia per niente rassicurante. Heiji aveva ragione nel dire che il Natale fosse la rovina di Kazuha; quella poveretta stava impazzendo.

“Cosa c’è?” chiese spazientito, stringendo tra le mani guantate alcuni pacchetti che Kazuha gli aveva rifilato poco prima con un’occhiata assassina. Kazuha prese un profondo respiro, avvicinandosi maggiormente a lui. Avvicinandosi troppo a lui, perché ad un tratto, Heiji se la ritrovò a pochi centimetri dal suo naso, e pensò che il rossore che aveva imporporato le sue guance,  andasse attribuito al freddo e non alla sua vicinanza.  

“Ci restano ancora una decina di regali da comprare, poi dovremo andare subito a casa perché i nostri genitori ci aspettano per la cena della Vigilia.” Disse a bassa voce, stupendolo.

“Perciò ci conviene sbrigarci e vedi di fare poche storie, perché non ho voglia di fare tardi. Ah” soffiò a pochi centimetri dalle sue labbra, provocandogli un brivido lungo la colonna vertebrale, non di certo riconducibile alla temperatura sotto lo zero.

“Tieni questi.” Concluse con nonchalance, rifilandogli metà delle sue buste e allontanandosi leggermente, interrompendo il contatto visivo. Ancora confuso, Heiji afferrò le buste appena pochi decimi prima che queste toccassero terra, salvandosi appena in tempo dalla furia di Kazuha. Quest’ultima intanto, aveva preso a risistemare i pacchetti tra le sue mani, in modo da poterli trasportare più comodamente, quando ad un tratto si bloccò.
Heiji la vide fermarsi di scatto, e stranito, le si avvicinò, cercando di capire il motivo di tale comportamento. Kazuha intanto, fissava incantata il palmo della sua mano guantata. Sopra al piccolo guantino carminio, si era depositato d’un tratto un piccolo fiocco di neve. Quell’anno non aveva ancora nevicato e il che era strano, visto l’andazzo dei Natali precedenti. Kazuha alzò lo sguardo verso l’alto, osservando i nuvoloni scuri che avevano ricoperto il cielo serale. Pochi secondi dopo, e un altro fiocco di neve si scontrò con il suo viso, posandosi sul suo nasino all’insù. Kazuha sorrise, continuando a fissare il cielo, da cui mano a mano, cominciavano a scendere fiocchi di neve sempre più copiosamente. Heiji la fissò immobile, incapace di fare o dire qualcosa; con gli occhioni verde smeraldo spalancati, la boccuccia rosa leggermente aperta per lo stupore e le labbra increspate in un sorriso entusiasta; Kazuha sembrava una bambina. Ed Heiji non glielo aveva mai detto, ma lui andava matto per i suoi modi da piccola bimba di quattro anni che si stupiva dinanzi ad una delle cose più naturali quanto magiche della natura; la neve.

“Heiji … “mormorò Kazuha, sempre con lo sguardo rivolto verso il cielo. “Hai visto? Nevica …”

Heiji non potè fare altro che annuire distrattamente e fissare incantato lo spettacolo di una Kazuha che con le braccia tese verso il cielo, cercava di afferrare alcuni fiocchi di neve, inutilmente. La sentì ridere con la sua risata cristallina, e subito si sentì meglio, perché almeno lo stress natalizio era stato accantonato per un attimo e stava tornando la Kazuha di sempre. D’un tratto però, Kazuha si voltò di scatto, osservando con curiosità un punto dietro le spalle di Heiji. Il ragazzo, leggermente deluso per la fine di quel momento idilliaco, si voltò a sua volta, cercando di scoprire cosa tanto avesse calamitato l’attenzione di Kazuha. Le iridi azzurre seguirono la traiettoria dello sguardo di Kazuha, spostandosi così sul marciapiede dietro di loro. Seduto su di un angolino, un anziano signore dalla lunga barba bianca e dagli abiti trasandati stava sistemando alcuni cartoni in terra, intorno a lui. Heiji lo identificò subito come un senzatetto. Non era il primo che vedeva, ad Osaka ce ne erano diverse centinaia, se non di più. Ma quel vecchietto gli fece un effetto … strano, una morsa al centro del cuore lo colpì in pieno, facendolo trasalire. Il vecchio tremava nel suo leggero giubbotto liso dal tempo, e i guanti mancanti di dita, facevano sì che le mani del pover’uomo avessero assunto una tonalità violacea per nulla rassicurante. Stretto tra esse, vi era poi un vecchio violino rovinato e senza alcune corde. L’anziano cercava di suonare invano quel vecchio strumento, con un archetto malridotto, ma dallo strumento uscivano solo suoni stridenti, dovuti all’impossibilità di suonare un violino senza corde. L’uomo tremò vistosamente, portandosi il viso tra le mani, e quando Heiji lo vide tremare e sobbalzare un poco, fu sicuro che non fosse per il freddo. Quel pover’ uomo avrebbe passato anche quel Natale sulla strada, un intero inverno su quel gelido scalino, con in mano un violino mezzo rotto e la consapevolezza di non avere a quel punto alcunché di vivere, perché se prima poteva provare a racimolare qualche moneta strimpellando il violino, adesso non poteva più fare niente. Poteva solo aspettare la morte, che tanto presto sarebbe arrivata, lì, su quel marciapiede pieno di crepe. Per tutti la neve era motivo di stupore e di gioia. Per lui significava assideramento. Heiji provò una gran pena verso quell’uomo, ma non riuscì mai a capire quello che provò Kazuha. Kazuha fissava il vecchietto immobile, senza muovere un solo muscolo. La bocca spalancata, stavolta non per l’emozione, ma per l’incapacità di parlare. Guardando quell’uomo seduto sul marciapiede, si sentì una sciocca. Aveva passato l’ultima settimana correndo come una pazza per negozi e centri commerciali, alla ricerca dei regali più o meno costosi da acquistare ai suoi cari. Si era sentita nervosa, si, ma infondo sapeva che sarebbe sempre riuscita a finire in tempo i regali, come d’abitudine. Adesso invece, fissando l’uomo, non capì più niente. Pensò a quanto fosse stata sciocca e superficiale. Sin da piccola aveva sempre associato al termine Natale immagini come un caminetto dal fuoco scoppiettante, alberi pieni di luce, delizie e prelibatezze di ogni tipo, regali da scartare. Non si era mai guardata intorno, e men che meno si era mai soffermata riflettere su un qualcosa di così profondo e al tempo stesso crudo. Era Natale anche per quell’uomo, ma lui l’ avrebbe passato al freddo, seduto su di un marciapiede, piangendo perché ormai la sua vita era finita. Quell’uomo si sarebbe forse addormentato quella notte, ricoperto di neve, ma con molte probabilità la mattina seguente non si sarebbe svegliato più. Era tutto troppo ingiusto. In quel momento le venne in mente una vecchia canzone che aveva preso a canticchiare continuamente in quel periodo. Era una di quelle canzoni sulla pace e sull’amore, che spesso venivano cantate immersi nel calore della propria casa, davanti ad un bel fuoco con la propria famiglia, imprimendo la melodia con sentimenti di buonismo per nulla adatti a momenti come quelli. Era una canzone meravigliosa, che racchiudeva in sé ciò che infondo custodiva dentro il suo cuore.  Era una canzone stramaledettamente cruda e vera, e in più, era terribilmente perfetta in quel momento. Quando le sue mani lasciarono di scatto la presa delle buste, non se ne rese nemmeno conto. Quando con passi lenti si avvicinò a quel marciapiede, non ci pensò. Quando arrivò di fronte all’anziano senzatetto, si inginocchiò dinanzi a lui, e senza freni inibitori fece una delle cose più assurde quanto belle che avrebbe potuto fare. Si mise a cantare.

Imagine There's No Country 
It Isn't Hard To Do 
Nothing To Kill Or Die For 
And No Religion Too 


 
Nel momento in cui aprì bocca, accaddero tante cose. L’anziano all’udire quella voce delicata alzò di scatto la testa dalle ginocchia, e con gli occhi inumiditi dalle lacrime, fissò Kazuha sorpreso e confuso. La reazione di Heiji non fu poi molto diversa. Heiji le rivolse uno sguardo confuso, spalancando le iridi color oceano e chiedendosi mentalmente cosa accidenti Kazuha stesse facendo . Quest’ultima intanto, continuava a cantare, fissando il vecchietto negli occhi con un’espressione spaventosamente rassicurante. Cantava a voce bassa Kazuha, e forse gli unici a sentirla erano proprio Heiji ed il vecchietto. Ma andava bene così, perché lei non voleva di certo dare spettacolo. Voleva solo aiutare quell’uomo. E pregò con tutta sé stessa, che i passanti si accorgessero di questa sua richiesta.
 
Imagine All The People 
Living Life In Peace(yoouuu) 


Alzò un poco il tono di voce, e forse fu grazie a ciò che qualcuno si accorse di lei. Una bambina di circa quattro anni teneva stretta la mano di sua madre, camminando con foga per le vie del centro, dirette probabilmente verso casa. Ma nel sentire la voce di Kazuha, la piccola si fermò di scatto, voltando la testolina in direzione del marciapiede. “Mamma!” esclamò la bambina, strattonando la donna. Alche, quest’ultima sbuffò sonoramente, alzando gli occhi al cielo.
“Sakura, cosa c’è? Dobbiamo andare a casa, non possiamo fermarci al negozio di giocattoli!” ma la piccola scosse il capo, strattonando la mamma verso Kazuha.
“No … guarda, mamma …” balbettò con voce sognante, fissando Kazuha, inginocchiata in terra e ancora intonando quella canzone. La donna si fermò di scatto, prestando attenzione alle parole intonate dalla ragazza con la coda di cavallo, trascinate via dal freddo vento invernale. La neve continuava a scendere imperterrita, e già per le strade continuavano a formarsi i primi cumuli bianchi e soffici. Faceva freddo, ma né a Kazuha né a nessun altro importava. Con la voce  di Kazuha,il loro cuore si stava scaldando.
 
You may say I'm a dreamer,
But I'm not the only one.
I hope someday you will join us
And the word'll be as one

 
Heiji sapeva che Kazuha sapesse cantare. La prima cosa che aveva udito, quel giorno al tempio Sannoh di Kyoto, quando era ancora un bambino, era stata una voce melodiosa e dolce intonare le note di una canzoncina riguardo la mappa della città. Incantato da quella voce paradisiaca, si era poi alzato in piedi, avvicinandosi alla finestra, dove aveva intravisto colei che sarebbe sempre rimasta come il suo primo amore. Non sapeva allora fosse Kazuha quella bambina, lo aveva scoperto da poco tempo a dire il vero. Ma sapeva una cosa. La prima cosa che lo aveva fatto innamorare della bambina con il kimono e avvolta dai petali di ciliegio, era stata la voce.

Adesso guardava Kazuha a bocca spalancata, incapace di muovere un solo muscolo. Come quella volta di tanti anni prima, era rimasto incantato dalla dolcezza della voce di Kazuha. Ma non era solo quello. Kazuha stava compiendo uno dei gesti più altruistici che avesse mai visto, e forse non era semplice capirlo, ma lui sapeva quale fosse il suo intento. Sorrise leggermente, tirando fuori dalla tasca del giubbotto una banconota da 100 yen. Si avvicinò a Kazuha e all’uomo, abbassandosi un poco per poter riporre i soldi all’interno del barattolo in latta contenente i pochi spiccioli del mendicante. Questi, lo guardò sorpreso, spostando lo sguardo ora su Kazuha, ora su Heiji. Il pover’uomo infatti, ci stava capendo ben poco.

“Mamma! Mi dai un soldino per il signore?” la bambina strattonò con forza il cappotto del genitore, cercando di richiamare la sua attenzione. Con un sorriso, la signora estrasse alcune monete dal suo portafoglio, porgendole alla piccola, che felice come una pasqua, si accinse anche lei a versare quelle monetine all’interno del barattolo, sotto lo sguardo stupito dell’anziano e quello compiaciuto di Kazuha, che nel mentre, non aveva ancora smesso di cantare.
 
Imagine no possessions, I wonder if you can


No need for greed or hunger
A brotherhood of man

 
Imagine all the people
Sharing all the world (Youuuu)


A poco a poco, alcuni passanti si fermarono anch’essi dinanzi al marciapiede, incuriositi dalla scena. Kazuha stava facendo ciò che quel pover’uomo non era più in grado di fare. Cercare di guadagnarsi da vivere. E menomale che alcune delle migliaia di persone di quella via affollatissima avevano capito. Perché a mano a mano, decine di persone si avvicinarono al barattolo di latta, riponendo al suo interno un po’ di denaro. Non importava quanto esso fosse; tanto o poco, la cosa importante era che ognuno di loro stava donando un po’ del suo Natale a chi Natale non aveva mai festeggiato. Ed era bello infondo, nonostante il freddo e la neve che continuava a cadere abbondante, stare fermi di fronte a quel marciapiede, ascoltando quella ragazza dagli occhi smeraldini cantare i suoi desideri, le sue utopie che nei suoi sogni non erano nemmeno tali. Era bello ascoltare quei  “Immagina” …
You may say I'm a Dreamer
But I'm not the only one



Le persone ormai erano diventate sempre di più, tutte accalcate intorno a quel marciapiede che fino a pochi minuti prima altro non era che il letto di quell’anziano dal violino senza corde. Alcune avevano anche preso a canticchiare insieme a Kazuha, creando un’unione e un’armonia a dir poco incredibile. Tutte quelle persone non erano altro che sconosciuti, persone che non si erano mai rivolte la parola e che probabilmente dopo quel giorno non si sarebbero nemmeno più rivisti. Ma che importava conoscersi o meno, quando si trovavano tutti insieme a cantare di fronte ad un uomo la cui casa era proprio quel marciapiede abbandonato?
I Hope someday you will join us

And the world will live as one
 
 
 
Quando Kazuha terminò di cantare, tutto apparve come una scena di un film. La piccola folla iniziò ad applaudire entusiasta, ed ognuno di loro versò qualche soldo al vecchio mendicante, che nel frattempo continuava a guardarsi intorno commosso. Kazuha sorrise all’uomo, portandosi una mano in una tasca ed estraendo anch’ella una banconota.

“G – grazie …” riuscì a balbettare il vecchio, osservando Kazuha infilare i soldi nel suo barattolo. Kazuha alzò lo sguardo, fissando l’anziano negli occhi.

“E di che?” domandò retorica, sorridendo un poco.

“Buon Natale …” disse infine, prima di alzarsi in piedi e di porgere un ultimo sorriso al vecchio che continuava a fissarla estasiato.

Si avvicinò ad Heiji, che nel frattempo era rimasto a guardarla compiaciuto.

“Hey …” gli disse lui, accogliendola in un abbraccio implicitamente richiesto da Kazuha.

“Hey …” rispose lei, stringendosi al maglione di lana di Heiji, con la scusa che doveva scaldarsi perché  stare inginocchiati in terra non era così piacevole.

“Sei stata … grande. Hai fatto una cosa molto bella, Kazuha.” Riuscì a dire Heiji, sorridendo leggermente. Kazuha annuì, sentendo un calore invaderle l’anima. Sentiva anche lei di aver fatto la cosa giusta.

“Allora, che dici? Andiamo a comprare questi ultimi regali?” chiese Heiji dopo alcuni secondi di preoccupante silenzio da parte di Kazuha. La ragazza alzò la testa dal petto dell’amico, puntando le iridi smeraldine in quelle oltreoceano di Heiji.

Sorrise leggermente, quasi con furbizia. “E con quali soldi?” disse infatti. Heiji la guardò leggermente stranito, non capendo cosa volesse dire.

“Ho dato tutti i soldi che mi erano rimasti a quel signore …” spiegò infine Kazuha, recependo la domanda implicita celata nelle iridi di Heiji. Quest’ultimo spalancò gli occhi, sorpreso.

“Ma …”

“Il Natale non è fatto di regali.” Lo interruppe lei. “Ho capito che ci sono cose più importanti di uno stupido profumo o un nuovo paio di scarpe.” Continuò,voltando il capo verso il senzatetto che fissava incredulo il contenuto del proprio barattolo, ora ricolmo di soldi.

“Ad esempio?” chiese Heiji retorico, perché voleva sentire Kazuha dire quelle parole.

“Ad esempio rendere felici gli altri.” rispose lei, sorridendo verso l’uomo  che stringeva a sé il denaro, ancora emozionato. Si voltò poi nuovamente verso Heiji, fissandolo negli occhi.

“Scusa se in questi giorni ti ho fatto impazzire. È che … non sapevo ancora bene cosa significasse il Natale …” confessò, abbassando un poco lo sguardo.

Heiji sorrise leggermente compiaciuto. “E ora lo sai?” le chiese.

Kazuha alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi. Sorrise apertamente, prima di annuire con il capo.

“Si. Ora lo so …”
 

Nota Autrice:
Non riesco proprio a stare ferma, lo so. Che volete farci, ho l’ispirazione ballerina che arriva come un’apparizione divina, perciò quando c’è va colta al volo, no? ;) Di questa storia, potrei dire alcune cose. Come avete notato, ho alternato ad un momento di iniziale leggera comicità (il processo di combustione stile oliva all’ascolana non potevo non metterlo, essendo io marchigiana ed essendo quello un piatto tipico della mia terra. ;) inoltre se ci pensate è davvero così che accade nell’entrare nei centri commerciali in questo periodo, a me perlomeno si XD ) e sono poi passata ad una parte più profonda e … intensa. La canzone cantata da Kazuha è “Imagine” di John Lennon, uno dei miei brani preferiti, e sebbene ami la versione originale, sono molto legata alla cover realizzata dal cast di Glee (si, sono una Gleek, fan di Glee, avete trovato una vostra sorella). Se vi va di ascoltarla, questo è il link ;) https://www.youtube.com/watch?v=Ju9eLGWxgg0
E niente, questo era il mio augurio di Natale per tutti voi di Efp, essendo questo il mio primo Natale su questo sito. Adoro il Natale, e ora che è finalmente arrivato sono più che euforica perciò … dovevo scrivere qualcosa. Ora devo anche cercare di preparare qualcosa per il fandom di Dragon Ball … sigh, voglio più tempo a disposizione … T_T Basta, chiudo prima di cominciare a sclerare. Vi ringrazio già da ora per l’attenzione, e vi invito a lasciare una piccola recensione, sempre se ne avete voglia! Mi farebbe piacere sapere la vostra opinione. ;)
Un bacio e un abbraccio, alla prossima!
BUON NATALE A TUTTI!!

TWOTS
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: The Writer Of The Stars