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Autore: Harry123    23/12/2014    0 recensioni
"Cosa accade quando il tuo passato vive nel tuo presente? Incubo.
E' un incubo. Un incubo che non ti abbandona, che persiste, nella tua mente, e ti porta nel luogo in cui ti eri ripromessa di non tornare, mai più.
ma invece eccoti lì.
Ecco quella casa. Lexie la vedeva. Il suo corpo steso sul pavimento, freddo, gelido in confronto alla sua pelle calda e piena di lividi. "
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Allontanati da me. Non toccarmi.-
-Sei mia, e posso fare di te ciò che voglio, sappilo.-
-Vattene.-
Grida. Urli. Dolore.
L'anno più cupo che un ragazza possa probabilmente mai vivere.
Cosa accade quando il tuo passato vive nel tuo presente? Incubo.
E' un incubo. Un incubo che non ti abbandona, che persiste, nella tua mente, e ti porta nel luogo in cui ti eri ripromessa di non tornare, mai più. 
ma invece eccoti lì.
Ecco quella casa. Lexie la vedeva. Il suo corpo steso sul pavimento, freddo, gelido in confronto alla sua pelle calda e piena di lividi.
La voce. La voce straziante delle sue stesse urla. Anche quella poteva risentire.
Era lacerante, doloroso, ogni volta.
Spesso quando siamo costretti a vivere in una determinata situazione tendiamo dire che siamo abituati, che non ci fa più ne caldo ne freddo, ma mentiamo.
Non ci si abitua mai ad un incubo, poichè esso ogni sera, ogni notte, ogni giorno, ogni signolo istante, cambia.
Prende una sfumatura di nero, grigio, poi torna ad essere scuro e cupo. Non trovi un bagliore di luce, una mano su cui aggrapparti. E' questa la cosa brutta degli incubi. Vivi in essi e basta, solo tu e la tua paura.
Si possono paragonare questi momenti a delle note musicali. 
Il dolore, è acuto, lacerante. Sarà la nota più alta accompagnata dalla più bassa.
E il tasto nero, l'intervallo tra due note troppo fredde per essere unite.
Lexie Young. Amava parlare attraverso la musica. 
Ma le bastava chiudere gli occhi per rivivere il suo incubo.

-Lexie! Lexie avanti!-
Mi rigirai tra le coperte cercando rifugio in me stessa, rannicchiandomi con le ginocchia contro il petto, stringendo il mio labbro inferiore tra i denti e serrando gli occhi, quasi non volessero più aprirsi.
-Lexie, ascoltami. E' solo un sogn..-
-America, non è un sogno!- Urlai di scatto, con tutta la voce che avevo, graffiandomi la stessa fola dai singhiozzi.
-Shh. Calmati ora. Sono qui.- Le sue braccia mi avvolsero, mentre il dorso della sua mano, morbida e delicata, premette sulla mia guancia, ripulendola dall'umido che l'aveva rivestita.
-Lexie, va a prepararti ora.. Abbiamo il volo per Amsterdam tra un'ora, sai che mr. Smith non vorrà mai vederci correre all'ultimo momento ancora in ritardo..!-
Sorrisi appena annuendo. 
-Hai ragione, vado a prepararmi. Le valige sono già tutte pronte?-
-Sistemate a puntino! Ora corri su!- Mi incitò America, battendo da incoraggiamento le mani e ridacchiando fra se e se.
-Ah, Lexie! Un'ultima cosa!- 
-Si?- mi affacciai dalla porta del bagno sentendola.
-Ti ho preparato la colazione, è in cucina.-
Scossi il capo sospirando.
-Non ho fame, lo sai.-
-Lexie, dobbiamo affrontare un viaggio di almeno cinque ore, qualcosa devi pur mangiarla.-
-Mr. Smith sarà lieto di sapere che non ho mangiato nulla, neanche oggi!- Sospirai cercando di apparire convincente.
-Lexie, fila in cucina!-
-Sai come va a finire!- Replicai io, posando l'asciugamano e dirigendomi in cucina con passo legato, stringendomi nel pigiama di seta.
-Avanti!- Esclamò lei con tono più supremo, fissando ogni mio gesto.
Lei a differenza degli altri, non faceva tutto questo per interessi a fini economici, ma solo perchè mi voleva bene, e lo apprezzavo, sul serio.
Mi sedetti sulla sedia di plastica della cucina, guardando della frutta su un piattino e una brioche.
-Inizia da ciò che preferisci, basta che mangi.- Interruppe il silenzio la biondina dagli occhi azzurri alla mia destra.
Annuì, e come ormai di routine, spezzai un pezzettino di brioche, lo avvicinai alle mie labbra piene, e lo morsi.
Non ne sentivo il sapore, solo i ricordi che ormai anche il cibo si portava dietro.
-Non pensare, mangia e basta, sai come funziona.- Accenò un sorriso, che in un primo momento mi rilassò, mandando giù il boccone.
-Perfetto! Vado a cambiarmi, preparati anche tu e ci vediamo alla reception, okey?-
Annuì ancora una volta, continuando a mangiare finchè ci fosse lei, e non appena disparve dalla porta della nostra camera.
Poggiai allora la bioche sul tavolo e scappai velocemente in bagno, chiudendo gli occhi e ingonocchiandomi nella vasca, annullando quel poco di cibo che prima avevo preso.
Alzai lentamente poi lo sguardo sullo specchio, dopo aver aperto l'acqua e mandato via tutto.
Passai due dita vicino le mie occhiaie evidenti per il poco sonno che contornavano i miei occhi verdi, coprendole subito con del correttore.
Passai poi ai miei capelli, lunghi, castani e mossi. 
Presi la piastra e iniziai ad allisciarli accuratamente, lasciandoli cadere sulla mia spalla destra, sistemandoli in una lunga treccia.
Mi preoccupai poi del resto del mio aspetto. In fondo per il mio lavoro, era importante stare attenta al modo in cui si si appare di fronte alle fotocamere.
Applicai il mio trucco quotidiano, matita, del leggero fondotinta, mascara, e rossetto poco più scuro del mio colore naturale, delineando la pienezza delle labbra, come si raccomandava sempre il mio capo.
Continuai poi con il pennellino sui miei zigomi, calcando sulle mie forme, sorridendo poi alla mia figura, o almeno tirando un sorriso.
Regola numero uno. Sorridere a se stessi.
Fosse stato poi così semplice. Ma almeno, l'idea di partecipare ad una delle sfilate più importanti della stagione, mi eccitava, e quindi semplificava un pò tutto, riuscendo a vincere contro lo stress per i vari impegni.
Quel sorriso leggero sulle labbra, scomparì alla visione del piccolo oggetto all'angolo del bagno, su cui salì.
46 kg. Solo una settimana fa ero 48 kg, ma vista la mia statura, non si dava molto peso. 
Eppure continuavo a odiare quella pelle che rivestiva i miei fianchi, tormentati dalle mie dita che passavano incontinuazione su di essi, stringendone appena la pelle, bagnandoli dalle lacrime.
Faceva tutto male in quell'anno. 
Ma adesso non era tempo di pensarci.
Scelsi uno dei miei abiti migliori, uno di Chanel composto da un corpetto con una scollatura a cuore che lascia al tessuto di scendere in modo aggraziato lungo i fianchi, cingendomi poi la vita con un un cinturino in pelle.
Optai infine per i dei tacchi che richiamavano il colore dell'abito, e mi preparai per uscire, trascinando la rossa e pesante valigia dal tessuto ruvido.
Chiusi tutte le luci della camera e mi avviai verso la reception, dove mi attendeva America, con una rivista di Vogue tra le mani.
-Parlano di noi! Del nostro incontro di oggi! Assisterà persino la regina e cantanti, attori, gente importante, da tutto il mondo!-
-Lo so! Non vedo l'ora!- Sorrisi sinceramente, abbracciandola, ma poi rimettendomi composta vedendo i manager.
-Ragazze, i taxi sono arrivati, fate veloce che il tempo sta per mettersi abbastanza brutto, non vorrei che poi la pioggia ci colpisse in pieno, non possiamo avere contrattempi stamani.-
Io e America non ce lo fecimo ripetere due volte, e uscimmo alla svelta, salendo sul primo taxi davanti l'ingresso del nostro hotel.
Una volta dentro l'auto, alzai gli occhi verso il cielo attraverso il finestrino.
Rose aveva proprio ragione, il tempo non prometteva nulla di buono. Ma del resto a Londra, spesso è così in inverno. Anzi che nelle ultime due settimane il tempo si era mantenuto abbastanza buono!

-Si avvisano i genitili passeggeri che l'aereo prenderà il volo tra cinque minuti, assicurarsi di aver allacciato nel corretto modo le cinture, nel caso di difficoltà rivolgersi alle nostre collaboratrici.-
Mi girai verso America, giocando nervosamente con il tessuto della cintura, notando che era decisamente più rilassata ora, di me.
Stava sfogliando la rivista di Vogue che mi aveva poco prima fatto vedere in albergo, leggendone attentamente gli articoli, o forse stava solo ammirando come erano venuti gli utlimi scatti.
-Guarda! Il rosso ti dona, Lexie!- 
Mi mostrò un mio scatto con un abito di seta rosso, e sorrisi guardandolo.
-Ma guarda che faccia che ho!- Ridacchiai indicandomi.
-Sei bellissima, non ci trovo nulla di buffo!-
-America!- Sbuffai ridendo e dandole un pizzicotto sul braccio.
-Ahia!- Imprecò lei facendo una piccola smorfia.
-Mh, ben ti sta!- Risi io.
-Ma perchè?-
-Beh, ogni volta che te lo dico io che sei venuta bene non mi dai mai ragione, non vedo quindi perchè dovrei farlo io!- Alzai le spalle ridendo tra me e me, beccandomi un'occhiataccia da parte della mia migliore amica.
-Mi dispiace illuderti, ma America Grey ha sempre ragione!-
-Seh, ceerto!- Risposi io, mettendomi comoda sul sedile.

Mancava circa mezz'ora alla sfilata, e l'aria comincuava ad essere più elettrizzante.
Sentivo il cuore prendere a battere sempre più velocemente quando mi affacciavo da dietro le tendine e mi accorgevo di quanta gente era pieno l'edifico.
C'erano giornalisti e fotografi posti ai lati della passerella, e nelle prime file le persone più ricche e di successo.
-Oddio! C'è Kristen Stewart!- Urlò al mio orecchio America, avvolta in accapatoio.
Sobbalzai sentendo la voce più stridula del solito.
-E tra poco scomparirà anche il mio timpano!- Ci scherzai su ridendo, ma rielaborando le sue parole, venni tramortita dall'ansia.
-Oddio, oddio, oddio! E ancora oddio!-
-Non voglio più guardare!- esclamai io, richiudendo la tendina e tornando a guardare le tutte le ragazze prepararsi.
-Lexie! Tesoro, dovresti indossare questo per la prima uscita in passerella!- Esclamà Kate, la nostra designer.
-Okey, perfetto, corro a prepararmi!-
-Ti aiuto con il corpetto!- squillò la voce allegra di America.
-Certo! Grazie!-
Dopo poco fummo tutte pronte, allineate, le une dietro le altre, pronte a sfilare, o quasi.
-America, non ce la faccio!-
-Oh, avanti Lexie!-
-No, sul serio! Non mi sento le gambe! E i tacchi fanno male!-
-Lexie, no panic!-
-Come fai a passare da uno stato di agitazione ad uno di calma così velocemete?- scherzai con ammirazione, ridendoci su.
-E' qui che sbagli! Sono sempre agitata, ma la controllo! Mai provato a fare lezioni di Yoga?- 
Ci pensai un pò su, e infine scossi il capo.
-No, in effetti no..-
-Durante i momenti liberi, sarà la nostra prossima tappa!-
-Oh, santo cielo!- Esclamai ridendo a mia volta, portandomi una mano sulla fronte.
E si trattò di un attimo, quando la prima modella uscì, e gradualmente tutte le altre. 
Avevamo fatto sempre sfilate, almeno cinque o sei al mese, eppure quella volta mi sentivo particolarmente agitata.
Sarà perchè in quell'occasione, la nostra agenzia aveva sicuramente più occhi addosso, e più posta in ballo.
Non potevamo andare male, e anche noi modelle dovevamo dare del nostro meglio. 
Era questo che mi agitava del tutto.
Ma America aveva ragione, dovevo mantenere la calma. 
Lo avevamo fatto mille volte, e in fondo si trattava sempre della stessa cosa.
'Calma, compostezza e professionalità.' Mi ripetei, prima di uscire da dietro le quinte e camminare con sicurezza lungo tutta la passerella, poggiando una mano sul fianco come programmato, e girandomi di lato, sorridendo alle fotocamere.
E fu allora che incrociai degli spettatori piuttosto curiosi.
Cinque ragazzi sulle prime file.
America me ne aveva parlato, erano cantanti.
Una volta suonai una loro canzone, forse Little Things, al pianoforte. Mi piacevano quelle note.
Mi soffermai catturata dai loro sguardi, schiudendo appena le labbra e facendo scivolare la mano via dal mio fianco, ma poi dovetti rinunciare al posto, e continuare a sfilare, girandomi di spalle e tornare indietro verso i tendoni.

Dopo circa un paio di ore la sfilata concluse ufficialmente, e noi ragazze vennimo chimate per rilasciare alcune interviste.
Ci avevano raccomandato di parlare bene ovviamente della nostra agenzia, ma del resto, non richiedeva poi un grande sforzo. Mi ci trovavo bene con loro, con l'organizzazione e tutto, non avrei dovuto faticare poi così tanto a non sporcare la loro immagine poichè alla fine avrei solo dovuto riferire la verità.
Nel grande salone dei ricevimenti, incontrai di nuovo di sfuggita quei cinque ragazzi in smoking che avevano attirato la mia attenzione. Così giovani, ma talmente importanti da risiedere nelle file principali.
Come potevo non interessarmi? 
Ma se c'è un lato del mio carattere che mi blocca con le persone, è la mia insicurezza, alimentata sicuramente della forte e dominante timidezza. 
Non sarei di certo potuta andare da loro e presentarmi, a differenza delle altre mie comapgne, già accalcate contro le loro guardie del corpo.
Pensai così di andare a cercare America, magari avrei potuto scambiare quattro chiacchiere con lei e distrarmi dalle mie curiosità, ma il destino vuole sempre che, se cerchi di evitare una cosa, essa ti verrà incontro inevitabilmente.
-Scusami, non ho fatto attenzione a dove mettevo i piedi, colpa mia!- Dissi velocemente a mia volta, dopo essermi accorta di aver scontrato contro qualcuno.
-Oh, ehm, non fa nulla, anche io sono uno sbadato, so come ci sente quindi!- Risi alla battuta del ragazzo, alzando lo sguardo sul suo, sbiancando visibilmente, ma poi subito arrossendo per l'imbarazzo.
Era lo stesso ragazzo che faceva parte del gruppetto di cui nutrivo una crescente curiosità, grandioso!
Balbettai qualcosa, del tutto in imbarazzo e in mio malgrado, il ragazzo se ne accorse, chinandosi per raccogliere alcuni fascicoli che tenevo tra le mani.
-Questi sono tuoi!- Sorrise, mostrando delle adorabili fossette.
Sorrisi e ringraziai di rimando, protendendo le braccia verso le sue mani, potendone ammirare la grandezza.
-Oh, ti attirano le mani?- Scoppiò a ridere. Che imbarazzo!
Scossi velocemente il capo ridendo nervosamente.
-No! Cioè, si ma.. insomma mi sono capitate davanti e.. no okey, è imbarazzante, finiamo qui l'argomento!- Scoppiai a ridere, scuotendo il capo e dicendone le peggio tra me e me.
-Sul serio, poteva essere interessante come modo per attaccare bottone, sembri simpatica! Ma non dovresti essere così imbarazzata!- La sua voce roca e lenta sembrò quasi convincermi, ma poi del tutto mandarmi fuori strada.
-Si, cioè, no, non dovrei, ma si lo sono!- Ecco appunto. Stavo dicendo cose senza senso, ci avrei scommesso che sarebbe scappato immediatamente da me.
-Sai a chi assomigli? A me!- Si indicò ridendo.
Lo guardai inizialmente confusa accigliandomi, ma poi capii a cosa si riferisse. Forse al carattere? Mah, strano. Lui non sembrava essere imbarazzato.
Ma mi ricredetti subito, quando notai le guance stranamente più rosse.
Non mi era mai capitato in effetti di vedere un ragazzo in imbarazzo, non per me, e soprattutto non quando la prima ad esserlo ero io! Cioè praticamente sempre.
-Intendo, per gli occhi! Sono verdi come i miei!- Si indicò nuovamente il ragazzo dai capelli ricci e castani.
-Oh! Già vero!- Risi io, sedendomi su una delle poltroncine in pelle affiancata da lui, che si prese un secondo per procurarsi un drink che teneva tra le mani, azzardando un piccolo sorriso agli angoli della bocca.
Anche le sue labbra erano piuttosto piene, e aveva un certo fascino. Forse non aveva tutti i torti, potevano essere quasi cugini, è piuttosto buffo!
-Che sbadato! Vedi? Te lo dicevo io!- Scoppiò a ridere fragorosamente il riccio davanti a me.
-Perchè?- Sussurrai io ridacchiando, giocando con le mie dita cercando di calmare quell'imbarazzo del tutto inopportuno.
-Non mi sono ancora presentato! beh allora, rifacciamo la scena!- AL termine della frase il ragazzo si alzò dal divano e io lo seguii con lo sguardo sempre più incuriosita lasciandomi scappare una risata, aggrottando appena la fronte.
Il ragazzo poi si riavvicinò a me, si sedette comodamente sul divano e allungò la sua mano verso la mia, stringendola.
-Piacere, Harry Styles! E lei signorina?- Sussurrò con la sua voce roca, baciando le nocche della mia mano come un vero galantuomo, facendo del tutto partire le mie guance in fiamme.
Sorrisi per il gesto e portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Lexie Young, piacere mio- Risposi, accennando un cordiale sorriso, continuando a stringere la sua mano.
Le sue labbra si piegarono in un sorriso caldo e accogliente, formando delle piccole e leggere rughette ai lati degli occhi.
-Bel nome, Lexie.- 
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E rieccomi con una nuova storia! Che ne pensate?
Alla prossima!
xx
  
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