Capitolo
31
E’
stato lo shopping più
stressante di tutta la mia vita. E detto da me che sono una patita dei
centri
commerciali e abituata a giornate intere di spese pazze, è
piuttosto strano.
Dopo
aver ricevuto l’invito, chiesi
subito a mia cugina se poteva accompagnarmi a comprare un abito da sera
dopo la
scuola e lei accettò. Mi venne a prendere a scuola e andammo
direttamente al
centro commerciale.
Fu
una ricerca davvero
difficile. Non volevo un semplice abito da sera. Ma proprio quell’abito. L’abito
che senti tuo
appena lo vedi. Per cui provi una specie di amore a prima vista.
Passarono
i secondi, i minuti
e infine ore a cercarlo. Ma proprio quando stavo per rinunciarci,
eccolo lì. In
tutto il suo splendore. Lo puntai come un cane punta l’osso e
mi avvicinai alla
vetrina. Era un elegante vestito di seta color blu scuro con spalline
argentate.
-Wow.
Mia cara cugina, lo
farai secco- disse Cat e ci scambiammo uno sguardo complice nel
riflesso della
vetrina.
Sì,
era assolutamente quello
giusto.
Eccoci
alla resa dei conti.
Adesso che ci sono, mi sento agitata.
Mia
cugina capendo il mio
stato d’animo, prese la mia mano tremante.
-Stai
tranquilla. Andrà tutto
bene- mi disse.
Le
sue parole mi lasciarono
in uno stato di confusione totale. Che voleva dire? Era lei quella che
si
doveva chiedere il motivo del mio nervosismo. Insomma, era bizzarro che
io
fossi così per una festa. Sia Catherine che David non sanno
del piano di
Marcus. Vero?
Non
ebbi tempo di pensarci
troppo a lungo che sentii lo sguardo di qualcuno addosso. In molti si
erano
girati a guardare me e i miei cugini appena entrati e non li biasimavo
proprio.
Cat era bellissima nel suo stupendo abito viola con una spallina fatta
di fiori
di gemme che scendeva di lato all’altezza della vita.
Anche
David era stupendo nel
suo smoking nero. Se non era mio cugino, ci avrei fatto sicuramente un
pensierino. E sì, lo ammetto. Da piccola, avevo avuto una
cotta per lui.
Tutti
quegli sguardi mi
mettevano a disagio, mi interessava lo sguardo di una sola persona in
quella sala.
Ed eccolo là. In tutta la sua maledetta bellezza virile. Era
affascinante come
sempre e in quel momento stava guardando proprio me con uno sguardo
perso.
Forse era già ubriaco.
Con
la maschera non mi aveva
sicuramente riconosciuto mentre io lo avevo capito che era lui dalla
prima
occhiata. I maschi sono sempre così idioti.
Rimanendo
con quella faccia
da ebete, mi raggiunse e si presentò. Dongiovanni da
strapazzo. Non sa che sono
io ma ci prova comunque. Trattenni la rabbia, dopo
gliel’avrei fatta pagare.
Accettai il suo invito a ballare e mi lasciai trasportare in mezzo alla
pista
con tutti gli altri ospiti danzanti.
Mi
era mancato tantissimo.
Prima quando mi aveva baciato la mano, mi era corso un brivido lungo la
schiena.
Questa sera gli avrei fatto cambiare idea su di noi. Lo giuro su me
stessa.
Non
uscì più una parola tra
noi. Anche una sola avrebbe potuto rompere l’incantesimo
intorno a noi due che
ci estraniava dal mondo esterno. Mi prese per un fianco e per la spalla
per
cominciare il valzer. Un ballo che odio ma che ho dovuto imparare
in… cinque
ore! Sì, avete capito bene, cinque dannate ore. Cosa mi
tocca fare per amore.
Le
note, la musica mi inebriò
e ballai sentendomi come tra le nuvole. Era una sensazione bellissima.
Per
tutto la danza non abbiamo fatto che guardarci negli occhi. Quegli
amati occhi
ambrati.
-Raf-
sentii uscire dalle sue
labbra ed io sentii un tuffo al cuore. Mi aveva riconosciuto?
-Come…
scusi?- gli chiesi
sforzandomi di sorridere disinvolta ma sentii che stavo tremando.
Lui
si fermò facendo fermare
anche me in mezzo alla sala.
-Sei
proprio tu, Raf?-
Me
lo chiese con uno sguardo
talmente intenso e pieno d’amore che non riuscii
più a continuare quella falsa.
Delle lacrime cominciarono a uscirmi, le sentii scendere sulle guance.
-Sulfus…
io…- ma non potei
dire altro che lui mi strinse a sé. Io annegai nel suo
abbraccio dando sfogo
alle mie lacrime e non mi importava che c’era tutta quella
gente a guardarci.
Chiusi
gli occhi assaporando
ancora di più il suo calore ma quando li riaprì,
vidi in lontananza Kabalè. Era
sempre bellissima, sembrava un’oscura dea del caos con il suo
provocante ed
elegantissimo abito nero e il trucco un po’ pesante. E in
quel momento ci stava
guardando con uno sguardo carico di odio e gelosia. Stava per venire
verso di
noi quando vidi i miei cugini fermarle la strada e che cercavano di
distrarla
da fare una scenata.
A
un certo punto, sentii
Sulfus irrigidirsi come se si fosse accorto solo ora di quello che
aveva fatto.
Si staccò da me e mi guardò sconvolto.
-Scusami.
E’ stato un attimo
di debolezza- disse con voce roca.
Cosa?
Te lo faccio vedere io
un attimo di debolezza. Sono stanca delle sue paranoie e di piangere
per lui.
-Sulfus…-
cominciai ma lui,
dopo un ultima occhiata piena di tormento, mi lasciò
lì per andarsene di fuori
in terrazza.
Ma
di solito non sono i
maschi a rincorrere le gentil donzelle? Com’è che
le parti si sono invertite?
Non è proprio come ho letto nei romanzi d’amore.
La mia storia è decisamente
più complicata.
-Che
fai ancora qui? Vai da
quello stronzo- disse una voce alle sue spalle. Una voce amica.
Anche
Gas era presente come
invitato e mi sorrideva incoraggiante.
Annuì
decisa e andai da lui.
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Niente
panico, niente panico.
Continuai a dirmi mentre fuggivo - sì, lo ammetto,
è una vera e propria fuga –
verso la terrazza. Avevo bisogno di prendere un po’
d’aria, cazzo. Ma da quando
sono diventato così rammollito? Stringendola a me capii che
era lei. Non poteva essere
nessun’altra.
Solo lei riusciva a farmi sentire così, a provocarmi questi
sentimenti. Penso,
in cuor mio, di averla riconosciuta già al primo sguardo
stasera ma ero stato
talmente preso dalla sua bellezza da non accorgermene subito che era
sicuramente lei. L’unica
in grado di
farmi battere il cuore a mille.
Ho
perso il controllo e l’ho
stretta a me di fronte a tutti gli invitanti. Già non me ne
importava un cazzo
di chi c’era alla festa e ancora meno me ne è
importato quando l’ho abbracciata.
Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che
l’avevo toccata.
Arrivai
in terrazza e feci un
bel respiro profondo. Sì, Sulfus. Inspira e espira, inspira
e espira.
-Sulfus-
mi chiamò la voce
più melodiosa del mondo. Ok, sono completamente andato.
-Che
ci fai qui? Torna dentro
che fa freddo- le dissi senza nemmeno voltarmi a guardarla.
-No,
non me ne andrò. Non sarai
mai più solo, Sulfus- disse e sentii dal rumore dei tacchi
che si stava
avvicinando a me. Conoscendola le staranno facendo un male cane.
-Non
ti avvicinare!-
Lei
non mi diede retta e a un
tratto mi sentii stringere da dietro. Vidi le sue braccia avvolgermi e
sentii
il calore che emanava, nonostante l’aria fredda intorno a noi.
Era
quasi estate eppure per
me era sempre stato inverno. Il freddo e il buio hanno regnato per anni
dentro
di me. Ma ora c’era lei e
il suo
meraviglioso calore, lei era la
mia
luce.
-Ti
prego… ti prego… basta
scappare- mi disse con il volto chino sulla mia schiena. Dalla voce
rotta capii
che stava piangendo. Merda!
-Raf…
non posso…-
-Sì
che puoi! Io ti amo,
cazzo! Non voglio perderti-
Sbaglio
o aveva appena detto cazzo?
Nonostante la situazione, mi
spuntò un sorriso.
-Che
fine ha fatto il mio
angelo biondo? E’ stato cacciato dal paradiso e ha trovato
riparo tra i volgari
demoni dell’inferno?-
-Quell’angelo
non è mai stato
un angelo. Solo una donna comune che ama un uomo comune- mi rispose
staccandosi
da dietro di me per fronteggiarmi e guardarmi dritto negli occhi.
-Ti
amo anch’io, donna
comune. Ma… ho paura. Odio ammetterlo ma ho paura di quello
che può succedere
in futuro. Hai rubato il mio cuore e hai anche il potere di spezzarlo
se un
giorno ti stancherai di me- la guardai affranto.
-Non
mi stancherò mai di te,
Sulfus. E’ vero, non sappiamo cosa può riservarci
il futuro ma so che adesso ti
amo tantissimo a tal punto da rischiare il tutto per tutto per stare
con te. So
che sei rimasto scottato già una volta però io
non sono loro e te lo
dimostrerò. Lascia che ti dimostri il mio amore!- disse
prendendomi il viso e
accarezzarlo. –Dacci una possibilità-
Darci
una possibilità… cosa
posso rispondere…
Ma
senza darmi il tempo per
riflettere ancora, sentii le sue labbra premute sulle mie. A quel
punto, niente
aveva più importanza. Potevo anche dimenticarmi del mondo
esterno e rimanere
così per sempre, con lei accanto.
Approfondii
il bacio e
introdussi la lingua assaporando ancora di più
quell’attimo di amore e
passione. Aveva ancora molto da imparare sui baci ma io ero ben
disposto a
insegnarle ogni cosa.
Mise
le sue braccia intorno
al mio collo e si strinse di più a me. Sentii il suo seno
premuto sul mio petto
e le presi i fianchi avvicinandola ancora al mio corpo. Tutto
ciò mi mandava
sempre più in estasi e non sapevo quanto avrei resistito.
-Amami,
Sulfus- sussurrò
inebriata dal bacio.
Due
parole e cedetti
completamente.
-Sì,
Raf- la baciai ancora. –Sei
mia- un altro bacio. –Solo mia-
Continuai
quella raffica di
baci scendendo sul collo e sulle spalle. Avevo lottato invano. Non
c’era
rimedio al mio amore per lei.
Durante
quelle effusioni, la
spinsi delicatamente al muro e la mia mano scivolò sotto la
sua gonna alzandoglielo
fino ai fianchi. Le accarezzai una coscia procedendo a stuzzicare la
sua
scollatura con i baci ma quando avvicinai la mano all’interno
coscia, vicino alla
sua femminilità, sentii quanto era bagnata per me. Santo
Cielo!
Questo
mi riportò alla
realtà. No! Non potevo farlo, non qui. Era vergine, cazzo.
Non potevo
permettere che la sua prima volta fosse su un freddo muro. Complimenti,
Sulfus,
sei proprio una bestia.
-No,
aspetta Raf. Non
possiamo farlo qui- dissi con voce roca staccandomi, con grande
difficoltà e
rammarico, dal suo corpo voglioso. Ero molto eccitato ma il mio
amichetto in
basso avrebbe aspettato.
-Perché
no? Io ti voglio-
disse. Oh no! Non guardarmi così, ti prego. Così
desiderosa e sensuale…
-Anch’io
ti voglio da morire
ma meriti di meglio come prima volta, angelo mio-
-Sulfus,
a me va bene
qualsiasi posto, basta che sia con te- disse cercando di
riabbracciarmi. Io
indietreggiai.
-No,
per favore. Almeno per
una volta voglio fare le cose per bene- sospirai per riprendermi pian
piano. –Vieni
con me- le dissi e prendendola per mano la trascinai con cautela al
piano
superiore verso la mia camera stellata. Lì sarebbe stato
perfetto.
-Sono
alla tua mercé, mio
diavolo- mi disse sorridendomi provocante ed entrammo nella stanza.
Al
diavolo tutti quanti,
quella notte si sarebbero amati e nessuno gliel’avrebbe
impedito. Io ero suo e
lei era mia. Nessun altra cosa era importante.
Continua…
Ce
l’ho fatta! Ce l’ho fatta!
Ho aggiornato prima di Natale, yuppi! Che ne pensate? *-* Nel prossimo
chappy
ci sarà senza dubbio una scena hot. Moderata per via del
rating arancione,
casomai in futuro provvederò a fare una one-shot a parte
dove approfondirò la
scena. Poi vedremo. Ho voluto a tutti i costi aggiornare adesso per
regalarvi
appunto questo capitolo come augurio di Buone Feste. Spero abbiate
gradito e
scusatemi se la scena in terrazza vi ha un po’ deluso, devo
ancora migliorare
nel descrivere le scene di passione. E a proposito di descrizioni,
eccovi i
vestiti di Raf e Cat alla festa.
Raf:
http://i.imgur.com/KdeSG4u.jpg
Cat:
http://i.imgur.com/FOCQA7E.jpg
Mi
sembra di aver detto
tutto. Buone Feste a tutti! Alla prossima <3