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Autore: Maty66    23/12/2014    6 recensioni
E’ Natale anche a Colonia ed in casa Gerkan fervono i preparativi, ma qualcuno è pronto a rovinare la festa… o forse no?
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Semir Gerkan, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ben, Semir e i regali scomparsi di Maty66 e ChiaraBJ.
 
Nevicava già da parecchie ore e la coltre bianca aveva coperto ormai quasi ogni cosa, donando alla città di Colonia un’atmosfera magica, tipicamente natalizia.
Ben scese dall’auto, e dimenandosi come una specie di equilibrista sbilenco, riuscì a prendere tutti i pacchi e pacchetti dal portabagagli.
Arrivato alla porta della piccola villetta si pose però il problema di come  suonare al campanello.
Mentre si arrovellava su quale parte libera del corpo  tentare di utilizzare allo scopo (piede, naso, fronte), magicamente la porta si aprì e comparve un sorridente Semir.
“OH OH, buongiorno Babbo Natale!!!”
“Aiuto…” balbettò Ben ondeggiando sotto il peso dei pacchetti.
“Shhh… che Lily ti sente. E’ di sopra… lo sai che lei crede ancora a Babbo Natale”
“Potresti anche aiutarmi…” sbuffò il più giovane, poggiando i pacchi a terra.
“Ma che hai fatto, svaligiato i negozi?” fece Semir prendendo uno dei pacchi e agitandolo per sentirne il contenuto.
“Stai fermo, quello è per Lily… non sai quanto ci ho messo per trovarlo. Pare che tutte le bambine non vogliano altro per Natale”
Semir lo guardò con invidia.
“Vuoi dire che hai trovato ‘Sbrodolina De Luxe’? Io e Andrea abbiamo girato inutilmente tutti i negozi di Colonia, bisognava ordinarla almeno due mesi prima”
“Beh, si vede che tuo padre non ha costruito il Toys Center di Berlino…” sorrise  Ben sistemando i regali in posizione nascosta sotto l’albero.
“Raccomandato. C’è qualcosa anche per me?” fece Semir  sbirciando gli altri regali.
“Forse. Sei stato molto buono quest’anno?”
“Certo. Ti sopporto, basta dire questo…”
“Ah ah…  che spiritoso” ridacchiò ironico Ben, mentre andava incontro ad Andrea che in quel momento usciva dalla cucina.
“Ben caro… sei arrivato. Mi spiace che tuo padre e tua sorella non vengano stasera”
Ben sorrise amaro. Il padre e la sorella con il marito avevano preferito l’elegante cena dei soci della Jager all’atmosfera familiare di casa Gerkan.
 Ma Ben non aveva avuto dubbi, quella era la sua vera famiglia da oltre cinque anni.
“Zio Ben!”
La voce felice di Aida fece sorridere Ben.
“Principessa… allora pronta?”
Aida lo guardò con occhi scintillanti.
“Li hai trovati?” chiese sottovoce.
“Ma certo!  Cosa pensi,  noi musicisti abbiamo un canale privilegiato…”
“Ti adoro zio, sei supermegafantastico…”
Anche se fingeva indifferenza il discorso non sfuggì a Semir.
“Cosa state bisbigliando voi due? Non avrai mica…”
Ben si mise a guardare intorno con aria assente, mentre Semir lo incalzava.
“Erano finiti i biglietti… e poi è troppo piccola per andare ai concerti…”
“Non sono stato io… è stato Babbo Natale!”
“E’ piccola per andare ai concerti…” ripeté serio Semir.
“Infatti vado io con lei e le sue amiche… e non fare il padre  reazionario ed antiquato”
“Andrea dì tu qualcosa!” Semir si rivolse alla moglie.
“Beh, se Babbo Natale ha deciso così…” rispose la donna guardando con aria complice la figlia e Ben.
“Basta mi arrendo… siete impossibili, se vi coalizzate pure… poi però non venite da me se succede qualcosa…” borbottò il piccolo turco.
“Dai smettila di fare il nano brontolone  e vai su a prendere Lily. Se non ci sbrighiamo al mercato non troveremo più nulla e non riuscirò a fare neppure il mio famoso dolce di castagne” lo incalzò Andrea indossando il cappotto.
“Ah no…  al dolce di castagne io non rinuncio!!! Lo voglio!!!” fece Ben con aria imbronciata.
“Sì, e poi ti senti male come l’anno scorso, quando te lo sei ingozzato tutto da solo…” intervenne Semir scendendo le scale  con Lily in braccio.
“Solo un po’ di mal di pancia…”
“Zio Ben ha il mal di pancia?” chiese la bambina, guardando con gli occhioni scuri il padre.
“No, zio Ben è ingordo, e alle persone ingorde che non si sanno contenere e mangiano tanto anche la parte di torta che spetterebbe al loro migliore amico,  poi viene il mal di pancia” rispose il padre.
“Com’è che sei così acido a Natale?” chiese Ben sorridendo.
L’allegra famigliola si avviò verso l’auto.
 
 
“Potresti almeno aiutarmi a portare dentro le buste della spesa” chiese Semir quando, parcheggiata la BMW davanti alla villetta tre ore dopo, tutti scesero precipitandosi dentro.
“Chi la fa l’aspetti…” rise l’amico.
“Coraggio bambine, facciamo a chi arriva prima in cucina per rubare la cioccolata dalla busta della spesa…” urlò poi scattando verso casa seguito dalle piccole a ruota.
“Non vale sei partito prima…” urlò Aida.
Semir li guardò furibondo mentre entrava in casa con  almeno dieci buste in ciascuna mano.
“Tre figli… non due:  e il più infantile è il maschio” borbottò fra sé e sé.
Appena entrato in casa lo colse però una strana sensazione.
Apparentemente era tutto in ordine, ma Semir sapeva che c’era qualcosa che non andava.
“Andrea… hai trovato la porta ben chiusa?” chiese preoccupato mentre poggiava le buste a terra.
“Certo, come così avevo chiuso…” rispose la donna.
La prima ad accorgersene fu Aida, uscendo dalla cucina con la bocca sporca di cioccolata.
“Papà!!! Ma dove sono finiti i regali di Natale? Sono spariti!!!”
 
 
“Non è possibile, l’allarme era inserito e  sulle porte e le finestre non c’è alcun segno di effrazione…” ragionò Semir ispezionando, per l’ennesima volta, la porta d’ingresso.
“Hai chiamato Hartmut?” chiese serio a Ben, che era in piedi accanto a lui.
“Socio… è la vigilia di Natale… e poi cosa dico ad Hartmut? Che qualcuno è entrato in casa senza far scattare l’allarme e senza scardinare porte e finestre per rubare solo i regali di Natale?”
“Embè? E’ la verità… tutti i nostri regali di Natale… cosa facciamo ora?”
Semir era furibondo, anche contro Ben che sembrava conservare invece una calma olimpica, continuando a sgranocchiare grissini.
“Certo che è strano… non hanno portato via niente, televisore, gioielli, solo i regali di Natale…” ragionò il giovane,  parlando a bocca piena.
“La smetti di ingozzarti??? Coraggio andiamo fuori a vedere se troviamo qualche traccia” ordinò mettendo la giacca a vento.
“Ma Andrea mi aveva detto che potevo pulire  con il cucchiaino la pentola della crema…” borbottò Ben, non osando però aggiungere altro allo sguardo  furioso che gli lanciò il socio.
 
 
I due si avviarono fuori alla ricerca di tracce, ma dopo più di mezz’ora non avevano cavato un ragno dal buco.
“Semir… forse se andiamo in città troviamo ancora qualche negozio aperto, ricompriamo qualcosa…” propose Ben, sbattendo i piedi a terra per il freddo.
“Io rivoglio i miei regali, quelli che ho comprato…”
“Ma dai… in fondo possiamo trovare altre cose…”
“Dici??? Guarda che ti avevo preso ‘Battle of Empire’ per la PS4” fece acido l’amico.
“Cosa??? Ma come hai fatto? E’ introvabile…”
“Avevo messo l’annuncio su eBay da più di due mesi e sono arrivato sino a Düsseldorf per prenderlo…”
“Bisogna trovare i regali !!! Ora e subito!!!” fece Ben risoluto riprendendo  a fare il giro della casa.
 

“Semir… vieni un po’ a vedere qui…” Ben richiamò l’attenzione del socio.
Era accucciato vicino ad un cespuglio del piccolo giardino della villetta.
“Guarda…” indicò quando il socio arrivò vicino a lui.
“Sembrano impronte di un animale… ma sono strane…” disse Semir accucciandosi vicino a lui.
“Sai… sembrano quasi orme di una… renna… le ho viste quando sono stato in vacanza in Lapponia” ragionò Ben.
“Sì, ora  ci sono le renne che se ne vanno in giro libere nel mio giardino, al centro della città di Colonia” rispose ironico Semir.
“Vanno da quella parte,   proseguono anche oltre la recinzione, seguiamole” disse alla fine il piccolo turco avviandosi verso il piccolo boschetto alle spalle della villetta.
 
Seguendo le orme i due poliziotti arrivarono ad un grosso edificio decadente, alle spalle delle villette a schiera di cui faceva parte anche la casa dei Gerkan.
“Finiscono qui” disse Ben chinandosi a scrutare il terreno innevato.
“Il vecchio liceo… lo hanno trasformato da poco in una casa rifugio per le famiglie in difficoltà, l’ho letto sui giornali, ma pare che non abbiano i soldi per tirare avanti” fece il socio.
“Infatti, guarda in che stato è l’edificio, sta per crollare a pezzi”
“Pensi che possa essere stato uno degli ospiti?” chiese Semir guardandosi intorno.
“Non so…  può essere, ma resta da spiegare come ha fatto ad entrare in casa e soprattutto perché si è portato via solo i regali di Natale”
“Chiediamo al responsabile… forse sa qualcosa”
Semir si avviò all’ingresso dell’edificio e suonò al campanello.
Dopo poco comparve sulla soglia una bella ragazza di circa trent’anni, non molto alta, con gli occhi scuri ed i capelli castani corti.
“Salve… ispettori Gerkan e Jager della CID. Vorremmo parlare con il responsabile della struttura, per favore” disse Semir mostrando il tesserino.
Negli occhi della donna passò un lampo di preoccupazione.
“Sono io… Marcela Gloss. E’ successo qualcosa?” chiese con voce tesa.
“No, non si preoccupi volevamo solo fare qualche domanda. Ma non è un po’ troppo giovane per essere la responsabile?” chiese Semir.
“Beh… questo non è un posto molto ambito come potrà capire. E’ il mio primo incarico. Accomodatevi” disse la donna aprendo la porta per farli entrare.
 
L’interno dell’edificio era spoglio e disadorno; le mura scrostate, i mobili vecchi, il pavimento in legno che scricchiolava ad ogni passo. Tutto dava l’idea di aver bisogno d’urgente manutenzione.
Dai piani superiori provenivano voci di adulti e bambini.
“Prego vi faccio strada per il mio ufficio” disse Marcela avviandosi verso uno stretto corridoio, dove davano diverse porte.
Ben e Semir entrarono nello spoglio ufficio della giovane, rallegrato però dalle foto dei bambini appese sulle pareti. Facce sorridenti e sdentate ammiccavano qua e là in allegre cornici colorate.
Ben si fermò a guardarle come incantato.
“Sono le foto dei bambini ospiti della struttura, attualmente ne abbiamo venticinque, alcuni orfani, altri invece sono qui con le famiglie. E poi abbiamo dodici  ‘senior’, o nonni come li chiamiamo noi. In tutto i nostri ospiti sono quasi cinquanta”   spiegò la direttrice.
“In cosa posso esservi utile?” chiese poi la giovane invitando i due ispettori a sedersi.
Ora che era lì Semir si sentiva imbarazzato a parlare della vicenda.
“Beh… signorina Gloss in una villetta nelle vicinanze c’è stato un furto e nel giardino della casa sono  state rinvenute delle tracce che portavano sin qui…” disse Semir a voce bassa, mentre Ben lo guardava con un muto sguardo di rimprovero.
“Non sospetterà dei miei ospiti… è vero è gente poverissima, ma le assicuro onesta e rispettosa” si inalberò subito la giovane.
“Ma no, signorina Gloss non sospettiamo di nessuno, volevamo solo delle informazioni. Non ha notato nulla di particolare? Che so… qualcuno che è arrivato all’improvviso con dei pacchi dono? Molti… di cui uno grosso colorato…” proseguì Semir sempre più a disagio.
Marcela lo guardò perplessa.
“No.. .non mi pare…” rispose.
“E non è che, per caso, uno dei vostri ospiti ha una renna?” intervenne Ben, beccandosi un’occhiataccia da parte dell’amico.
Marcela lo guardò ancor più perplessa.
“No ispettore, qui non sono ammessi animali domestici, figuriamoci una renna”
I due poliziotti rimasero qualche secondo in silenzio.
“Bene, evidentemente ci siamo sbagliati… ci scusi tanto” disse alla fine Semir alzandosi per uscire.
Marcela li accompagnò fuori dall’ufficio, ma mentre stavano percorrendo il lungo corridoio lo sguardo di Semir cadde all’interno dell’ultima stanza sulla sinistra. Era vasta e al centro faceva mostra di sé un albero di Natale con decorazioni fatte in casa.
Ma quello che attirò l’attenzione di Semir furono i pacchetti che c’erano sotto l’albero.
Erano tutti i loro regali.
 
 “Semir calmati ci sarà una spiegazione…” fece Ben cercando di calmare l’amico che si aggirava in tondo come una tigre in gabbia.
“Spiegazione? Certo che c’è una spiegazione. Qualcuno degli ospiti di questa struttura è un ladro e ha pensato bene di rubare propri i nostri regali…”
“Ma ragiona Semir, non sono stati neppure aperti, cosa ne sapeva del contenuto il ladro? E poi qui sotto ci sono regali un po’ per tutti…” ribatté Ben.
“I ragazzi più grandi hanno detto che oggi pomeriggio hanno visto Chris mettere i regali sotto l’albero” disse Marcela entrando trafelata nella sala comune.
“Chris? E chi sarebbe ora?” chiese Semir adirato.
“Chris Mass… è uno dei nostri nonni, uno dei più anziani. E’ qui da non molto. Ma le posso assicurare che è una persona adorabile…”
“Sì, un adorabile ladro che va in giro la vigilia di Natale a rubare nelle case altrui” ribatté sempre più adirato Semir.
Marcela si limitò a guardarlo contrita.
“E dove possiamo trovare questo amabile ladro?” chiese ancora il piccolo turco.
“La sua stanza è di sopra, vi accompagno” Marcela si avviò per le scale in legno.
Arrivati al piano di sopra bussò ad una delle porte.
Subito sull’uscio si presentò un vecchietto.
Era  panciuto, con gli occhialini tondi, una lunga barba bianca che si accoppiava perfettamente alla capigliatura anch’essa bianchissima. Ed uno dei volti più pacifici e sorridenti che Ben ricordasse.
Il giovane ispettore rimase a guardalo quasi inebetito.
“Chris, questi signori sono due ispettori della polizia di Colonia. Devono farti delle domande…” esordì Marcela.
“Ma certo, accomodatevi” rispose il vecchio aprendo la porta della stanza.
Ben rimase sulla soglia immobile.
“Beh… ti muovi?” chiese Semir.
“Semir… ma lo hai visto?”
“Sì l’ho visto, ma dobbiamo interrogarlo… non guardarlo…”
“Sì, ma dico lo hai visto??? E’ identico… a Babbo Natale!” concluse Ben con aria sognante.
 “Non dire cretinate ed entra!” fece irritato l’amico mentre entrava con Ben e chiudeva la porta.
 
“Signor Mass… i ragazzi al piano di sotto ci hanno appena detto che lei oggi pomeriggio si è presentato con dei pacchi dono e li ha sistemati sotto l’albero” iniziò Semir, mentre Ben si guardava in giro.
Tutta la stanza era colma di fogli con liste, con nomi ed indirizzi di varie località nel mondo.
Ben non sapeva spiegarsene il motivo, ma appena era entrato era stato colto da una sensazione di serenità. Tutto in quella stanza lo faceva stare bene, si sentiva tornato bambino, quando Helga preparava i biscotti al miele la sera della vigilia e lui cercava di rubarli dal tavolo della cucina prima ancora che la governante li togliesse dalla teglia.
Semir invece sembrava impegnato ed ostinato come nelle migliori indagini per omicidio.
“Sì certo i ragazzi hanno detto la verità” ammise serafico il vecchio.
“Beh si dà il caso che quei pacchi corrispondano esattamente  a quelli sottratti poche ore fa da una villetta qui nelle vicinanze” lo incalzò Semir.
“Anche questo è vero” continuò sempre calmo Chris, sorridendo benevolo.
“Bene quindi ammette di essere entrato nella villetta e di aver rubato lei quei pacchetti che ora sono al piano di sotto…” Semir incalzava il vecchio come nei migliori interrogatori.
“Sì è proprio così Semir” sorrise Chris.
Il piccolo turco fece un balzo.
“Come sa il mio nome??? Lasciamo stare. Ci può spiegare come è entrato? Nella casa non risultavano segni di effrazione e l’allarme sulle porte era inserito”
“Dal camino, ovviamente” rispose il vecchio.
Semir sentì la rabbia montargli dentro.
“Dal camino??? Dica un po’ vuole prenderci in giro?” quasi urlò  preso dall’ira.
“Sì beh… è il modo in cui di solito entro nelle case, anche se devo dire che sto ingrassando troppo, trovo difficoltà a volte. Ah a proposito Semir,  la canna del tuo camino è  ostruita, c’è un vecchio nido di uccelli… dovresti farla pulire”
 “Ecco perché il fumo entra sempre in casa” fece meravigliato Ben.
La questione del tiraggio del camino aveva impegnato la famiglia Gerkan dall’inizio dell’inverno.
“La vuoi finire di dargli corda tu?” sbottò sottovoce l’amico.
“Senta signor Mass la smetta di prenderci in giro e ci dica perché ha rubato quei regali. Solo i regali poi, perché dalla casa non manca più nulla”
“Ma è ovvio caro Semir, perché io sono… Babbo Natale”

 
“No scusi… Babbo Natale li porta i regali, non li ruba” intervenne Ben.
“Sì questo lo so Ben, ma  proprio così facendo io vi ho fatto i miei regali” rispose il vecchio.
“La vuoi finire di dare corda a questo pazzo? Lo vedi che non sta bene con la testa…” bisbigliò Semir avvicinandosi all’amico.
“Prima che chiamiate la clinica psichiatrica, posso farvi vedere una cosa? Qui nella struttura, non ci spostiamo” chiese il vecchio.
“No credo sia meglio che…” provò ad opporsi Semir.
“Ed dai… dove vuoi che vada… ha un’età mica si mette a scappare…” sorrise Ben.
Semir acconsentì a malincuore.
Il vecchio si avviò lungo il corridoio mostrando le varie stanze in cui c’erano gli ospiti.
“Qui c’è la famiglia di Hassan. Hassan ha undici anni e  arriva dalla Siria con la sua famiglia, madre, padre ed altri due fratelli, tutti cristiani. Ci hanno messo quattro mesi per scappare dal loro paese ed arrivare qui. Il bambino non ha mai visto un videogioco in vita sua prima di arrivare qui in Germania” disse Chris mostrando un ragazzino di circa dodici anni dagli occhi scuri.
“Leila è la sua sorellina. Ha quattro anni. L’unica bambola che ha mai avuto è stata quella che Hassan le ha fatto con degli stracci” continuò indicando la piccina che era vicina al ragazzino.
I due amici sorrisero ai bambini che li salutavano mentre passavano.
“Questa invece è la stanza di Martha. Martha è una grande appassionata di musica,  ce l’ha nel sangue. Ma non è mai andata ad un concerto rock in vita sua. Uno dei suoi sogni è quello di poterci andare con la sua mamma e sua sorella”   disse ancora Chris passando davanti ad un’altra stanza.
“E veniamo a Hanna e Boris. Erano agricoltori se la cavavano bene, sino a che uno speculatore edilizio non gli ha fatto espropriare il terreno. Così per sopravvivere e dare da mangiare ai loro figli Hanna ha impegnato anche la fede nunziale…”
Man mano che Chris proseguiva nel racconto Ben e Semir si sentivano sempre più in colpa.
Semir pensava all’anello che aveva comprato a sua moglie, ne andava orgoglioso, ma cosa era di fronte al dolore che doveva aver provato quella donna nel vendere la fede nunziale?
“Semir… scusa…” lo richiamò bisbigliando Ben.
“Ma ti rendi conto che Chris sembra  conoscere a perfezione il contenuto dei pacchetti senza averli aperti?” chiese sempre a bassa voce.
“Sì, e fra poco mi dirai che credi davvero che sia Babbo Natale… ti sei bevuto il cervello per caso?” borbottò l’amico.
“E qui infine c’è Jonas. Jonas è molto fortunato ha trovato un lavoro da poco, ma purtroppo ancora non può permettersi un orologio. E così finisce sempre per fare tardi. Se continua così lo licenzieranno…” disse  Chris mostrando l’ultima porta.
“Ecco vedi… come fa a sapere che ti ho regalato un orologio? Neppure tu lo sapevi!!!” fece  sgranando gli occhi il giovane ispettore.
“Basta smettila!!! Questo vecchietto non è Babbo Natale. E’ solo un povero squilibrato che si crede tale, anche se devo dire che in fondo non sembra cattivo…”
 
“Bene che facciamo ora?” chiese Ben quando rientrarono nell’ufficio di Marcela.
Chris era rimasto nella sala grande a giocare con i bambini e le voci gioiose dei piccoli risuonavano dappertutto.
“Sono mortificata, non so cosa gli sia preso. E’ sempre stato un po’ strano, ogni tanto cacciava fuori la storia di Babbo Natale, ma mai avrei pensato che potesse arrivare a questo…”
Marcela  appariva davvero costernata di fronte i due poliziotti.
“A me sembra che non ci stia tanto con la testa, l’avete mai fatto visitare da uno psichiatra?” chiese Semir, la cui rabbia era andata scemando pian piano.
“Psichiatra? Non ce lo possiamo permettere. A stento ho la possibilità di rivolgermi ogni tanto al pediatra per i piccoli. E comunque se no troviamo nuovi fondi questa struttura è destinata a chiudere. L’edificio diventerà ben presto inabitabile senza i lavori di ristrutturazione. Il Comune ce li aveva promessi, ma sono state promesse vane…”
Ben e Semir si guardarono in silenzio.
“La cosa che mi sconvolge di più è il fatto che se chiudiamo i bambini rischiano di essere separati dai genitori e finire in una casa famiglia… per non parlare degli anziani, chissà dove li sistemeranno, lontani gli uni dagli altri… siamo tutti una famiglia. E ora anche questa storia di Chris: se viene fuori che uno dei nostri ospiti è un ladro perderemo anche i pochi fondi che abbiamo”
Ormai la giovane direttrice aveva le lacrime agli occhi.
I due soci si guardarono di nuovo in silenzio.
“Ben… posso parlarti un attimo fuori? Ci scusi tanto signora Gloss…” disse Semir mentre prendeva Ben per un braccio e lo portava fuori dalla stanza.
“Senti un po’ socio… che ne diresti se… lasciassimo stare? Insomma voglio dire non mi sembra un tipo pericoloso, solo un po’ bislacco in fondo,  si crede solo Babbo Natale” esordì Semir a testa bassa.
“Lo sapevo… bravo socio, sei vero gentiluomo. Sono d’accordo”
Mentre parlavano Semir si sentì tirare la giacca.
Abbassando lo sguardo vide Leila,   la sorellina di Hassan che gli sorrideva felice, con una bella finestrella proprio al centro della bocca.
“Lo sai che  ho chiesto a Babbo Natale una bambola? Chissà se me la porta…” disse in tedesco stentato.
Semir si abbassò sino ad arrivare alla sua altezza.
“Sei stata buona quest’anno?” chiese.
La bambina annuì con convinzione.
“Allora Babbo Natale ti accontenterà di sicuro…”   
Soddisfatta, la piccina tornò correndo nella sala comune.
“Senti socio…” esordì di nuovo un po’ imbarazzato Semir.
“Avevo pensato… in fondo è vero, mica abbiamo bisogno di regali…” continuò.
“Ma certo…  non ne abbiamo bisogno per dirci che ci vogliamo bene. E poi possiamo ricomprarli al limite…” approvò subito Ben.
 
“Non so dire quanto vi sia grata. Davvero… siete persone stupende”
Marcela era al settimo cielo mentre ringraziava i due poliziotti che l’avevano informata delle loro intenzioni.
“Chris hai sentito?” fece poi la ragazza rivolgendosi al vecchio che ascoltava in silenzio.
“Sì ho sentito e non ho mai dubitato dei nostri due amici. Li conosco bene, da quando erano bambini” disse poi il vecchio sorridendo.
“Ora però basta signor Mass. Non ricominci con la storia di Babbo Natale” ribatté un po’ arrabbiato Semir.
“Va bene Semir, sempre irascibile, sin da quando a cinque anni non ti ho portato  il trenino che volevi… sei rimasto arrabbiato sino all’anno successivo quando te l’ho portato”
Semir sbiancò all’istante. Era vero, ricordava ancora la delusione di quel Natale quando non aveva ricevuto quanto aveva chiesto…
“Piuttosto perché non cenate con noi? Voi e le vostre famiglie ovviamente” chiese Marcela.
Semir annuì pensieroso.
Senza regali… forse sarebbe stato bello trascorrere la serata in compagnia di tanta gente.
“Ben…” Semir si voltò per chiedere all’amico, ma il giovane era sparito.
 
“Sì papà, credo proprio che potresti anche detrarre la somma fiscalmente, come tutte le donazioni in beneficienza. No, non so di preciso quali siano i lavori, probabilmente bisogna ristrutturarlo tutto. Sì lo so che è una spesa enorme… consideralo un regalo che fai a me. Ma sì credo che non abbiano problemi a mettere la pubblicità dell’azienda  sulla facciata… Grazie te ne sono grato”
 Ben parlava concitato al telefono e concluse rapidamente la chiamata quando vide Semir e Chris che si avvicinavano.
“Ehi, ma dove eri finito?” chiese il socio.
“Ad organizzare un regalo…” rispose Ben.
“Ti va se ceniamo qui? Tutti insieme? Ho già chiamato Andrea, lei è d’accordo”
“Ma certo…” acconsentì il giovane ispettore.
Semir  sorrise soddisfatto.
“Allora vado ad aiutare Andrea a portare qui la cena… vieni anche tu?”
“Sì subito…”
Chris si fece da parte per farlo passare.
“Ben…” lo richiamò poi.
“Non disprezzare troppo la tua ricchezza, come vedi può servire anche a  far del bene…” disse mentre tornava verso la sala comune.
Ben rimase a bocca aperta: come aveva fatto il vecchio a ascoltare la conversazione con suo padre?
 
Mentre i due soci tornavano verso casa Gerkan, Ben iniziò a ridacchiare fra sé e sé.
“Che ti piglia ora?” chiese il socio.
“Nulla… certo che è proprio identico…”
“Smettila! Non ricominciare. E poi Babbo Natale è un’ invenzione della Coca Cola”
“Ma non dicevi sempre che era turco?”
“Comunque sia,  quel tizio non è Babbo Natale. Punto” disse Semir arrabbiato.
“Resta da capire come sia entrato in casa. E poi ci conosce benissimo…”
“Abita qui vicino, forse ci ha studiato…”
“E se trovi davvero un nido di uccelli nella canna del camino?”
“Anche per quello può aver sentito me o Andrea che ci lamentavamo del fumo che entra in casa…”
Ben rimase in silenzio, ma continuò a ridacchiare.
 
 
La festa alla casa rifugio procedeva benissimo.
Aida e Lily avevano stretto subito amicizia con i bambini ospiti e scorrazzavano ridendo felici per tutta la struttura.
Tutti avevano mangiato e bevuto a sazietà.
“Questa è sicuramente la più bella festa di Natale che i miei ospiti abbiano mai avuto. Grazie davvero  ispettori Gerkan e Jager”
“Beh, penso che possiamo darci del tu tranquillamente… Marcela” disse Ben. sfoderando uno dei suoi magnifici sorrisi.
Chris continuava a guardare la famigliola sorridendo.
“Fra un po’ devo andare,  miei cari…”
“Deve iniziare il suo giro per portare i regali?” chiese ironico Semir, beccandosi una gomitata nelle costole da Andrea.
“Beh, in effetti sì. Ma prima voglio illustrarvi i miei regali per voi. Vedete… Babbo Natale esiste per chi ci crede. E a volte porta doni ai bambini, ma spesso agli adulti porta i doni dello spirito. Questo vi ho portato stasera. Portandovi via i regali materiali, non ho fatto altro che farvi capire quanto siate già fortunati”
“ Voi avete il vostro amore coniugale e la benedizione di due splendide figlie” disse poi rivolto a Semir ed Andrea.
“Voi due bambine il dono di due genitori che saranno per voi guida e conforto, fonte del più assoluto degli amori, ed il dono di avere la migliore delle amiche, ovvero una sorella” disse rivolto ad Aida che nel frattempo si era avvicinata curiosa.
“E tu Ben  il dono di aver trovato una famiglia adottiva che ti ama e ti sorregge”
“E voi due, Ben e Semir, uno dei doni più belli che ti possa riservare la vita. La vera amicizia”
Il gruppetto rimase in assoluto silenzio senza avere il coraggio di dire nulla.
L’incanto fu rotto da Marcela che richiamò Ben.
“Ben, alla porta c’è un gruppo di musicisti… dicono che sono la tua band e li hai chiamati tu” chiese stupita.
“Sì è vero è ora di fare un po’ di musica…” sorrise il giovane alzandosi dal divano.
Nessuno fece caso al fatto che Chris era sparito silenziosamente.
 
 
Il vecchio Chris si aggiustò il cappello rosso e mise i guanti.
Diede un’ultima occhiata dalla finestra sul retro alla sala comune da cui proveniva la musica ad alto volume.
Molti ballavano, Andrea e Semir e Ben e Marcela… anche quest’anno era soddisfatto del lavoro che aveva fatto.
Ma ora doveva mettersi all’opera. C’erano ancora molte cose da fare.
Con passo sicuro si avviò verso il boschetto e fischiò.
“Bravo Rudolf… bravo, ma la prossima volta dobbiamo stare più attenti a non lasciare impronte” disse il vecchio accarezzando il muso della renna.
“Siamo pronte ragazze?” chiese alle altre renne mentre saliva sulla slitta e si assicurava  che i grossi pacchi fossero ben sistemati.
“Allora andiamo c’è molto lavoro da fare” disse facendo schioccare le redini della slitta.
 
“Ehi, ma cosa è quello?” chiese Leila che stava con il naso appiccato alla finestra, indicando qualcosa nel cielo.
Immediatamente gli altri bambini si precipitarono alle finestre a guardare.
“E’ una slitta… sì è una slitta… è Babbo Natale che passa di qui…” urlarono quasi in coro i piccoli.
Anche gli adulti si avvicinarono alle finestre.
“Bambini non c’è nulla, forza tornate a giocare” disse Marcela dopo aver guardato nel cielo.
“L’immaginazione dei bambini…” sospirò Semir.
“Ma non la vedi tu? Io sì, è proprio lì, guarda a destra…” fece Ben guardando ad occhi spalancati.
“Smettila di fare scherzi stupidi… non c’è nulla lì fuori;  e vieni via da quella finestra…” sbottò Semir.
“Ma io l’ho vista… era proprio una slitta….”
“Finiscila!”
“Ma l’ho vista ti dico…”
 
BABBO NATALE ESISTE PER CHI CI CREDE!
 
 
Angolino delle autrici: come vedete questa è una storia fuori dagli schemi ‘Cobra 11’ e fuori anche dai nostri schemi ( basti pensare che nessuno finisce in ospedale). E’ una favoletta di Natale, solo una favoletta per dirvi grazie e per augurarvi BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO.  E -come si usa fra amiche- abbiamo un piccolo regalino per voi… i calendari che trovate qui sotto… ciascuno se vuole può salvare quello che preferisce e trascorrere in compagnia dei propri beniamini un FELICE 2015.
Auguri care amiche e grazie ancora per l’affetto con cui ci seguite.
 
MATY & CHIARA

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E infine poteva mancare l’Angolino musicale???
La canzone scelta è Santa Claus is coming to town, (Babbo Natale sta arrivando in città) canzone vecchissima cantata da tutti, ma quella che vi posto è la versione dei Bon Jovi.
Per ascoltarla:

https://www.youtube.com/watch?v=eFLdEXdhBEg
 
Faresti meglio a guardarti intorno Faresti meglio a non piangere E a non mettere il broncio Ti dirò il perché Babbo Natale sta arrivando in città Sta facendo una lista E la sta controllando due volte Deve scoprire chi è stato disobbediente e chi buono Babbo Natale sta arrivando in città Lui ti vede mentre dormi Lui sa quando sei sveglio Lui sa se sei stato buono o cattivo Quindi sii buono, per carità! Faresti meglio a guardarti intorno Faresti meglio a non piangere E a non mettere il broncio Ti dirò il perché Babbo Natale sta arrivando in città Babbo Natale sta arrivando in città
     
  
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