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Autore: Lily_and_the_Marauders    24/12/2014    0 recensioni
Larry || AU.
Ben 5.816 parole di fluff leggermente natalizio che dedico a Louis Tomlison, oggi ventitreenne.
Dal testo: Neanche il tempo di mettere un piede davanti all’altro, poi, che come una perfetta persona scoordinata cadde sbattendo il sedere a terra e rabbrividì a causa del gelo.
Proprio quando pensava che la situazione non sarebbe potuta essere più imbarazzante, ecco che qualcuno gli chiese: « Tutto bene? Ti serve aiuto? »
Louis non ebbe neanche il coraggio di guardarlo in faccia (era un lui, a giudicare dalla voce profonda), mormorò solamente: « Ce la faccio, davvero. »
Ovviamente non ce la fece. Da quando le sue braccia erano diventate delle mozzarelle?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Desclaimer:  Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.
 
Note dell'autrice: Saaaaalve, avevo detto nelle note della mia ultima OS che probabilmente non avrei più pubblicato nulla fino a dopo le feste. Poi mi sono ricordata della mia piccola tradizione, ovvero di dedicare una storia a Louis per il suo compleanno (con la scusa di scrivere qualcosa di natalizio, perchè amo questo clima) e quindi eccomi qui, dopo una settimana (?) di duro lavoro. La storia è davvero molto lunga, secondo i miei soliti standard, e stranamente sono anche parecchio felice del risultato.
Quindi spero che vi piaccia questa buona dose di fluff natalizio e buone feste a tutti :3 (Ringrazio Sara, Lari e Claudia che mi hanno sostenuta e sopportata durante la stesura.)
Il disegno che vedete è stato fatto da @Aki_To_Love (non ho la minima idea di come si metta il link), andatela a cercare su twitter perchè fa dei disegni davvero meravigliosi [ed è italiana uhuh].
 
Ah, avverto anche qui, nel caso qualcuno non avesse fatto caso alle note prima di aprire la storia: questa è una SLASH. Harry Styles x Louis Tomlison. Due individui di sesso maschile. Per piacere, se non vi piace il genere, non leggete.
 
 
 
Let’s go ice skating.


 
 

 
 
 
Louis stava mangiando una pizza quando improvvisamente cadde dalla sedia.
No, in realtà stava solo sognando di mangiare una pizza e qualcuno lo aveva appena scaraventato giù dal divano – conoscete tutti quella strana sensazione di cadere in un sogno, no? –
Era atterrato di schiena sulla moquette con le coperte tutte attorcigliate attorno alle gambe. Sbuffò e aprì gli occhi. Dall’alto, sua sorella Fizzy lo stava fissando.
« Si può sapere che c’è? » le chiese, piccato. Lei roteò gli occhi. « Sono le quattro del pomeriggio, Lou. Il tuo pisolino è durato circa tre ore. » lo rimproverò. « Avevi promesso a me e a Lottie che ci avresti accompagnato alla pista di pattinaggio, ricordi? »
« Non siete abbastanza grandi per andare da sole? »
Fizzy inarcò le sopracciglia. « Vuoi dirlo te alla mamma? »
Louis richiuse gli occhi e sbuffò di nuovo. « Okay, va bene. Dammi dieci minuti e arrivo. »
Fizzy sembrò piuttosto soddisfatta, tanto che se ne andò via senza aggiungere altro.
Lentamente, Louis si tirò su in piedi.
Tornare a casa per le vacanze era davvero meraviglioso, la cucina di sua madre non era impeccabile ma a confronto la mensa dell’Università faceva davvero pena e probabilmente il giorno di Natale gli avrebbero servito delle fettine di tacchino surgelate. Poi, stare un po’ con la sua famiglia gli era mancato. L’unica cosa di cui non aveva affatto sentito la mancanza erano le sue sorelle che non facevano altro che pretendere passaggi da lui per andare qua e là senza dover sborsare un centesimo.
Louis non sapeva neanche come si pattinava sul ghiaccio, tra l’altro.
Mantenne gli accordi presi, però – cosa non si fa per la famiglia! – e dieci minuti più tardi erano tutti e tre in macchina verso il centro della grande, caotica e luminosa Londra.
Abitavano in periferia quindi il tragitto fu molto breve, giusto il tempo di sentire Lottie lamentarsi di quanti compiti a casa le avessero dato i suoi insegnanti.
La pista di pattinaggio era decisamente più affollata dell’ultima volta in cui Louis ci era stato – cioè secoli prima – e avevano anche allestito un piccolo bancone che distribuiva bevande calde e cibi molto calorici. Louis decise che si sarebbe appostato lì per le due ore a seguire.
« Allora, quanto vi serve? » chiese alle ragazze.
« Tredici sterline e... quattro centesimi. A testa. » disse Lottie contando mentalmente.
Louis strabuzzò gli occhi. « L’ultima volta che ci sono stato costavano la metà! »
« L’ultima volta che ci sei stato probabilmente andava ancora di moda il Nokia 3310 » fece Fizzy, sarcastica.
Louis la fulminò con lo sguardo e a malincuore diede i soldi ad entrambe.
Si appuntò mentalmente che la prossima volta avrebbe categoricamente vietato a sua madre di lasciarlo solo con le due pesti per andare a fare compere natalizie in compagnia del  resto della numerosa prole.
Come programmato poco prima, andò a sedersi su una delle panchine vicino al piccolo bar. Osservò le due ragazze ridacchiare mentre si allacciavano i pattini bianchi e successivamente entravano nella pista mano nella mano per tenersi in equilibrio.
Dopo un paio di minuti avevano già preso il via e pattinavano leggiadre tra la folla di persone.
Louis se ne stette lì a sorseggiare il suo caffè caldo per una mezz’oretta, poi cominciò ad annoiarsi.
Tirò fuori il cellulare e si mise a giocare con una stupida app.
Aveva appena superato il decimo tubo in Flappy Birds – un grande record, per lui – quando Lottie lo chiamò facendo sì che il povero uccellino si schiantasse contro l’ostacolo.
« Cosa c’è ora? » le urlò.
Era appoggiata alla ringhiera e anche da due metri di distanza Louis la vide alzare gli occhi al cielo.
« Finiscila di fare l’asociale, Lou. Vieni a fare un giro » gli urlò di rimando.
« Non so pattinare, lo sai » fece lui sentendosi leggermente imbarazzato. Ma hey, Louis Tomlinson era un tipo da campo da calcio, non da pista di pattinaggio.
Alla fine, solo Dio sa come, Lottie riuscì a convincerlo.
Infilarsi quei maledetti affari di plastica rigida fu abbastanza complicato ma mai come alzarsi in piedi e camminare dalla panchina alla pista.
Se ci fossero stati dei pinguini, avrebbero riso di lui e della sua rigidità.
Sperò con tutto il cuore che nessuno lo stesse fissando perché, mentre tentava di non scivolare sul ghiaccio, era piuttosto convinto di sembrare un totale idiota.
Fizzy, dietro di lui, rise. « Posso farti una foto, Lou? »
« Giuro che se ci provi, non tornerai viva a casa questa sera. »
A quanto pare la minaccia non zittì nessuna delle due pesti che, continuando a ridere, lo lasciarono attaccato alla ringhiera. Solo.
Maledicendo se stesso e la sua incapacità di resistere davanti al broncio di sua sorella, iniziò a muovere qualche piccolo passettino sulla pista perché di restare immobile lì non se ne parlava proprio. Diciannove anni passati a fare il babysitter delle sue quattro sorelle lo avevano proprio rammollito.
Neanche il tempo di mettere un piede davanti all’altro, poi, che come una perfetta persona scoordinata cadde sbattendo il sedere a terra e rabbrividì a causa del gelo.
Proprio quando pensava che la situazione non sarebbe potuta essere più imbarazzante, ecco che qualcuno gli chiese: « Tutto bene? Ti serve aiuto? »
Louis non ebbe neanche il coraggio di guardarlo in faccia (era un lui, a giudicare dalla voce profonda), mormorò solamente: « Ce la faccio, davvero. »
Ovviamente non ce la fece. Da quando le sue braccia erano diventate delle mozzarelle?
L’estraneo gli tese allora una mano che, alla fine, Louis prese.
In un secondo, era in piedi.
« Grazie » disse Louis schiarendosi la gola.
« Figurati » fece l’altro con una punta di divertimento nella voce. « È la prima volta? »
Louis finalmente ebbe il coraggio di guardarlo in faccia – sperò di non essere rosso in viso – e... porca miseria. Il ragazzo che gli stava di fronte era alto almeno cinque centimetri più di lui, aveva i capelli ricci che gli ricadevano disordinati davanti al viso e gli stava sorridendo in una maniera che avrebbe fatto sciogliere anche il Polo Nord.
Louis impose a se stesso di ricomporsi. Tossicchiò. « Uhm, sì, più o meno... » farfugliò.
« Tranquillo, sembra sempre complicato all’inizio... è tutta una questione di gambe, però. Devi darti la spinta giusta » spiegò. Come se fosse la cosa più semplice del mondo, pensò Louis.
« Parli come un professionista » gli disse.
« Diciamo che me la cavo... Comunque io sono Harry » si presentò.
Louis gli strinse di nuovo la mano. « Louis... e grazie per avermi evitato un’ulteriore umiliazione. »
Se possibile, Harry ampliò ancora di più il sorriso. Due adorabili fossette spuntarono sulle sue guance. « Non c’è di che, » ribatté « se vuoi posso insegnarti. »
Era una semplice proposta, una cosa gentile e del tutto normale.
Solo che il cuore di Louis sembrava essere sprofondato nello stomaco.
Prima che potesse rispondere qualcosa di comprensibile, Fizzy lo chiamò da lontano.
Tempismo perfetto, davvero.
« Scusa, devo andare... sai, le mie sorelle » tentò di spiegare.
« Nessun problema, se mai dovessi ricapitare da queste parti, mi troverai qui. I miei genitori gestiscono questo posto. Chiedi di Harry Styles » lo salutò con la mano e riprese a pattinare.
Louis sospirò e riuscendo miracolosamente a non rompersi l’osso del collo, raggiunse l’uscita della pista. Le due pesti lo stavano aspettando.
Durante il tragitto di ritorno decise che, magari, un giorno di quelli poteva riaccompagnarle di nuovo a pattinare.
 
 
 
 
Passarono ben due giorni prima che Louis riuscì ad accampare una scusa per trascinare via Lottie e Fizzy sotto gli occhi sorpresi della madre.
« Come mai questa voglia improvvisa di ritornare alla pista di pattinaggio, Boo? » gli domandò Lottie, sospettosa. « Non mi eri sembrato molto stabile l’ultima volta. »
« Lo faccio solo perché vi voglio bene » le rispose.
Entrambe si misero a ridere.
Una volta arrivati alla pista, le due pesti corsero subito a noleggiare i pattini – quella volta Louis aveva pensato bene di sgraffignare a sua madre qualche soldo – mentre il ragazzo andò a sedersi sulla solita panchina accanto al bar.
Non ci fu bisogno che cercasse Harry dato che, circa un minuto dopo il suo arrivo, lo vide comparire al suo fianco con i lacci dei pattini annodati dietro il collo.
« Ciao » lo salutò Louis.
« Sei venuto » disse l’altro a mo’ di saluto.
« Le due pesti hanno insistito, a quanto pare vogliono divertirsi a sfottermi un po’ mentre mi rendo ridicolo davanti a loro » la sua coscienza sembrò fare un sarcastico “ehm, ehm” come per rimproverargli la piccola bugia.
Harry annuì e sorrise. « Capisco... beh, quando ho detto che potevo insegnarti, ero serio. »
« Non vorrei farti perdere tempo... » fece Louis, questa volta era sincero. Temeva che ci sarebbero voluti decenni prima che fosse riuscito almeno a stare in equilibrio su quei pattini.
« Insegno a bambini di età compresa tra i sei e i dodici anni, non credo che tu possa essere più imbranato di loro. »
Un quarto d’ora dopo Harry fu costretto a rimangiarsi ogni parola detta: Louis era steso sulla pista ghiacciata, con le guance rosse per il freddo.
« Scusa » mormorò, sentendosi davvero in colpa. Era la terza volta che cadeva. Da in piedi, oltretutto. Era mortificante non essere riuscito a fare neanche quattro passi.
Harry stava ridendo e Louis sperò che né Lottie né Fizzy potessero vederlo in mezzo alla folla, di sicuro lo avrebbero preso in giro fino alla morte.
A fatica, riuscì ad alzarsi da solo.
« Non ce la farò mai, davvero. Con tutta questa confusione, poi, potrei far male a qualcuno » disse mentre Harry si asciugava le lacrime dovute al troppo ridere. Con molta pazienza, poi, lo trascinò fuori dalla pista.
Il morale di Louis era a terra ma, ormai, stava iniziando a prendere il tutto come un seria sfida personale.
« Ascolta, possiamo riprovare prima che la pista apra, mh? O dopo la chiusura, se vuoi » gli propose Harry.
Louis annuì, deciso a prevalere su quei maledetti pattini.
« Perfetto, puoi iniziare a venire verso le una e mezza del pomeriggio. Ho il corso con i bambini fino alle due ma intanto puoi vedere come si esercitano loro e prendere spunto. »
« Tutto questo è un duro colpo per l’ego di un ragazzo di ventidue anni che spera di diventare un temuto avvocato » commentò Louis, sarcastico.
Harry ridacchiò e gli diede una spallata amichevole. « Dai, ti offro un caffè per tirarti su di morale. »
 
« Avvocato dici? »
Erano seduti su una delle panchine che costeggiavano la pista, leggermente più in disparte dalla folla. Louis poteva ancora vedere le due pesti da lì, comunque.
« Già » disse prendendo un altro sorso di caffè che gli scese in gola riscaldandolo un po’. « Sono al quarto anno, studio a Londra. »
« Caspita... » fece Harry. « Io ho deciso di non continuare gli studi. L’anno scorso ho fatto un corso per qualificarmi come insegnante di pattinaggio e amo davvero questo lavoro, quindi credo che continuerò su questa strada. »
« Tra qualche giorno saprò dirti se sei bravo » commentò Louis, arricciando gli angoli delle labbra in un sorrisino.
« Mi stai mettendo davanti ad una bella sfida, Louis. E io amo le sfide. »
Lo stomaco di Louis fece un triplo salto mortale all’indietro.
Continuarono a parlare del più e del meno fin quando non arrivò l’ora di andare a riacciuffare Lottie e Fizzy.
Anche Harry aveva una sorella ma era più grande, aveva più o meno l’età di Louis, e si chiamava Gemma.
Viveva e studiava Psicologia a Dublino, sarebbe tornata a casa la Vigilia di Natale. Quando Harry gli parlò di lei, Louis notò che i suoi occhi verdi brillavano di una luce particolare. Doveva volerle tanto bene.
 
« Pensavamo fossi morto » disse ironicamente Lottie non appena vide suo fratello venirle in contro all’uscita della pista.
Louis le fece la linguaccia.
« Harry, queste sono le due pesti più grandi, Charlotte e Félicité. »
« Lottie e Fizzy vanno più che bene, non siamo a scuola » lo corresse Lottie tendendo la mano a Harry che, sorridendo, gliela strinse e poi strinse quella della sorella.
« È un piacere. »
« Il piacere è nostro » disse Fizzy.
Per qualche strana ragione, si venne a creare un silenzio leggermente imbarazzante.
Harry decise di romperlo. « Sono il co-proprietario della pista e sto insegnando a vostro fratello i trucchi del mestiere dato che sembra avere qualche problema » spiegò.
Le ragazze annuirono allo stesso momento e lanciarono uno sguardo di sottecchi a Louis.
« Beh, è tardi... La mamma ci starà aspettando per la cena. » fece poi il ragazzo prendendo sottobraccio le due sorelle e, pian piano, allontanandosi.
« A domani, allora » lo salutò Harry.
« Sì, a domani... »
Quando le due ragazze furono sicure che nessuno potesse più sentirli, scoppiarono in una risata sguaiata.
« Vi prego, smettetela » le supplicò Louis, era rosso come un pomodoro.
« Ecco perché avevi tutta questa voglia di tornare qui » lo punzecchiò Fizzy.
« Boo Bear, hai proprio buon occhio, devo ammetterlo » gli disse Lottie.
« Hey, attenta a come parli, hai sedici anni... sei praticamente un feto. »
Lottie alzò gli occhi al cielo. « Come ti pare. »
Dopo qualche minuto di silenzio in cui raggiunsero l’auto, Louis si fece serio. « Promettetemi che non direte nulla alla mamma, sapete come diventa pressante quando si tratta di me e dei miei – Louis si sentì davvero stupido nel dirlo – interessi. »
Non che fosse una cosa negativa ma sua madre faceva davvero troppe domande e alcune volte era imbarazzante.
Le due ragazze si scambiarono un’occhiata divertita e: « Promesso » dissero all’unisono.
 
 
 
 
« Josh, Lily, provate a piegare leggermente le ginocchia e divaricate un po’ le gambe, in questo modo andrete più veloci. Jimmy, aiuta Pearl a fare una piroetta, ti va? »
Louis stava osservando con aria meravigliata la lezione di pattinaggio da ormai trenta minuti.
Quei bambini sembravano divertirsi un sacco e pendevano dalle labbra di Harry ogni volta che parlava.
Finalmente, dopo qualche minuto ancora, il ragazzo salutò tutti i bambini e si avvicinò, pattinando, a pochi passi da Louis. « Ciao » lo salutò con un sorriso. « Come ti è sembrata la lezione? »
Louis sorrise a sua volta. « Quei bambini ti adorano, Harry. Io non riuscirei mai ad intrattenere le mie sorelle per così tanto tempo. »
Harry si strinse nelle spalle. « Ci vuole solo pratica e tanta, tanta pazienza. Allora, sei pronto? »
Louis annuì e Harry gli indicò un armadietto in cui avrebbe trovato diverse paia di pattini.
Una volta scelta la misura giusta, Louis se li infilò e arrancò verso la pista.
Reggendosi quasi convulsamente allo steccato, raggiunse il punto in cui stava Harry che, prontamente, lo afferrò per le braccia in modo da tenerlo fermo.
« Okay, il primo passo è cercare di restare in piedi. Non è difficile. »
Louis inarcò le sopracciglia. Per Harry era tutto facile, certo.
« Dai » lo esortò l’altro cercando di nascondere il sorriso. « Non c’è nessuno che potrà ridere di te... A parte me, ovvio. »
« Ah - ah, grazie mille davvero » fece Louis ironico.
Poi Harry lo portò al centro della pista e lasciò la presa sulle sue braccia.
Louis restò fermo, in piedi.
« Perfetto, » gli fece Harry « ora proviamo a muoverci. Sposta in avanti prima un piede e poi l’altro. » Lo prese a braccetto e Louis tentò di imitare i suoi movimenti. La lama di pattini era davvero ingombrante e non faceva altro che incepparsi sul giaccio, tant’è che Louis perse l’equilibrio un paio di volte.
Fecero tre di giri di pista; la presa di Harry era salda su Louis, ciò gli impedì di cadere a faccia avanti.
Al terzo giro, Harry lo lasciò. « Beh, più o meno mi pare che tua abbia capito come si fa’ quindi potresti provare da solo. »
Louis annuì, davvero poco convinto delle sue potenzialità.
Mosse qualche passo in avanti, titubante.
« Somigli ad Ariel che cammina per la prima volta sulla terra ferma » lo prese in giro Harry.
« Molto divertente, davvero » ribatté Louis continuando a scivolare piano su quella pista infernale.
Ci vollero più o meno altri venti minuti prima che i suoi piedi decidessero di collaborare con i pattini. Poi, finalmente, iniziò ad andare più spedito e man mano che si allontanava acquistava sempre più sicurezza.
Harry lo stava applaudendo, era quasi più felice di lui.
I problemi arrivarono subito, però: Louis si rese conto, infatti, che non sapeva assolutamente come frenare, quindi invece di chiudere in bellezza il giro finì addosso a Harry – che non aveva avuto il tempo di reagire – buttandolo a terra.
« Credo di essermi appena frantumato qualche vertebra » si lamentò Harry che era rimasto schiacciato tra la pista ghiacciata e il corpo di Louis. « Scusa, mi dispiace tanto » piagnucolò quest’ultimo cercando di alzarsi.
Diciamo che in quella posizione non si trovava proprio a suo agio... il viso di Harry era così vicino al suo che avrebbe potuto facilmente contare le pagliuzze verde scuro che caratterizzavano il colore dei suoi occhi.
Harry, dal canto suo, non sembrava per nulla turbato da quell’improvviso contatto fisico nonostante la posizione non fosse particolarmente comoda. « Colpa mia, avrei dovuto dirti come fermarti » fece.
« Sì, magari sarebbe stato meglio » commentò Louis, alzando gli occhi al cielo.
Il petto di Harry vibrò a causa di una risata, Louis sbuffò divertito e l’altro appoggiò il mento sulla sua spalla continuando a ridere.
Continuarono a provare per i successivi quattro giorni, ormai era quasi un abitudine per Louis ritrovarsi con Harry alla pista di pattinaggio ogni pomeriggio.
Per la maggior parte del tempo, guardava incantato Harry volteggiare con leggerezza e precisione. Poi quando arrivava il suo turno, Louis cercava di fare del suo meglio ma finivano entrambi per ridere come matti stesi sulla superficie ghiacciata.
Era divertente passare del tempo con Harry, era gentile e apprensivo e caloroso.
Louis pensava fosse totalmente impossibile innamorarsi di una persona dopo solo una settimana che la si ha conosciuta, eppure il suo petto non faceva altro che scaldarsi di un calore confortevole ogni volta che guardava Harry negli occhi.
Il pomeriggio della Vigilia di Natale si erano di nuovo ritrovati allo stesso posto. Louis era molto migliorato, Harry lo aveva ammesso. Ora sapeva come muoversi a suo agio sulla pista, cosa che aveva sorpreso entrambi dato il pessimo stato da cui Louis era partito. Era stato un bravo alunno, a detta di Harry. Ma Louis sosteneva che, se non avesse avuto un insegnante così qualificato, di sicuro non ci sarebbe mai riuscito.
Effettivamente, durante le lezioni, Louis aveva capito perché i bambini amassero quel ragazzo così tanto. Harry era super attento ad ogni mossa che Louis faceva e non aveva perso le staffe nemmeno una volta, nonostante Louis non fosse un tipo facile da gestire. Tutto scherzi e battutine.
I risultati si vedevano.
« Allora, quando arriva il momento in cui pattiniamo sulle note di White Christmas? » chiese Louis a Harry mentre sedevano sulla solita panchina durante quella che ormai era diventata la loro pausa caffè.
« Quando vuoi, sono sempre pro ai duetti in stile Glee » rispose, ridendo.
Louis annuì.  « Bene, allora dovrò allenare le mie corde vocali e far fare ginnastica alla bocca. »
Harry inarcò le sopracciglia e fece un mezzo sorriso. « Posso aiutarti anche con quello. »
Louis per poco non si strozzò con il caffè. Harry aveva appena lanciato una frecciatina?
Purtroppo non ebbero il tempo di chiarire la cosa perché il telefono di Harry squillò.
« Pronto? » rispose.
Louis vide il viso dell’altro illuminarsi.
Quando Harry chiuse la chiamata, si voltò verso Louis e, con un sorriso a trentadue denti, gli chiese: « Vuoi conoscere mia sorella? »
 
La casa di Harry era una modesta villetta unifamiliare che si trovava a poca distanza dalla pista di pattinaggio. Ci arrivarono a piedi.
Louis si sentiva un po’ nervoso. Era appena entrato in casa di un suo amico? Harry era un suo amico? Ovvio, non c’era stato niente tra di loro ma…
Harry gli fece appendere il cappotto sull’appendiabiti all’entrata, lì c’erano delle valige.
« Ehilà » salutò Harry poggiando le chiavi su una delle piccole mensole.
« Harry? » chiese una voce femminile.
Harry fece segno a Louis di seguirlo, arrivarono nel salone e sedute sul divano c’erano due persone che Louis identificò come Gemma, la sorella di Harry e sua madre.
« Gems! » esclamò Harry. Sua sorella si alzò dal divano e si fiondò tra le sue braccia.
Louis sorrise davanti a quel gesto affettuoso. Poi la sua attenzione venne catturata dalla madre di Harry che gli fece segno di avvicinarsi a lei.
« Tu devi essere Louis » gli disse. Lui annuì e le strinse la mano. « E’ un vero piacere conoscerla, signora Styles. »
« Oh, tesoro, chiamami pure Anne. Harry mi ha parlato molto di te, come vanno le lezioni di pattinaggio? »
Louis sperò con tutto il cuore di non essere arrossito. « Alla grande, Harry è un bravo insegnante. »
Anne lo guardò con dolcezza e gli sorrise. In quel momento Louis si rese conto che aveva lo stesso sorriso di Harry.
« Gemma, questo è Louis » disse Harry ad un certo punto. Louis si voltò verso la ragazza e le sorrise. Lei ricambiò il sorriso e gli diede un veloce abbraccio.
In quella famiglia erano tutti abituati a quei piccoli gesti di affetto a quanto pareva.
« Ho sentito che Harry ti sta dando lezioni di pattinaggio, spero non ti abbia impazzito troppo » fece lei.
« No, anzi… caso mai sono io ad averlo fatto uscire di testa, ero davvero una causa persa fino a qualche giorno fa… ora va meglio » le spiegò Louis.
Harry stava sorridendo. Louis trovò incredibile quanto quei tre si somigliassero.
« Stavo per preparare il tè. Louis, tesoro, ti fermi un po’ con noi? » gli domandò gentilmente Anne.
« Volentieri, grazie. »
Sorseggiarono il tè seduti attorno al piccolo tavolino in vetro davanti alla TV.
L’agitazione che Louis aveva provato pochi minuti prima era del tutto svanita perché, come era gradevole la compagnia di Harry, così lo era la compagnia della sua famiglia.
« Harry, che ne pensi di tagliarti i capelli? Saranno cresciuti di almeno cinque centimetri dall’ultima volta che ti ho visto » disse Gemma.
Harry alzò le spalle. « Mi piacciono così. »
Lei lasciò cadere il discorso e si rivolse a Louis. « Da quanto tempo state insieme? »
E per la seconda volta nel giro di un’ora, a Louis andò di traverso quello che stava bevendo. « Noi non… noi – »
Harry ridacchiò dando delle pacche sulle spalle a Louis.  « Quello che sta cercando di dire è che non siamo una coppia » chiarì.
Gemma sembrava parecchio confusa. « Oh. Ma la mamma mi aveva detto che… »
Anne alzò le mani. « Hey, da come ne parlava Harry, a me era parso chiaro che uscissero insieme » si difese.
Louis avrebbe potuto giurare di avere le guance in fiamme, si voltò verso Harry e si rese conto che quella volta anche lui sembrava non essere molto a suo agio.
Grazie a dio, la situazione fu di nuovo salvata dal suono del telefono di Harry. Era un messaggio.
Louis approfittò del momento di distrazione per guardare l’orario e saltò in piedi.
Erano le sei del pomeriggio e sua madre lo avrebbe ucciso se fosse arrivato tardi alla tradizionale cena del suo compleanno.
Sì, perché era il giorno del ventitreesimo compleanno di Louis, quello.
Non era mai stato un tipo da grandi festeggiamenti però sapeva bene che sua madre ci teneva molto.
« E’ stato un vero piacere conoscervi ma sono tremendamente in ritardo » si scusò.
Anne e Gemma gli sorrisero.
La signora Styles si alzò per stamparli un bacio sulla guancia. « Vieni a trovarci più spesso, tesoro. Fai gli auguri di buon Natale alla tua famiglia! »
« Lo farò di certo, grazie. E buon Natale anche a voi. »
Gemma lo salutò con la mano.
« Aspetta » esordì poi Harry «  sei venuto in taxi, vero? »
Louis annuì.
« Ti accompagno io a casa, allora. »
Louis accettò il passaggio senza pensarci, presero quindi le giacche e uscirono di casa.
 
« Spero non ti abbiano spaventato » disse Harry ad un certo punto, mentre accendeva il motore.
Louis sorrise. « Sono gentili » disse solamente. Ovviamente non sottolineò che gli aveva fatto piacere venire a sapere che Harry aveva parlato di lui con sua madre a tal punto che quest’ultima aveva creduto che tra loro ci fosse qualcosa. In ogni caso, Harry sembrava aver capito quello che Louis stava pensando perché, senza staccare gli occhi dalla strada, mormorò: « Tu mi piaci, Louis… credo che ormai sia palese, no? »
Per un secondo, il cuore di Louis sembrò fermarsi. Dovette sbattere le palpebre più volte prima di realizzare le attuali parole che erano appena uscite dalla bocca di Harry.
« Uhm... » iniziò a dire. « Harry credo che tu abbia sbagliato strada. »
Okay, non era quello che avrebbe voluto dire ma guardando fugacemente fuori dal finestrino aveva notato che si stavano dirigendo dalla parte opposta a dove Louis abitava. Eppure Harry era già stato a casa sua.
« Merda » disse quest’ultimo. « Non so cosa stavo pensando, cioè… sì, lo so ma devo essermi distratto. Scusa. »
Louis rise. « Non fa niente. »
Alla prima rotatoria, cambiarono direzione. Il resto del viaggio fu piuttosto imbarazzante perché Louis non proferì più parola.
« Eccoci qui » fece Harry dopo circa un quarto d’ora.
« Già… vuoi entrare per un momento? »
Harry annuì.
Le luci erano tutte spente, ad eccezione di quelle natalizie, ma appena Louis aprì la porta di casa fu letteralmente assalito da una decina di persone che gli urlarono nelle orecchie « BUON COMPLEANNO! »
La sua espressione doveva essere piuttosto sorpresa perché tutti risero.
C’erano i suoi amici e la sua famiglia al completo.
Con la coda dell’occhio, vide Harry battere il cinque a Lottie e tutto gli fu improvvisamente più chiaro.
« Tu lo sapevi! Hai sbagliato strada di proposito, non è vero? » puntò il dito conto di lui.
Harry sorrise con aria colpevole. « Tua sorella me lo ha detto qualche giorno fa e prima, quando eravamo a casa mia, mi è arrivato un messaggio in cui mi chiedevano di farti tardare un po’ perché la torta non era ancora arrivata » spiegò.
« Sei stato bravo a mantenere il segreto per tutto questo tempo » si congratulò Fizzy.
Louis alzò gli occhi al cielo, incredulo e allo stesso tempo felice.
« Beh, la cena è in tavola » si intromise sua madre. « Harry, tesoro, ti ho già messo via un po’ di torta per tua madre, è stata così gentile a lasciarti venire qui per la cena della Vigilia di Natale. »
« Grazie mille, Jay. »
Louis era davvero senza parole a quel punto. « Quante persone lo sapevano? »
« Tutte, caro » gli rispose sua madre con un sorrisino.
Per le successive ore si abbuffarono di cibo. La cucina di sua madre era molto migliorata e Louis provò un sincero moto di tristezza per quei poveretti che, in quel momento, all’Università stavano mangiando purè di sostanze misteriose.
Arrivò poi un momento della serata in cui tutti si stavano rilassando. C’era chi parlava tranquillamente sul divano, chi giocava a carte e c’era Niall – uno dei migliori amici di Louis – che stava cantando allegre carole di Natale sotto lo sguardo divertito di tutti.
« Allora, ti piace la festa? »
La voce profonda di Harry arrivò da dietro le spalle di Louis che si voltò.
« Credo sia una delle mie migliori feste di compleanno, è stata davvero inaspettata… grazie » gli sorrise.
« E’ stato un piacere » ribattè Harry. « Ti va se parliamo un po’? »
Louis gettò un occhiata agli invitati e pensò che nessuno in quel momento si sarebbe accorto della sua assenza. Quindi annuì e portò Harry fuori, nel portico.
Si sedettero sul piccolo dondolo. L’aria era gelida ma, per qualche motivo, Louis non aveva freddo.
« Per quanto riguarda prima, » iniziò a dire Harry « dicevo sul serio. Non faceva parte della distrazione. »
Louis annuì. « Lo so. » Prese un profondo respiro. « Ci conosciamo da due settimane appena, Harry e, ti giuro, non mi era mai capitato di sentirmi così bene con una persona dopo così poco tempo come è successo con te… »
« Ma non ti senti ancora pronto per una relazione » lo interruppe Harry, abbassando lo sguardo.
« In realtà stavo per dire che anche tu mi piaci » lo corresse Louis e, non appena pronunciò queste parole, si sentì molto più leggero. « Era più o meno dalla seconda volta in cui ci siamo visti che volevo dirtelo ma sarei passato per un maniaco » spiegò, sorridendo. Meglio essere del tutto onesti, in questi casi.
Il viso di Harry si illuminò di nuovo e il cuore di Louis perse circa due battiti e, senza pensarci, prese con entrambe le mani il viso di Harry avvicinandolo al suo.
« Aspetta » lo fermò l’altro, sussurrando a due millimetri dalla sua bocca. Louis sentì il suo respiro caldo sulle labbra e fu percosso da un brivido. « Cosa c’è? » gli chiese, confuso.
« Il vischio » disse Harry. Louis si lasciò sfuggire un risatina e roteò gli occhi. Però lo prese per mano e lo trascinò per il giardino fino ad arrivare all’entrata posteriore di casa.
« Come facevi a sapere che c’era? » domandò poi a Harry, sospettoso.
Harry alzò le spalle. « Tutti hanno un rametto di vischio, altrimenti la gente come potrebbe fare questo? » La domanda ovviamente non stata fatta per ricevere una risposta perché quella volta fu Harry ad attirare Louis a sé e facendo finalmente incontrare le loro labbra.
Quel bacio riscaldò i loro corpi più di quanto avrebbe potuto fare un qualsiasi liquore.
Louis pensò di stare per arrivare all’autocombustione.
Sembrava quasi che le mani di Harry fossero state fatte apposta per essere appoggiate sulle guance fredde di Louis, e le mani di Louis erano state di certo fatte per stringere i fianchi asciutti di Harry.
Continuarono a baciarsi sotto quel piccolo ramoscello di vischio fino a quando i loro polmoni non richiesero un po’ d’aria.
A quel punto, si separarono poggiando le loro fronti l’una contro l’altra.
I loro respiri erano pesanti, caldi, tanto che iniziarono a formarsi delle nuvolette di vapore ogni volta che espiravano.
Entrambi si sentivano elettrizzati, in quel momento avevano in corpo l’energia necessaria per scalare una montagna.
« Ti avevo anche preso un regalo » disse Harry, poi, rompendo il silenzio.
« Puoi darmelo domani spacciandolo per un regalo di Natale » gli suggerì Louis.
Harry annuì e gli posò un bacio sulla punta del naso. « Forse sarebbe meglio tornare dentro, i tuoi invitati penseranno chissà cosa » continuò poi, sorridendo.
« E non sbaglierebbero » aggiunse Louis. Veloce, baciò di nuovo Harry e poi, intrecciando la sua mano a quella dell’altro, si incamminò verso il portico.
Apparentemente, nessuno aveva davvero notato la loro assenza ma Louis si scambiò un rapido sguardo con Fizzy e Lottie che, in sincrono, gli fecero un occhiolino.
Lui e Harry si sedettero su una delle poltrone e ascoltarono le battute divertenti di Niall, giocarono a qualche classico gioco da tavola e cose del genere.
Poco prima della mezzanotte, Harry gli si avvicinò all’orecchio sussurrando: « Buon compleanno, Louis. »
Louis sorrise, Harry stava guardando l’orologio. Ecco i dodici rintocchi della mezzanotte ed ecco un altro bacio a fior di labbra. « E buon Natale » aggiunse il riccio.
« Buon Natale anche a te » fece Louis, sorridendogli. Se tutti i suoi compleanni futuri sarebbero stati così, Louis Tomlinson poteva iniziare a definirsi la persona più felice della terra.
 
 
☆☆☆
 
 
Due occhi verdi furono la prima cosa che Louis vide quando si svegliò la mattina del suo ventiseiesimo compleanno.
« Buongiorno » lo salutò la voce roca di Harry.
Louis strizzò gli occhi e sorrise. « Buongiorno. »
Harry gli stava accarezzando un fianco al di sotto delle coperte. Louis riusciva a percepire la punta delle sue dita gelide nonostante indossasse la maglia del pigiama.
« E’ il tuo compleanno » constatò Harry, sempre guardandolo negli occhi.
Louis annuì. « Spero che tu non mi abbia preparato un’altra caccia al tesoro o giuro che questa volta – »
La bocca di Harry non permise a Louis di andare oltre poiché venne catturata in un bacio ma, per dispetto, il più grande mordicchiò leggermente il labbro di Harry che si imbronciò. Louis sorrise di nuovo. « Il mio discorso sulla caccia al tesoro era serio, love » gli disse, posandogli una mano sulla guancia.
« Lo so, non ho preparato nulla. Niente caccia al tesoro, niente pony travestiti da unicorni e niente Lottie e Fizzy pronte a lanciarti la torta in faccia » fece Harry.
« Allora cosa facciamo? » Louis sapeva bene che Harry aveva un programma.
« Stavo pensando… perché non torniamo alla vecchia pista di pattinaggio dei miei? E’ da almeno un anno che non ci andiamo » propose il riccio.
In quei tre anni erano successe tante cose: Louis aveva finito l’Università e i due si erano trasferiti fuori Londra, in un quartiere tranquillo dove Harry insegnava ancora pattinaggio artistico ai bambini, ma in una pista attrezzata tutta sua, mentre Louis aveva iniziato a lavorare presso uno studio legale.
Era davvero tanto che non andavano a pattinare insieme su quella famosa pista che li aveva visti innamorarsi pian piano l’uno dell’altro.
In più, Louis sapeva quanto Harry teneva a quel posto.
« Ma certo » gli disse, infatti. « In questo modo arriveremmo con un giorno di anticipo a casa dei tuoi genitori e faremmo una sorpresa a tutti. Credo che quest’anno Anne e mia madre stiano preparando insieme il pranzo di Natale… »
Harry sorrise, radioso, e lo attirò a se in un bacio. « Buon compleanno, Lou » gli disse, poi. Louis rispose al bacio con vigore.
Lui e Harry stavano insieme da esattamente tre anni e, a quel punto della sua vita, non c’erano più dubbi sul fatto che Louis potesse davvero definirsi felice.

 
 
   
 
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