Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: _Roxanne    24/12/2014    1 recensioni
""" Con gli occhi bassi e lucidi come non erano mai stati, si allontanò da quel campetto di quartiere, mentre un stratta al petto faceva gemere il suo cuore. Lui era solo, perso in un baratro di pura solitudine, da cui nessuno avrebbe mai potuto e voluto salvarlo.
-"Oi, Ahomine, che diavolo ci fai qui a quest'ora?"-
-"Non sono affari tuoi, Bakagami!"-
-"Ti va un one on one?"-
-"No, idiota."-
-"Che c'è? Hai paura di perdere?"-
-"Mai contro di te."- """
Storia partecipante al contest "Una corolla di immagini" di Aki Sama e aturiel, indetto sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: _Roxanne
Fandom: Kuroko no Basket
Genere: Introspettivo, Sentimentale
Rating: Verde
Tipo di coppia: Shonen-ai
Pairing: Aomine x Kagami

Avvertimenti: Nessuno
Note: Nessuna
NdA: L'immagine e il fiore che ho scelto mi hanno ispirato questa piccola OS, che non è poi così tanto introspettiva, ma vabbe'. ^-^ Spero la leggiate con piacere. 

-- Partecipa a "Una corolla di immagini" di Aki Sama e aturiel --
 


THE ABYSS FROM WHICH A
TIGER SAVED ME. 



La neve di Dicembre imbiancava ogni parte della città e la rendeva più vicina alla magia. Ogni pezzo di superfice scoperto al cielo era lambito da un sottile strato di fiocchi bianchi. Non vi era bambino, uomo o donna che non rimanesse affasciato dal paesaggio della città in un momento come il Natale. Sei sentivano le voci dei bambini per le strade e i richiami dei genitori, che nonostante erano quasi delle sgridate il tono con cui venivano proferite era dolce e comprensivo. Non si poteva chiedere a un bambino di non provare gioia in quel periodo dell'anno.

Così come non si poteva chiedere ad Aomine di non sentirsi solo.

Ormai era diventata un'abitudine camminare senza una meta nelle strade della città, durante gli allenamenti. I suoi compagni di squadra si lamentavano in continuazione, perché non era mai presente, ma in campo non facevano una piega quando segnava. Aomine pensava fossero alquanto ipocriti, ma non poteva biasimarli.
Non si sentiva l'asso della squadra, al contrario si sentiva un peso. Avrebbe voluto tentare di instaurare un rapporto con la squadra, i compagni, il capitano… però, gli era impossibile e si odiava per questo motivo. Il motivo era il suo stupido orgoglio, unito a pensieri che non facevano altro che logorarlo. 
Con gli occhi  bassi e lucidi come non erano mai stati, si allontanò da quel campetto di quartiere, mentre un stratta al petto faceva gemere il suo cuore. Lui era solo, perso in un baratro di pura solitudine, da cui nessuno avrebbe mai potuto e voluto salvarlo.

 

-"Oi, Ahomine, che diavolo ci fai qui a quest'ora?"-

-"Non sono affari tuoi, Bakagami!"-

-"Ti va un one on one?"-

-"No, idiota."-

-"Che c'è? Hai paura di perdere?"-

-"Mai contro di te."-

 

Goccie di sudore scendevano lente dalla fronte dei due giocatori, mentre con uno sguardo tagliente si osservavano e tentavano di segnare il punto decisivo. Due ore, tredici canestri a testa. Aomine non sapeva spiegarsi come Kagami potesse tenergli così testa, ma il punto non era quello. Si stava divertendo.
Il suo cuore era gonfio di passione e competizione, batteva a ritmo con il pallone e gemeva dalla fatica. Era da troppo tempo che Daiki non si sentiva in quel modo, che non sentiva bruciare dentro di sé tutte quelle emozioni che erano il basket. La volontà di migliorare, l'adrenalina che scorreva nelle vene insieme all'eccitazione della sfida, la felicità quando un canestro andava a segno, la fatica del suo corpo e la voglia di non fermarsi mai.
Tutto questo era stato precluso ad Aomine per un tempo che gli parve infinito. Il baratro in cui si trovava ora aveva una via d'uscita. Una fioca luce si stava espandendo in quello spazio e lo stava facendo sentire vivo. Come un albero che dopo l'inverso torna alla vita, come un orso che dopo il letargo si sveglia e come una pantera che dopo aver perso la sua preda finalmente la può gustare.

 

-"Ho vinto al campo, non puoi negarlo."-

-"Cosa?! Io ho vinto, Bakagami. Sono più forte di te!"-

-"E come lo spieghi quel 14 a 13?"-

-"Pff. Mi sono distratto un secondo."-

-"Ah sì? E quel sorriso da ebete che avevi stampato in faccia?"-

 

Le labbra di Aomine soffocarono ogni altra parola che sarebbe uscita da quelle di Taiga.
Sentiva tutto il suo corpo pulsare e desiderare quel contatto. La sua pelle era bollente contro quella di Kagami, che lo stava baciando famelico, come un tigre. La sua carnagione scura era nettamente in contrasto con quella rosea dell'altro ragazzo, ma al tempo stesso insieme vi creava un'armonia mai vista o sentita prima. Nonostante fossero due belve che si stava scontrando, erano anche due persone così uguali da sembrare una cosa sola.
Nessuno dei due sapeva come e perché fossero finiti in una situazione del genere, sul letto di Kagami a baciarsi mezzi nudi, ma in quel momento pareva essere un fatto secondario.
Si stavano letteralmente divorando. Una lotta per la supremazia. Una pantera e una tigre. Due felini, così diversi, ma così uguali, che mai a un compromesso sarebbero arrivati e mai avrebbero smesso di unirsi e darsi battaglia. Un connubio perfetto e totalmente sbagliato al tempo stesso, che, nonostante questo, sembrava non poter essere spezzato.

 

-"La prossima volta vincerò ancora."-

 

Kagami aveva osservato la schiena di Aomine e aveva pensato stesse dormendo. Invece, l'altro aveva gli occhi ben aperti e il cuore in fiamme. Sentiva una forza sprigionarsi dentro di lui. Il buio che aveva sempre sentito non c'era più. Al suo posto era scivolata, come le mani di Taiga nelle sue, pian piano fin quando non l'aveva colpito e, come le braccia della tigre, lo aveva avvolto. Quella luce si era espansa fino ad accecarlo e quando aveva riaperto gli occhi aveva trovato davanti a sé proprio Taiga, che con la mano tesa mimava poche parole con la bocca: "Non sei più solo."
E questo era bastato. Era bastato a Daiki per lasciarsi andare a quell'altro baratro, fatto di basket e luce. Una luce che non si sarebbe mai affievolita.
Quelle due braccia scure si mossero in direzione del viso del rosso e quella bocca sottile lasciò un lieve bacio sulla bocca dell'altro ragazzo. Piccolo, lieve, mentre quello russava sonoramente. E poi quei due occhi blu lo osservarono. Osservarono quei tratti duri, che celavano un'anima dolce. Sì, Taiga l'aveva proprio salvato… e non da un mostro, ma da se stesso.


-"No, Taiga, sarò io a vincere."-


Ma questo Aomine non l'avrebbe mai ammesso. 






-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
>>> WRITER'S NOTES
. §
-- Questa storia è stata scritta per il contest "Una corolla di immagini" indetto da 
Aki Sama e aturiel sul forum di EFP. Grazie all'ispirazione che mi hanno dato l'immagine e il fiore che ho scelto. --
Spero la possiate apprezzare e spero di vincere. *incrocia le dita.*
Adios! (=^.^=)

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: _Roxanne