Fanfic su artisti musicali > Justin Timberlake
Segui la storia  |       
Autore: Damon Salvatore_Cit    23/12/2014    1 recensioni
[Justin Timberlake]
Questa storia tratta di una giovane ragazza che sogna di diventare la ballerina numero uno al mondo, e nel tentativo di esaudire questo suo sogno maturerà e crescerà anche grazie alle avventure e alle dure prove a cui la metterà davanti la vita. Come la perdita di persone care, l'amore vero, l'inganno, il tradimento, le difficoltà familiari e tanto altro.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 50 Cent, Altri, Justin Timberlake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 34
[Continua…]
Shannon… ma non è un nome da donna? – pensò tra sé e sé Francis, mentre si avvicinava al presunto fratello di Jared, il ragazzo che aveva pestato poco prima nel giardino di Tomo e Vickie, avendolo scambiato per lo stalker che la pedinava ormai da qualche mese.
Il ragazzo si avvicinò a lei alzandosi dal divano, su cui era seduto sino a poco fa accanto a Tomo e con cui era impegnato a deridere il fratello, ancora un po’ stordito dall’incontro/scontro con Francis.
Non era molto alto, ma il suo bel fisico massiccio, compensava la così detta “mezza bellezza”, mancante.
Aveva grossi occhi quasi tendenti al verde, con folte sopracciglia con un forma strana, ma particolare, quasi come se le avesse appositamente curate in quel modo.
Labbra carnose, e un naso dritto ma totalmente diverso da quello del fratello, che lei poco fa aveva quasi rischiato di rompere.
Portava i capelli corti, gelatinati all’insù, e un filo di barba molto meno folta di quella di Tomo.
Era davvero attraente, ma Fran aveva la testa da qualche altra parte per potersene rendere conto.
[…]
- Tomo mi ha raccontato di quello che hai fatto in stazione… te ne siamo davvero molto grati.
Il ragazzo le stringeva la mano, per presentarsi a lei e le sorrideva, sembrava davvero felice di fare la sua conoscenza.
Francis provò a concentrarsi e cercare di capire come mai le fosse così riconoscente, ma non ci riusciva.
Con sguardo accigliato, e un sorriso un po’ forzato, restò a fissarlo confusa.
Il ragazzo trovò divertente quella sua espressione, e notando che se ne stesse zitta, aggiunse sbottando in una risatina:
- E’ quasi meno eloquente di me.
- Beh in questo caso ti ha battuto… sei tu quello che parla e lei quella che tace…
Commentò Tomo, sorridendo curioso nel guardare l’espressione di Francis, che scosse il capo tornando con i piedi per terra e si affrettò a parlare:
- Chiedo scusa, ma non riesco a capire perché continuate a ringraziarmi per aver salvato quella borsa… insomma non ho fatto niente di speciale…
- Hai salvato i progetti di tre settimane di lavoro sul nuovo album a cui stiamo lavorando.
Francis si voltò, assieme a tutti gli altri presenti, verso Jared che si era alzato in piedi e le aveva finalmente tolto ogni dubbio dalla testa.
Guardarlo non aiutava Francis a trovare quel ragazzo meno antipatico, dopo quello scontro avuto con lui, e dopo il modo in cui continuava a rivolgersi a lei con scortesia, non provava neanche un po’ di pentimento per avergli dato un pugno.
Proprio nel momento in cui Fran stava per dirgli qualcosa, bussarono alla porta.
- Questa dev’essere Samantha… vado io.
Jared si allontanò dai ragazzi, e posò la sacca di ghiaccio, ormai sciolto, sul ripiano di un mobile, proprio accanto a Francis, e la fulminò con lo sguardo un’ultima volta prima di allontanarsi dalla stanza per raggiungere l’entrata della casa.
Vickie notò subito della tensione tra i due, e mentre gli altri si perdevano in chiacchiere, lei prese in dispare Fran e le disse:
- Non badarci, a volte è un po’ permaloso…
Francis cominciò a fissarla con sguardo perso in un punto nel vuoto, e le sua mente vagò in qualche pensiero: Permaloso… questa definizione… Non conosceva nessuno più permaloso di Justin, mai ne aveva conosciuti altri, neanche lei era a quei livelli.
Si era fatta prendere per un secondo da un flash di ricordi collegati ancora una volta a Justin, ma si sforzò di tornare a Vickie e provò a sorriderle come meglio poté:
 - Non ha importanza.
Vickie sembrava davvero dispiaciuta per come le cose tra lei e Jared erano cominciate, ma Fran non volle darci peso, così aggiunse:
- Non immaginavo che avreste avuto ospiti, altrimenti sarei passata un’altra sera.
- Cosa dici! Loro li abbiamo invitati noi per presentarteli. Dopo averli avvertiti su ciò che avevi fatto per il loro nuovo progetto, hanno insistito per conoscerti. Ma….
Improvvisamente la ragazza sembrò dubbiosa riguardo qualcosa, e con sguardo accigliato, la fissava ed aggiunse:
- …spero che per te non ci siano problemi…
- Certo che no… ma come hai potuto vedere… non sono molto brava a farmi nuove amicizie.
Disse Francis abbozzando un mezzo sorriso, guardando la ragazza, che ricambiò il sorriso, sollevata dal fatto che fosse quello il motivo.
- Beh… io dico che non è vero, perché te ne sei appena fatta una.
Le fece l’occhiolino per lasciarle intendere che stesse parlando di sé, poi si voltò in direzione degli altri, e disse:
- Insomma, Tomo, qui moriamo di fame, quand’è che mangiamo?
- Sei l’unica che si sta lamentando, mia santità.
- Ma se sento gli stomachi di tutti brontolare?
- Davvero?
Il ragazzo simpaticamente, si voltò in direzione di Shannon e l’altra ragazza bionda, di cui Francis ancora non conosceva il nome, e fingendosi stupito, aggiunse:
- Ragazzi, ma perché non me le dite certe cose? Calo subito la pasta!!!
- Hai detto Pasta?!?
Esclamò Shannon, visibilmente entusiasta, e Tomo sbottò in una risata delle sue mentre parlottando andò in cucina con l’amico e lasciava le ragazze sole in soggiorno.
- Non so come ho fatto a sposarlo…
Francis la guardò e sorrise abbassando lo sguardo divertita dalle loro scenette comiche, poi le chiese:
- Siete sposati da molto?
- Da Luglio, in realtà, ma ci conosciamo da un po’… Ehi Agnes, vieni, ti presento Francis.
Finalmente la ragazza si avvicinò a loro.
Era davvero bellissima, nonostante il suo corto taglio di capelli, li portava gelatinati da un lato, con una lunga fila laterale, che le andava a creare un bel look fresco.
Il volto era così fine e perfetto da farla somigliare ad una bambola di porcellana.
- Oh, ma la conosco già… insomma chi non la conosce?
Sfoggiò uno splendido sorriso ed allungò una mano in direzione di Francis per presentarsi:
- Molto piacere, io sono Agnes.
- Piacere…
Esclamò Francis abbozzando un sorriso andandole a stringere la mano.
Non era proprio dell’umore giusto per partecipare a quella cena tra “amici”, avrebbe preferito andarsene, ma si sentiva in trappola, oltre che fuori luogo.
Quando ecco che dall’altra stanza spuntarono fuori Jared e una ragazza alta quanto lui con i tacchi, magra, forse troppo magra, con lunghi capelli biondi raccolti in una coda, un vestito bianco senza bretelle, coperta da una lunga giacca bianca, che le donava un look magari troppo elegante per una serata in casa con gli amici.
- Dov’essere una modella – pensò tra sé e sé Francis, mentre la guardava.
Era la prima volta che Francis notava il modo in cui era vestito Jared, indossava un pantalone nero stretto, una lunga maglietta bianca a maniche lunghe, e una camicia a quadri grigia e nera stretta in vita.
- Perché portarla avvitata e non indossarla? – si chiese la ragazza.
Che look strambo che aveva quel ragazzo, ma tutto sommato aveva un bel aspetto.
Fran piuttosto che notare la bellezza del cantante, fu attratta dalle scarpe della ragazza: erano un paio di decolté bianchi, con la zeppa… davvero brutti ed eccessivi, per i suoi gusti.
In compenso se la si guardava in faccia, la si poteva scambiare per una barbie, davvero molto bella e perfetta, così tanto da poterla scambiare per la famosa bambola.
- Ciao Samantha… loro sono Agnes, e Francis… Sono davvero felice di rivederti.
- Grazie per avermi invitata, Vickie. Non me l’aspettavo… insomma ci conosciamo da nemmeno una settimana…
- Devi ringraziare Jared, che mi presenta le sue fidanzate sempre dopo troppo tempo.
Jared sorrise all’amica, poi si voltò a rivolgere un sorriso malizioso in direzione di questa sua presunta fidanzata, mentre portava le mani congiunte dietro la schiena, in una posizione eretta, quasi come se si stesse godendo quel momento.
Improvvisamente, la Barbie si stupì nel guardare in direzione di Francis, e dopo attimi di silenzi, dovuti allo stupore, le disse:
- Ma tu sei davvero…
Francis sorrise, e rispose senza troppi giri di parole e con un leggero tono di voce seccato e distaccato:
- Sono davvero io.
- Wow!! Ditemi che andremo in discoteca, vi prego!
La ragazza strinse la mano di Francis e gliela racchiuse, poggiandovi sopra anche l’altra mano, come se la stesse implorando.
- Sogno di poter ballare con lei almeno una volta nella vita.
Vickie scoppiò a ridere ed era sul punto di dire qualcosa, quando fu interrotta da Jared che disse:
- Ti ci ho portato ieri a ballare, sono un uomo d’età, ho bisogno di riposare…
Sorridendo, in direzione della sua Barbie, la tirò per un braccio e fece come se nessun altro fosse stato presente, dicendole:
- Dai andiamo in cucina..
Il ragazzo tirò via Samantha, trascinandola in cucina mentre lei cercava di convincerlo borbottando qualcosa e Francis lo fissava andar via accigliata e confusa.
- Uomo d’età? Avrà avuto sì e no 28 anni… Mah… magari era tutta una scusa per svincolarsi da quella proposta. -
Pensò tra sé e sé la ballerina, restando senza parole dalla poca educazione, che mostrava quel tipo, il quale si era liquidato dalle tre come se non ci fossero mai state.
[…]
- Tranquillo, Jared… per te ho cucinato una squisita zuppa vegana.
Francis alzò lo sguardo verso di lui, e guardandolo accigliato, mentre cominciò a pensare a quando le avevano spiegato in cosa consistesse l’essere dei vegetariani vegani.
Era stata proprio Jessica Biel, allora amica sia di lei che di Justin, a spiegarle le differenze tra un vegetariano classico e un vegetariano vegano, come lei stessa aveva deciso di essere.
Adesso riusciva a spiegarsi come mai quel ragazzo fosse così pallido e magrolino.
- Beh… - pensò, - la sua lista di persone vegane che più non sopportava al mondo, si era appena allungata.
[…]
- Comunque… io ho amato la tua esibizione con Katy Perry su Wide Awake agli MTV awards… ero davvero senza respiro per tutto il tempo… una cosa fantastica! Giuro che ogni volta che ho un po’ di tempo corro a rivederla su youtube!
La fidanzata di Jared sembrava essere davvero una fanatica di Francis, non faceva altro che ripeterle quanto fosse fantastica, e lei continua a sentirsi sempre più in imbarazzo e sotto i riflettori.
- E’ proprio la sua amicizia con Katy Perry che aiuta quell’esibizione ad essere ancora più bella, secondo me…
Vickie si era appena intromessa nel discorso, lanciando un lungo sguardo a Francis, che inevitabilmente incrociò il suo sguardo e provò ad abbozzare un sorriso cercando di risultare quanto più a suo agio possibile.
- Katy Perry è fantastica…
- Anche Francis lo è.
Esclamò Samantha alle parole di Jared, il quale rivolgendole un sorrisino malizioso la fece sorridere, e lei poi gli diede una spallata per scherzo, mentre lui alzava lo sguardo verso Francis, che immediatamente distolse lo sguardo dai due.
- Com’è che vi siete conosciute? Trovo davvero bello il vostro legame.
Francis mise via la forchetta che reggeva in mano, mente cercava di mangiare quegli squisiti spaghetti col sugo di polpette, e voltandosi in direzione di Vickie che le aveva appena posto quella domanda, cominciò a ricordare il giorno in cui conobbe Katy.
[…]
Sembrava essere trascorso un solo giorno da quel momento, eppure erano trascorsi già due anni.
Era un giorno di inizio dicembre del 2009, era trascorso più di un anno dalla rottura tra Francis e Justin, e la ragazza stava cominciando a riscuotere enormi successi anche a livelli internazionali, grazie alle sue collaborazioni con grandi artisti della musica, ma era ancora molto sofferente per la rottura col suo grande amore.
Timbaland, nonostante fosse un carissimo amico di Justin, non ruppe il rapporto d’amicizia che c’era anche tra lui e Francis, e i due continuarono a collaborare insieme soprattutto in campo lavorativo.
Quel giorno esatto, l’aveva invitata nei suoi studi di registrazione a New York, perché doveva proporle un nuovo progetto, nonostante la ballerina trovasse ancora troppo doloroso ritornare proprio in quei luoghi che le facevano riaffiorare troppi ricordi legati a Justin, si presentò all’appuntamento.
Era rientrata da poco dal suo anno sabbatico trascorso lontano dagli stati uniti, dall’Italia, dagli amici e parenti, decisa a dedicare tutta sé stessa alla realizzazione di quel sogno mai tramontato.
Vi arrivò a bordo della sua auto, un BMW x5 nera metallizzata.
Indossava scarpette da ginnastica bianche e nere, un pantalone della tuta nero dell’Adidas, con strisce bianche nei lati, e una t-shirt bianca semplice, coperta da un piumino nero.
Portava i lunghi capelli neri corvino (li aveva tinti in quel periodo) sciolti lisci lungo le spalle.
[Canzone consigliata per la scena : Coldplay – Fix You]
Entrò all’interno della struttura sperando di incontrarvi subito il suo amico Timothy, ma la prima persona che incontrò fu la cantante.
Francis reagì in un modo del tutto inaspettato: le sembrò di rivedere la sua amata amica Emma, ma Emma era morta, come poteva trovarsi lì in piedi davanti a lei? Come poteva essere viva?
Le si congelò l’intero corpo in una frazione di secondo, i brividi di stupore la invasero, e non appena incontrò quegli enormi occhi azzurri uguali ed identici a quelli che aveva Emma, le venne a mancare il fiato.
Non era possibile, non poteva esserlo.
Erano anni che sognava di poter incrociare di nuovo quello sguardo, erano anni che sperava di risvegliarsi dall’incubo che le aveva portato via la sua migliore amica, la sua sorella, la persona più bella ed importante della sua vita, e in quel momento… in quel momento fu come se si fosse finalmente destata da quell’incubo terribile.
Emma era lì, davanti a lei, che la fissava negli occhi, che respirava… e aveva sulle sue belle guance il suo splendido colorito della pelle roseo, vivo… e non più pallido e violaceo come l’ultima volta che l’aveva vista mentre era distasa sull’asfalto di quella strada, ricoperta di sangue e priva di vita.
In una frazione di secondo, riuscì a respirare di nuovo, e con quel filo di aria che era riuscita a respirare esclamò con voce fioca:
- Emma…
Al ché non resistette allo shock, e svenne proprio davanti agli occhi increduli della nota cantante, la quale si precipitò a soccorrerla velocemente, impedendole di sbattere a terra a peso morto colpendo la testa.
- Aiuto!!!
Timothy e l’agente della cantante, dopo aver udito quel tonfo e le urla di Katy, corsero immediatamente a controllare cosa fosse successo.
Timbo impallidì immediatamente nel vedere la sua amica distesa a terra priva di sensi, tra le braccia della cantante che le tentava tutte per rianimarla.
- Katy spostati, chiamiamo un dottore.
Le suggeriva il suo agente, ma la cantante lo fulminò con lo sguardo e disse:
- No che non mi sposto! Questa ragazza è appena svenuta davanti ai miei occhi, non la lascerò!
Katy Perry, con delicatezza poggiò il capo della ragazza sulle proprie gambe e cominciò a darle leggere pacche sulle guance, per riuscire a rianimarla.
- Oh avanti! Riprenditi! Riprenditi!
La cantante imprecava, ansiosa e spaventata cominciò a pregare davvero Dio purché la facesse riprendere i sensi.
- Ma Katy dobbiamo andare a…
- Non m’importa! Cancella tutti gli impegni di oggi! Non mi muoverò di qui!
Urlò in direzione del suo agente, che la guardò per qualche attimo stupito anche lui dal suo atteggiamento così allarmato e spaventato, quasi come se la ballerina fosse stata una sua cara conoscente, e non una completa sconosciuta che aveva appena avuto un mancamento.
- Chiamate un dottore, presto!
Timothy prese Francis in braccio e la portò su un divano poco distante da lì, mentre l’agente della cantante si allontanò per fare il giro di telefonate e cancellare tutti i suoi impegni.
[…]
- E’ arrivata mentre ero a prendere una cioccolata calda al tuo distributore, quando mi sono voltata verso di lei, e ci siam guardate… e giurerei che era sul punto di avere un infarto…
- Strano… non sapevo fosse una tua fan accanita… ma non la vedo da un po’…
Diceva Timbo, mentre parlava quasi tra sé e sé, amareggiato un po’ del fatto che la loro amicizia si sia un po’ freddata dopo l’accaduto con Justin, e stringendosi nelle spalle, aggiunse:
- …è probabile che …
- No… no Timothy. Non era…
La cantante alzò lo sguardo verso Timbo e con convinzione, disse:
- Credo di averle ricordato qualcuno… mi ha… mi ha guardato in un modo che… mai nessuno mi aveva guardato così…
Quelle parole confusero ancor di più il produttore musicale, che non riusciva a capire come ciò fosse potuto accadere.
Ma non volle perdersi in supposizioni, e disse:
- Chiamo un medico!
[Canzone consigliata per la scena M83 – Wait]
Katy teneva la mano di Francis, che cominciava a muoversi lentamente riprendendo conoscenza.
- No…
Disse con voce fioca, avendo sentito le ultime parole del suo amico, il quale di scatto si chinò verso di lei per tirarle su la tessa delicatamente, poggiandovi sotto dei cuscinetti.
- Ehi! Ehi! Fran! Come ti senti…?
Intanto Francis strinse la mano di Katy e la cantante se ne accorse, mentre abbassava lo sguardo verso la mano di Francis che disperatamente, stringeva quella della diva.
La ballerina lentamente si mise a sedere, e non distolse mai lo sguardo dal volto della cantante, che era spaventosamente identico a quello della sua Emma.
Non badò alla presenza di Timbo, che restò a guardare la scena un po’ sconcertato.
- Non è possibile…
Francis si avvicinò a Katy e con una mano, lentamente le accarezzò una guancia, assorta e totalmente persa nel blu dei suoi occhi, che le ricordavano terribilmente quelli della sua amica.
La cantante non mosse un solo muscolo, e con occhi assorti, guardava Francis incantarsi nel fissarla in quel modo, in attesa di sentirle dire dell’altro.
Francis stava trattenendo le lacrime, e socchiudendo le labbra, le scostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ispezionando ogni parte del suo viso.
Gli occhi erano così simili a quelli di Emma, che le fecero formare un nodo in gola.
Ogni notte sognava di poterli guardare ancora una volta, ogni notte sognava quegli enormi e splendidi occhi azzurri che la guardavano, proprio come stava succedendo adesso con la cantante, che sembrava averli rubati alla sua Emma per quanto gli somigliassero.
Il naso… era dritto e quasi a punta… Emma l’aveva davvero così… magari meno sottile, ma la differenza era così minima da farglieli sembrare identici.
Le labbra, anche quelle erano uguali, rosee e carnose come quelle dell’amica, con 32 denti somiglianti a 32 perle.
Possibile che non avesse mai visto una foto di questa ragazza, prima? Chi era? Non conosceva il suo nome, ma non le importava minimamente saperlo.
In quel momento, era così assorta nella sua visione di Emma, da farle cominciare a credere che l’amica non fosse realmente morta sette anni prima.
[…]
Francis si stava comportando davvero in un modo inquietante, come se avesse avuto di nuovo la possibilità di rincontrare Emma, di avere con lei quell’ultimo momento insieme, che le era stato strappato via dalla morte.
In ogni suo sogno, riviveva quel momento, ogni notte sognava il momento in cui la rivedeva, e riusciva a dirle addio, a dirle parole diverse da quelle che furono le loro ultime.
Le ricordava come se le avesse dette ieri:
“- Non voglio passare il Natale in ospedale...
- Non lo trascorrerai in ospedale, vedrai, Frans. Adesso smettila di parlare e allaccia la cintura!”

Allaccia la cintura, le aveva detto… fino all’ultimo momento, si era presa cura di lei.
Senza più controllarsi, Francis inclinò le labbra verso il basso, cercando di trattenere un pianto che non aveva alcuna intenzione di passare.
Katy Perry stava vivendo un’emozione più unica che rara, quella giovane ballerina l’aveva toccato l’anima anche solo col suo modo di guardarla.
Riusciva a percepirne tutta la sofferenza e l’emozione, tanto da esserne contagiata, e vederla lì, davanti a sé con quelle labbra inclinate verso il basso, pronta a piangere, le spezzò il cuore.
La ballerina chiuse forte gli occhi e finalmente cominciò a piangere disperata, andando a travolgere Katy in un abbraccio.
Katy non voleva conoscere la storia di fondo a quel suo strano comportamento, non le importava, era come la conoscesse già, come se i suoi occhi gliel’avessero appena raccontata, e quell’abbraccio era così desiderato e disperato, da non poterla esimere nel ricambiare dal ricambiarlo.
Il pianto di Francis era ormai incontrollabile, come se stesse sfogando tutta la sofferenza accumulata in quegli anni, come se avesse davvero avuto la possibilità di rincontrare la sua piccola Emma… quella fragile e sbadata amica del cuore con la quale era cresciuta insieme e con cui aveva condiviso i suoi momento più felici e spensierati.
- Emma!
Esclamò, in un tono spezzato da quel pianto, mentre stringeva a sé la cantante e le accarezzava i capelli dolcemente.
Non si rendeva ancora conto, che quella… quella non era Emma, non poteva essere lei, ma non le importava, non voleva rendersene conto, desiderava vivere quell’illusione ancora per qualche momento, ne aveva bisogno.
- Io non sono…
- Lo so…
Sussurrò Francis mentre continuava a stringere in quell’abbraccio la cantante, la quale con occhi aperti, guardava davanti a sé ed accigliata, restò ad ascoltare la ballerina, che trattenendo il pianto, le disse:
- …Lasciami vivere quest’illusione ancora per qualche attimo…
Fran chiuse forte gli occhi e si impegnò nell’immaginarsi Emma tra le sue braccia, lì in quel momento, viva e vegeta, con un cuore che ancora batteva nel petto.
[…]
Francis tornò al presente con un battito di ciglia, e si accorse di avere lo sguardo “pesante” di Jared addosso, così spostò gli occhi su di lui, il quale non si fece alcun problema nel farsi beccare mentre era lì a fissarla incessantemente, come se fosse stato anche lui uno spettatore di quel ricordo che aveva appena rivissuto nella sua mente.
Fortunatamente, però, la fronte umana è fatta di ossa, e non lascia trasparire agli altri tutte le immagini o le scene che ci passano per la testa.
Si accorse, così, che anche tutti gli altri la stessero guardando, in attesa di ricevere una risposta alla domanda che le aveva posto Vickie poco fa.
Riuscì a sfoggiare loro un grosso sorriso, sperando di convincerli di quello che stesse per dire:
- Sono successe così tante cose, che non lo ricordo più… ma credo che sia merito di qualche amico in comune.
Tutti attorno a quella tavola, furono abbagliati e rapiti dal suo splendido sorriso, che per tutta la serata aveva faticato a venir fuori.
Purtroppo per loro, quel sorriso non era sincero, né autentico, ma semplicemente un modo per risultare sincera ai loro occhi.
[…]
Fortunatamente quella serata era giunta alla fine, aveva voglia di andar via da lì da quando aveva preso a pugni quello sventurato di Jared Leto.
- Questa serata è volata, spero davvero che ce ne saranno delle altre!
Le diceva Vickie mentre, Tomo le raggiungeva col copri-abito della ragazza: un lungo cappotto nero, ed intromettendosi nella loro conversazione, disse:
- Domani sera?
- Non credi sia troppo presto? Potrebbe pensare che vogliamo farle qualcosa…
Gli sussurrò Vickie, mentre entrambi la fissavano come fanno quei personaggi nelle sitcom americane.
Francis sorrise loro, mentre abbassava lo sguardo per un secondo e gli rispose:
- Domani sera ho un impegno, ma sono sicura che ci rivedremo presto.
- Lo spero davvero tanto. Mi ha fatto davvero piacere conoscerti!
- A tutti ha fatto piacere conoscerti! Vero Shann??
Shannon era seduto sul divano, mentre stringeva a sé la sua ragazza in un tenero abbraccio, e con i piedi poggiati al tavolino.
Era ben chiaro che fosse ancora gonfio dalla cena appena consumata.
Il ragazzo alzò un braccio e disse:
- Ci puoi giurare, Francisca!
Fran si stupì del fatto che il ragazzo l’avesse appena chiamata col suo nome d’origine, e non poté far a meno di sorridere nella sua direzione, dopo averlo guardato con stupore.
- Wow che pronuncia Spagnola, Señor!
Gli disse con tono sorpreso, Tomo, dal modo impeccabile con cui l’amico pronunciò il nome della ballerina in Spagnolo.
Shannon ridacchiava, mentre Agnes gli sussurrava qualcosa, mentre alzava il capo dal suo petto, e gli sorrideva con una lieve malizia, alla cui lui le rispose con altrettanta.
Francis smise di guardarli ancora sorridente, poi guardò Vickie e Tomo dicendo:
- Vi dispiace se prima di andar via uso la toilette?
- Chiamalo pure bagno, non siamo abituati a tanto stile.
- Parla per te Tomo.
Le rispose Vickie, guardando ancora Francis, e lui voltandosi in direzione della moglie, le rispose dicendo:
- Avevo dimenticato di aver sposato VICtoria Beckham…
- Ah ah ah tu non somigli neanche un po’ a Beckham!
- Da quando ti piacciono i biondi palestrati calciatori che nel tempo libero fanno i modelli?
- Se mi piacevano, avrei sposato David e non te.
A quel punto Tomo le si avvicinò e col suo buffo sorriso con denti squadrati, le sorrise maliziosamente e disse:
- Uhooo lo chiami anche David adesso?
- Per un attimo ho davvero pensato che fosse mio marito.
- Mi dispiace, ma tuo marito è un esemplare d’uomo moro, peloso, col fascino di un bosniaco vecchio stile…
- …che puzza di pesce…
Shannon rovinò quel momento di gloria di Tomo, col suo commento fuori campo, e Tomo si voltò subito a guardarlo, facendo cadere le proprie braccia lungo i fianchi.
- Io non puzzo di pesce!
- Forse solo un po’…
- Non dargli corda, Victoria!
- Scusa, amico, ma di tanto in tanto… forse è perché cucini pesce.
- Guarda che non sono uno chef di master chef…
Disse in una smorfia il ragazzo, allargando le braccia in direzione di Shannon che continuava a starsene disteso su quel divano comodamente e forse anche un po’ sguaiatamente.
- Beh ma potresti parteciparvi… potresti anche vincerlo.
- Adesso non provare a pararti il culo.
- Oh no, no, amico, lo dico davvero. Insomma sei bravo ai fornelli…
- Io dico che stai continuando a pararti il culo.
- Smettila David… ehm volevo dire …Tomo!
Tomo si voltò in direzione della moglie, che stava trattenendo una risata e le disse:
- Che cosa? Adesso comincia anche a chiamarmi come lui?
- Scusa… è stato un lapsus Freudiano…
- So io cos’è stato.
- Agnes, non è bravo Tomo in cucina?
- Sì, cucina davvero bene…
Si inserì la fidanzata di Shannon, dopo la sua stessa domanda, e Francis cominciava a pensare che non avrebbero mai più smesso di parlottare tra loro, così senza dare nell’occhio, si allontanò per raggiungere il bagno.
Lungo il corridoio, sentiva degli strani rumori, come se qualcuno stesse parlando a voce bassa, da qualche parte, e più si avvicinava al bagno, più quel parlottare diventava chiaro.
Erano dei sorrisi mischiati a piccoli sospiri di piacere, e neanche il tempo di capire cosa fosse, si ritrovò Samantha contro la porta del bagno, e Jared che era impegnato a toglierle i vestiti di dosso.
- Wow!
Esclamò Francis, mentre Smantha, allontanava Jared e si rivestiva di fretta.
Il ragazzo non si accorse dell’arrivo di Francis, o forse sì, fatto sta che apparì ancora un po’ stonato da quel fugace momento di passione che stava vivendo con la sua piccola Barbie, e guardando Francis, si aggiustò la maglia che indossava, e sfilò via dalla vita la sua camicia a quadri e cominciò ad infilarla addosso.
Francis in tutto questo, era rimasta a fissarli incredula, ma con un lieve sorriso sulle labbra e i tentativi della Barbie di ricomporsi fecero ampliare quel sorriso.
- Oddio… che vergogna! Scusaci… noi… stavamo…
Jared ssi sfiorò il naso con un rapido tocco di dita, nervosamente e allargando un braccio, si rivolse alla sua ragazza tenendo lo sguardo leggermente basso:
- Beh lo ha capito cosa stavamo facendo.
Commentò nel tentati di risultare simpatico, ma con poco successo.
- Dovrei usare il bagno…
Francis notando che la Barbie si fosse quasi plastificata, le fece segno con gli occhi di spostarsi dalla porta, e lei quasi balzò via.
- Oh! C…certo, certo, certo! Scusaci!
Francis le sorrise con visibile sforzo, quasi facendole capire quanto poco la considerasse, ma per sua fortuna: le barbie non avevano cervello.
Jared le lanciò un’occhiata fulminea, poi mise le mani nelle tasche dei suoi pantaloni, e si allontanò da lì, con la Barbie che lo seguì poco dopo che Francis le avesse chiuso la porta del bagno in faccia.
[…]
Quando la ballerina fece ritorno in sala, riuscì a sentire degli ennesimi lamenti di Jared verso gli altri presenti:
- Non si è nemmeno scusata… non solo ha rotto la mia Canon, ma vi ricordo che mi ha QUASI rotto il naso quella psicopatica che voi tutti in questa casa trovate fantastica.
I ragazzi provarono a zittirlo, quando si accorsero dell’arrivo di Francis, ma la ragazza apparve totalmente tranquilla, come se la cosa non l’avesse minimamente toccata e forse era davvero così.
Purtroppo, in quegli anni, Francis aveva chiuso così bene il suo cuore, da non provare nulla nemmeno in situazioni come quelle.
Sul volto di Vickie, poté leggervi mortificazione ed imbarazzo, ma Francis le sorrise come se non avesse sentito nulla di quello che aveva appena detto il ragazzo.
Il sorriso della ballerina, però, era così freddo e gelido, che non convinse nessuno in quella camera, neanche loro che erano degli estranei e che non la conoscevano affatto… che non conoscevano il suo vero ed autentico sorriso sincero.
- Qualcosa non va?
Domandò, fingendosi ignara ed alternando lo sguardo da Vickie, Shannon, Tomo, ma Jared cominciava a non sopportarla più, così disse ciò che le avrebbe voluto dirle dall’inizio della serata:
- Non convinci nessuno con questa tua farsa. So che hai sentito quello che ho detto, quindi sì, qualcosa non va! Sei ospite di amici miei, mangi in casa loro, e non ti scusi nemmeno con il loro amico dopo avergli quasi ROTTO il naso?
Francis restò a fissarlo, senza muoversi, e lui le si avvicinò di qualche passo, mentre parlava.
I due si guardarono dritto negli occhi, Francis non vedeva, era cieca, non lo stava guardando per davvero, non lo aveva mai davvero fatto da quando la serata era iniziata, eppure lui sembrò avere qualche attimo di esitazione, mentre fissava il colore così verde dei suoi occhi, trovandola per un momento attraente; ma le parole della ragazza spazzarono via quel pensiero che aveva accennato a formarsi nella sua testa:
- Beh…
La ragazza si strinse nelle spalle ed aggiunse:
- Tu mi hai rotto i coglioni, ma non sono qui a lamentarmi!
- Wohhh Wohhh… calmiamoci ragazzi.
Shannon, suo fratello, si alzò e tirò via Jared che era sul punto di dirne quattro alla ragazza, la quale lo anticipò e disse:
- Il giorno in cui sarò davvero dispiaciuta per averti preso a pugni, avrai le mie scuse, ma quel giorno… non è oggi.
E probabilmente quel giorno non sarebbe mai arrivato…
Le parole di Francis erano pungenti e anche un po’ cattive.
La vecchia lei non si sarebbe mai comportata in quel modo, non dopo una serata simile, eppure era lì a prendersela con quel ragazzo che non aveva fatto niente di male, se non trovarsi nel momento sbagliato, nel posto sbagliato e nel periodo sbagliato.
Magari, se l’avesse conosciuto anni prima, lo avrebbe trovato meno antipatico, ma adesso… adesso lo detestava a tal punto da volergli davvero rompere il naso.
Prima di commettere quello che sarebbe stato uno stupido errore dettato dall’istinto, si affrettò a prendere il suo copri-abito.
- Andiamo ragazzi, smettiamola di ripensarci…
- Che cosa????
Esclamò Jared indignato alle parole pacifiche di Vickie, ma ecco che Tomo entrò in difesa della moglie e provò a calmare l’amico che continuava ad essere trattenuto dal fratello Shannon.
- Dai Jar… un’altra volta…
Gli fece cenno col capo, per fagli notare che Francis fosse sul punto di andar via, e che la discussione poteva terminare lì.
Jared incazzato, sbracciò via la presa ferrea del fratello, e si allontanò dalla camera seguito dalla Barbie di nome Samantha, mentre imprecava qualcosa contro la ballerina a voce bassa.
Francis continuò ad agire come se nulla di tutto quello fosse successo, e sorrise in direzione delle due coppie.
- Mi ha fatto davvero piacere conoscervi.
Probabilmente stava dicendo la verità, ma quello non era il momento migliore per risultare credibile agli occhi dei presenti.
Vickie e Tomo abbozzarono un sorriso, mentre Shannon continuava a tenere gli occhi puntati verso l’uscita della camera da dove era da poco andato via suo fratello e con un braccio teso, disse:
- Mi dispiace, Francisca, io… a volte si comporta in modo strano… davvero io…
- E’ da quando avevo otto anni che non mi chiamano col mio vero nome.
Lo interruppe, sorridendogli appena, e il ragazzo si voltò verso la sua direzione dimenticandosi del fratello e di tutto l’accaduto, per ricambiare quel sorrisino.
- Spero che non ti dispiaccia se ti chiamo…
- Ogni volta che vuoi,
Lo interruppe, sorridendogli ancora una volta, lo trovava un ragazzo molto alla mano e simpatico, ma non voleva dare un’idea sbagliata alla sua ragazza, così si affrettò a salutare lei per prima.
- Felice di averti conosciuta Agnes.
La giovane ragazza si affrettò a ricambiare il saluto dandole due baci sulle guance affettuosamente, e sorridendole le rispose:
- Spero davvero di poterti rivedere presto.
- Lo speriamo un po’ tutti!
Esclamò Tomo alzando le braccia in aria andando a travolgerla in un abbraccio.
Erano davvero adorabili, ma non vedeva l’ora di andar via di lì, e così fece.
Dopo la promessa di farsi risentire e di rivedersi presto, la ragazza lasciò quella casa e di corsa montò in sella alla sua moto che sostava proprio dove l’aveva lasciata.
Quella serata era fredda e le mani rischiavano di farsi troppo fredde per poter aver un corretto controllo alla guida, così indossò i guanti per moto, scostò il cappotto, e calzò il casco integrale sulla sua testa, tirando su i capelli.
Diede un po’ di gas prima di partire, accelerando a vuoto un paio di volte, poi tirò via la gamba dal suolo e partì in tutta fretta.
Un lungo giro in moto prima di rientrare nel suo appartamento, era proprio quello che le serviva dopo una serata come quelle.
[…]
La fama di Francis era arrivata alle stelle in quegli anni, tanto che tutti i suoi fanatici conoscevano il modello della sua moto e riuscivano a riconoscerla per strada anche grazie a dei disegni che la ragazza si era fatta fare lungo il lato destro della stessa.
Erano tre graffi tribali di color azzurro cielo, che somigliavano a tre graffi di artigli, e molti suoi affezionati usavano identificarli come “il graffio della pantera”, dato che la moto era di un nero metallizzato e che la ragazza amasse correre ad alte velocità.
[…]
Ad un incrocio si ferma ad un semaforo rosso e le si affiancò un’auto: un’utilitaria da cui poté notarvi all’interno una famiglia con padre alla guida, madre sedutagli accanto  e dietro tre bambini (due maschietti e una femminuccia) che avranno avuto tra i 10 e i 6 anni.
La più piccola, aveva le manine poggiare sul finestrino rigorosamente chiuso, e guardava la strada con la curiosità tipica dei bambini.
Francis fu attratta dalla sua dolce e tenera faccina, contornata da ricciolini lunghi sino all’altezza del mento, e si accorse che la bambina la stesse guardando con curiosità, attratta dal suo grosso casco nero con i vetri scuri.
Francis notando che la piccola non le togliesse gli occhi di dosso, alzò una mano e la salutò scuotendo le dita in un piccolo saluto.
La bambina, dopo attimi di esitazione, alzò lentamente la manina e timidamente ricambiò quel buffo saluto, ma proprio in quel momento uno dei suoi fratellini, si avvicinò al finestrino ed indicando i graffi azzurri sulla moto della ballerina, esclamò:
- Ma quella lì è Francis!!!!
A quel punto l’altro fratellino, ed entrambi i genitori si voltarono a guardare fuori dal finestrino, dal lato della ragazza, la quale si lasciò sfuggire un sorrisino divertito da quella simpatica scenetta, ma nessuno poté notarlo dato che indossava quel casco.
L’intera famigliola le sorrise gioiosa e la salutava, come si fa quando si ha la fortuna di incrociare qualche star del mondo dello spettacolo,
Al che Francis ampliò il saluto con la mano verso tutti, poi notando che il semaforo era diventato verde, e che dietro cominciavano ad accodarsi altre auto, non voleva creare scompiglio a quell’incrocio, così tirò su dal suolo la gamba e con un colpo di gas, andò via in sella alla sua moto, ormai chiaramente riconoscibile a chiunque.
[…]
Rientrò nel suo appartamento, che si trovava in un grosso condominio al centro di Los Angeles, il quale era composto da un loft che comprendeva una living room con tanto di divano a L nero, un televisore al plasma, una cucina moderna, con vetri neri fumé trasparenti, un’isola che comprendeva un alto tavolo di legno scuro con degli sgabelli a sedia molto comode già soltanto nel guardarle.
I muri erano dipinti di grigio, ad eccezione di una grande parete color lilla, dove vi era poggiata l’enorme televisione.
Accanto ad essa vi era un stereo nero con delle rifiniture color lilla che richiamavano i colori di quella living room che comprendeva soggiorno e cucina. Accanto allo stereo di ultima generazione, vi era un’alta libreria che conteneva una grande quantità di cd musicali di vari artisti.
La parete opposta, invece, comprendeva una libreria alta e larga dove la ragazza era solito poggiarvi di tutto, tra i telefoni, le chiavi e quant’altro.
Libreria che conteneva grossi libri sulla legislazione Americana, Italiana, libri di ballo, di accademia militare, tutti libri che la ragazza aveva utilizzato in passato e che aveva accuratamente studiato per le sue numerose esperienze in vari campi intellettuali e quant’altro.
[…]
Entrata in casa propria, la ragazza accese un lume, che non faceva né troppa luce, né troppo buio, ma donava alla casa un’atmosfera calda come se fosse stata illuminata da una grossa candela, poggiò il suo lungo giaccone sull’appendiabiti, chiuse la porta d’ingresso alle sue spalle e si diresse verso l’enorme libreria per poggiarvi su le chiavi della sua moto.
Mentre le poggiava in un punto a caso del ripiano, notò un portafoto che conteneva la sua foto con la sua amica Chenille e la piccola Anaya, mentre erano ad un picnic qualche anno fa, e i loro bei sorrisi la contagiarono facendola sorridere di ricambio.
Spostò poi lo sguardo, il quale cadde anche sul resto delle foto esposte accanto a quest’ultima, che contenevano: una foto col suo più grande maestro: Michael Jackson, un paio d’anni prima che morisse (foto che le aveva scattato Justin, tra l’altro), poi una foto con la sua adorabile Katy Perry, e una foto di gruppo con gli amici della sua EmsAndFran (tra cui Jay, Eddy, Mike, Chenille ed altri ragazzi della vecchia Crew di Justin).
Tutte foto bellissime, e un po’ datate, soprattutto quella in cui era con Emma all’età di 9 anni alla festa di compleanno della sua piccola amica.
Le due bambine indossavano dei vestitini che arrivavano all’altezza delle ginocchia e si stavano abbracciando guancia a guancia, mentre con le manine segnavano gli anni compiuti da Emma.
Emma indossava un vestitino bianco con una fascia rosa all’altezza della vita, e ai bordi della gonna che le scendeva leggermente larga, con delle scarpine dello stesso colore, i suoi capelli erano sempre stati neri, e li portava sciolti nel suo piccolo carré che le donava un’aria ancora più dolce e tenera. I suoi enormi occhi blu le ricordavano due oceani… com’era possibile che anche all’età di nove anni, le ricordasse terribilmente Katy Perry? Se non ne fosse certa, sospetterebbe in una loro parentela.
Francis, in quella foto, indossava un vestitino simile a quello di Emma, ma di color blu scuro, con dei ricami lungo il collo ad U e i suoi lunghi capelli ricci tirati su in una coda morbida.
Era così buffa, le mancava un dente nel lato destro dell’arcata inferiore, eppure poteva leggere nei propri occhietti da bambina, tutta la gioia e la felicità che stava vivendo in quel momento, e che vorrebbe poter tornare a provare anche adesso che aveva 27 anni.
Si allontanò da quelle foto, prima di potersi sentire ancora una volta triste a causa di ricordi del passato, e mentre si dirigeva in bagno, notò che lampeggiava la lucina del telefono: aveva dei messaggi nella segreteria.
Pigiò il tasto per poterli sentire tutti, ne erano tre, poi si diresse in bagno lasciando la porta aperta.
- Biiiip: Ehi Fran, sono Chenille… dove sei finita? Contavo di vederti a cena a casa stasera, volevo parlarti di una cosa importante, richiamami. -
La voce di Chenille era fredda, ma sembrava davvero bisognosa di parlare con lei, quanto prima.
Il secondo messaggio partì in automatico, e la distrasse da quei pensieri:
- Biiiip: Lo so, lo so, lo so, lo so, sono una pessima amica! Perdonami se mi faccio viva soltanto adesso, e prima che tu possa mandarmi al diavolo ti dico che dopodomani sono a Los Angeles e pretendo di averti con me per almeno un giorno intero. Ho davvero molto da raccontarti, in più avrei un progetto di cui vorrei parlarti. Non dirmi di no, pleaaaaaaaaase!!!! Love you greengirl! -
C’era solo una persona che la chiamasse “Ragazza Verde” ed era Katy Perry,
Anche la cantante amava gli occhi verdi di Fran, tanto da usare quel nomignolo affettuoso per chiamarla.
Quel messaggio le strappò via un sorrisetto, mentre finiva di struccarsi e si approcciava a lavarsi i denti, il terzo ed ultimo messaggio in segreteria partì:
- Biiiip: Buonasera signorina EM… sono il regista del film, e vorrei proporle di incontrarci domani negli studi di Los Angeles, mi rendo conto dell’ora tarda, ma proverò a richiamarla più tardi per metterci d’accordo. Buona serata. -
Francis alzò lo sguardo verso lo specchio dinnanzi a sé, mentre si spazzolava accuratamente i denti e si ricordò del film.
Dopo quella cena, aveva dimenticato della telefonata per il suo nuovo progetto da Attrice, era stata una pessima idea accettare l’invito di quei ragazzi a cena, ma ormai era tardi per ripensarci.
[…]
Trascorsero pochi minuti, il tempo di indossare il pigiama ed essere pronta per andare a letto, che il telefono di casa le squillò: era il regista.
- Spero di non averla svegliata, o disturbata, signorina EM…
- Niente affatto Mr. Marshall, anzi, sono dispiaciuta per non essere stata in casa quando mi ha richiamato…
- Si figuri, siamo in pieno lavoro anche a quest’ora. Dunque… giungendo a noi…
- Sì, mi dica…
- Mi hanno informato che è una grande appassionata di questa saga di film, e mi creda, non ho dubbi sul fatto che questo ruolo le riuscirà a meraviglia!
- Sono lusingata, Mr. Marshall.
- Le è possibile raggiungerci agli studi domani… diciamo… per le quattro del pomeriggio?
- Assolutamente sì! Non mancherò all’appuntamento.
- Fantastico! Le farò recapitare l’indirizzo via email da un mio assistente. Allora l’aspetto domani…
- Grazie infinite Mr. Marshall. A domani!
[…]
Il giorno successivo, Francis arrivò nella sede di Los Angeles della EmsAndFran, verso le 11 di mattina, quasi mezzo giorno.
Si era svegliata tardi, non voleva proprio alzarsi, così si fece una scorpacciata di caffè e cominciò la sua giornata in ritardo.
Arrivata in sede, incrociò lungo il cammino Eddy.
- Cavolo – Pensò tra sé e sé. - …Quel ragazzo diventava sempre più bello di anno in anno. Adesso portava il look con un filo di barba curata a pizzetto, e i capelli corti. Il suo bel viso perfetto, non necessitava di cure particolari, era così bello da sembrare dipinto a mano. -
- Ehi Fran… svegliata presto stamattina?
Le disse con tono ironico, mentre le si avvicinava e le sorrideva con complicità.
Aveva imparato a conoscerla bene in tutti quegli anni.
- Ho dovuto svaligiare una caffetteria per poter arrivare qui a quest’ora. Ma questo vostro caffè non sveglia neanche un neonato.
- Uoh… dove sei finita ieri sera? Hai fatto qualche danno?
Immediatamente, Francis ripensò al momento in cui prese a pugni il naso di quel Jared Leto, poi però scosse il capo rispondendo ad Eddy con una piccola bugia.
- No, per niente… ero soltanto molto stanca. Ah, ehi, oggi sarò assente per qualche ora. Alle quattro ho un incontro di lavoro.
I due ragazzi si dirigevano a passo lento verso l’entrata delle varie sale da ballo, e continuavano ad aggiornarsi.
- Che lavoro?
- Ho un provino per un film…
- Fantastico! Un altro film?
- Sì, ma non so ancora nulla…
- Non sai che film sarà?
- Sì, ma…
- Oh avanti, di che film si tratta?
- Pirati dei Caraibi, il quarto capitolo, non so ancora come si chiamerà…
- Stai scherzando?
Francis lo guardò accigliando lo sguardo.
- No… perché? Non ti piace?
- Ne vado matto!!!
Francis abbozzò una risatina e lo invitò a non urlare troppo:
- Shhh! Non ti scaldare troppo, non so ancora se mi prenderanno…
- Cristo! Sappi che vorrò venire alla prima del film ed incontrare Johnny Depp!
- Ok, tigre, ma adesso regola l’entusiasmo ahahah
- Cavolo, stavo per dimenticarmene… tra mezz’ora circa arriverà Lady Gaga… hai dimenticato del suo appuntamento per quella coreografia?
- Merda! L’avevo dimenticato eccome! Potevi telefonarmi per ricordarmelo…
- Credevo l’avesse fatto Chenille…
In quel momento Francis fu come colpita da un fulmine: - Cazzo, dovevo richiamare Chenille ieri! -
Dopo la telefonata col regista l’aveva totalmente dimenticato, e nel giro di pochi minuti era crollata a letto.
Sbuffò alzando gli occhi al cielo, rimproverando sé stessa.
[…]
Arrivarono davanti alla sala di ballo di hip hop, quella mattina era Chenille a tenere la lezione con i ragazzi, mancavano pochi minuti alla fine, così Francis decise di aspettarla, mentre controllava l’andamento della lezione con la sua attenzione maniacale.
Eddy andò a prepararsi per l’arrivo di Lady Gaga, invece Francis dopo aver controllato l’andamento sempre impeccabile delle lezioni di Chenille, andò a mettere in ordine alcuni fascicoli.
[…]
A fine lezione tutti i ragazzi (una trentina) uscirono dalla sala e si diressero negli spogliatoi per fare una doccia ed andar via.
Mentre uscivano salutavano tutti Chenille affettuosamente, rimandando alla prossima lezione il loro incontro.
Dopodiché ritrovandosi Francis dietro il bancone delle iscrizioni, salutarono con gioia anche lei, e Chenille, mentre si tamponava il sudore con un asciugamano e raccoglieva la sua bottiglia di energade, ebbe quasi voglia di non uscire da quella sala per non doverla incontrare.
Quando la hall fu sfollata, Chenille uscì dalla sala e si diresse verso le scale per raggiungere il piano di sopra e concedersi una doccia prima dell’arrivo della nota cantante.
Per quanto fosse concentrata nei suoi fascicoli da riordinare, Francis stava quasi per farsela sfuggire, fortunatamente Chenille passò parallelamente al bancone e la destò dalla sua concentrazione riuscendo a fermare la sua fuga giusto in tempo:
- Ehi!! Chenille!
- Non ho tempo adesso.
Le rispose con poca voglia la ragazza, mentre continuava ad avvicinarsi alle scale, al che Francis con una corsetta la raggiunse fino a bloccarle il passaggio.
- Aspetta, devo parlarti.
- Ti ho detto che non ho tempo adesso.
Chenille indossò gli abiti delle ragazze del Bronx, e con prepotenza le rispose a tono duro:
- Aspetta tu me, adesso! …Oppure sono gli altri a dover restare ad aspettare te, uh?
- Ascolta…
Francis alzò le mani a mezz’aria, provando a farle capire che stesse provando a scusarsi:
- Ieri sera…
- Non mi interessa cosa hai fatto o chi o cosa ti abbia fatto dimenticare di richiamarmi. Sono tutte stronzate, e ne ho abbastanza. Levati dalle scatole!
Fran fu travolta dall’uragano di Chenille, tanto da restarne senza parole, e senza riuscire a fermarla, così si vide costretta a lasciarla andar via.
Non si era mai comportata così, mai le aveva parlato in quel modo e così, in quel momento esatto capì di aver creato un casino con Chenille in tutti quegli anni in cui si era rifugiata nel lato peggiore di sé.
Capì di essersi comportata male, finalmente adesso riusciva a rendersi conto dei suoi errori, uno su tutti, quello che davvero aveva creato una crepa nel rapporto tra le due ragazze, fu il momento in cui le aveva detto “Tu non sei Emma, non ti impicciare!”
[…]
Francis e Justin si erano lasciati da nemmeno due anni, quando questo avvenne.
Chenille ebbe un diverbio con Francis, dopo averla beccata a fumare erba sul retro della scuola EmsAndFran di New York, di cui si occupava suo fratello Mike.
L’amica cercava di far capire a Francis che quel comportamento era contro producente e che non l’avrebbe portata da nessuna parte, ma purtroppo Fran era diventata cieca e sorda, rinchiusasi nel suo guscio anti-persone; così la discussione sfociò in un grosso litigio, in cui volarono grossi paroloni.
Quello che però fece più male fu appunto il “Tu non sei Emma!” detto da Francis con sangue agli occhi, dopo che Chenille le aveva gettato via quella canna ed era sul punto di picchiarla pur di farla rinsanire.
Dopo quella frase, Chenille ne rimase profondamente dispiaciuta, tanto da portarla a smettere di parlarle in quello stesso istante, e per i seguenti due mesi, finché per forza di cose (lavorative o per l’intervento di Mama Su) le due ragazze tornarono a parlarsi, ma il loro rapporto si era come congelato.
Adesso, però, era troppo tempo che andava avanti quel rapporto, e capì di non poter continuare più così.
Era sul punto di entrare nello spogliatoio riservato a Chenille, quando Jay corse a chiamarla per avvertirla dell’arrivo di Lady Gaga e così dovette rinunciare nel parlarle.
[…]
- Dovresti vedere come s’è conciata. Sembra una di quelle donne da circo, zucchero.
- Non urlare, Jay, potrebbe sentirci, potrebbe suonartele e poi decidere di non collaborare più con noi.
Gli diceva scherzosamente Francis, mentre insieme all’amico scendeva le scale rapidamente per raggiungere l’ingresso della struttura.
- Sai già su quale pezzo vuole lavorare?
- Mi pare si chiami “Judas”
- Oh… wow.
Jay sembrò giudicare già dal nome la canzone della cantante, poi aggiunse:
- …E com’è?
- Tra meno di cinque minuti lo scoprirai.
Gli fece l’occhiolino, mentre cominciò a correre per aprire la porta della hall ed accogliere l’artista e il suo agente.
Jay sbarrò gli occhi e passando davanti alla sala da ballo, si accorse della presenza di almeno dieci ballerini, e capì al volo che la ragazza avesse architettato qualcosa a sua insaputa:
- Oh merd… che cos’hai in mente?
Francis sorridendo ancora per la reazione dell’amico, accolse la giovane ragazza e la invitò ad entrare.
- Onorata di avervi qui! Prego, entrate!
- Cazzo, ma davvero somigliava ad una da circo- pensò tra sé e sé, mentre la lasciava entrare e le guardava l’abbigliamento bizzarro.
Calzava una parrucca biondo platino, o forse bianca, non riusciva a capirlo, con capelli lunghissimi lisci che le arrivavano sin giù il fondoschiena.
Per quanto fossero lunghi, quasi temeva che sarebbe caduta all’indietro da un momento all’altro.
Era super truccata, che è davvero difficile poter descriverlo, ma basti sapere che aveva delle ciglia finte quasi lunghe quanto i capelli, e un vestitino glitterato strettissimo, color bianco, con tacchi a zeppa di almeno 20 centimetri.
La sobrietà non era mai stata una caratteristica di Gaga.
A differenza di Francis che invece indossava la sua solita tuta dell’Adidas blu scura con una t-shirt bianca a maniche corte, molto a corpo, si era coperta col giacchetto della tuta, per poter uscire senza doversi beccare un colpo di freddo, e al piede le solite scarpette da ginnastica.
- E’ davvero fantastico qui.
Esclamò la diva mentre si guarda intorno.
- La ringrazio… prego, venite, vogliamo offrirvi qualcosa.
Francis li guidò nel suo studio che era quasi grande quanto la hall dell’entrata, e qui vi trovarono degli stuzzichini e bevande di ogni tipo, cose molto raffinate e di qualità; non voleva far brutta figura con un’artista di uno spessore simile.
- Servitevi pure e accomodatevi, così possiamo parlare del progetto, ma la prego, si metta comoda.
- No, sono io a pregarti: dammi del tu…
Francis andò a sedersi difronte alla cantante su un divanetto comodo, ai lati della sua grande scrivania, e a quelle parole, la guardò a lungo sorridendole, poi la cantante disse:
- Oltretutto credo di essere di qualche anno più piccola di te, dovrei essere io ad usare tutte queste formalità…
- Scusa… deformazione militare…
Commentò a voce bassa quasi tra sé e sé, poi tagliò a corto e disse:
- Ho ascoltato il brano, e credo di aver eseguito il lavoro come mi avevi chiesto.
- Non avevo dubbi… sei la migliore, non poteva essere altrimenti.
- Sono lusingata.
Disse con un sorriso Francis, mentre dalla porta della stanza si affacciò Jay, dicendole:
- E’ tutto pronto…
Il ragazzo, spostò lo sguardo verso Lady Gaga, quasi rapito da quel suo buffo modo di vestirsi, ma poi si accorse che lo stesse guardando e d’istinto le sorrise risultando chiaramente in soggezione.
- Arriviamo subito…
Jay acconsentì col capo ed era sul punto di sparire da lì e da quella situazione con Gaga, quando Francis lo fermò dicendogli:
- Ehi, Jay!
Il ragazzo allungò il capo verso l’interno della stanza, ancora spaventato da Gaga, e disse:
- Sì?
- Chenille?
Gli chiese la ragazza in un tono di voce che lasciò intendere quanto sperasse che la ragazza fosse presente, e Jay ancora col capo allungato, le rispose:
- Sono tutti pronti…
Le fece l’occhiolino per tranquillizzarla, poi sparì prima di essere catturato dallo sguardo inquietante della cantante.
Francis sorrise in direzione di Gaga e del suo agente, e disse loro:
- Ho preferito mostrarti la coreografia dal vivo e non spedirtela per video… spero di non rubarti troppo tempo…
- Stai scherzando? Cosa stiamo aspettando? Andiamo a vedere questo capolavoro!
Francis quasi si aspettava di vederla cadere nell’esatto momento in cui si sarebbe alzata da quel divano con quegli enormi tacchi, ma fortunatamente la cantante restò integra e con gioia afferrò il braccio di Francis, e mettendosi sottobraccio della ballerina. si diressero nella sala in cui vi erano i suoi ballerini.
Era una coreografia che comprendeva dodici ballerini: lei, Chenille, cinque ragazzi iscritti alla sua scuola da un paio d’anni e altri cinque ex ballerini della crew di Justin tra cui Frank, Neal, Anna, Jess ed Alice.
Non appena i ragazzi videro la cantante si lasciarono scappare qualche grido euforico accompagnato da saluti vistosi ai quali la cantante ricambiò con gioia sorridendo a tutti loro e ringraziandoli per la calorosa accoglienza.
Al che Francis entrò in sala e la prima persona che guardò fu proprio Chenille, tra le due ci fu una rapida occhiata, ma poi Chenille distolse immediatamente lo sguardo da lei, era ancora visibilmente incazzata per l’accaduto.
Fran non se ne curò, e si avvicinò all’impianto stereo per poter dare il via a quella coreografia.
[Canzone per la scena Lady Gaga – Judas]
La musica risuonò nella grande sala, e non appena la cantante cominciò a cantare, un gruppo di ballerini cominciò a muoversi con delicatezza, come dei ballerini di danza classica, con lenti movimenti di mani e braccia, finché con l’aiuto della musica, Francis, Chenille ed Anna non spezzarono quel momento mimando dei movimenti a robot.
La coreografia cominciò e per l’intera durata dei quattro minuti del brano, la loro esibizione lasciò Lady Gaga, il suo agente, Eddy, Jay e un gruppo di altri “studenti” della scuola, senza fiato.
Francis era diventata una divinità, come se fosse stata lei a creare l’arte del ballo, come se facesse magie e non coreografie, magie che lasciavano tutti senza parole.
Chiunque ne restava stregato e meravigliato, ogni artista con cui avesse lavorato l’aveva trovata fenomenale.
Non appena l’esibizione terminò, la prima a battere le mani fu Lady Gaga, e la cosa gratificò moltissimo Francis, che ancora col fiatone, sorrise nella sua direzione per poi voltarsi verso i suoi amici e congratularsi per aver eseguito eccellentemente quella coreografia, ad eccezione di Chenille, che andò a congratularsi con altre ragazze, lontano da Francis, la quale la ignorò e si avvicinò poi alla cantante.
- Allora? Che te ne pare? E’ come me l’avevi chiesta?
- No.
Esclamò la cantante, facendo sparire il sorriso dal volto di Francis, ma si precipitò ad aggiungere poi:
- E’ molto meglio!!!
Francis tornò a sorridere, e a tirare un sospiro di sollievo cercando di gestire il fiato corto dovuto alla coreografia appena svolta.
[…]
Lady Gaga le aveva proposto di lavorare alla coreografia del video di quel suo nuovo singolo, nonché di partecipare all’esibizione nei prossimi MuchMusic Video Awards, che si sarebbero tenuti da lì a qualche mese.
Francis accettò di buon grado, aveva un dannato bisogno di quei soldi, ma volle essere chiara e corretta nei confronti della cantante, e le disse che ci sarebbe stata la possibilità che non sarebbe potuta essere presente agli eventi a causa di altri suoi impegni lavorativi.
La cantante inizialmente ebbe qualche ripensamento, dato che contava sulla sua presenza principalmente, ma poi, accettò di lavorare con i suoi ballerini.
Francis le disse che si sarebbe potuta rivolgere con totale libertà a Chenille, e che sarebbe stato come lavorare con lei in persona.
[…]
Era giunto l’orario dell’incontro col regista Marshall, e Francis rischiava ancora una volta di essere in ritardo.
Il traffico di Los Angeles le faceva venire i capelli bianchi!
Per sua fortuna viaggiava in moto, quindi riusciva a svincolarsi da lunghi ingorghi d’auto.
Arrivò agli studi del regista alle 16:17, e corse a prendere l’ascensore per raggiungere il piano degli uffici.
Sfortuna volle che l’ascensore fosse al ventiseiesimo piano, e se fosse rimasta lì ad aspettare, avrebbe fatto ancora più tardi.
Così decise di salire per le scale: 15 piani a piedi fatti di corsa a quattro scalini per volta.
[…]
- Venti minuti di ritardo…
Le diceva il regista con un mezzo sorrisetto sul volto, mentre era seduto dietro la sua scrivania, ed osservava Francis riprendere fiato.
- Sono mortificata… Mr… Marshall… ma… il traffico…
Francis parlava a scatti a causa del fiatone che aveva, ma il regista la interruppe dicendo:
- Non me ne parli. So di cosa sta parlando. Scherzavo, non si preoccupi. Prego si segga, le faccio arrivare subito dell’acqua.
Francis abbozzò un sorriso, ma faticava davvero a respirare dopo quel tour de force fatto per le scale.
Si mise a sedere e trovò un po’ di sollievo, anche se avrebbe preferito stendersi su un letto… o una barella…
Il regista alzò la cornetta del telefono e parlando con la sua segretaria dall’altra stanza, le disse:
- Vickie…
-Vickie? – pensò - Come la ragazza che aveva conosciuto giusto ieri… che buffe coincidenze.-
Per un attimo si ritrovò a ripensare ancora una volta a quei ragazzi, ma fu distratta dalle parole del regista, che al telefono continuava a parlare alla segretaria:
- …per favore, porta un bicchiere d’acqua per Miss EM…
Il regista spostò lo sguardo su Francis e accigliato, aggiunse:
- E magari anche un medico…
Francis alzò lo sguardo su di lui e sbottò in una risatina buffa, mentre riusciva finalmente a respirare con leggera regolarità.
- Si figuri… va tutto bene… sto benissimo…
Diceva facendo profondi respiri e sorridendogli cordialmente, per risultare meno stanca.
Il regista mise giù il telefono e le tornò a sorridere.
Sembrava davvero un timo simpatico, aveva l’aspetto del classico uomo americano benestante e ben curato: con un naso un po’ pronunciato, qualche ruga d’età ma folti capelli neri. Avrà avuto si e no una cinquantina d’anni, portati molto bene.
Francis lo conosceva per fama, ed era un po’ nervosa nell’incontrarlo, soprattutto dopo aver fatto un così largo ritardo.
- Dunque…
Francis si mise a sedere comodamente, drizzando la schiena ed impaziente, restò ad ascoltarlo.
- Ho qui una bozza delle caratteristiche del suo personaggio, me l’hanno appena consegnata gli autori, ma c’è ancora molto da aggiungere.
L’uomo le tese dei fogli scritti al computer, raccolti tra loro con un punto di spillatrice.
Francis prese tra le mani quei fogli, e lui continuò:
- Almeno si fa un’idea su come sarà…
La ragazza accigliò lo sguardo e lo guardò confusa:
- Mi scusi, ma… non dovrei prima sostenere il provino?
- Certamente. Ma voglio darle più dettagli possibili, affinché ai provini risulti magnificamente brillante e perfetta per la parte, come sono convinto che farà.
- Cazzo! Quelle si che erano lusinghe! – Pensò – Non è che stava esagerando? Magari…aveva alzato un po’ il gomito a pranzo…-
Quei pensieri svanirono, quando dalla porta vide entrare la presunta segretaria dell’uomo, Vickie, che portava dell’acqua e dei fogli all’uomo.
- Mr. Marshall, queste sono le aggiunte degli autori per la parte di Miss EM…
Il regista sorrise guardando Francis e disse:
- Che tempismo…
Fran abbozzò un mezzo sorriso e guardò la giovane segretaria: totalmente diversa dall’altra Vickie.
Questa qui era alta almeno il doppio, molto più gracilina e con lunghi capelli biondi ben curati in un’acconciatura moderna.
Quasi le ricordava la barbie di quel Jared.
Il regista supervisionava velocemente quei fogli, mentre lei cadeva ancora una volta a ripensare a quel gruppo, doveva smetterla, o si sarebbe presa a pugni da sola pur di riuscirci.
Ma… c’era qualcosa in loro che la incuriosiva, che l’attirava, qualcosa che le faceva venir voglia di voler saperne di più su di loro, era come se non si capacitasse del fatto di non averli riconosciuti sin da subito; infondo erano un gruppo musicale molto conosciuto non solo in America, ma in tutto il mondo.
Ancora una volta, quel regista la portò alla realtà:
- Con queste dovrebbe avere un quadro ben chiaro del suo personaggio.
- Grandioso.
Commentò la ragazza mentre aggiungeva gli altri fogli a quel mucchietto di fogli da computer, che con l’aggiunta saranno diventati sei.
- Posso?
Domandò guardando il regista, mentre alzava quei fogli per lasciargli intendere che avrebbe voluto leggerli:
- La prego… faccia pure, siamo qui per questo.
Francis acconsentì leggermente col capo, distese la schiena sullo schienale di quella poltroncina su cui era seduta, e accavallando le gambe, cominciò a leggere entusiasta e curiosa.
Dalle prime righe, poté scoprire il nome del suo personaggio: Zahira, ma la particolarità di questo personaggio non stava nel nome, ma bensì nel suo handicap: la ragazza a quanto pare era muta, infatti non c’era l’ombra di alcun dialogo parlato, ma soltanto descrizioni caratteriali della stessa.
Zahira era una giovanissima ragazza di appena 18 anni, senza famiglia, e che aveva come unico amico una piccola scimmietta che non lasciava mai la sua spalla.
Pare che questa Zahira sapesse il fatto suo, non era un pirata, ma voleva diventarlo a tutti i costi, perché pensava di poter trovare nei pirati la famiglia che le era sempre mancata.
Non sapeva usare una spada e neanche nella lotta corpo a corpo era brava, ma la sua particolarità stava nel lanciare gli oggetti.
Ebbene sì, sembra che Zahira fosse una sorta di campionessa del “lancio dell’oggetto” ed era proprio questo il lato comico del suo personaggio, oltre alla sua buffa e bizzarra personalità.
Man mano che leggeva quelle pagine con rapidità, aumentava in Francis la volontà di ottenere quella parte.
Questa Zahira la intrigava molto, e vedeva in lei una sfida da vincere.
Prepararsi per quella parte non sarebbe stato facile, soprattutto perché non avrebbe mai parlato, al contrario avrebbe dovuto esprimere tutta la sua bravura a gesti e/o movimenti del corpo (cosa che in un certo senso faceva già col ballo).
Una diciottenne gipsy (zingara) senza una famiglia, senza una casa, che cerca nei pirati una famiglia, ma non aveva altro da offrire loro se non la sua capacità di “lanciare oggetti”.
Prevedeva già le grosse risate che si sarebbe fatta sul set, si sarebbe dovuta esercitare nel lanciare cose a destra e a manca… c’era da divertirsi!
[…]
- Allora? Cosa ne pansa Miss EM?
- E’… E’ fantastica!
Francis tirò su gli occhi da quei fogli e guardò il regista con entusiasmo, sfoggiando un bel sorriso dei suoi.
- Sono felice che la entusiasmi. Le comunico che sia io, che il secondo regista, che il signor Depp contiamo in un suo provino eccellente, vogliamo averla nel cast ufficiale sin da subito!
- Il signor Depp…? Davvero lui…?
- Assolutamente! Anzi posso confessarle che è stata sua l’idea di chiamarla per la parte…
- CHE COOOOOOOOSA? Johnny Depp aveva chiesto di lei nel cast di quella saga di Pirati famosa in tutto il mondo? Johnny Depp? Era vero oppure si stavano burlando di lei? Era così bello da sembrare assurdo! – pensò la ragazza, che restò senza parole e non in grado di poter formulare una frase logicamente corretta dopo quella rivelazione.
Il regista le sorrise divertito dal modo in cui aveva reagito a quelle parole, poi tagliò a corto dicendole:
- Meraviglioso, Miss EM, l’aspettiamo per i provini della parte il 9 Gennaio dell’anno che sta per arrivare. Le auguro in felice e sereno Natale, e spero davvero di poterla scritturare presto per questa parte.
L’uomo si alzò, e Francis fece altrettanto, prima di risultare una statua di ghiaccio congelata.
- La ringrazio infinitamente Mr. Marshall, davvero… Non la deluderò!
- Ci conto!
Le disse con tono scherzoso l’uomo indicandola con un dito, come per sottolineare la cosa.
E così la ragazza si congedò da quell’incontro di lavoro e rientrò a casa propria.
[…]
Fece una lunga doccia calda per rilassarsi dopo una giornata ricca di impegni, per poi andare a distendersi qualche minuto sul letto.
Erano le sette di sera, e non avendo altre cose in programma, decise di affrontare il “problema Chenille”. Così indossò un jeans e una maglia scura con una giacca nera col cappuccio ed uscì a bordo della sua auto e raggiunse la casa di Mama Su, poco lontana dal suo appartamento.
Parcheggiò nell’enorme giardino di quella villa tanto desiderata dall’amica, e vi scese andando verso la porta d’ingresso.
Bussò il campanello, e fu accolta da MamaSu, la quale ogni volta che la vedeva, le faceva una festa.
- Gioia! Vieni, entra!
La donna tirò via dalla porta la ragazza e l’abbracciò, calorosamente, e Francis non si tirò in dietro per fare altrettanto.
Al che la donna sciogliendo quell’abbraccio le toccò le spalle e le braccia, dicendole:
- Oh signore, ma guarda quanto sei dimagrita! Non stai mangiando, bambina? E’ successo qualcosa? Stai male?
Francis non trattenne un sorriso alle dolci apprensioni della donna nei suoi riguardi, ma proprio quando era sul punto di risponderle, vide sbucare Anaya dal salone.
- Fraaaan!!!
La bambina fece una corsa verso la ragazza, la quale si piegò leggermente nelle gambe per poterla stringere in un tenero abbraccio.
- Ehilà piccola!
L’abbraccio con quella cucciola di bambina, era proprio quello che serviva a Francis per potersi sentire un po’ meglio.
Anaya era diventata una meravigliosa bambina di nove anni, molto alta, quasi quanto una ragazzina di 15 anni. Su questo aveva preso dal padre, dato che toccava quasi i due metri.
Aveva cresciuto dei capelli lunghissimi, meravigliosamente ricci definiti, e neri come la pece. In volto somigliava moltissimo a Chenille: aveva le sue labbra carnose e gli occhietti quasi a mandorla, che quando rideva, sorridevano con lei.
Aveva un corpicino quasi perfetto, anche se aveva ancora molto da sviluppare per essere davvero una donnina in miniatura.
Mentre Francis la stringeva a sé, riaprendo per un attimo gli occhi, notò che subito dopo la bambina, arrivò anche Randall, il gattino che un tempo apparteneva a Francis e che lei stessa aveva regalato alla bambina.
Le si spense lentamente il sorriso nel rivederlo, nel rivedere quel gattino che un tempo era stato il regalo più bello che Justin avesse potuto farle per il suo compleanno.
Adesso era molto diverso dall’epoca (a parte gli occhi che erano dello stesso verde degli occhi della ballerina) : non era più un cucciolo, ma un classico gatto da casa con qualche chiletto di troppo, era più lungo e con grossi baffi, ma soprattutto… non si chiamava più Randall.
Dopo la rottura con Justin, dopo essere rientrata a Los Angeles ed essere stata in giro per il mondo, dopo aver saputo da parte di Chenille che il ragazzo avesse cominciato una relazione sentimentale con Jessica Biel, decise di far sparire dai suoi occhi qualsiasi cosa, oggetto o non, che le ricordasse lui.
E una delle prime cose a cui rinunciò, fu proprio quel gattino che tanto amava.
Decise dunque di darlo alla sua piccola Anaya, la quale ne rimase estremamente felice.
Fortunatamente lo vedeva poco, se non mai, dato che non faceva loro visita spesso negli ultimi tempi.
La bambina gli aveva cambiato nome in Nemo, come il pesciolino rosso della Disney, cartone che la bambina, all’epoca, amava.
- Ci eri mancata!! Dov’eri finita?
Esclamò la piccola mentre scioglieva l’abbraccio. Erano passate settimane dall’ultima visita di Francis a casa De Noir.
Francis si chinò ad accarezzare quel gatto che ancora le faceva le feste quando la vedeva, poi tornò con l’attenzione verso la bambina, stava per risponderle con un sorriso, ma MamaSu la interruppe bruscamente:
- Anaya!
La rimproverò la nonna con tono imponente, la quale aggiunse:
- Non essere scostumata. Non invadere la sua priv…
- Di cosa stai parlando MamaSu?
La interruppe immediatamente Francis, mentre si rialzava e dimenticava la presenza del gattino, trovava quelle parole della donna assurde.
- Da quando in qua ho della privacy con voi?
- Beh… ormai sei diventata una donna piena d’impegni professionali… fai parte del mondo dello spettacolo, e… beh insomma sei quasi sempre via per impegni che ho pensato…
- Mi dispiace. Vi chiedo scusa.
La donna fu come colpita in pieno volto da quelle parole inaspettate della ragazza.
Erano anni che Francis non le parlava in quel modo; aveva assistito anche lei alla metamorfosi della giovane ballerina, e sapeva benissimo che non era più abituata a chiedere scusa per i suoi comportamenti poco corretti, ma l’aveva accettato, perché aveva imparato a conoscere quel lato buio del suo carattere e nonostante tutto aveva fiducia in lei e nel fatto che prima o poi sarebbe tornata quella di un tempo.
- Avrei dovuto trascorrere più tempo con voi, ma… non me la sentivo. Non è colpa vostra, voglio che questo sia chiaro. Ero io che avevo bisogno di starmene per conto mio…
- Non devi darci delle spiegazioni, Fran… non a noi…
Disse la donna con un dolce sorriso, mentre avvicinava a sé la bambina, poggiandole una mano sulla spalla, la quale alzando lo sguardo verso Francis, abbozzò un timido e tenero sorrisino.
Francis le guardava, e non le ci volle molto per capire che MamaSu intendesse dire che doveva dare delle spiegazioni a Chenille, e non a loro due, perché probabilmente erano riuscite a comprendere quel suo comportamento, anche se con dispiacere.
A quel punto la ragazza accennò ad un sorriso di ricambio verso le due, ma quel sorriso le svanì lentamente dalle labbra, non appena vide Chenille scendere giù per le scale.
- Ehi mamy, c’è Fran!
Esclamò con entusiasmo la bambina, andando incontro alla madre.
Chenille le passò una mano tra i capelli, sforzandosi di sorriderle, ma in presenza di Francis non ci riusciva quasi mai.
- Va a finire i tuoi compiti, dai…
- Ma mamma… posso restare finché Fran non va via? Ti prego…
La bambina cercò di intenerire la madre, ma Chenille era fin troppo determinata nel far tornare la figlia a studiare, piuttosto che restare lì con Francis.
- Ho detto di no. Avanti, non farmi arrabbiare, da brava.
- Uffa…
La bambina abbassò il capo ed obbedì tornando nel salone e ai suoi studi, mentre brontolava qualcosa contro la madre, la quale da lontano, le urlò:
- Non sbuffare con me, sai!
- Sì, ok, ok! Come vuoi tu!
- E non ti permettere di assecondarmi!
Francis dovette mordersi le labbra pur di non scoppiare a ridere divertita da quella scenetta madre e figlia, e risultare poco seria agli occhi dell’amica che pareva doverle comunicare qualcosa di serio.
- Venite, andiamo in cucina, o mi si brucia la cena.
Francis guardò MamaSu ma poi spostò subito lo sguardo su Chenille, la quale appariva poco entusiasta della sua presenza lì quella sera.
Entrate in cucina, vennero immediatamente raggiunte da Chenille, che aveva tra le mani una busta della posta, grande quasi quanto un foglio A4.
- Qualche giorno fa ci è arrivata questa.
Chenille si avvicinò a Francis che prese tra le mani quella busta, e lesse il mittente.
- La USA Army femminile? DAVVERO, FRANCIS?
L’amica cominciò ad assumere ancora una volta la sua aria da ragazza aggressiva del Bronx.
Fran alzò per un attimo lo sguardo verso la ragazza, ma poi tornò con gli occhi su quei fogli.
- Chenille…
- No, MamaSu! Non dirmi di stare al mio posto, perché non lo farò!
Le urla di Chenille cominciarono a sentirsi anche fin fuori la casa.
- Sono tre anni che ce ne stiamo al posto nostro e la guardiamo andare a fondo! Potrai ingannare il mondo intero, potrai ingannare i tuoi fans, o le persone con cui lavori, ma non riuscirai ad ingannare noi che ti conosciamo davvero! Mi hai capita?
- Posso sapere perché stai urlando tanto?
Domandò Francis, abbassando quei fogli e rivolgendo all’amica uno sguardo contrariato e quasi incazzato; al che Chenille esclamò irritata:
- Credi che sia stupida? Eh? Credi davvero che tornare in esercito ti farà dimenticare Justin? Stai sfiorando il ridicolo! Somigli ad una di quelle protagoniste di programmi per teenagers, pronte ad autodistruggersi per un ragazzo!
Francis sbottò in una risatina, ma restò immobile ad osservarla mentre le sbraitava contro, tenendo un braccio piegato e poggiato sotto al mento in una posa concentrata.
- Adesso ridi? Hai capito, MamaSu…? Ride!!!
- Sta calma adesso, figliola. Smettila.
- No! No che non la smetto!! Perché qui sembro l’unica che riesce a vedere la realtà delle cose? Come fate ad assecondare ogni sua pazzia senza dirle niente? Sai cos’ha fatto l’altra sera? Si è travestita da uomo per andare ad una partita di basket, solo perché c’era lui.
La ragazza gesticolava pesantemente verso la ragazza mentre parlava alla madre, che ne restava visibilmente stupita da quel racconto.
- Ma no, non era solo… c’era anche Jessica con lui, e Francis cosa fa? Se ne sta lì a  fissarli mentre amoreggiano e si baciano davanti all’intero palazzetto!! Ha trascinato anche me e Nina in questa sua follia senza senso! E per che cosa? Per scoprire che vuole tornare nell’esercito?
Chenille sembrava essere sul punto di sferrare qualche schiaffo in direzione di Francis, la quale senza smuoversi neanche un po’, la mise a tacere una volta per tutte.
- Adesso basta!
In quel momento, Francis somigliava a suo padre Aurelio.
Era fredda, ma imponente, tanto da far calare subito il silenzio, anche in un animo in eruttazione come quello di Chenille.
Dopo una manciata di secondi di silenzio, Francis si mise a sedere su uno sgabello del tavolo da colazione di quell’enorme cucina, e cominciò a parlare in direzione delle due donne, che la guardavano incessantemente:
- Sai, Chenille, forse hai ragione… ti devo delle spiegazioni.
Sul volto di Chenille si poté leggervi dello stupore a quelle parole:
- Sì, insomma… non sono solita dare delle spiegazioni per le mie azioni, a nessuno, ma visto che siamo arrivate a questo…
La ballerina la indicò alzando le braccia a metà altezza d’aria, per indicare il suo comportamento di pocanzi, poi proseguì parlando:
- L’atra sera, pretendevi una spiegazioni sul motivo della mia presenza a quella partita… beh avevo semplicemente bisogno di vederli insieme e rendermi conto del fatto che non ha più alcuna influenza su di me.
Nessuna delle due donne riuscì a credere alle sue parole, eppure stava dicendo la cristallina verità:
- Potrai non crederci, ma l’ho superata, e anche da tempo. Esattamente dal giorno in cui mi dicesti che stava uscendo con Jessica, te lo ricordi?
Fran poggiò le mani sulla gamba con cui era poggiata a quello sgabello, e abbozzò un sorriso in sua direzione, poi continuò:
- Ero rientrata da poco da quel mio lungo viaggio d’affari… che mi ha tenuto via un anno… venisti da me e mi dicesti: “So che se te lo dico, darai di matto, ma meriti di saperlo… Justin adesso sta con Jessica.”  La ricordi la mia reazione, Chenille?
La ragazza abbassò lo sguardo, ricordando anche lei quel momento e capì che stesse dicendo il vero.
- Non feci neanche un battito di ciglia, non un’emozione, né niente… perché fu in quel momento che capii che non meritava la mia sofferenza. Capii che dovevo reagire e trasformare quel dolore in creatività, in qualcosa di cui andarne fiera, e non piangermi addosso, come ho già fatto in passato.
Chenille si sentì quasi in colpa, adesso che aveva scoperto la verità su come stavano davvero le cose.
Provò ad alzare lo sguardo verso l’amica, ma le risultava difficile guardarla dopo il modo in cui l’aveva appena trattata.
Poi ecco che lo sguardo le cadde di nuovo su quella lettera dell’esercito, ed esclamò:
- E allora la lettera???
Francis abbozzò un sorrisetto amaro, e spostando lo sguardo verso quelle carte, disse:
- Queste?
Le alzò leggermente, poi aggiunse:
- Ti pare che torni ad arruolarmi? Se è come dici tu, avrei dovuto farlo tre anni fa, e non adesso. Concorderei con te nel dire che non avrebbe senso.
MamaSu accigliò lo sguardo e si intromise dicendo:
- E perché ci è arrivata questa lettera?
- Principalmente, credo che il motivo per cui sia arrivata al vostro indirizzo e non al mio, è perché anni fa, indicai come casa mia questa casa, dato che ancora dovevo prendere quell’appartamento… ma comunque… non temete, non mi arruolo: è soltanto un incontro, chiamiamolo così.
- Un incontro?
Domandò Chenille confusa.
- Sì, mi pagano per tornare qualche settimana nella mia caserma, con la mia vecchia squadriglia per sostenere delle lezioni… cose militari che non sto qui a raccontarvi. Ho bisogno di quei soldi, ho bisogno di quanti più soldi possibili... ho bisogno d’ingaggi di ogni tipo, anche militari, non ha importanza. Ciò che conta sono i soldi!
- Ma, bambina… non sei mai stata così legata al danaro…perché adesso …?
- Perché voglio dissociare la EmsAndFran da Justin Timberlake!
Quelle parole rimbombarono nelle orecchie delle due donne, lasciandole senza fiato.
A Chenille cadde quasi la mandibola a terra per lo shock.
- CHE COSA?
Francis fece silenzio per qualche secondo, poi distogliendo lo sguardo in un punto nel vuoto, disse:
- Sì, Chenille voglio sciogliere quel dannato contratto, e vincerò questa battaglia, anche a costo di mettere da parte ogni centesimo che guadagno e restare senza pane o vestiti da indossare!
- Ma, Francis… non arriverai mai a coprire quella cifra!
- Cinquanta milioni di dollari li troverò in qualche modo…
- Cinquanta milio…
MamaSu dovette sedersi prima di svenire per quella cifra stellare.
- Non li troverai per terra, Fran… dovrai mettere da parte la tua vita per potercela fare… dovrai lavorare giorno e notte, non ti basterà una vita intera…
- Non farla tragica, Chenille… riuscirò a racimolarli, è questo il mio unico obbiettivo adesso.
- Ma dovrai subire un lungo processo… potresti fare una cattiva pubblicità alla scuola…
- Non andrò in rovina dissociandomi da lui, ci andrò se non lo farò!
- Lascia le cose come stanno, Fran…infondo lui non sta facendo più niente nella musica… è tutto preso dal cinema…
- Lo sai bene che non smetterà mai di far musica, e io non voglio più trovarmi a pochi metri da lui e fingere che mai nulla sia successo. Non voglio che ciò accada, quindi sì, riuscirò a farcela.
- Se potessi, ti darei subito tutto quello che ho, bambina, pur di vederti ricominciare da capo serena con te stessa… ma non riuscirei mai a racimolare tanto….
- Non dirlo neppure, MamaSu. Non oserei mai prendere dei soldi da voi, lo sai…
- Chenille, lasciala fare… se è questo ciò che le serve per rinascere, allora impegnati anche tu mandando avanti quella scuola assieme a lei, mi hai sentito?
Chenille guardò la madre, poi si voltò in direzione dell’amica guardandola per qualche secondo negli occhi, poi distolse lo sguardo e con tono quasi timido disse:
- Lo faccio già…
Francis la guardò a fondo, e capì che forse adesso, con quella lunga spiegazione, le cose tra lei e Chenille sarebbero potute migliorare col tempo.
- Adesso devo andare…
- Ma come? Non resti a cena?
- No, MamaSu, mi dispiace, ma ho delle cose da fare… un progetto a cui sto lavorando, ma ve ne parlerò quando sarà più sicuro. Adesso devo scappare.
- Noooo!!!
Improvvisamente spuntò fuori Anaya, che era rimasta tutto il tempo ad origliare, dietro la porta della cucina, e corse in direzione di Francis per abbracciarla e dirle:
- Dai, resta per cena! La nonna ha cucinato gli gnocchi come li fate voi in Italia!
Francis le prese il faccino tra le mani, non era necessario che si piegasse nelle gambe per poter arrivare alla sua altezza, era già alta di suo.
- Oh beh allora vi farete tante risate… lo sai come si dice in Italia…
- Ridi che mamma ha fatto gli gnocchi… lo so, lo so…
Disse con poco entusiasmo la bambina, quasi come si risponde ad una nonnina affetta da Alzheimer che continua a ripetere sempre le stesse cose.
Francis non trattenne un sorriso, mentre le guardava quel bel faccino da bambola.
- Ti prometto che non farò passare più così tanto tempo, e tornerò a trovarti presto ok?
La bambina mise su un leggero broncio dispiaciuto, e con una tenera vocina, disse:
- Ok…
Francis si chinò per darle un bacetto sulla fronte, poi disse a Chenille:
- Domani non credo di venire in sede, devo incontrare Katy per un progetto… te ne parlerò quando ne saprò di più, ok?
Chenille non era molto entusiasta dell’amicizia che legava Fran con la cantante, forse ne era un po’ gelosa, ma il suo orgoglio tentava di mascherarlo, così le rispose franca:
- Non c’è problema.
Francis la guardò per qualche secondo, appurando che davvero non ci fossero problemi, poi con un sorriso si voltò in direzione di MamaSu e andò ad abbracciarla prima di andar via.
- Torna presto a salutarci, e sta attenta, hai capito?
- Lo farò, lo prometto MamaSu…
- E mangia un po’ di più!
Le disse mentre scioglieva l’abbraccio e riprendeva a guardarle il fisico sciupato.
- Prometto anche questo…
Le sorrise la ragazza, poi afferrò le chiavi dell’auto e dopo un ennesimo saluto generale, andò via da quella casa, con un peso mancante… si sentiva un po’ meglio dopo quella chiacchierata liberatoria.
[…]
Rientrata a casa fece un lungo bagno caldo nella sua comoda vasca da bagno, con tanto di candele soffuse e profumi inebrianti nell’aria, mentre si concedeva ancora una volta una più dettagliata lettura a quelle pagine che le aveva donato il regista del film, per poter cogliere qualche altro aspetto di quel personaggio e cominciare a studiarlo attentamente.
Non sa quanto tempo trascorse a mollo in quella vasca mentre leggeva quel mini copioncino, ma sarà stato parecchio, dato che le mani le diventarono simili ad una spugna.
Così vi uscì avvolgendosi nel suo morbido accappatoio, e proprio in quel momento le squillò il telefono di casa.
- GreenGirl!!!!
Era Katy.
- Ehi….
- Finalmente riesco a trovarti a casa!
- Scusami… ho avuto da fare in questo paio di giorni…
Le disse ridacchiando mentre andava a distendersi sul letto ancora avvolta in quell’accappatoio.
- Spero che tu abbia spostato tutti i tuoi impegni di domani, ti ho avvisato che sarò a Los Angeles…
- Anche se non li avessi spostati, mi avresti tenuta con te con la forza…
- Vero, vero…
Si sentì risuonare la risatina roca della cantante dall’altra parte della cornetta, al che le due amiche cominciarono ad avere una lunga conversazione telefonica come due adolescenti che si aggiornavano sulle loro vite.
[…]
- Ma è vera questa voce che circola tra te e DiCaprio?
- Voci su me e Leo non smettono di circolare ormai da anni… dovresti saperlo che per me è un amico fidato e niente di più…
- Non te la prendere adesso…
- Non me la sto prendendo.
- Uhm… ok, mi fido, ma ne parlavano in molti, quindi ho voluto fondare il terreno com’è giusto che faccia una buona amica. Insomma se fosse stato vero mi sarei offesa dal fatto che non me ne avresti parlato.
- Sono solo pettegolezzi, Katy…
- Ok, ok, va bene….
Francis adorava chiacchierare con la cantante, riusciva quasi sempre a farla sorridere e a regalarle qualche minuto di spensieratezza, con i suoi modi di fare sempre comici e divertenti. Impensabile per una diva dello spettacolo del suo spessore.
- Sì Josh… arrivo.
Katy sembrò parlare con qualcuno accanto a sé, poi tornò a parlare con Francis, dicendo:
- Adesso devo andare, ma domani verrò a prenderti, ok?
- Ok, ok…
- Poi mi spieghi meglio queste voci su te e DiCaprio che circolano ogni due mesi.
- Ahahah a domani Kats…
- A domani Greenny…
[…]
Dopo quella lunga telefonata, Francis finalmente riuscì ad indossare una tuta comoda per restare in casa e poter tornare alla sua lettura del personaggio di Zahira, ma fu distratta dalla visione dei suoi vestiti della sera precedente, poggiati su una sedia lì a caso.
Guardandoli, ripensò alla cena che esattamente un giorno prima aveva consumato in casa di quei ragazzi, e ancora una volta finì col ripensarci.
Stavano diventando una sorta di ossessione, così volle assecondare quella sua voglia di saperne di più, e mettendosi a sedere sul divano, afferrò il suo portatile e cominciò a cercare “Thirty Seconds To Mars” nella sezione notizie, andando ad informarsi su quei ragazzi con cui aveva avuto a che fare la sera prima.
E forse adesso riusciva a vederli con occhi diversi…


[CONTINUA…]

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Timberlake / Vai alla pagina dell'autore: Damon Salvatore_Cit