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Autore: Kristal Heart    24/12/2014    0 recensioni
Scosse più e più volte la testa, cercando di far sparire dalla sua testa quei pensieri, convinto fosse solo uno di quegli incubi che recentemente faceva.
Quando tornò in sé vide che attorno a lui aleggiava del vapore formatosi per via dell'acqua estremante calda, se non bollente. Non curante dell'alta temperatura, si abbandonò sotto ai getti d'acqua, scottandosi vistosamente. Tanto ciò che accadeva al suo corpo non gli preoccupava più, oramai non era più di sua competenza.
~
Con i capelli ancora bagnati e legati in un piccolo codino biondo, con già indosso la divisa scolastica, prese un bel respiro profondo, e decise di scendere le scale.
Non appena fuori la porta di camera sua, si sentì il forte odore di caffè e di croissant, cosa che risvegliò lo stomaco del giovane che richiedeva a gran voce “CIBO”.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Quasi tutti, Taemin
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
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Buon salve a tutti! Sono precisamente le cinque e trentasei del mattino! Yay.
E' un po' di tempo che non scrivo su efp, in particolar modo avevo abbandonato questa ff per un luuungo periodo, ma l'ho riscritta (sicuramente non benissimo dato l'orario), qualcuno se la ricorda?
Ci saranno vari cambiamenti nel corso della storia.
Intanto godetevi questo intro/primo capitolo e fatemi sapere cosa ne pensate. Anzi, se magari mi fate notare qualche errore ne sarei grata Q.Q
Se ne avete il coraggio, buona lettura!
***



La mia vita è possibile definirla come quella del protagonista di un film drammatico: Quella dove ti capitano cose orribili una dopo l’altra ma, nonostante tutto, riesci a trovare la forza di rialzarti ancora per una -ennesima- volta, e scegli di affrontare il mondo che ti circonda. Ma, eccolo, quell’attimo di debolezza in cui rinunci a tutto che arriva lui, il tuo eroe che salva la situazione rimettendo tutto a posto, come se nulla fosse mai accaduto, aiutandoti a creare una nuova vita, una bella e gioiosa. Peccato che quest'eroe io lo stia ancora aspettando, nel frattempo riesco solo ad immaginarlo: magari alto, magari magro, forse con dei lunghi capelli corvini e due profondi occhi azzurri, come quelli degli occidentali.
Peccato che tutto ciò accadeva nella mia testa, nella mia vita immaginaria; in quella reale per me non c'è posto per la felicità, o tranquillità. O sanità mentale.
Ciò che ancora mi rende lucido, ancora vivo su questa terra di infelicità e perenne tristezza è l'unico angolo del mondo in cui riesco ancora a trovarvi rifugio; strano ma vero: la danza. Ciò che mi impediva di cadere totalmente nel baratro della pazzia.
 ~
Purtroppo, quella mattina cominciò come tutte le altre.
La sveglia alle sei e trenta del mattino, come sempre.
Le lenzuola sempre luride e sporche di Solo Dio sa cosa, mai che qualcuno pensasse a lavarle.
Il trillìo della sveglia era così dannatamente fastidioso... Fece fatica a non prenderla e spaccarla contro qualche porta o parete a caso.

Si alzò di scatto, spegnendo quell'arnese tremendamente fastidioso, ma nell'intento cadde.
“Maledette lenzuola...”

Quando però incominciò a sentire dei passi leggeri man mano aumentare, il suo cuore cominciò a battere talmente tanto veloce che sembrava potesse esplodere da un momento all'altro. Non curandosi delle sue nudità scoperte -perché poi era nudo? Nemmeno aveva voglia di ricordarselo-, o del freddo che faceva nel pieno di Dicembre, entrò senza pensarci su due volte in bagno, dove aprì frettolosamente il rubinetto dell'acqua calda.
Attendendo, si ritrovò a pensare alla sua vita antecedente all'incidente.

Gli tornò tutto alla mente; la voce calda della mamma... I suoi occhi grandi e profondi, così diversi dai suoi, così pieni d'amore.
Sempre piena d'impegni, ma sempre disposta a rinunciare al lavoro per il proprio figlio.
Poi c'era lui.
L'uomo nero. Così cattivo.
Ha fatto del male alla mamma. Lo odio. Lo odio!
Quell'uomo nero...
Ma chi è l'uomo nero?
 
Scosse più e più volte la testa, cercando di far sparire dalla sua testa quei pensieri, convinto fosse solo uno di quegli incubi che recentemente faceva.
Quando tornò in sé vide che attorno a lui aleggiava del vapore formatosi per via dell'acqua estremante calda, se non bollente. Non curante dell'alta temperatura, si abbandonò sotto ai getti d'acqua, scottandosi vistosamente. Tanto ciò che accadeva al suo corpo non gli preoccupava più, oramai non era più di sua competenza.
~
 
Con i capelli ancora bagnati e legati in un piccolo codino biondo, con già indosso la divisa scolastica, prese un bel respiro profondo, e decise di scendere le scale.
Non appena fuori la porta di camera sua, si sentì il forte odore di caffè e di croissant, cosa che risvegliò lo stomaco del giovane che richiedeva a gran voce “CIBO”.
Arrivato al pian terreno, si ritrovò il padre con un enorme sorriso stampato in volto, che faceva cenno al ragazzo di avvicinarsi e di accomodarsi proprio al posto di fronte a lui.
«Taemin-ah. Buongiorno!» Cominciò il più anziano, tentando di farsi prestare attenzione «Visto? Sono andato Cafè qui fuori ed ho preso una bella colazione per entrambi. Sono un padre modello, non credi?»
Taemin prese un profondo respiro, cercando di non sputargli contro tutto l'odio represso nei suoi confronti, come al solito .
Quindi, mise su un sorriso falso «Mh. Giorno.»
Cominciò a mangiare sotto allo sguardo costante del padre ancora sorrideva.
«Sai … » – fece lui, spostandosi le mani dietro ai capelli, aggiustandoli – «Avrei bisogno proprio di un bell’aumento.» Il giovane si bloccò, con ancora la mano che teneva il croissant a mezz'aria e la bocca aperta. Cominciò d'un tratto a tremare, anche in maniera parecchio evidente.
«Quindi stasera,
Taeminnie, non prendere appuntamenti. Il mio superiore cenerà qui.»
Il cuore del piccolo iniziò a battere talmente velocemente che pareva potesse scoppiare da un momento all'altro, le mani che non riuscivano a seguire gli impulsi che mandava loro il cervello.

«Va bene.»
No che non va bene, Cazzo.

 Purtroppo quella sera... L'incubo sarebbe ricominciato.
Senza più voglia di mangiare e lo stomaco in subbuglio a causa della notizia appena appresa, Taemin si armò di zaino e decise di avviarsi all'uscita.
 «Aspetta» – disse lui, avvicinandosi al ragazzo –«Ti accompagno io.»
Sconsolato e deluso, Taemin percorse il breve tratto di vialetto che separava la casa dalla strada.
Aspettò che il padre richiuse la porta alle proprie spalle ed aprì l'auto a distanza per entrarvi dentro.
~
Per un breve tratto di strada, Taemin notò una piccola famiglia composta da madre, padre e figlioletto che passeggiavano per la strada mano nella mano, sorridenti più che mai.
E Taemin non fu mai più invidioso di così. Lui oramai una madre non l'aveva più e quasi nemmeno ricordava com'è averne una, un padre che nemmeno a parlarne...
 Sognava ad occhi aperti di poter rivedere la propria madre un giorno, anche se lontano. Sognava di poter sentire nuovamente il calore delle sue braccia quando la notte, quand'era ancora un neonato, piangeva ininterrottamente e solo lei riusciva a calmarlo canticchiandogli una ninna nanna.

Ma ecco che arrivò il ricordo più doloroso: La sera del suo decimo compleanno pregò così tanto i suoi genitori per passare quella festa assieme, nonostante sapesse benissimo che il loro lavoro era pesante per entrambi... Ma accettarono. E quella fu la loro condanna.
Lungo la strada vi fu un incidente di cui la madre di Taemin fu vittima, il Sig Lee rimase ferito lievemente, mentre il piccolo venne ricoverato d'urgente per gravi lesione, entrando successivamente in coma per un tempo non specificato.
Al risveglio, il piccolo apprese della morte della mamma e dell'instabilità mentale del padre dopo l'incidente, perciò venne ricoverato in una clinica psichiatrica.
Quella fu la prima ed ultima volta che piansi.
 Non appena dimesso dall’ospedale, venne portato da una certa zia, non sapeva nemmeno chi fosse, o anzi, che esistesse una zia. Rimase in quella casa per ben tre anni anche se l’aggettivo “rimanere” non era il più adatto. Le sue giornate, così come le notti, venivano passate alla scuola di danza, senza che mai nessuno venisse a saperlo, tranne Kim Kibum; si conobbero al corso, e divennero amici dopo molte battaglie a tempo di Hip Hop, da allora sono inseparabili, ma Taemin tenta ancora di nascondergli quel lato della sua vita.
 
Al sedicesimo compleanno del piccolo, venne permesso al padre di poterlo rivedere quel giorno, fu 'il giorno più bello di tutta la vita!'.
Certo, se non fosse accaduto che, quella notte, qualcosa che nemmeno lui avrebbe mai potuto immaginare...
I pensieri del ragazzo si fermarono improvvisamente quando alle sue orecchie giunse il suono della campanello di scuola. Preoccupandosi del ritardo, Taemin cercò di ricomporsi il più possibile dai ricordi che giusto poco prima gli stavano attraversando la mente.
Mise già una mano alla maniglia della portiera quando suo padre lo richiamò.
«Taeminnie»–cominciò lui, appoggiando la sua mano sull'esile gamba del giovane –«Non dimenticarti di stasera». Lentamente, la mano che poco prima era dolcemente poggiata ora si ritrovava a stringere un lembo di pelle dell'interno coscia, coperto dalla sottile stoffa dei pantaloni; involontariamente, il giovane emise un gemito, che, purtroppo, agitò troppo il proprio padre che prese nel modo più rude e violento possibile il viso di Taemin, e infilando la lingua più in fondo possibile.
All'ennesima campanella, il ragazzo si staccò, bofonchiando qualche scusa sul ' se non entro ora, mi lasciano fuori'.
Allora chiuse con forza la portiera della macchina, con le lacrime già agli occhi, le guance e le labbra rosse, con la mano destra coperta dalla lunga manica che cercava di cancellare via dalla bocca ciò che era appena avvenuto.
Quando si ritrovò davanti al cancello, le lacrime gli solcavano già il viso.
Decise allora di andare oltre: cominciò a correre; percorse chilometri di giardino con attenzione, senza farsi scoprire.
Allora arrivò, aveva il fiatone, si. Ma era arrivato.
L'edificio era un enorme tendone, all'interno sorretto da delle lunghe, medie e corte barre di acciaio. Un luogo che veniva sfruttato dalle cheerleader per gli allenamenti dei “balletti” che avrebbero esibito agli imminenti tornei di football.
Si guardò un attimo in torno, poi lì vicino, già nella presa lo stereo. Senza pensarci due volte schiacciò il tasto 'Play', diffondendo note nell'intera enorme tenda.
Eccolo, è questo il piccolo angolo di mondo di Lee Taemin.
   
 
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