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Autore: lapoetastra    24/12/2014    2 recensioni
1-13 Gennaio 1945. Bastogne, Lussemburgo.
"C'era un declivio con una fila di alberi.
Lì ci fecero scavare la trincea.
I tedeschi ci videro, e ci diedero una gran brutta batosta."
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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3 Gennaio 1945

Lipton mi aveva detto che la mia mira era infallibile.
Ed io ci ho creduto, per molto tempo.
Ma ora ho capito che non è affatto così.
Sono disteso sulla neve fredda che mi congela fin dentro le ossa ed il mio corpo ghiacciato è in preda a spasmi di dolore lancinante.
La mia gamba è completamente ricoperta dal sangue scuro che mi inzuppa i pantaloni e che è l’unico in grado di scaldarmi un po’.
Sento i miei compagni attorno a me, mi sorreggono la testa, mi chiamano, mi urlano di restare sveglio.
Ci provo, ma l’oscurità mi sta avvolgendo come una coperta calda.
Ed io ho tanto freddo.
Arriva il dottor Roe, affannato, che prova in qualche modo a curarmi, a salvarmi.
Vorrei dirgli di smetterla, perché tanto non c’è più niente da fare, ma rimango zitto, aggrappandomi a quel briciolo di speranza che la sua presenza mi infonde.
"Come ho potuto essere così stupido?", mi domando in un breve momento di lucidità.
Volevo a tutti i costi quella luger, la pistola tedesca migliore che esista.
E quando mi si è presentata la tanto agognata occasione, non me la sono lasciata scappare: l’ho presa da un cadavere e da allora non me ne sono mai separato.
L'ho mostrata a tutti con orgoglio, come fosse un trofeo, perché credevo che in fondo me la meritassi davvero.
Sono un tiratore scelto, dopottutto, non sbaglio mai la mira.
Ma ho fatto un errore, uno stupido e semplice errore che adesso dovrò riscattare con la vita.
Mi sono sparato alla gamba, accidentalmente.
Sento dire il dottore che la pallottola ha reciso l’arteria femorale e che non riesce a vedere niente.
Non sa cosa fare per salvarmi.
E io perdo ogni minima speranza.
La luce di fronte ai miei occhi si affievolisce, venendo sopraffatta dalle tenebre, che di nuovo mi avvolgono.
Non ho più freddo, adesso.
E non provo neanche dolore.
Eppure preferirei essere devastato da quelle sensazioni orribili di indicibile sofferenza, perché in tal caso significherebbe che sono vivo.
Adesso, invece, il mio cuore sta rallentando la sua corsa, ed il fiato abbandona i polmoni.
Chiudo gli occhi, ed una lacrima bollente mi scorre lungo la guancia.
È l’ultima cosa che sento.
Lipton mi ripeteva continuamente che avevo una mira infallibile.
Credo proprio che si sia sbagliato.
 
   
 
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