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Autore: Korin no Ronin    23/12/2014    1 recensioni
Sono molto affezionata a questa ff, benchè l'abbia lasciata triste e abbandonata per tanto tempo; proprio per questo potrebbero esserci discrepanze nello stile tra un capitolo e l'altro.
Questa storia ripercorre i fatti che legano Seishiro e Subaru e tenta di spiegare il mutamento impercettibile e continuo che alla fine a portato un Sumeragi ad accettare il compito di un Sakurazukamori; diciamo che ho pilotato un po' le cose^^ e che sono andata oltre quello che è il punto in cui il manga è arrivato; non è una AU, ho solo sfruttato tutto quello che le autrici hanno lasciato in qualche modo in sospeso, almeno secondo la mia opinione. Ho cercato di mantenere intatto il carattere imprevedibile e frizzante di Hokuto, con qualche siparietto che richiama lo stile di Tokyo Babylon.
Il rating oscilla tra il giallo e l'arancione, sarà rosso solo per il ventunesimo capitolo
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Hokuto Sumeragi, Seishiro Sakurazuka, Subaru Sumeragi
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Titolo: Hokuto’s project:Challenge
Pair: Seishiro x Subaru
Rating:  giallo
Disclaimers: i soliti, le CLAMP possiedono tutti i diritti relativi alla loro opera e non ho un tornaconto economico per quanto scrivo. Ma la soddisfazione di fare quello che voglio con i loro personaggi non ha prezzo ;P
 
 
Challenge
 
 
Era una nottata splendida, limpida e gelida, una di quelle notti invernali in cui il desiderio di passeggiare nel silenzio ispirato della luna diventava molto più di un semplice capriccio.
Subaru appoggiò i gomiti sull’elegante parapetto di ferro battuto, soffermandosi per un attimo ad osservare la tremula striscia argentea che illuminava l’acqua. e infine lasciò errare lo sguardo sul vago panorama notturno.
Dalla riva opposta del lago ammiccavano le luci ordinate delle strade e degli sciami luminosi aggrappati ai fianchi delle alture, disegnando un bizzarro mosaico che tremolava a causa del vento leggero. Ancora più lontano, i profili delle montagne rilucevano debolmente illuminati dalla luce fredda che si rifletteva sulla neve.
Sospirò profondamente. Non riusciva a trarre conforto nemmeno dalla bellezza di quella notte, anzi nel silenzio rotto appena dall’infrangersi delle onde gli parve che i suoi pensieri gridassero ancora più  forte.
Alzò lo sguardo sulla luna. In momenti come quello il dolore per la morte di Hokuto sapeva ripresentarsi con la stessa violenza del momento in cui ne aveva preso coscienza.
Si morse il labbro inferiore. La sua adorata sorella era la persona che gli era stata più vicina in assoluto e che era riuscita a comprendere cose che nemmeno lui stesso si era accorto di pensare.
O desiderare.
Aveva creduto per anni che Hokuto fosse l’altra metà del suo spirito e ciò non dipendeva dal fatto che fossero identici. Era forte, determinata e frizzante, tutte doti che le aveva invidiato profondamente. Aveva fatto affidamento sul fatto che ci sarebbero sempre stati, sia lei che l’uomo meraviglioso che allora riusciva a lenire il suo perenne senso di inadeguatezza. Per il breve arco di tempo in cui aveva avuto entrambi, la sua vita finalmente gli era parsa utile e importante, ma dopo averli persi, uno dopo l’altro, non gli era rimasto altro che il dolore e quel lacerante senso di incompletezza che non lo avrebbe abbandonato per il resto dei suoi giorni; insieme alla colpa di non sapere strangolare quell’amore maledetto che lo stava spingendo lungo una via senza ritorno. Nascose il viso in una mano, sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime che già gli bruciavano gli occhi.
-Seishiro.- bisbigliò.
 
*******
 
L’assassino piegò all’insù un angolo della bocca, tuttavia non abbandonò le ombre notturne che lo nascondevano. La sua preda, così persa nei suoi pensieri cupi e dolorosi, non aveva nemmeno avuto cura di assicurarsi di essere sola.
Il ghigno si trasformò in un sorrisino crudele.
Seguirlo, coglierlo di sorpresa, in poche parole cacciarlo, erano piaceri di cui avrebbe sentito la mancanza, ma nemmeno quello avrebbe cambiato la sostanza delle cose. Subaru era suo, di lui gli apparteneva tutto, e il fatto che inseguirlo e provocarlo riuscisse a scacciare la noia non lo rendeva diverso da tutti gli altri suoi trofei; anche se, innegabilmente, provava per lui un certo e non trascurabile trasporto. Pura e semplice attrazione fisica, non aveva mai avuto ragione di dubitare che fosse qualcosa di diverso; l’avvenenza di Subaru era straordinaria, e lui aveva sempre apprezzato le cose belle.
Fece qualche passo avanti, lentamente, senza abbassare la blanda barriera che aveva eretto intorno a sé. Si fermò ancora qualche attimo ad osservare le spalle curve del Drago del Cielo e ad assaporare il senso di afflizione che trasmettevano. Con un gesto meccanico si sistemò il nodo della cravatta.
Era il momento giusto per cominciare a giocare.
 
*******
 
Un suono lieve, eppure acuto e fastidioso tagliò l’aria, indicandogli il lento aprirsi di una crepa nel sottile scudo che lui erigeva come esclusiva difesa personale.
Subaru strinse le labbra e tornò a fissare lo sguardo sul panorama. Tentare di andarsene era inutile: quando si lasciava notare era già troppo tardi per sfuggirgli.
Sentì i muscoli del viso tendersi in un’espressione dura. Lo odiava, dal profondo dell’anima, ma ancora di più detestava il sottile senso di sollievo che gli offriva la sua presenza, perché desiderava la sua compagnia, disperatamente, tanto quanto desiderava strapparsi dal cuore quello che provava per lui.
I passi di Seishiro risuonarono sul selciato. Avanzava lentamente, con le mani affondate nelle tasche dell’impermeabile scuro e un sorriso ironico sul viso. Ormai non si dava più nemmeno la pena di mostrare la gentilezza che non possedeva. In silenzio fece scivolare una mano lungo le spalle della sua preda.
Il cuore del suo avversario accelerò bruscamente. Seishiro sorrise di nuovo. Era un cacciatore, poteva percepire senza difficoltà l’odore dell’ adrenalina che scorreva nel sangue, e non c’era nulla che potesse inebriarlo di più.
Il Drago del Cielo tuttavia continuò a guardare di fronte a sé. L’assassino arcuò un angolo della bocca, divertito dal proposito di ignorarlo e con la mano sinistra, lentamente, gli carezzò la pelle della gola.
Subaru si morse l’interno della bocca. Quelle dita sembravano scottare come il fuoco dell’inferno che sapeva di meritare e in preda all’odio, all’amore, alla collera contro se stesso per non riuscire a dominarsi, cominciò a tremare leggermente.
Il Drago della Terra invece socchiuse gli occhi, vagamente contrariato. Quello che percepiva non era l’odore della paura, e questo non era previsto.
Con un gesto brusco lo tirò contro di sé, stringendogli le spalle con un braccio, poi chiuse le dita della mano destra sul suo mento e lo costrinse a riversare indietro la testa, contro la sua spalla. Il viso di Subaru rimase impassibile, gli occhi persi nel vuoto anche se persino alla fioca luce dei lampioni era facile accorgersi del loro lucentezza.
La lieve contrarietà dell’assassino si trasformò in irritazione.
Un atteggiamento tanto remissivo rovinava completamente il suo divertimento; così, per porre rimedio a quella situazione fastidiosa, si chinò e chiuse i denti sulla sua gola, ottenendo finalmente un gemito soffocato.
Un angolo della sua mente gli suggerì che sarebbe stato interessante aumentare la pressione fino a lacerare la pelle, poi l’arteria che pulsava contro le sue labbra e infine annegare i sensi nel sapore del sangue. Era una prospettiva allettante, ma da tempo aveva deciso di rinunciarvi: sarebbe finito tutto troppo in fretta.
Con un gesto rapido circondò con il braccio destro la vita del suo opposto e lo schiacciò contro di sé.
-Tu sei mio.- gli sussurrò -Lo sai vero?-
-Sì.-
-E ti lascerò vivere solo fino a che ne avrò voglia.-
-So anche questo.-
La voce si Subaru era bassa, poco più di un sussurro e priva di qualsiasi inflessione. L’assassino storse le labbra in una smorfia di disappunto. Quel modo di fare, distaccato e indifferente, aveva in qualche modo il potere di urtarlo. Voleva una reazione da parte, sua ma la sua preda era tornata a guardare lontano, continuando a rimanere inerte contro di lui.
Lentamente sul viso di Seishiro si disegnò lo stesso ghigno soddisfatto e malevolo del giorno in cui aveva stipulato unilateralmente il loro accordo.
Gli sfiorò le labbra con la punta delle dita.
-Costringimi. - propose in un sussurro.
Finalmente il Drago del Cielo girò appena la testa verso di lui.
-Assoggettami e io ti porterò rispetto. -continuò.
L’assassino lo liberò dalla stretta scostandosi appena, quasi a ricordargli ancora quanto la sua esistenza dipendesse da un suo capriccio; strinse le dita intorno ai suoi avambracci, e non appena riconobbe i punti in cui le ossa erano state fratturate non seppe resistere alla tentazione di insinuarvi il suo potere, e si compiacque nell’udirlo gemere per la sorpresa e il dolore
-Fammi provare riverenza e timore nei tuoi confronti. - disse in tono calmo, poi posò dolcemente le labbra dietro il suo orecchio- Scommetti con me ancora una volta.-
Con delicatezza abbassò le mani ad intrecciare le proprie dita a quelle del suo opposto.
-Se vincerai ti darò la mia vita, o pronuncerò per te un nuovo giuramento e allora potrai avermi. Incondizionatamente. -
Scandì lentamente l’ultimo termine e poi tacque, solo una breve pausa perché le sue parole potessero acquistare la giusta importanza.
-In caso contrario io ti ucciderò.-concluse.
Subaru socchiuse gli occhi. Gli stava proponendo un patto paradossalmente conforme sia al suo dovere che ai suoi desideri. Era crudele. Qualsiasi strada avesse scelto non si sarebbe mai liberato dal senso di colpa e dalla solitudine e questo il suo opposto lo sapeva bene, come sapeva anche che il desiderio di proteggere Kamui dal suo stesso destino gli avrebbe impedito di lasciarsi uccidere inutilmente. Soffocò un sospiro. Era stanco delle sue provocazioni, del suo modo di fare, dell’arrogante certezza di conoscerlo così bene da potersi permettere qualsiasi sfida senza rischiare nulla. Forse.
-Stai attento, potrei anche decidere di accettare.-
Il piglio sicuro, venato di sfrontatezza, con cui le parole gli sfuggirono dalle labbra riuscì a sorprendere perfino lui stesso ma tutto ciò che gli fu dato di udire fu una risata che vibrò contro il suo collo. Lieve, discreta, vuota. 
-Allora dimostramelo.- si sentì sussurrare.
L’assassino sciolse le dita dalle sue e lo lasciò voltare perché lo guardasse. Gli afferrò il mento con una mano e si chinò su di lui, le labbra piegate in un sorrisino provocatorio.
-Dimostramelo. - ripeté, sussurrando a un soffio dalle sue labbra.
Subaru arretrò bruscamente, liberandosi con un gesto improvviso. Il suo opposto invece ridacchiò, apparentemente divertito poi gli diede le spalle e si allontanò con calma, senza più voltarsi.
Di nuovo solo, il Drago del Cielo tornò ad appoggiarsi al parapetto.
Si sfiorò la gola e sentì ancora sotto le dita i piccoli incavi che i denti gli avevano impresso nella pelle. Aveva voluto lasciargli un altro marchio, come se quelli che vedeva continuamente non fossero stati sufficienti a ricordargli quanto era accaduto.
Un giorno gli avrebbe restituito il favore.
Ridacchiò nervosamente. Simili pensieri non erano da lui. O forse non era vero, forse era semplicemente stato troppo preso a dare di sé un’immagine distorta, rassicurante e conforme a quanto ci si aspettava da lui per soffermarsi realmente a riflettere su quale sarebbe stato il suo comportamento se fosse stato libero dalle costrizioni che il suo ruolo, la sua educazione e la sua famiglia gli avevano imposto.
Era orribilmente ironico che la visita di un Sakurazukamori riuscisse a farlo riflettere a quel modo.
Si strinse nell’impermeabile, accorgendosi all’improvviso del freddo pungente. Affondò le mani nelle tasche e le trovò vuote. Probabilmente si era dimenticato le sigarette da qualche parte; ultimamente era distratto, preoccupato da pensieri che non riusciva a sentire come propri e da sogni che non riusciva a ricordare; inoltre, mai come in quel periodo, si era soffermato a pensare al suo tormentato rapporto con Seishiro.
Sospirò di nuovo, profondamente, e si incamminò lungo il marciapiede. Avrebbe potuto continuare a riflettere e torturarsi fino all’alba e non sarebbe comunque venuto a capo di nulla. Aveva passato decine di notti a quel modo e la conclusione era sempre stata la stessa: lo amava, irrimediabilmente, con la stessa intensità con cui l’odio gli avvelenava l’anima. Era una contraddizione che non gli lasciava scampo, con cui avrebbe dovuto vivere fino alla fine dei suoi giorni.
Si fermò all’improvviso, maledicendo il sobbalzo del suo cuore: Seishiro era ancora lì, appoggiato alla balaustra, sotto il cono di luce azzurrina di un lampione. Gli gettò appena un’occhiata, con un’espressione vagamente compiaciuta poi, mentre gli si avvicinava, accese con la propria una seconda  sigaretta; non una Mild Seven ma un’altra delle sue e con gesto di estrema familiarità la fece scivolare fra le labbra del suo nemico. Con un lieve cenno del capo, infine, lo invitò a passeggiare lungo la sponda del lago.
Subaru gli gettò un’occhiata sospettosa, valutandolo con attenzione, ottenendo il lieve sorriso che l’assassino utilizzava quando decideva di sancire una sospensione delle loro ostilità. Scosse la testa, rimproverando aspramente la propria debolezza; infine si avviò in silenzio al suo fianco, soffocando domande che comunque non avrebbero avuto risposta, e mettendo a tacere il suo orgoglio.
L’indomani forse lo avrebbe ucciso, ma per una notte ancora voleva concedersi il peccato di illudersi che forse persino il loro futuro non era stato ancora deciso.*
 
 
*******
 
*  Ho arbitrariamente deciso che la rivelazione di Kotori sia di pubblico dominio
 
 
 
  
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