Fumetti/Cartoni americani > I Simpson
Ricorda la storia  |      
Autore: Il visconte dimezzato    25/12/2014    3 recensioni
Waylon Smithers Senior era morto.
Disteso nella basta, pallido, gli occhiali sistemati sul naso in un modo innaturale, i capelli grigi appiattiti dietro le orecchie.
Montgomery Burns, suo socio, gli diede un'ultima vitrea occhiata, senza mostrare alcuna emozione. Quello sarebbe stato un ben misero funerale.
Nessuno era venuto oltre a Burns ed al becchino. 
Il signor Burns non sembrava particolarmente triste, non c'era ombra di pietà o sconforto sul suo viso segnato, almeno finché non venne l'ora di pagare il becchino.
Contò tre monete nella mano dell'uomo, con aria addolorata, come se se il gesto comportasse un automutilazione. Il becchino alzò gli occhi al cielo e se ne andò borbottando.
Charls Montgomery Burns era conosciuto in tutta Springfield come un vecchio avaro e senza un briciolo di cuore e non c'era giorno dell'anno che egli odiasse più del Natale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Montgomery Burns
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

A CHRISTMAS CAROL...IN SPRINGFIELD

 

Waylon Smithers Senior era morto.

Disteso nella basta, pallido, gli occhiali sistemati sul naso in un modo innaturale, i capelli grigi appiattiti dietro le orecchie.

Montgomery Burns, suo socio, gli diede un'ultima vitrea occhiata, senza mostrare alcuna emozione. Quello sarebbe stato un ben misero funerale.

Nessuno era venuto oltre a Burns ed al becchino. 

Il signor Burns non sembrava particolarmente triste, non c'era ombra di pietà o sconforto sul suo viso segnato, almeno finché non venne l'ora di pagare il becchino.

Contò tre monete nella mano dell'uomo, con aria addolorata, come se se il gesto comportasse un automutilazione. Il becchino alzò gli occhi al cielo e se ne andò borbottando.

Charls Montgomery Burns era conosciuto in tutta Springfield come un vecchio avaro e senza un briciolo di cuore e non c'era giorno dell'anno che egli odiasse più del Natale.

Fuori stavano già accendendo i lampioni a gas lungo le strade e dietro lo finestre cominciavano a brillare candele accese. Sulle porte molti avevano appeso allegre ghirlande, mentre una leggera neve scendeva lentamente e si posava sulle case e sulle strade.

Questa è Springfield, a Natale, nel 1836.

Burns uscì tra la folla con una smorfia disgustata in viso, nessuno lo salutò. Nessun mendicante gli chiese l'elemosina, nessuno gli fece gli auguri; i bambini scappavano, vedendolo arrivare.

Andò così quella volta e fu lo stesso per i sette anni successivi dalla morte di Smithers Senior, ma esattamente sette anni dopo, il giorno della vigilia di Natale, qualcosa cambiò.

 

 

 

La serata cominciò come al solito: Burns si sedette a fare i conti e a sistemare i documenti della sua enorme fabbrica mentre fuori dal suo ufficio, nella nebbia, cigolava pigramente l'insegna arrugginita. Diceva ancora "BURNS E SMITHERS", visto che Montgomery era troppo tirchio per cambiarla...

 

"D'oh!" 

Homer Simpson, l'impiegato del signor Burns, rabbrividì. Faceva freddo e l'inchiostro del suo calamaio era ghiacciato, tanto che dovette avvicinare la boccetta alla fiamma per scioglierlo. La vecchia stufa accanto a lui era quasi spenta mentre nel camino del signor Burns scoppiettava un bel fuoco.

Simpson sapeva che era meglio non chiedere altro carbone...

All'improvviso la porta dell'ufficio si spalancò

"Felice Natale, zio!" Cinguettò una voce allegra.

Burns alzò appena la testa. Davanti a lui c'era suo nipote Larry, un giovane grassoccio con le guance rosse.

 

"Bah" borbotto Burns infilando un fascicolo in un cassetto della sua scrivania"Sciocchezze!"

 

"Il Natale...una sciocchezza?" Esclamò Larry sgranando gli occhi  ed assumendo la sua tipica espressione infantile. "Zio, non puoi pensarlo veramente!"

 

"Felice Natale" ringhiò Burns. "Ma è davvero felice per te? Non hai un soldo in tasca!"

 

Larry scosse la testa. "E tu , perchè sei così cupo? Hai le tasche piene di soldi!"

 

"Sciocchezze!" Tuonò di nuovo Burns. "Se fosse per me, chiunque dica felice Natale dovrebbe essere bollito nella zuppa e sepolto con una ghirlanda tra le mani!" Aggiunse incrociando le vecchie braccia.

 

"Non arrabbiarti, zio. Domani sei invitato a cena da noi" disse Larry sorridente.

 

A quelle parole gli occhi del signor Burns si fecero ancora più freddi. "Buonasera..."

 

"E buon Natale, zio!" Disse ridendo Il giovane, uscendo dallo studio.

 

"D'oh!"Homer lasciò cadere la sua boccetta d'inchiostro  che rimbalzò malamente sul suo piede."Buonasera!" borbottò Il segretario.

 

"E felice anno nuovo!" Rispose Larry, dalla strada.

 

Agli altri visitatori non andó meglio, quel giorno. Due signori, speranzosi che il Natale rendesse un po' meno duro il cuore del vecchio, si rivolsero a Burns perché facesse un'offerta di beneficenza, ma riuscirono solo a farsi cacciare. Quando poi un povero ragazzino, tremante di freddo, entrò nell'ufficio per cantare una canzone di Natale, il vecchio urlò così tanto che lo fece scappare.

 

Ormai era orario di chiusura ed i due uomini stavano chiudendo la porta della fabbrica. La neve fioccava leggera ed Homer si perse nel guardarla, sorridendo.

 

"Domani vorrai fare vacanza tutto il giorno, vero?" Chiese Burns al segretario.

"Se non vi dispiace, sì" borbottò Homer mettendosi il cappello "succede solo una volta l'anno, signore".

 

"Mi dispiace molto" grugnì Burns "una volta l'anno é già troppo. Presentati puntuale, il giorno dopo!"

 

Così dicendo il vecchio si strinse nel cappotto e si incamminò verso casa, ignorando il saluto di Homer.

 

La casa del signor Burns era grande, ma egli l'aveva trascurata per molti anni ed ora aveva un aspetto oscuro e sinistro.

La grande recinzione di marmo bianco era ricoperta di edera e la grande "B" posta sopra il  cancello non era più brillante come una volta. Tutta la dimora era rovinata, come un fantasma della sua antica bellezza.

Montgomery passó attraverso il cancello arrugginito, cercando le chiavi. 

Al centro del portone di legno c'era un batacchio rotondo dorato, ma non appena Burns lo afferrò per aprire la porta il batacchio si illuminò.

Quello che il vecchio vide un istante dopo gli tolse il fiato: sulla porta era apparso il viso del suo socio morto sette anni prima! 

Il signor Burns non poteva credere ai suoi vecchi occhi. Raccolse tutto il coraggio che gli era rimasto nel suo scaltro cuore e si avvicinò ancora alla porta.

Waylon aveva gli occhi chiusi, ma quando Burns, tremando, allungó la mano per toccare quel prodigio...Smithers spalancò gli occhi.

Burns gridó e cadde all'indietro sulla soglia coperta di ghiaccio. Quando si rialzò, la visione era scomparsa ed il batacchio scolorito era rotondo e immobile, come sempre.

Il vecchio si guardò attorno con circospezione e si decise ad entrare. 

Varcò di corsa la porta e la chiuse con tre mandate, prese una candela ed iniziò a salire le scale.

Il suo stomaco si contorceva per la paura.

Era stata certamente la sua immaginazione, si ripeteva, fervida immaginazione! Ma ora rabbrividiva ogni volta che la fiamma della candela oscillava, proiettando strane ombre sui muri.

Una volta giunto al piano di sopra Burns si affrettò a entrare nella sua camera da letto, chiudendo con tre mandate anche quella porta. Si mise la vecchia vestaglia a righe e le ciabatte, indossò la sua logora cuffia da notte e si sedette nella grande poltrona accanto al camino.

Gli sembrava di vedere la faccia di Smithers senior ovunque: nelle ombre, nelle vecchie mattonelle che ornavano il camino, persino nel fuoco!

La tensione lo stava ormai consumando quando ad un tratto sentì che il portone al piano di sotto si apriva.

"Chi può essere?!"  Il signor Burns si fece piccolo piccolo nella sua enorme poltrona. 

Un sinistro suono metallico attraversó tutta la casa. Era come se qualcuno stesse salendo le scale trascinando dietro di sé un pesante fardello.

 

Non c'erano dubbi: qualcuno stava camminando nel corridoio e si avvicinava sempre di più alla camera di Burns. Il rumore dei passi e delle catene si spense davanti alla porta e, dopo un lungo terrificante silenzio,  un'apparizione luminosa, enorme, attraversó la porta con un fracasso spaventoso.

Era il fantasma di Waylon senior.

Un fascio di catene stringeva il petto dello spirito e appesi alle catene c'erano barili pieni di scorie nucleari che tenevano prigioniero il fantasma del vecchio socio di Burns.

 

"C-chi sei?" Balbetto Montgomery, stringendo compulsivamente i braccioli della poltrona.

"In vita ero il tuo socio, Waylon Smithers" rispose tristemente il fantasma. Poi urló e scosse con tanta forza le sue catene che Burns cadette in ginocchio per la paura.

 

"Terribile apparizione, che cosa vuoi da me?" Chiese Burns, singhiozzando.

 

"Io ora porto le catene che ho costruito durante la mia vita" disse Smithers" ma sono venuto per dirti che tu puoi cambiare il tuo destino".

 

"A-anche io dovrò trascinare per l'eternità queste catene?" Balbettò Montgomery.

 

"Potessi vederle, le tue catene sono molto più lunghe e pesanti delle mie, Monty, ma sei ancora in tempo."

 

Il signor Burns si costrinse a guardare in faccia il fantasma del suo vecchio socio:"C-Cosa devo fare per liberarmene? Ormai sono così vecchio! Il mio destino è segnato"

 

"Puoi ancora rimediare! Questa notte riceverai la visita di  tre fantasmi: gli spiriti del Natale Passato, del Natale Presente e del Natale Futuro."

 

Detto questo, Smithers si avvicinò alla finestra, che si aprì subito.

 

"Il primo dei fantasmi verrà presto, quando l'orologio suonerà l'una" aggiunse Waylon uscendo dalla finestra "e tu spera di non dovermi mai più vedere, Burns!"

 

Terrorizzato, Burns si precipitò a chiudere le imposte e corse a letto. Si tirò le coperte sin sulla testa e rimase immobile, abbracciando il suo orsacchiotto Bobo. 

Il cuore martellava talmente forte nel suo petto che ormai il vecchio era sicuro non sarebbe mai riuscito a dormire, ma alla fine la stanchezza lo colse, portandolo fra le braccia di Morfeo. 

 

Qualche tempo dopo il signor Burns si sveglio di colpo. La stanza era buia e silenziosa ed il vecchio si chiese se non fosse stato tutto un sogno.

Ma quando la campana della chiesa suonò l'una, le tende che circondavano il letto si aprirono, mentre la camera si riempiva di una luce abbagliante.

Montgomery si raggomitolò tra i cuscini riparandosi gli occhi con una mano.

Quando riuscì a riaprirli, vide che la luce brillava ai piedi del letto.

Così, prese coraggio e si sporse a guardare. Una strana figura lo stava fissando: era una bambina, ma la sua espressione assomigliava tanto a quella di un adulto. Quel viso sbocciava tra le spalle come la fiamma di una candela sboccia dalla cera. I suoi occhi guardavano Burns con dolcezza...

 

"Sei il fantasma di cui parlava Waylon?" Chiese il vecchio inarcando un sopracciglio.

 

"Sì, sono il fantasma del Natale passato, ma puoi chiamarmi Lisa, se preferisci. Ora vieni con me" lo spettro afferrò risoluto la mano di Burns con una stretta fortissima.

La luce riempì di nuovo la stanza e Burns si rese conto che di colpo si era fatto giorno e che stava volando fuori dalla finestra con lo spirito.

Ma non erano più a Springfield. Stavano sorvolando una strada di campagna e presto Burns vide avvicinarsi un fiume. Oltre il corso d'acqua apparve un villaggio che Montgomery conosceva bene...

 

"È dove sono  nato!" Il vecchio non poteva credere ai suoi occhi.

 

Senza una parola, il fantasma della ragazzina lo guidò fino ad una grande edificio di mattoni rossi.

 

"Sì, ahimè, la riconosco. Questa è quella topaia della mia vecchia scuola" sussurrò Montgomery, che adesso sentiva uno sconosciuto formicolio agli occhi, ma non poteva permettersi di piangere davanti alla bambina.

 

"Sembra vuota" disse Lisa " Ma non è così. C'è ancora un bambino, in una delle classi".

 

I due volarono all'interno dell'edificio ed entrarono in un'aula piena di banchi vuoti, tutti tranne uno. Qui stava seduto un bambino dall'aria triste. 

Il piccolo aveva uno strano caschetto e un'inconfondibile naso stranamente e punta: era Montgomery Burns, da piccolo.

Lo sguardo del bambino era perso, mentre stringeva il suo orsacchiotto Bobo.

Montgomery si costrinse a distogliere lo sguardo dal bambino, forse per non scoppiare in lacrime e lo posò sulla bambina accanto a lui.

 

"Vediamo un altro Natale" disse il fantasma agitando la sua mano.

Al suo gesto, qua e là si aprirono dei buchi nell'intonaco scolorito dei muri, come se fosse passato molto tempo.

Ora in classe c'era un ragazzo di diciassette anni, dalle spalle curve. Era sempre lui, Burns, da ragazzo.

Un'altra figura, una ragazza, corse verso di lui e lo abbracciò con trasporto. Il giovane Montgomery sorrise...

Il vecchio Burns guardava la scena commosso.

 

"Mia sorella aveva un cuore grande" mormorò.

 

"E morì giovane" continuò lo spirito del Natale passato. "Lasciando dei figli, vero?"

 

"Un figlio" mormorò Montgomery. 

 

Quel figlio era infatti suo nipote Larry, che egli aveva adottato.

Burns ripensò a come fosse stato gentile a invitarlo a cena. Come lo aveva trattato male...

 

Lisa sorrise e prese di nuovo il vecchio per mano, portandolo lontano dalla scuola, in una via affollata di gente.

Erano di nuovo a Springfield ed era nuovamente Natale, un Natale di molti anni prima. A Burns non sembrava di riconoscere quella via, finché non vide un'insegna: FEZZWIG.

Allora tutto gli tornò in mente, come un lampo.

 

"Riconosci questo posto?" Chiese lo spirito.

 

"Certo! Eh eh, ci lavoravo come apprendista!" Esclamò Burns. 

Erano passati dieci anni dai tempo della scuola.

Nel magazzino un uomo dall'aria simpatica stava seduto alla sua scrivania, sorvegliando il lavoro degli impiegati.

 

"Ma guarda il vecchio Fezzwing!" disse Montgomery, felice. Ricordava molto bene il padrone del magazzino.

 

"Ehi voi!" Gridò Fezzwing "dico a voi, Montgomery! Abraham!"

 

I due apprendisti si avvicinarono alla scrivania. 

 

"Basta lavorare" disse il padrone "È la vigilia di Natale. Abbiamo un sacco di spazio, si può fare festa!"

 

Così spinsero da parte i tavoli e ben presto la grande stanza si trasformò in una sala da ballo, allegra, piena di luce e di gente.

Dal soffitto pendevano festoni colorato e c'era da mangiare per tutti, impiegati e clienti.

 

Il fantasma del Natale passato guardò Burns" che cosa ti succede?"

 

"Niente, niente" rispose il vecchio, pensieroso. "Solo...adesso mi piacerebbe poter dire qualcosa al mio impiegato"

 

Il vecchio ricordava bene le odiose parole che aveva rivolto ad Homer Simpson, poco prima.

Fezzwing, invece, era stato un padrone buono e generoso.

 

Burns e lo spirito videro che la sala ormai era piena di gente che ballava. 

La bambina indicò al vecchio una coppia in particolare: il giovane Montgomery stava danzando con una magnifica ragazza di nome Jacqueline Bouvier e non riusciva a far altro che guardarla e sorridere.

Anche il vecchio Burns guardava Jacqueline...

Ma quando i due ragazzi si abbracciarono distolse lo sguardo.

Non voleva rivivere quel momento, il momento in cui si era innamorato.

 

"Il mio tempo è quasi finito" disse lo spirito giocherellando con la sua collana di perle, mentre l'immagine della sala cominciava a svanire.

In un istante i due si ritrovarono nel triste ufficio di Burns: erano passati altri cinque anni.

Un giovane Montgomery era seduto accanto a Jacqueline, ma non la guardava.

 

"Tu sei cambiato, Monty" disse la ragazza, con gli occhi pieni di lacrime. "Siamo fidanzati da tempo...da quando eravamo poveri, ma contenti. Gli anni sono passati e tu sei diventato un'altra persona. Dimmi la verità, Monty, se non ci fossimo conosciuti allora, verresti a cercarmi?"

Il giovane Burns non aprì la bocca, ma la ragazza lesse la risposta nei suoi occhi e nascose la testa tra le mani.

 

"Ah, certo che no" mormorò.  "Se oggi incontrassi una ragazza come me, a cui i genitori non hanno lasciato un soldo, le vorresti bene? Tu che giudichi ogni cosa solo da quanto vale?"

 

Il giovane abbassò la testa.

 

"Bene, allora sei libero di fare quello che credi" singhiozzò Jacqueline alzandosi in piedi. "Spero sarai felice".

 

Con queste parole uscì dalla sua vita.

Il vecchio Burns guardò il fantasma piangendo.

 

"Portami via!" Lo implorò. "Non posso sopportare questo ricordo" così dicendo cercò di spegnere la fiamma dello spirito.

Ma era impossibile: anzi, la fiamma esplose e portò Burns in alto nel cielo buio, come un razzo.

Tremante, Burns volò tra le stelle, tenendosi stretto alla bambina che però, improvvisamente, sparì...

Burns ora cadeva nel vuoto e sotto di lui Springfield si avvicinava pericolosamente. Vide la sua centrale, il fiume e ...casa sua!

Stava per cadere proprio sul tetto, sicuramente sarebbe morto. Per questo chiuse gli occhi.

Un attimo dopo piombò pesantemente sul pavimento della sua camera da letto.

Sconvolto, sfregandosi la testa che gli faceva male, si alzò e si gettò sul letto, sospirando.

Quasi nello stesso momento, la campana suonò di nuovo.

Un altro spirito stava per arrivare! Burns cercò disperatamente di nascondersi sotto le coperte, ma con uno scossone il letto cominciò a scivolare e lo portò sino alla porta del salotto.

Qui Burns cadde di nuovo e fu circondato da una forte luce rossa che gli fece socchiudere gli occhi.

La stanza gli senza stranamente ancora più grande di quanto fosse in realtà, il soffitto era altissimo. Non solo: ovunque c'erano decorazioni natalizie che non aveva mai visto.

Al centro della sala c'era un altro fantasma: li spirito del natale presente.

Era un grande gigante dall'aria gioiosa, seduto accanto ad un fuoco scoppiettante, su di un trono fatto di cibo: oche e tacchini arrosto, recipienti pieni di salse, dolci, un'infinità di ciambelle, mele rosse e grandi scodelle di buone bevande calde.

Insomma, un trono fatto di tutto quello che si potrebbe desiderare per pranzo a Natale. Il fantasma teneva in mano una torcia accesa ed indossava un vestito rosso bordato di bianco. In testa aveva un cappello morbido con un peloso pompon bianco. Sorrideva, sorrideva...

 

"Salve salvino caro vecchietto!" canticchio il gigante, sistemandosi gli occhiali sul naso.

 

"B-buonasera" rispose il vecchio, fissando incuriosito quello strano personaggio.

 

"Tocca il mio vestito! Andiamo a fare un bel giretto, caro vecchietto!" Ordinò lo spirito, sorridendo dietro i baffi.

Quando Burns, anche se riluttante, obbedì, il gigante abbassò la torcia ed immediatamente il pavimento della stanza diventò trasparente come il vetro.

Burns indietreggiò preoccupato, ma era chiaro che il pavimento era ben solido sotto i suoi piedi.

La casa intera si stava alzando in aria e poco dopo cominciò a volare sulle strade innevate della città. Era giorno ed il sole faceva risplendere i cristalli di ghiaccio. La gente per le vie si salutava ridendo e cantando.

Il fantasma sorrideva guardandoli.

Se la casa passava sopra due persone che stavano litigando, lo spirito spruzzava un po' di polvere magica su di loro e subito i due dimenticavano il motivo per il quale avevano iniziato a bisticciare e scoppiavano a ridere.

Poco dopo Burns ed il fantasma passarono sopra una via di povere case, tutte uguali e tristi. Lo spirito ne indicò una in particolare, dove una famiglia si stava preparando per il pranzo.

 

"Vedi? Grazie al misero stipendio che gli paghi questo è tutto quello che il tuo misero impiegato può permettersi!" Disse il fantasma gravemente.

 

Burns, sorpreso, capì che era la casa di Homer Simpson.

Il fantasma lo portò più vicino, in modo che lui vedesse bene quello che stava succedendo.

Il suo impiegato aveva una famiglia numerosa, con ben tre mocciosi, come soleva chiamarli in vecchio.

Homer teneva sulle spalle la figlia più piccola, Maggie.

Era una bambina di cinque anni, esile e fragile, ma sorrideva a tutti nel suo vestitino azzurro...

Teneva tra le mani una stampella di legno e Homer la fece scendere delicatamente, perchè le gambe della bambina erano deboli.

 

"Come si è comportata Maggie e messa?" Chiese la moglie, Marge, al marito.

 

"È stata bravissima" rispose lui, ma aveva le lacrime agli occhi." Mi sembra che diventi più forte ogni giorno che passa"

La madre abbassò lo sguardo.

Burns capì che in realtà i genitori stavano mentendo, volevano solo cercare di dare coraggio alla bambina, Maggie era molto malata.

IL signor Burns sentì un fitta al suo vecchio cuore quando vide Homer abbracciare la piccola.

 

Poi sussurrò allo spirito" Tu, che sei buono, fa in modo che Maggie sia risparmiata..."

 

"Invece se tutto resterà com'è, la bambina morirà". Rispose il fantasma, senza accennare una rima.

 

Detto questo il fantasma lo prese per mano e lo trascinò via.

Burns rimase in silenzio mentre si allontanavano dalla casa dei Simpson.

Era troppo scosso per parlare. Presto arrivarono sopra l'abitazione di Larry, il nipote di Burns.

Era a tavola con la moglie, le cognate e mezza dozzina di amici che avevano l'aria di divertirsi molto giocando ad indovinare a che cosa stesse pensando Larry.

 

"Vediamo, stai pensando ad un animale!" Esclamò uno degli amici con il naso schiacciato.

 

"Sì!" rispose Larry.

 

"Un animale piuttosto sgradevole?" Chiese un altro amico, che indossava un maglione rosa.

 

"Sì!"

 

"Che vive a Springfield?" Domandò la moglie di Larry.

 

"Sì!"

 

"Un cavallo?" Domandò l'amico magro con i capelli tirati dietro le orecchie.

 

"No..."

 

"Io lo so" disse la cognata, divertita. "È tuo zio Burns!"

 

"Oh, sì" rispose Larry, tutti scoppiarono a ridere.

 

Montgomery avrebbe voluto andarsene, ma il gigante lo costrinse a guardare.

 

"Mi dispiace per lo zio" disse Larry. "Sapete chi soffre di più per la sua avarizia? Lui stesso"

 

"L'ho invitato a mangiare con noi" aggiunse Larry, ripiegando il tovagliolo. "E il risultato è che mangerà da solo!"

 

"E si perderà una cena grandiosa!" Disse la moglie.

 

"Bene, abbiamo riso di lui. Lo zio ci fa divertire, anche se non vorrebbe" concluse Larry alzando un bicchiere pieno. "Quindi saremmo degli ingrati se non brindassimo alla sua salute...buon Natale al vecchio zio! Lunga vita a Burns!"

 

La scena svanì mentre tutti gli ospiti alzavano il bicchiere e Burns si ritrovò con il fantasma all'interno di un gigantesco orologio. Attorno a loro si muovevano enormi ingranaggi, molle e contrappesi.

Burns si accorse che lo spirito era invecchiato, i suoi capelli erano diventati grigi ed il suo volto si era coperto di rughe.

 

"Il mio tempo in questo mondo è stato molto breve" disse il fantasma." Finirà tra pochi istanti...ascolta!"

 

La campana cominciò a suonare, ad ogni rintocco tutto vibrava.

Burns si tappò le orecchie con le mani e, pieno di paura, vide il fantasma dissolversi in una nuvola di scintille.

Le scintille furono spazzate via da un gelido vento e Montgomery rimase solo mentre si spegneva l'eco dell'ultimo rintocco.

Fu allora che vide davanti a sé una figura minacciosa, avvolta in un mantello nero e con il volto oscurato da un cappuccio. Per questo Burns non riusciva a vedere il viso dell'apparizione, che rimaneva in silenzio.

Il signor Burns rimase immobile per qualche secondo, l'unico rumore che sentisse era il battito martellante del suo cuore mentre scrutava timidamente la figura.

 

Sfinito, Burns cadde in ginocchio ed unì le mani tremando "sei lo spirito del Natale Futuro?".

 

La nera figura non rispose.

 

"Stai per mostrarmi quello che succederà, vero?" La voce del signor Burns ebbe un tremito.

 

Ma ancora una volta il fantasma non rispose.

 

"Spirito del futuro" singhiozzò Burns. "Tu mi spavento più di tutti gli altri spetti che ho incontrato questa notte. Ma sono pronto a seguirti".

 

Allora il fantasma si chinò su di lui e Burns scivolò all'indietro.

Stava precipitando giù da lunghissime scale e cadde dolorosamente proprio davanti all'ingresso del Palazzo della Borsa.

Era pomeriggio, era di nuovo Natale, un Natale del futuro.

Tre uomini d'affari stavano discutendo tra loro.

 

"Quando è morto?" Domandò il primo.

 

Il secondo allargò le braccia." Ieri, penso. O forse questa notte. Sapete, pensavo che non se ne sarebbe mai andato".

 

"Chissà che cosa ne sarà di tutti i suoi soldi?" Chiese il terzo.

 

"Di sicuro non li ha lasciati a me" disse il primo con uno sbadiglio. Gli altri risero. "Comunque, sarà un funerale poco costoso, non ci andrà nessuno".

 

I tre stavano ancora ridendo quando la luce svanì.

Oramai  era calata la sera e Burns si si trovava adesso in una strada buia e solitaria, mentre un'innaturale nebbia scivolava lentamente ai suoi piedi.

Accanto a lui c'era lo spirito, che puntò il dito verso il fondo della via. Montgomery rabbrividì, perchè nell'ombra si stava avvicinando velocemente un carro funebre. Era lo stesso che aveva trasportato il corpo di Waylon Smithers Senior!

In pochi istanti il carro, trainato da due cavalli neri, fu a pochi passi da Burns e lo spirito puntò il rito verso di lui.

Subito i cavalli partirono al galoppo e, per quanto provasse a scappare, Burns non riusciva a muoversi.

Le sue ciabatte scivolavano sulla neve ghiacciata, stava per essere travolto, schiacciato dagli zoccoli.

Con un grido di orrore Montgomery si accorse che stava diventando minuscolo. Intorno a lui le case crescevano a vista d'occhio.

Il carro funebre lo stava ancora inseguendo ed il suono degli zoccoli dei cavalli sulla strada rimbombava sulle pareti intorno a lui come un tuono.

Quando fu piccolo come un topo, Burns si gettò nel tubo di una grondaia per salvarsi, ma l'acqua che ne usciva con forza lo fece volare fino a sopra ad un tetto.

Qui, strillando per la paura, cominciò a scivolare sulle tegole ghiacciate e cadde nuovamente in strada.

Per la via stava camminando un'anziana signora che stava portando un gran mucchio di stracci sulle spalle, Burns ci cadde proprio in mezzo. 

Montgomery adesso era grande come un ditale e quasi gli sembrò di soffocare. Intanto, la donna doveva essere entrata in una casa, perchè Burns aveva sentito aprirsi e chiudersi una porta.

Sbirciando tra gli stracci, vide che si trovava in un negozio di un rigattiere, dove si vendevano le vecchie cose.

La donna gettò a terra il mucchio di stracci e Burns rotolò sul pavimento.

Si voltò e vide dietro di lui le ombre proiettate dal camino acceso e, tra le ombre, quella dello spirito del Natale Futuro.

La donna parlò al proprietario del negozio, tirando fuori dal mucchio una camicia:"Ecco, questo è tutto ciò che aveva. E se non fosse stato per me, avrebbero buttato via anche questi stracci".

 

A Burns sembrò di riconoscere quella camicia.

 

"Qualcuno l'aveva vestito per metterlo nella bara, ma io ho preso tutto e l'ho coperto con un lenzuolo" aggiunse la donna. "Ah, ah! Quando era vivo, tutti ne avevano paura. Se fosse rimasto qualcuno a svegliarlo, non avrei potuto rubargli i vestiti. Ma è morto, solo e abbandonato e nessuno l'ha accompagnato al cimitero!"

 

"Oh, spirito!" Singhiozzò Burns voltandosi verso il fantasma. "Quell'uomo che se n'è andato da solo, odiato da tutti...potrei essere io! Andrà a finire così, lo sento!"

 

Lo spirito afferrò Montgomery e lo portò in una camera spoglia. Un po' di luce illuminava il corpo immobile di un uomo coperto da un lenzuolo.

Burns non era più minuscolo, ma grande come al solito e rabbrividì quando il fantasma alzò la dia mano, puntando il dito verso il letto.

Burns scosse la testa ed indietreggiò. 

 

"Spirito, questo posto mi fa paura" balbettò. "Quando tornerò a casa non dimenticherò mai questa lezione, credimi".

 

Ma lo spirito toccò la testa dell'uomo disteso.

"Spirito, tutto questo è terribile!" Lo supplicò Burns. "Questa immagine mi perseguiterà per sempre!"

 

Di colpo l'immagine cambiò. Ora Burns poteva di nuovo vedere quello che sarebbe accaduto nel futuro al suo fedele impiegato Homer Simpson.

Nella casa di Homer la famiglia era riunita accanto al fuoco e tutti avevano un'aria triste.

 

"È tardi" disse Marge." Vostro padre é in ritardo.

 

"Cammina un po' più lentamente, da qualche sera..." Mormorò Bart, il figlio più grande.

 

La donna sospirò:" Camminava in fretta quando portava sulle spalle la piccola Maggie. Era una bambina così magra e leggera...vostro padre la adorava".

 

Homer entrò in quel momento. Il suo volto era pieno di dolore, ma salutò con affetto la moglie e gli altro figli. Poi Burns lo vide salire le scale lentamente ed entrare nella camera di Maggie, addobbata per il Natale.

 

"La mia bambina, la mia povera bambina..." Sussurrò Homer, sedendosi accanto al letto con la testa tra le mani.

La piccola Maggie era distesa, immobile. Non avrebbe mai più usato la sua stampella, né giocato con la sua palla.

Burns chinò la testa, pieno di vergogna. Tutto quello che aveva visto sarebbe accaduto per colpa della sua avarizia e del suo cuore di pietra.

 

"Spettro" disse piano. "So che presto te ne andrai. Ma dimmi...chi era l'uomo che ho visto prima? Chi c'era sotto quel lenzuolo?"

 

Un vento fortissimo scosse la casa, facendo crollare i muri. Burns ora volava nello spazio, accanto allo spirito. Poi nel buio della notte apparve l'immagine di un cimitero.

Il vento ululava tra le lapidi e Burns vide il fantasma alzare ancora una volta la sua mano ed indicare una tomba coperta di erbacce. Montgomery esitava...

 

"Prima che io mi avvicini, spirito, dimmi...quelle che ho visto sono cose che accadranno sicuramente, o le cose che potrebbero accadere?"

 

Il fantasma non rispose. Abbassò la mano ed un raggio di luna illuminò la tomba. Sulla pietra ora si leggevano chiaramente tre parole: "Charles Montgomery Burns".

 

Burns rimase senza fiato."Sono io, allora, l'uomo che ho visto?"

 

Lo spirito puntò il dito sulla tomba, poi verso Montgomery.

 

"Oh, no!" Urlò Burns. "Spirito, abbi pietà! Dimmi che le cose che ho visto possono cambiare!"

 

Il signor Burns provò a correre, ma sotto di lui la terra si apriva ed i piedi lentamente cominciavano a scivolare verso il basso. Stava per cadere nella tomba.

 

"Aiutami, spirito!" strillò Burns. "Oh, lo prometto! Festeggerò il Natale nel mio cuore e cercherò di essere un uomo diverso, per sempre! Sarò buono! Ti prego, dimmi che posso cancellare il mio nome da questa pietra!"

 

Ma ormai stava precipitando verso la bara che era distesa nel fondo della tomba.

Rassegnato, chiuse gli occhi...e li riaprì di colpo, sconvolto.

Era caduto su qualcosa di freddo e duro.

Burns era di nuovo nella sua camera! Sotto di lui, duro e freddo, c'era il pavimento di marmo bianco. Con un grido di gioia si alzò e corse a toccare le tende che circondavano il letto, urlando:"Sono qui, sono ancora qui!"

Era così felice che gli venne voglia di ballare. E ballò!

Intanto, fuori, si era fatto giorno.

Il vecchio aprì la finestra e guardò con gratitudine i raggi di sole che illuminavano le strade ricoperte di neve.

La campana della chiesa suonò, lontana e Burns fece un gran respiro: sì, era ancora vivo!

Sotto la sua finestra un bambino stava tirando la sua slitta nella neve.

 

"Che giorno è, giovanotto?" Gli chiese Montgomery.

 

"Oggi?" Rispose sorpreso lui. "Ma è Natale, signore!"

 

"È Natale!" esclamò Burns. "È passata solo una notte! Allora sono ancora in tempo...ehi, giovanotto!"

 

"Sì, signore?" Rispose il bambino, sempre più stupito.

 

"Hai presente il negozio qui all'angolo? Quello dove vendevano quell'enorme tacchino?"

 

"Davvero enorme, signore" rise il bimbo. "È ancora appeso in vetrina, è grande quanto me!"

 

"Perfetto! Vai a comprarmelo e ti darò uno scellino. Se me lo porti in meno di cinque minuti, ti darò anche mezza corona!"

 

Il bambino si mise a correre e Burns sospirò:"Lo manderò ai Simpson. Quel tacchino è grande il doppio di Maggie...la rimetterà in forze, povera piccola!"

 

Cantando e ridendo, vestito come un damerino, Burns corse giù per le scale. Aprì il portone e gridò:"BUON NATALE!" a tutti quelli che passavano in strada. Baciò il batacchio della porta, quello che si era trasformato nel volto del suo socio, Waylon, e rimase ad aspettare il ritorno del bambino.

Eccolo: accanto a lui c'era il padrone del negozio con l'enorme tacchino tra le braccia! Montgomery li fece salire su una carrozza ed ordinò al cocchiere di dirigersi verso casa Simpson.

Poi fece una passeggiata e piede un moneta a tutti quelli che chiedevano l'elemosina e a tutti quelli che cantavano.

Verso sera si incamminò verso la casa di Larry. Era nervoso, perchè non era sicuro che sarebbero stati felici di vederlo...ma Larry gli strinse forte la mano e sua moglie lo abbracciò con calore. Fu una serata bellissima, piena di canti, risate ed affetto.

Uno splendido Natale, insomma!

 

 

La mattina dopo, Homer andò al lavoro, ma si presentò con un'ora di ritardo. Entrò di corsa in ufficio e si affrettò a sedersi alla scrivania, ma Burns lo stava aspettando.

 

"Simpson!" Tuonò dal suo ufficio. "Perchè arrivi a quest'ora?"

 

"M-mi dispiace" rispose Homer, facendo capolino nell'ufficio del signor Burns.

 

"Non intendo certo sopportare un comportamento del genere!" urlò Montgomery. "Perciò...eh eh, ti aumenterò lo stipendio!" E scoppiò a ridere.

 

Homer non credeva alle proprie orecchie. Il suo capo era diventato matto? Che cosa era successo al  povero signor Burns?

 

"Buon Natale, Homer" disse Burns, battendo una mano ossuta sulla spalla dell'impiegato. "Sarà il miglior Natale che tu abbia passato. Sì, ti aumenterò lo stipendio e farò qualunque cosa per aiutare la tua famiglia".

 

Poi riempì di monete le mani di Homer e lo mandò a comprare tutto il carbone che occorreva per scaldare il sui ufficio.

Simpson era confuso, ma quando diede un'occhiata all'ufficio dalla strada, rimase di stucco: dentro, il signor Burns stava...stava ballando!

 

 

Burns mantenne tutte le sue promesse. Anzi, forse di più: per esempio, diventò come un secondo padre per la piccola Maggie.

Da allora fu un buon amico per molti ed un principale generoso per Homer.

Tutti quelli che lo incontravano pensavano la stessa cosa:"Ecco una brava persona!"

 

Buon Natale, signor Burns.

Buon Natale a tutti!


 

 

 

Desclaimer: i personaggi non mi appartengono, in quanto di proprietà del grande Matt Groening. Questo racconto non è stato scritto a scopo di lucro e bla bla bla.

 

Bene, sono le...2.30 della notte di Natale. Mi sono impegnata molto per scrivere questa storia, riguardante inoltre il mio personaggio preferito! Spero che la storia vi sia piaciuta e...buon Natale!

 

 

Bianca

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > I Simpson / Vai alla pagina dell'autore: Il visconte dimezzato