Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: Giusi Scognamiglio    24/12/2014    5 recensioni
Selena Gomez è una 17enne vittima di bullismo.
Sono ormai anni che non riesce ad essere felice con se stessa e gli altri.
Lei è sola. Come possono due semplici occhi cambiare tutto?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Miley Cyrus, Pattie Malette, Selena Gomez
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il ragazzo che aspettavo.
Capitolo 1

 Il sole entrò dalla finestra della mia camera, svegliandomi prima ancora che la sveglia suonasse, con quel fascio di luce che mi arrivò dritto negli occhi. Mi alzai e andai in bagno, intenzionata a lavarmi e ad andare a scuola. Cercavo di sopravvivere senza piangere, anche se era praticamente impossibile, visto che non andavo d’accordo quasi con nessuno.. e c’era chi non mi faceva ‘stare bene’. Mi lavai e mi vestii con il primo jeans e la prima felpa che trovai nell’armadio.
Scesi le scale e feci colazione.
  «Buongiorno papà.» Gli baciai la guancia, mentre aspettavo che il mio caffèlatte fosse pronto. Vivevo sola con lui da quando mia madre era scappata via con l’amante, precisamente 13 anni fa, io avevo 4 anni quando lei si creò un'altra famiglia, con un altro uomo.. mio padre provò più volte a rintracciarla ma niente.. non volle sentir parlare di me.. e sinceramente nemmeno io di lei.
  L’ultima frase che disse fu: “Eric Gomez, non cercarmi mai più.”
   «Buona giornata tesoro.» Mi disse porgendomi la tazza,
la presi e andai a scuola. Entrai in macchina, accesi il motore e mi avviai. Ringraziavo mentalmente ogni giorno a mio padre, per avermi iscritta all’auto scuola, appena compii 17 anni, mesi fa feci l’esame definitivo e appena fui promossa, mio padre assieme a mia zia mi regalarono una macchina di seconda mano, non male.
Arrivai a scuola, e come ogni mattina, cercai di evitare “quel gruppo”. Ma ovviamente.. io non passavo mai inosservata ai loro occhi.
  «Uh, guardate chi c’è!» Esclamò una ragazza, la ragazza del come dire.. il capo gruppo? Si chiamava Miley, l’aveva data praticamente a tutta la scuola.. ogni sua relazione era durata si e no 1 minuto, giusto il tempo di una sveltina nei bagni della palestra. Adesso però sembra che questa relazione duri.. forse perché stava con un puttaniere come lei. Il suo ragazzo si chiamava Justin.. Justin Bieber. Era un diavolo, con una faccia d’angelo. Cercai di far finta di non aver sentito la sua esclamazione e quindi di entrare a scuola ma purtroppo.. il dolore dei miei capelli tirati mi fece venire il mal di testa e mi fece capire soprattutto che la troia mi aveva raggiunta.
  «Quando io ti chiamo devi venire, ok?» Disse Miley a denti stretti.
Avevo paura, ovviamente. Erano in 3.. io ero sola, ovviamente. Ma il mio carattere ereditato.. da mia madre? mio padre? mi faceva rispondere ogni volta. Ed era per quello che poi mi prendevano a botte, perché rispondevo sempre e non riuscivo a stare zitta alle loro provocazioni, insulti e offese. Ma era più forte di me.
  «Non sono un cane o una troietta come te!» Esclamai, buttandomi i capelli all’indietro facendo sì che se li avesse voluto afferrarli di nuovo si sarebbe dovuta esporre di più, ma in questo modo io l’avrei potuta spingere. Ebbene sì, la mia giornata scolastica la passavo nel cercare i modi per evitare loro, evitare le loro botte, evitare le loro parole contro le mie.
  «Non ti azzardare mai più!» Sentii la guancia pizzicare a causa del violento schiaffo, cercai di ricambiare ma Justin mi prese le braccia e me le bloccò dietro la schiena, mentre Miley ripetutamente mi prese a cazzotti sullo stomaco, in quel momento mi sentivo un sacco da box.
Ryan il 3° del gruppo si godeva la scena, riprendendo con il cellulare. Come ogni volta. Justin mi lasciò andare, facendomi ricadere a terra come un mucchio di spazzatura. Miley mi diede un ultimo schiaffo e Ryan mi rise per ultimo in faccia. Mi alzai sentendo la morte dentro. Mi faceva male da morire lo stomaco, mi faceva male tutto dentro e quello che mi faceva ancora più male era la strafottenza della gente, loro mi guardavano, provavano pena per me ma non si azzardavano ad avvicinarsi. Come biasimarli però.. avrebbero picchiato anche loro sennò. Mi rimisi in sesto entrando in classe.
  Le prime tre lezioni passano veloci, alla quarta arrivai in ritardo a causa di Miley che mi aveva chiuso a chiave nel bagno. Ed ovviamente oltre alla sua risata da papera in calore dovetti sopportare anche il rimprovero del prof:
  «Gomez! Non uscirai più in bagno nella mia ora!» Mi urlò, mentre uscii in corridoio e andai all’armadietto intenzionata a posare i libri e ad andare a casa. “No!” Justin era proprio lì, appoggiato su di esso, le braccia incrociate al petto. Aspettava me. Era da solo però, quindi mi avvicinai. Decisi di prenderlo con le buone, non si sa mai.. ogni diavolo dentro di sé hanno qualcosa di buono.
  «Per favore, puoi spostarti dal mio armadietto?» Chiesi guardando in basso. Le mie converse non erano mai state così interessanti.
  «Non fare la leccaculo con me, Sel.» Sbottò lui.
  «Ma si può sapere cosa volete da me?» Chiesi, lui non rispose ma mi sorrise beffardo. Mi tirò i capelli all’indietro e avvicinò le sue labbra al mio orecchio.
  «Mi piace farti del male.» Sussurrò sorridendo nuovamente per un secondo, per poi ritornare serio serissimo. «Però dobbiamo parlare.» Mi congedò così, andando via. Lasciandomi con la curiosità che fa male più di quella tirata di capelli. “Dobbiamo parlare.”
Quella frase aveva così tanto potere, quella frase mi fece scavare nel cervello per ore, tentando di capire e di studiare ogni mia mossa passata “Cos’ho fatto? Di cosa vuole parlare?” Pensai, mentre entrai in macchina e mi incamminai verso casa.
Misi le chiavi nella serratura e assunsi la faccia sorridente, tipo come una maschera. Mio padre non sapeva niente, non gli avevo detto che erano ormai 4 anni che vivevo in un inferno violento.
  «Ciao papà.» Lo salutai, mentre mi sedetti a tavola per pranzare.
  «Com’è andata a scuola?» Domandò affettuoso, porgendomi il piatto di pasta.
  «Come sempre.» Risposi. Mio padre lavorava alla mensa scolastica all’asilo, come cuoco, preparava anche il nostro pranzo lì così una volta arrivato avremmo pranzato subito. Dopo il pranzo e dopo aver studiato indossai la tuta e andai a correre, si poteva dire che per me quello era il momento più bello della mia giornata, se non addirittura della mia vita. Indossai le cuffie del mio ipod e la musica alta mi riempì la testa. Avete presente i drogati? Sì, quelli che non vivono se non si fanno una canna? O quelli che amano la nutella a non finire? Beh io ero più o meno così nei confronti del mio ipod.. come dire.. toglietemi tutto ma non la mia musica.
Ritornai a casa, erano le 20:00 orario di cena. Non avevo voglia di mangiare, al parco c’erano tutte quelle coppiette sdolcinate. Quelle che si ripetevano ‘ti amo’ ad ogni sguardo seguito da un bacio.
  “Gelosia.” Non era la parola esatta, ma era la prima che mi venne in mente. Ero gelosa, invidiosa di loro, del loro amore, così apparentemente vero, puro.
   Mi limitai a dare la buona notte, a fare una doccia e sprofondare nel letto. “Dannazione!” Esclamai mentalmente, ogni volta che facevo qualche sforzo tipo piegarmi per prendere un oggetto caduto mi faceva un male cane lo stomaco. A causa di Miley, il solo pensiero mi fece innervosire tutta. A volte non mi sentivo sicura nemmeno a casa mia, avevo paura che mi spiassero e che sbucassero all’improvviso assieme a Justin e Ryan. Mi addormentai così, piena di paura ed ansia, soprattutto per il giorno dopo.
 Mi svegliai di soprassalto, erano le 7:15. Avevo sognato per la 10 volta di seguito Justin e le sue mani, che mi facevano del male. Mi alzai dal letto e come ogni mattina mi lavai e mi vestii per poi scendere e fare colazione.
  «Selena oggi continuo il turno con Sarah, ti dispiace?» Chiese mio padre, porgendomi il caffèlatte.
  «No, per niente.» Gli sorrisi, non avevo mai chiesto direttamente a mio padre se avesse voluto frequentare qualche donna. Dopo la mamma per quanto ricordassi non l’avevo visto con nessun’altra.
  «Lei ti piace?» Domandai di punto in bianco, lui sorrise pensandoci. Annuì dopo un po’:
   «Sì, lei mi piace.»
Andai a scuola, sorseggiando per strada il mio caffèlatte e ascoltando un po’ di musica alla radio, entrai nell’istituto e arrivai in classe. Fortunatamente senza incontrare quei 3. Ma ovviamente ‘parlando’ del diavolo spuntano le corna. Justin, Miley e Ryan si erano iscritti nel mio stesso corso di fisica. Mi sedetti in un angolo della classe pregando che non mi vedessero ma non si può avere tutto dalla vita.
  Vidi Justin sorridere in modo malvagio, Miley gli strinse la mano e lui tolse subito lo sguardo dal mio. Ryan invece.. beh quello stronzo si sedette accanto a me. Per attirare la mia attenzione mi toccò un gomito, ed io mi girai verso di lui.
  «Hey cosa brutta, tieniti pronta per Justin.» Mormorò.
 «Come? Che significa?» In quel momento mi sentii congelare il sangue, quella frase l’avevo già letta in un libro, e subito dopo la ragazza venne violentata, ovviamente non pensavo che Ryan leggesse libri ma quella frase mi spaventò. Aveva un senso perverso.. Lui rise capendo il mio disagio e non risponse alla mia domanda. Ed io rimasi impallidita per tutta la lezione. Justin mi faceva ancora più paura adesso.. e se prima volevo solamente evitarlo, adesso non volevo nemmeno più respirare la sua stessa aria per paura che mi facesse del male.
Era pomeriggio inoltrato, mi ero addormentata sul divano mentre leggevo un libro. Mi alzai e controllai l’orario, 19:00. Mio padre non era ancora rientrato. Mi lavai la faccia e indossai la tuta, decisa ad andare a correre, non saltavo mai un pomeriggio. Ci tenevo a tenermi in forma, almeno per il mio fisico nessuno si era mai lamentato. Misi le cuffie e iniziai a muovermi velocemente per tutti gli isolati fino ad arrivare al parco.
La musica pop usciva dalle mie cuffie e mi davano movimento in più nella corsa.
  «Selena!» Sentii chiamarmi da lontano, tolsi una cuffia e mi guardai attorno alla ricerca di quella voce. Me ne pentii all’istante. Era Justin, era sulla sua macchina proprio dietro di me, che ero quasi all’entrata del parco.
  «Sali in macchina.» Ordinò.
  «Justin non ti bastano le torture che mi fai a scuola? Lasciami perdere adesso. Ti prego.» Dissi ignorandolo e ricominciando a correre verso l’entrata. “Ti prego, vai via.” Ripetei mentalmente, mi ricordai le parole di Ryan. “Tieniti pronta per Justin” sperai che qualcuno lassù ascoltasse le mie preghiere. Ma niente.
 Lui fece una sgommata ed io mi arrestai all’istante, per evitare che mi travolgesse con la macchina.
  «Ma sei impazzito!» Urlai, lui rise. E fece un gesto con le mani per indicarmi di salire. Mi arresi e salii.
   «Oh finalmente. Se mi stai a sentire e fai quello che ti dico non ti farò del male.» Disse normale.
   «Mi hai forse preso per una puttana? Per le tue esigenze sessuali devi andare da Miley, con me hai sbagliato persona.» Sbottai tentando di riaprire la portiera, volevo andare via da lui. Justin rise e di scatto mi chiuse la portiera, fermandomi il polso. Quel contatto fisico così innocuo mi spaventò più del normale. E lui lo notò.
  «Tranquilla. Non si tratta di sesso. Non ti scoperei mai, a costo di farmi amputare il pisello.» Sputò con disgusto, guardandomi male.  Mi distrusse ancora di più l’autostima.. anche se di quella ormai non ce n’era più traccia dentro di me.
  «Justin cosa vuoi da me?» Lo guardai fisso negli occhi.
  “Oh santo cielo..” i suoi occhi.. erano meravigliosi. Non li avevo mai notati, ovviamente non lo guardavo negli occhi quando mi menava. Ma avrei dovuto farlo, se avessi saputo dell’esistenza di quei occhi mi ci sarei persa dentro più volte. Avrei sopportato il dolore per quei occhi meravigliosi, color nocciola.. castano dorato.. sembravano caramello fuso.. Erano bellissimi.
 Scostai la testa ritornando sulla terra. “No, no..” Mi bloccai mentalmente. Mi ero lasciata in quegli occhi e adesso odiavo ancora di più la mia esistenza. Lui era una persona cattiva. Non doveva piacermi niente di lui. NO.
  «Devi far finta di essere la mia ragazza.»
Non potei non ridere. Lui mi guardò stranito.
  «Assolutamente no! E poi tu una ragazza ce l’hai.» Ribadii,
 «Non presenterei mai quella troia a mia madre.»
Oh bene almeno una cosa era certa, lui sapeva che Miley era una troia di prima categoria.
  «E allora perché proprio io?» Domandai.
  «Non mi va di affidarmi ad un'altra ragazza che non conosco.»
  «Ma tu non mi conosci!» Esclamai,
  «Lo so. Ma almeno so che farai esattamente tutto ciò che ti dico sennò i nostri incontri mattutini diventeranno anche pomeridiani.» Sorrise fiero di se. “Ma che pezzo di merda.” Piegò la testa di lato, guardandomi in silenzio, aspettando una mia risposta.
  «Adesso so anche dove vai a correre il pomeriggio..» Aggiunse provocando la mia paura. Era un ricatto, uno schifoso ricatto. Ovviamente sapevo che dovevo accettare. Non avevo altra scelta. Abbassai lo sguardo, da quegli occhi dolcemente malvagi.
  «Okay.» Dissi quasi in un sussurro «Posso sapere il perché?»
  «Ryan ha detto ha mia madre che sono fidanzato, lei vuole conoscere assolutamente la mia fidanzata adesso.. Ma se porterò Miley a casa mi ammazzerà..» Mormorò.
  «E con Miley come la mettiamo?» Domandai,
  «L’ho mollata. Di lei non me ne fotte un cazzo, la uso solo quando mi prudono le palle e voglio scopare.» Sputò acido.
  Mi paralizzai dalla volgarità della frase.
 «Potresti essere meno volgare?» Chiesi, lui rise di gusto, battendo anche le mani. Abbassai lo sguardo sulle mie mani, sentendomi improvvisamente intimidita da quella risata.
  «Sei proprio una pivella, scommetto che non hai mai baciato un ragazzo.. e sei pure vergine.» Rise ancora.
  «Tu non sai niente.» Dissi, cercando di fargli capire il contrario ma aveva perfettamente ragione, si notava tanto? Abbassai lo sguardo nuovamente. Non avevamo mai parlato al di fuori della scuola, beh in verità non avevamo mai parlato in generale. Si limitava solamente a usare la mani. E poi pensandoci parlare con lui non era così male.. a parte l’offendermi. Scesi dalla macchina sotto il suo sguardo attento.
  «Senti.. ok, accetto.»
  Lui sorrise compiaciuto facendo spallucce.
 «Passo a prenderti stasera alle 21:00. Incomincia già ad avvisare tuo padre.»
  «Stasera?!» Esclamai.
 «Stai dicendo qualcosa?» La sua voce era bastarda.
 «No..no.. scusa, ci vediamo stasera.» Mormorai triste.
  “Sottomessa.” Non era la parola esatta, ma la prima che mi venne in mente. 


Allora, cosa ve ne pare come inizio?
Cosa ne pensate? Siate sinceri. 
RECENSITE ed io continuo. 
VI RICORDO CHE POTETE TROVARE QUESTA STORIA
ANCHE SU WATTPAD ->
(X)


 

 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: Giusi Scognamiglio