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Autore: akalice_yu    23/12/2014    1 recensioni
"L Lawliet: chissà se qualcuno si ricorderà mai di un uomo che era solo uomo."
Un breve 'viaggio' attraverso quella che per me è stata una parte di vita di L.
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Mello, Near, Watari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un umano…
 
Un bambino cammina con sguardo perso. E’ incredibile che riesca ancora a sentire la neve tamponargli il viso, anche dopo tutte quelle lacrime. Si stringe nelle spalle, allo scopo di coprire maggiormente il viso con la sciarpa. La sua piccola mano fredda stringe senza troppo sforzo quella dell’anziano accompagnatore.
“Ecco. Questa, d’ora in poi, sarà la tua nuova casa.”
A quelle parole, il bambino alza lentamente il capo, posando gli occhi sul palazzo antico, ormai, probabilmente, patrimonio britannico. Abbassa nuovamente la testa, con altrettanta lentezza, e si fa guidare sino al portone, che il signore lì accanto spinge per farvi entrare gli ospiti. Le luci all’interno, soffuse, danno un inspiegabile calore. Dopo qualche metro, si comincia a sentire qualche urletto, e solo allora il giovane, di soli otto anni, si incuriosisce. La mano rugosa, che aveva stretto fino ad allora quella del bambino, lascia la presa e annuncia la loro presenza bussando tre volte sul legno d’ebano nero che costituisce la maestosa entrata della sala da pranzo. Di fronte ai due si apre un’ampia camera, collegata con il salotto d’epoca più avanti. In essa vi è un centinaio di bambini, che, al notare la figura del signore, decide che è meglio sedersi. Qualche attimo dopo, tuttavia, si alza un brusio di commenti, di domande e di curiosità su chi sia il giovane nuovo venuto. L’anziano signore si rivela allora essere il proprietario della struttura, e con appena accennato un sorriso parla:
“Bambini… da questa sera avremo un nuovo ospite: si chiama L, e vi pregherei di trattarlo con il massimo dei riguardi.”
 
Un ragazzo cammina con sguardo attento, sperando di scrutare nel lussuoso corridoio la reliquia. Si affaccia un secondo alla finestra e nota qualche fiocco di neve che ondeggia solitario.
“Come quella volta…”
Ricomincia la sua sfrenata ricerca fra gli angoli bui e angusti di quel che doveva essere un androne.
“Cerca! Fra queste mura c’è il tuo regalo…” aveva detto Watari. E lui si fidava. Un attimo di titubanza di fronte all’ultima sala, lo porta a far scorrere il pomello in ottone con alquanta preoccupazione. Parecchi pensieri passano per la mente del ragazzo, fra cui: “… e se avesse mentito?”. Ma tutti i suoi dubbi vengono immediatamente dissipati da un’ondata di fiducia. Apre. La sala buia. Fa per cercare l’interruttore, ma la sua mano viene fermata da una più grande. Capisce di doverla seguire e all’aprirsi delle tende automatizzate si scorge il volto dell’ormai alleato e fidato compagno Watari. Il giovane si guarda intorno e nota un tavolino in cristallo di valore… già apparecchiato! “Buon compleanno, L! Allora, che ne dice di prendere un thè insieme ai suoi amici? Mentre lei, signorino, era occupato, ho cercato di convincere gli altri bambini a partecipare, tuttavia la loro risposta è stata inequivocabile: sembra non vogliano festeggiare con, a detta loro, un bambino così-”. “Strano?” prosegue il ragazzo “Non importa. Dopotutto, Watari… hai detto ‘amici’.”
 
Un uomo cammina con sguardo indagatore. Quei bambini sono senza dubbio bizzarri, tuttavia gli ricordano qualcuno.
“Perché indossi solo una maglietta e dei jeans?” chiede con altrettanto sguardo uno dei due.
“Mi sbaglio o sei piuttosto curioso, piccoletto?”. Prosegue solo uno scambio di sguardi. Sguardi a loro volta tenuti d’occhio da un piccolo ingordo. “Mi piace… In ogni caso, se lo vuoi proprio sapere, benché mi piaccia stare qui, in questo posto lussuoso, non amo per niente il lusso. E poi… vorrei riuscire in una mia ‘sfida’ personale.”
E così ha inizio un altro interminabile scambio di sguardi accompagnati da un silenzio assordante. Silenzio interrotto solo dai morsi che il biondino di fianco ai due da alla sua preziosa tavoletta di cioccolata.
“Sbaglio o sei piuttosto infantile, L? Dopotutto, chi mai direbbe no al lusso pur di accontentare una stupida ‘sfida’ autoimposta?”. Il bambino si rigira una ciocca bianca di capelli fra le dita e intanto: “Mi piace…”
 
Un umano è steso con sguardo spaventato. Per la prima volta umano. Per la prima volta spaventato. Sta osservando quel ghigno malevolo con una strana consapevolezza. E intanto ha paura. Ma non per lui: ha paura per il mondo. Riesce a sentire le urla, riesce a vedere il sangue che ne conseguirà. La sua morte sarà la ghigliottina del mondo. Lo sente. Lo sa. Guarda ancora una volta quel sorriso che lo condanna e si lascia andare, impotente. E’ normale morire per uno come lui: oramai, è solo un fragile umano. L Lawliet: chissà se qualcuno si ricorderà mai di un uomo che era solo uomo.
   
 
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