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Autore: _Alien_    23/12/2014    5 recensioni
- Sembra proprio che l’affare andrà in porto. – gongolò Illyrio – Magnus, stai per sposarti.
- Con la khaleesi? – chiese Magnus, incrociando le braccia al petto.
- No, sciocco. Ti sposerai con suo fratello, il khal.
[Crossover Shadowhunters-Game of Thrones] [NO SPOILER]
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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NESSUNO SPOILER PRESENTE. L'ambientazione è quella di Game of Thrones, i personaggi sono tratti dalla saga Shadowhunters, ma la trama è puramente inventata da me.
***

Magnus era sdraiato sulle soffici e pregiate pelli di meta-lupo, le uniche in grado di ripararlo dal freddo pungente del Nord. Come ogni sera, da quando era letteralmente stato venduto ai Dothraki, aspettava il marito. Certe volte si chiedeva ancora cosa ci facesse uno come lui in una tribù di barbari. Lui proveniva dalla città libera di Pentos, figlio di un ricco mercante, ed era stato coccolato e viziato per tutta la sua vita. Aveva raggiunto i venticinque anni senza problemi, senza che nessuno gli facesse notare che era ancora scapolo a quella veneranda età. Poi suo padre era morto e lui aveva ereditato la sua fortuna… scoprendo di non poterne usufruire affatto, dato che il padre si era indebitato fino al collo. Suo zio, il magistro Illyrio, aveva dunque optato per la soluzione più conveniente. Aveva rintracciato i sovrani dei Dothraki, un popolo di guerrieri nomadi, e aveva proposto come merce di scambio proprio Magnus. Tutti sapevano che i due fratelli regnanti, il khal Alec e la khaleesi Izzy, erano in cerca di sposi, così Illyrio aveva colto la palla al balzo. In cambio, la famiglia aveva ricevuto dai Dothraki il denaro necessario per saldare i debiti, anche un po’ di più, dato che non conoscevano troppo bene il valore del denaro. Magnus ricordava il giorno in cui Illyrio l’aveva agghindato per bene, facendogli indossare una lunga giacca di seta viola rifinita di ricami dorati, con una camicia dorata e dei pantaloni chiari. Quei colori facevano risplendere la carnagione ambrata del ragazzo, così come il pendente di perla all’orecchio sinistro, il ciondolo rosso appeso al petto, la miriade di anelli alle dita e i bracciali tintinnanti ai polsi. Ovviamente, in quell’occasione, giunse soltanto un piccolo contingente di Dothraki. Magnus scoprì che lui stesso sarebbe potuto passare per uno di loro – seta e gioielli a parte – dato che avevano tutti la sua stessa carnagione e i suoi occhi a mandorla, anche se nessuno poteva vantare le sue iridi verdi-dorate, simili a quelle dei gatti. Colei che guidava la piccola truppa era la khaleesi Izzy. Era l’unica ad avere la pelle chiara, dato che la madre era stata Daenerys, l’ultima dei Targaryen. Le somiglianze con lei però terminavano lì. Non aveva certo i capelli argentei e gli occhi viola dei Targaryen, ma aveva dei penetranti occhi scuri, capaci di trafiggere l’anima con un solo sguardo, e lunghissimi capelli neri, raccolti in una treccia. Suo zio gli aveva sussurrato che per i Dothraki avere i capelli lunghi era motivo di orgoglio, perché voleva dire che non erano mai stati vinti in battaglia. La khaleesi era smontata agilmente da cavallo, si era avvicinata a Magnus, l’aveva studiato per un paio di minuti. Poi si era rivolta al magistro, borbottando qualche parola in quella strana lingua per Magnus incomprensibile e ne era andata insieme ai suoi soldati.
- Sembra proprio che l’affare andrà in porto. – gongolò Illyrio – Magnus, stai per sposarti.
- Con la khaleesi? – chiese Magnus, incrociando le braccia al petto.
- No, sciocco. Ti sposerai con suo fratello, il khal.
Pochi giorni dopo, avvenne il matrimonio. Illyrio gli aveva imposto un candido completo di lino e Magnus si sentiva un pesce fuor d’acqua, perché era circondato da energumeni con abiti fatti in pelle scura e ruvida. Erano all’aperto, perché secondo i Dothraki ogni evento importante andava celebrato al cospetto del cielo – per Magnus quelle tradizioni erano solo un mucchio di scemenze. I suoi occhi avevano cercato la khaleesi e l’avevano trovata, seduta su una roccia. Seduto accanto a lei, c’era un giovane che doveva avere al massimo diciotto anni. E il cuore di Magnus si era fermato. Il khal era molto simile alla sorella: stessi capelli neri – i suoi però erano corti – stessa pelle di porcellana, stessi zigomi alti. Ma i suoi occhi erano di un luminoso azzurro e lo guardavano con timido interesse. Dopo la cerimonia, Magnus era stato fatto accomodare accanto al consorte. Ogni tanto, i Dothraki portavano doni di nozze allo sposo del khal: gioielli di bronzo, argento e oro, libri e preziosi artefatti, ma anche i temibili ahrak, le spade tradizionali simili a falci, e infine un elaborato arco d’osso di drago. Illyrio gli aveva spiegato che avrebbe dovuto rifiutare quel dono e cederlo al marito e così fece. Il khal prese in mano l’arco e si fece portare una freccia incendiaria. Magnus non si intendeva di armi e affini e distolse lo sguardo, contemplandosi le unghie.
- Presta attenzione, Magnus Bane. – lo richiamò la khaleesi. Evidentemente conosceva anche la lingua comune dei Sette Regni, non solo l’aspro dothraki. Magnus sollevò lo sguardo verso il marito per compiacere la khaleesi e non per sincero interesse. Il khal si era alzato in piedi, l’arco saldamente stretto nel pugno. Era alto e il suo corpo sembrava scolpito da un artista particolarmente dotato. Sul petto nudo scintillava solo una semplice collana di bronzo, mentre le gambe erano fasciate da pantaloni di pelle scuri. Prese la mira, una sottile ruga di concentrazione si formò tre le sopracciglia aggrottate, e scoccò la freccia. La fiamma del dardo incendiò un’offerta votiva agli dei e ci furono grida di esultanza. Il khal si sedette nuovamente, compiaciuto dalla sua abilità, e lanciò un’occhiata fugace allo sposo. Magnus non aveva idea di come comportarsi, non sapeva se e come parlargli. Poi però si disse che sarebbe stato scortese da parte sua ignorare bellamente l’impresa appena compiuta dal khal, ma non voleva nemmeno essere più solenne del necessario.
- Bel tiro. – commentò distrattamente, fissando la folla davanti a sé. Tutti i membri della tribù stavano danzando al suono dei tamburi, alcuni possedevano selvaggiamente le ballerine più avvenenti, altri si sfidavano nel bel mezzo dei festeggiamenti e Magnus distolse lo sguardo quando un guerriero squarciò il petto di un altro, facendo riversare le interiora sul terreno. Spiò con la coda dell’occhio la reazione del khal e notò un intenso rossore sulle sue guancie.
- Grazie. – rispose. La sua voce era profonda, ma era uscita così sottile da sembrare minuscola. Alla fine della cerimonia, i due re si alzarono in piedi e Magnus li imitò. Suo zio Illyrio gli donò tre schiave: Tessa, che gli avrebbe insegnato la lingua dothraki; Clary, che gli avrebbe spiegato gli usi e i costumi dei Dothraki; Emma, che lo avrebbe aiutato nelle incombenze più concrete. La khaleesi gli mostrò un alto stallone, nero come la notte. Magnus trasalì, non sapeva cavalcare e odiava i cavalli. Ma non poteva certo rifiutare il dono della khaleesi.
- Sta’tranquillo, Magnus. – sorrise la khaleesi – So che non sai cavalcare. Emma ti istruirà a riguardo.
Magnus annuì sollevato e ricambiò il sorriso. Quando il cavallo fu portato via, il khal si schiarì la voce e porse un cofanetto al marito. Magnus lo prese e lo aprì. Dentro scintillava una spada corta, nell’elsa erano incastonati dei rubini in modo da formare la sagoma di un drago.
- Mia madre, la khaleesi Daenerys nata dalla tempesta della casa Targaryen, donò quest’arma a mio padre, il khal Drogo. Si chiama Fuoco. La dono a te, nuovo khal Magnus, perché ti protegga così come ha protetto mio padre nei momenti più difficili. – disse solennemente il khal, con le guance di un leggero color porpora, gli occhi che fissavano il marito con aspettativa. Magnus aveva ringraziato, anche se non era molto bravo nell’arte della scherma, poi aveva affidato la lama a suo zio e il khal lo aveva aiutato a salire sul proprio cavallo, un purosangue bianco e insieme si allontanarono dal resto della tribù. Magnus sapeva cosa lo aspettava. Suo zio era stato molto chiaro a riguardo. Era quello in cui il matrimonio veniva reso ufficiale, almeno per i Dothraki. Anche se, mentre si teneva forte al khal per evitare di cadere dal cavallo lanciato al galoppo, si accorse che non gli sarebbe dispiaciuto appartenere totalmente a quel ragazzo. Si fermarono in un grande spazio verde, vicino al mare. Il khal fece scendere Magnus, poi cominciò a montare le tende e a preparare il fuoco per la notte. Magnus si strinse nelle spalle e si sedette a terra, incerto sul da farsi. Non era la sua prima volta con uno sconosciuto, però non sapeva cosa aspettarsi da quel re così bello. Il khal lo guardò con una strana espressione, poi si sedette accanto a lui. Il fuoco scoppiettava allegro, mentre i due uomini se ne stavano in silenzio ad osservarlo. All’improvviso il khal sollevò lo sguardo, puntandolo verso Magnus.
- Non voglio costringerti. – mormorò mentre il fuoco si rifletteva nei suoi grandi occhi azzurri – Se tu non mi vuoi, non ti imporrò nulla.
Magnus sollevò a sua volta lo sguardo su di lui. Illyrio gli aveva spiegato molto sommariamente come dovesse comportarsi col khal, per cui gli toccò improvvisare.
- Quanti anni hai? – gli chiese semplicemente.
- Diciotto. – rispose il khal in maniera automatica – A settembre, diciannove.
- Scommetto che non l’hai mai fatto con nessuno, vero? – inarcò un sopracciglio Magnus e lo vide arrossire.
- No…   non ho nemmeno mai baciato nessuno. – ammise il khal – Perdonami, ti sembrerò molto stupido e infantile.
- Non ti trovo né stupido né infantile. – Magnus scivolò accanto a lui e lo vide arrossire per l’ennesima volta. Si rese conto che adorava vederlo in imbarazzo. Adorava i suoi capelli neri combinati con gli occhi azzurri. Adorava quel misto di aspettativa con cui lo guardava – Sei molto bello, mio signore.
- Chiamami Alec. – balbettò il khal – E b-bhe, ecco… g-grazie del complimento.
- Prego. – Magnus si avvicinò a lui, in modo da sfiorargli la guancia col suo respiro caldo – Non hai mai baciato nessuno, eh? Vieni qui.
Gli fece girare il viso e premette con decisione le labbra su quelle dell’altro. Alec sussultò, ma poi sembrò abituarsi al bacio e ricambiò timidamente. Magnus percepì la tenerezza di quel momento, sentimento che non aveva programmato. Si aspettava di prendere il controllo su quel ragazzino, di farlo suo, magari di usarlo, ma tutti quei propositi erano sfumati via nell’attimo in cui si era perso nei suoi occhi. Per questo non voleva spaventarlo. Le sue mani incorniciavano già il viso di Alec, così lo allontanò delicatamente da sé.
- Ora sei stato baciato. – sussurrò. Alec arrossì fino alla radice dei capelli e si allontanò da Magnus come se scottasse. Magnus capì che non era pronto e non volle costringerlo a fare nulla che non volesse. Si alzò ed entrò nella tenda, poi chiuse gli occhi. Percepì dei passi seguirlo dentro, poi un peso adagiarsi accanto a lui.
- Buonanotte, mio khal. – sussurrò Alec al suo orecchio, probabilmente convinto che stesse dormendo. E poi più nulla.
 
Col passare dei giorni, Magnus aveva modo di conoscere Alec e sua sorella, nonché quello strano mondo in cui era stato gettato. La lingua era assolutamente impossibile, ma si stava sforzando di impararla. Per fortuna Tessa era molto paziente e lo sopportava anche quando sbagliava le parole più semplici. Clary era molto meno paziente, ma era piuttosto brava nello spiegargli la storia dei Dothraki. A Magnus però non interessava granché e ogni volta ne approfittava per sapere qualcosa riguardo il khal. Così Clary aveva finito per raccontargli tutta la sua vita. Alec era di due anni più grande di Izzy, il primogenito di un nobile retaggio. Ed era sempre stato molto intelligente e determinato, ma anche estremamente timido e riservato. Era caduto in disgrazia quando aveva affrontato Jonathan Christopher Morgenstern, uno dei mercenari più terribili dei Sette Regni. Alec era pieno di pregi ed era dotato in battaglia – l’arco era la sua arma preferita – ma Morgenstern era stato spietato e, se non fosse stato salvato dalla sorella, l’avrebbe ucciso. Per questo portava i capelli corti, gli erano stati tagliati da appena tre mesi. Magnus era sinceramente preoccupato per Alec. Giorno dopo giorno, si accorgeva di quanto fosse buono quel ragazzo e di quanto quel mondo non facesse davvero per lui. Non si parlavano molto, però a Magnus piaceva la sua voce dolce e profonda, gli piaceva come si inginocchiava accanto ai bambini che stavano imparando a tenere in mano un arco, gli piacevano le occhiate sfuggenti che gli regalava. Dopo quel bacio, i due sposi non erano più toccati, ma la sera a Magnus piaceva conversare con Alec, improvvisando anche qualche parola in dothraki. Alec lo ascoltava sempre incuriosito e sorrideva quando storpiava qualche parola e quando lo faceva Magnus si sentiva letteralmente sciogliere. Forse provava davvero qualcosa, per quel giovane. Era diverso da come se lo era immaginato, diverso da chiunque altro avesse mai conosciuto.
Poi giunse il giorno della rivolta. Doveva essere mezzogiorno, quando avvenne. Magnus era con Emma, perché voleva imparare a maneggiare bene una spada e lei sembrava molto esperta. Mentre si allenavano, Tessa e Clary accorsero da loro.
- Khal Magnus! – strillò la rossa – Khal Alec ha dato l’ordine di portarti in un luogo sicuro.
- Che succede? Dov’è Alec? – domandò preoccupato Magnus.
- Alcuni membri del khalasar, i compagni d’armi dei nostri re, sono insorti. Khal Alec e khaleesi Izzy stanno cercando di contrastarli… - spiegò Tessa, ma proprio in quel momento, un gruppo di quattro guerrieri si scagliarono su di loro. Tre dei soldati insorti si occuparono delle schiave: Emma e Clary sapevano più o meno maneggiare una spada, ma Tessa era nella stessa condizione di Magnus. Lui afferrò Fuoco, la spada che gli aveva donato Alec e da cui non si separava mai, e la puntò con entrambe le mani verso il quarto uomo, che si stava avvicinando a lui. Quello rise, aveva capito che Magnus non sapeva cosa farci, con quella spada.
- Tu deviato, tu giocattolo nostro khal malato! Tu morto! – borbottò in una stentatissima lingua comune. E si avventò contro di lui, l’ahrak macchiato di sangue stretto in pugno. Magnus si spostò poco prima che la falce si conficcasse nel terreno. Scivolò di lato e colpì di piatto il suo aggressore sulla schiena, facendolo cadere a terra. Si guardò attorno e vide Emma infilzare da parte a parte un guerriero che si stava avvicinando troppo a Tessa. Gli altri due giacevano ai piedi della piccola Clary, che ansimava per lo sforzo. Magnus non pensò più a nulla. Corse via, incurante delle grida delle sue amiche che gli urlavano di fermarsi. Doveva trovare Alec, doveva salvarlo. Non capiva perché si sentisse così protettivo nei suoi confronti – in passato avrebbe sfruttato quel momento di anarchia per scappare. Poi vide la khaleesi sferzare verso il cielo una lunga frusta nera. Strillò qualcosa in dothraki, che Magnus capì a malapena, poi colpì i soldati che le si erano rivoltati contro con la frusta. Uno di loro scartò di lato e si buttò a peso morto su di lei, ma prima che potesse raggiungerla una freccia gli si piantò nella schiena. Magnus sollevò lo sguardo verso l’alto e vide il marito, appostato su una roccia. Lanciava dardi contro qualunque cosa si muovesse. Non sembrava ferito gravemente e i suoi occhi azzurri lampeggiavano.
- Alec! – lo chiamò Magnus, che realizzò soltanto dopo di aver compiuto una sciocchezza. Alec si girò verso di lui e sgranò gli occhi. Ad una velocità impressionante, estrasse una freccia, prese la mira e tirò. Magnus si girò e vide che uno degli insorti stava per piantargli la punta dell’ahrak nella schiena. Alec saltò giù e abbandonò l’arco, brandendo il suo ahrak.
- Stai bene? – gli chiese appena raggiunse Magnus. Gli prese il viso tra le mani, come a controllare eventuali danni.
- Sì, io…
- Non c’è tempo, Magnus. Scappa, nasconditi in un luogo sicuro. Verrò a cercarti, te lo prometto. Ora va’. – disse solennemente Alec e Magnus scorse il quel ragazzo timido e dolce una volontà di ferro. Aveva realizzato solo in quel momento di aver sposato un vero khal.
Lui e le ragazze si erano nascosti, lontano dal resto della tribù. Restarono in una grotta per tre lunghi giorni, l’acqua necessaria a sopravvivere garantita da una piccola sorgente. Il quarto giorno, Magnus cominciò a temere che non avrebbe più rivisto il suo khal. Non avrebbe più potuto parlargli, osservare il rossore sulle sue guancie e i suoi bellissimi occhi. Si portò una mano al petto, prostrato da quell’improvviso vuoto dentro di sé. Alec se n’era andato. Poi dei passi veloci, silenziosi, lo riscossero dai suoi pensieri. Una voce lo stava chiamando.
- Khal Magnus! Magnus!
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Magnus uscì correndo dalla grotta e appena lo vide il suo cuore si riempì di gioia. Alec gli corse incontro e si incontrarono a metà strada, abbracciandosi come se non volessero più lasciarsi andare.
- Khal, il mio khal… - mormorava come un mantra Alec, mentre, col viso premuto contro la spalla di Magnus, respirava l’odore della pelle dell’altro.
- Hai mantenuto la promessa. – esclamò felice Magnus, accarezzando i capelli dell’altro.
- Io mantengo sempre le mie promesse. E poi non avrei mai potuto perderti. Mai. – si staccò appena da lui, solo per poterlo guardare in viso – Come potrei perdere la mia luce?
Magnus trattenne a stento le lacrime e nascose nuovamente il viso nell’incavo del collo dell’altro, per non fargli vedere i suoi occhi lucidi.
 
Erano tornati all’accampamento. Il khal e la khaleesi erano da lungo tempo impegnati in una riunione e Magnus, congedate le sue ancelle, si era sdraiato tra le pelli di meta-lupo. I Dothraki erano migrati al Nord per discutere un affare con gli Stark di Grande Inverno – qualcosa che riguardava i confini, probabilmente. A Magnus non importava. Voleva solo che il suo khal tornasse da lui, che lo stringesse tra le braccia come aveva fatto quel giorno. Magnus chiuse gli occhi e sospirò. Non poteva crederci. Si era innamorato. Sperava solo che il marito ricambiasse il sentimento, perché altrimenti il dolore sarebbe stato troppo grande e non avrebbe nemmeno potuto andarsene. Dove sarebbe potuto andare? Come poteva tornare a Pentos? Il viaggio sarebbe stato impossibile e poi… non voleva lasciare Alec. Non voleva perdere la sua luce. La tenda si scostò ed entrò Alec, esausto e con varie ferite sul petto nudo. Magnus si sollevò sui gomiti, mentre Alec si sdraiava accanto a lui. Spostò il peso del corpo su un braccio solo e lasciò una carezza sul volto contratto del khal. Quest’ultimo lo guardò con meraviglia, come se non si fosse aspettato un simile comportamento.
- Magnus…
- Mio signore. Hai dato prova di grande coraggio. – asserì Magnus.
- Ho fatto solo quello che dovevo. – si strinse nelle spalle – Dovevo stare a fianco di mia sorella e l’ho fatto.
- Ciò non toglie che hai dimostrato il tuo valore nel miglior modo possibile. Sei diventato un eroe.
Un sorriso amaro si dipinse sul volto del khal, che si alzò bruscamente in piedi. Si passò le mani tra i capelli e li tirò indietro, come per punirsi.
- Sai perché c’è stata la rivolta? – domandò con voce aspra.
- No… - scosse la testa Magnus, per la prima volta davvero incerto e timoroso.
- Perché la mia gente non mi vuole come khal, perché sono un deviato. Io non sono degno di essere un khal. – sbottò Alec – Io ho sempre saputo di essere diverso. Ma non immaginavo che per il mio popolo la cosa fosse così oltraggiosa. La persona che amo non centra niente col mio regno. Però alcuni uomini del nostro khalasar mi definivano deviato, malato. Sarebbe stato meglio se mi fossi fatto uccidere, così i Dothraki non avrebbero più sofferto a causa mia.
- Cosa stai dicendo? – chiese incredulo Magnus.
- Zitto. – sibilò bruscamente il khal – È così, Magnus. Non negarlo. Il solo motivo per cui non ho permesso al khalasar di portare giustizia è stato perché sono egoista. Non voglio lasciare questo mondo, la mia gente, mia sorella, mio marito.
Magnus colse il tremore nella voce dell’altro e si alzò. Indossava solo i pantaloni, così prese una coperta di pelle di meta-lupo e se la strinse al petto. Si avvicinò ad Alec, temendo che lo respingesse, ma l’altro non sembrò nemmeno accorgersi di lui, che gli faceva scivolare la coperta sulle spalle, in modo da coprire entrambi.
- Alec, tu sei un ottimo khal. E il tuo popolo… capirà, prima o poi. Non importa chi ami, resterai sempre un grande sovrano. Lo sappiamo tutti. Io lo so.
Alec sollevò lo sguardo verso di lui e arrossì notando quanto i loro corpi infreddoliti fossero vicini. Magnus posò la fronte su quella di Alec, non interrompendo mai il contatto visivo.
- Magnus… - sussurrò il khal – Aku cinta kamu.
- Che vuol dire? – aggrottò la fronte Magnus, non riconoscendo quelle parole.
- Vuol dire… - mormorò Alec, poi udì il cupo suono del corno. La luce nei suoi occhi cambiò. Si ritrasse dall’abbraccio e voltò le spalle al marito.
- Vuol dire che devo andare. – affermò con voce fredda, per poi uscire dalla tenda.
 
Le trattative con gli Stark di Grande Inverno erano riprese, dato che uno dei Dothraki era stato ucciso da uno dei figli di lord Stark, senza apparente motivo. Magnus sperava che, per una volta, i Dothraki rinunciassero alla guerra e che considerassero quella morte un incidente, come quella dei tre Dothraki morti al suo matrimonio – senza almeno tre morti, i matrimoni Dothraki erano definiti monotoni. Non poteva sopportare l’idea di una guerra, dove Alec sarebbe potuto morire. Si morse il labbro, stringendo forte la coperta al petto, immaginando che tra le sue braccia ci fosse ancora Alec. Voleva che tornasse da lui, lo voleva disperatamente. Si ritrovò a pensare a come sarebbe stata la sua vita se avesse conosciuto Alec diversamente, se Alec fosse stato un comune ragazzo di Pentos. Sarebbe stato sicuramente tutto più facile. E anche se Magnus fosse stato un Dothraki di nascita, la loro vita sarebbe stata mille volte più semplice, perché avrebbe saputo cosa fare, come aiutare Alec. La tenda si aprì nuovamente e Alec rientrò, stravolto, il viso e gli occhi in fiamme. Magnus temette per il peggio, poi vide le sue spalle rilassarsi.
- Abbiamo evitato lo scontro, ma ci è mancato poco. – spiegò, notando probabilmente l’occhiata preoccupata di Magnus – Nessuno di noi combatterà.
Magnus non poté trattenere l’esplosione di gioia che gli avvolse il petto. Lasciò cadere la coperta a terra e si gettò sulle labbra di Alec. Il khal avvolse timidamente le braccia attorno alla vita del marito, tirandolo verso di sé, accarezzandolo con dolcezza. Il bacio prese fuoco e Magnus cominciò ad esplorare quel corpo tanto desiderato, toccando ogni cicatrice, ogni imperfezione, ogni curva e spigolo. Lo amava così com’era, così era assolutamente perfetto. Alec lo fece scostare leggermente e gli prese il mento tra le dita, guardandolo negli occhi carichi di eccitazione e amore.
- Vieni con me. – gli porse la mano. Magnus la afferrò e si lasciò trascinare fuori, al cospetto del cielo. Si fece issare sul cavallo da Alec e aspettò che lui montasse a sua volta, poi lo strinse forte mentre galoppavano insieme verso un’altura lontana dall’accampamento. Quando scesero dallo stallone di Alec, Magnus chiuse gli occhi e si abbandonò completamente al suo khal. Percepì il freddo pungente del Nord lambirgli la pelle, mentre i pochi vestiti che aveva lo abbandonavano, rimpiazzati dalle dita calde di Alec. Il terreno su cui era sdraiato era gelido e umido, ma tutto quel freddo fu sostituito da un’intollerabile esplosione di calore quando Alec si unì a lui. Aprì gli occhi e vide il cielo stellato, libero dalle nuvole, non oscurato dalla fastidiosa presenza della luna. Quando Alec si accasciò su di lui, era esausto, ma i suoi occhi blu brillavano più degli astri.
- Aku cinta kamu. – gli sussurrò dolcemente all’orecchio. Magnus sorrise. Aveva finalmente capito.
- Ti amo anch’io, Alec. Ti amo anch’io.

Somewhere in time, we don't know where we are...
Ed ecco un luuuuungo crossover tra la mia saga preferita e la serie a cui mi sono appena affacciata grazie ai libri (che nerd!). Probabilmente non sono stata molto accurata con la descrizione del mondo di GoT, ma, appunto, sono nuova del fandom, quindi non fatemi uccidere dai draghi di Deny se ho sbagliato qualcosa. La verità è che cercavo un'ulteriore scusa per scrivere dei Malec.... povera me. Colgo l'occasione per augurare buone feste a tutti voi, un sereno Natale e un felice anno nuovo. Ci sentiamo nel 2015! ;)
_Alien_
  
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