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Autore: Novacaine_13    25/12/2014    3 recensioni
Ambientata in un contesto fine ottava stagione ma non ci sono riferimenti a eventi e storyline della serie, quindi niente spoiler.
Dopo una caccia non andata benissimo, Dean decide di fare di testa sua e viene rapito. Come reagiranno Castiel e Sam? Cosa succederà quando lo troveranno?
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione, Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'I'd give up forever to touch you'
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Ciao a tutti! Questa è la seconda fanfiction in assoluto che scrivo, e la prima su Supernatural.
Vi consiglio da ascoltare mentre leggete, ‘Say Something’ di A Great Big World (possibilmente la versione senza Christina Aguilera) e ‘Iris’ dei Goo Goo Dolls.

Essendo il 25 dicembre, auguro a tutti un Buon Natale.
Buona lettura :)

 

 

TOUCH

 

 

Il suono del telefono lo svegliò improvvisamente dal suo breve riposo. Erano giorni che non dormiva su un letto vero, si accontentava delle poche ore che otteneva, più per sfinimento che per vero sonno. 
La ricerca di Dean era allo stesso punto morto da settimane; anche con Cas che volava in giro, nulla avanzava. Sam non voleva perdere le speranze. Non poteva perdere le speranze. Lo aveva già fatto quando Dean era rimasto bloccato in Purgatorio con Castiel e non se l’era ancora perdonato, quindi no, questa volta non si sarebbe arreso, anche a costo di passare altri mesi a ricercare.

Il messaggio era da parte di Castiel.

Controlla il computer ORA.
Arrivo appena scopro qualcosa.

Ora questo era strano. Non avevano trovato niente per tre mesi. Era possibile che- 
No. Sam si tolse quello sgradevole pensiero dalla mente e accese il computer. C’era una nuova e-mail senza mittente con un link e la scritta ‘Fai clic qui per lo spettacolo’. Normalmente l’avrebbe ignorata, ma se non fosse stato qualcosa di urgente, Castiel non avrebbe mandato un messaggio - preferiva apparire improvvisamente nel bunker per far sapere a Sam che non aveva trovato niente.

Cliccò quindi sul link e si aprì una schermata come quella di un video. L’immagine era ancora nera però, come se si stesse collegando in diretta e la rotellina del buffering continuava a girare.

“Non sono riuscito a trovare alcuna informazione.”

Sam riuscì a stento a trattenere un urlo che si prospettava poco maschile e sbatté una mano sul tavolo.

“Dannazione, Cas! Vuoi dirmi cosa sarebbe questo?”

“Aspetta un attimo.”

Stava quasi per rispondergli quando l’immagine cambiò, e quello che videro non lo avrebbero dimenticato facilmente.

Era una stanza piccola, con forti luci al neon che puntavano verso il centro. Sul lato destro c’era un tavolo di metallo coperto da un telo bianco sporco di - era sangue quello?

Quello che catturò subito l’attenzione dell’angelo e del cacciatore fu però la figura al centro. Coperto solo da un paio di boxer e legato con le braccia in alto a delle catene, c’era Dean. O almeno ne erano sicuri solo perché il messaggio era arrivato a loro. Il suo viso era completamente tumefatto: occhi viola, sangue secco e fresco sulla fronte e che usciva dalla bocca, tagli sugli zigomi e uno strano simbolo sulla guancia destra. Il resto del corpo era però quello che fece rabbrividire Sam. Sigilli di vario genere erano presenti sul torso del fratello, incisi con una lama sottile e alcuni ancora sanguinanti.

Sam si girò dall’altra parte per cercare di rimandare giù la bile che stava salendo e colse l’espressione di Cas.

Se qualcuno gli avesse detto che gli angeli potevano provare dolore non fisico e piangere, lui gli avrebbe quasi certamente riso in faccia. Castiel invece era lì seduto, le mani che stringevano forti il tavolo, il busto inclinato in avanti verso lo schermo e le guance bagnate da lacrime silenziose.

“D-Dean…”

 

————————————

 

Tredici settimane prima

 

“Andiamo, Cas! Non mi succederà niente! È una caccia come tutte le altre, in più è vicino alla batcaverna quindi non dobbiamo viaggiare per ore come la maggior parte delle volte.”

“No, Dean. È troppo pericoloso per le tue condizioni attuali.”

“È solo un graffio!” Dean era esasperato. L’ultima caccia non era esattamente andata a gonfie vele. 

Erano riusciti a eliminare il lupo mannaro ma solo dopo che questo aveva artigliato Dean e quasi staccato un fianco. Quindi Sam, che era stato appena lanciato contro un albero, aveva ripreso conoscenza e aveva sparato al mostro e ucciso. Senza più la bestia che lo teneva in piedi, Dean si era accasciato a terra, dolorante e con sangue che usciva a fiotti dalla camicia strappata. Sam aveva chiamato Castiel immediatamente che era arrivato e li aveva rispediti al bunker, Impala compresa. Neanche un secondo dopo essere apparsi nella libreria, Dean era stato appoggiato su una sedia e Sam cercava di tenerlo dritto e fargli tenere gli occhi aperti che era la cosa più importante in quel momento.

Castiel era di nuovo un angelo, ma non aveva riacquistato tutto il suo mojo e non era in grado di resuscitare le persone, solo guarirle, quindi in quel momento era fondamentale che Dean restasse sveglio.

Mentre il fratello lo schiaffeggiava e il suo angelo gli toglieva la camicia e la giacca per vedere meglio la ferita e poterlo guarire al più presto, Dean stava cedendo al dolore. Era stanco, troppe cose erano successe negli ultimi mesi e l’unico modo che aveva per addormentarsi la sera era bere, con conseguente post-sbronza la mattina seguente. 

Ma quel momento, quello in cui sentiva le ultime forze abbandonarlo, poteva essere la fine di tutto. Tuttavia quando stava per lasciarsi andare definitivamente, sentì qualcosa che lo spinse a lottare all’oscurità che incombeva su di lui.

“Non ti permetto di morire ora Dean. Resisti pochi istanti ancora. Ti prego. Ho bisogno di te.”

L’ultima parte era quasi un mormorio ma Dean riuscì a coglierlo. 

“Cas…”

E subito sentì una mano stringersi alla sua come un ‘va tutto bene, sono qui’, una sensazione di fresco e poi il nulla.

Quando aprì gli occhi si rese conto di non essere morto. Sentiva un prurito al fianco destro e alzò faticosamente le coperte per vedere cos’avesse. Una sottile ma estesa cicatrice ne occupava la gran parte. ‘Okay Dean. Respira. Cerca di ricordare quello che è successo.’ 

“Ciao Dean.”

“CAS!”

“Chiedo scusa, non era mia intenzione spaventarti.”

‘Come al solito.’ Pensò Dean

“Cosa mi è successo? Quanto sono stato fuori combattimento?” Perché con un segno di quelle dimensioni sicuramente non aveva fatto solo un sonnellino di bellezza.

“Complicazioni mentre tu e Sam stavate cacciando un lupo mannaro. Ti ha afferrato il fianco e quasi ti abbiamo perso. Sono riuscito a guarirti in poco tempo ma la cicatrice ci metterà un po’ ad andarsene.”

“Merda… Per quanto tempo ho dormito?”

“Circa due giorni, il tuo corpo aveva bisogno del riposo di cui ti stai privando ultimamente.”

“Wow, Cas, di sicuro vai subito al punto.”

Cas inclinò la testa da un lato strizzando gli occhi e guardandolo come se gli stesse leggendo nella mente.

“Dean, non è una novità che tu faccia fatica a dormire dopo gli eventi degli ultimi mesi e la bottiglia di liquore sul comodino accanto al tuo letto ne è una prova. Sam l’ha buttata via in ogni modo.”

Era davvero così facile leggergli dentro? Sam aveva captato qualcosa di strano ma, conoscendolo, quella piaga del fratellino non aveva detto niente, probabilmente per non ritrovarsi senza capelli all’improvviso. 

Mentre cercava di convincere Castiel che era effettivamente in grado di sostenere una nuova caccia anche dopo poco tempo, Dean aveva i nervi sempre più a fior di pelle. Perché l’angelo non si fidava di lui? Non era un bambino, complicazioni come quella potevano accadere ma tutti erano a conoscenza dei rischi. Ora invece doveva restare nel bunker e lasciare Sam al caso.

“Dean, forse Castiel ha ragione. Visto che è una caccia facile posso andarci da solo, non sarebbe la prima volta.”

“Sammy, non è che non mi fido di te, ma non ho voglia di passare un altro giorno chiuso qui dentro, cinque giorni di fila sono troppi.”

Sam non l’ascoltò, lanciò una breve occhiata a Cas che prontamente bloccò Dean da dietro - avevano preparato questa messa in scena? - poi prese le chiavi dell’Impala e corse fuori, prendendo la giacca al volo.

“Perché sono tutti contro di me?”

Dean fece cadere la testa e sospirò rassegnato. E si accorse che aveva ancora le braccia di Castiel intorno al corpo.

“Cas… Ehi ora puoi anche lasciarmi andare.”

“Le mie scuse, Dean.”

Dean non disse più niente e andò a prepararsi un drink alla dispensa, se doveva rimanere da solo con Castiel nel bunker, aveva bisogno di bere. Notò che scarseggiavano le bottiglie. E subito gli venne in mente qualcosa.

“Ehi, Cas. Senti stiamo finendo un po’ le scorte qui, non è che andresti a fare un po’ di spesa? Come vedi sono senza macchina e avremmo bisogno di qualche cosa. Tieni ti faccio una lista.”

Prese carta e penna e cominciò a scrivere quello di cui avevano bisogno più immediato e passò il foglio a Castiel che in un batter d’occhio era sparito. Subito Dean prese la giacca, il portafogli e la pistola e uscì il più veloce possibile dal bunker, sperando che l’angelo ci mettesse un po’ a trovarlo - aveva bisogno di un po’ di tanto agognato tempo da solo.

Mentre si dirigeva verso il bar più vicino sentì il telefono suonare. Lo tirò fuori e vide che Castiel lo stava chiamando; spense quindi il cellulare e continuò per la sua strada. Dopo pochi minuti sentì dei rumori dietro di lui. Tirò fuori la pistola e si girò a controllare, ma non appena lo fece qualcosa lo immobilizzò da dietro.

"Winchester. Che piacere trovarti da solo.”

Dopodiché il buio.

 

———————————



“Cas, come puoi averlo perso? Sono uscito da neanche un quarto d’ora, non è possibile!”

“Credo di essere stato ingannato da tuo fratello, Sam. Mi ha chiesto un favore e io l’ho lasciato da solo, non avrei mai pensato che volesse scappare.”

“Sì, ma l’ha fatto lo stesso. Pensavo lo conoscessi ormai. A quanto pare invece gli credi sempre.”

Come risposta ricevette solo silenzio dall’altra parte del ricevitore e cercò in qualche modo di rimediare alla situazione.

“Ehi Cas, ti chiedo scusa. Tra due minuti arrivo al bunker così possiamo trovare una soluzione. Solo, non correre subito a cercarlo.”

Castiel chiuse la chiamata - ancora non aveva imparato a salutare prima di mettere giù il telefono - e pensò alle parole di Sam.

‘A quanto pare invece gli credi sempre.’  Ed era vero. Castiel si fidava sempre di Dean, anche quando non gliene dava il motivo, la sua fede nel cacciatore non spariva, anzi era sempre più forte. In quel momento però provava sentimenti diversi per Dean, si sentiva tradito, arrabbiato, preoccupato, anche se tra tutti la preoccupazione era il più forte.

‘Sam ha detto di non correre a cercarlo. Devo fare qualcosa però. E se gli fosse successo-’

Castiel non voleva pensare a cosa potesse essere accaduto a Dean e ignorando bellamente il consiglio di Sam, fece un volo di ricognizione della zona. In fondo erano passati pochi minuti da quando aveva lasciato Dean a quando era tornato e, non avendolo trovato, l’aveva chiamato al cellulare che era stato prontamente spento.

Cas aveva rintracciato il segnale GPS del telefono di Dean e quando lo trovò per terra sul bordo di una strada lì vicino, trattenne il respiro e si chinò a raccoglierlo. Quando lo prese in mano notò un fogliettino sotto di esso. Buona ricerca.  L’angelo strappò il foglio e tornò al bunker ancora più agitato di prima e trovò Sam seduto ad aspettarlo.

“Che ti avevo detto Cas?” chiese alzandosi.

“Dean è stato rapito.”

Il più piccolo dei Winchester si lasciò cadere sulla sedia e si passò le mani tra i capelli. Dean. Rapito. Non era la prima volta ma di solito succedeva quando era legato a un caso sul quale stavano lavorando e non gli sembrava che il fratello si fosse cercato un motivo valido per un rapimento.

“Vicino al telefono c’era anche una nota che diceva Buona ricerca. Quindi i rapitori vogliono qualcosa e sanno chi è lui e chi siamo noi.”

Castiel cercò di mantenere la calma mentre informava Sam, perché poteva capire che era sconvolto dalla scomparsa del fratello e aveva bisogno di supporto.

Sam non rispose. Restò seduto sulla sedia, con una mano davanti alla bocca e le lacrime che già gli bagnavano gli occhi.

“Sam?”

“Credi che l’abbiano già ucciso?”

Castiel non ci aveva pensato. Sapere che Dean era stato preso voleva dire che era ancora vivo, giusto? Ora però che Sam aveva fatto questa osservazione, l’angelo non riuscì più a trattenersi e si lasciò cadere anche lui su una sedia, sconvolto.

“Non lo so, Sam. Spero di no.”

 

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Dean si risvegliò di soprassalto perché aveva sentito un rumore familiare. Stavano tornando.

Ormai aveva abbandonato ogni speranza di riuscire a fuggire da solo da quel posto, non aveva abbastanza forze e avrebbe preferito che mettessero fine a tutta quella sofferenza, non riusciva più a sopportare un altro Inferno.

I suoi rapitori, che si era reso conto dopo poco che l’avevano rapito, un angelo e un demone, facevano passare intervalli irregolari tra una ‘sessione’ e l’altra, decidendo quando gli era concesso un po’ di riposo e liberandolo dalle catene ogni volta che finivano.

Li sentì entrare nella stanza e non si mosse dalla sua posizione fetale sul pavimento. 

“Dean, Dean, Dean. Quando impareremo a salutare le persone quando vengono a trovarti? I tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere? Ah già,” il demone ridacchiò, “La tua mammina è morta quando eri piccolo e il tuo paparino ti ha negato l’infanzia.”

Le sue parole vennero accompagnate con un calcio nello stomaco, poi un altro e un altro ancora.

“Fermati! Oggi abbiamo altri programmi per lui.”

Eccolo l’angelo della situazione. Il suo unico scopo finora era stato quello di evitare che morisse e di riportarlo indietro ogni volta che vi si avvicinava.

Dean venne sollevato e legato alle catene, pronto per un’altra sessione di torture.

“Perché non mi uccidete subito?”

La voce era uscita tremante e come un sussurro, ma i due esseri sovrannaturali avevano captato le parole.

“Perché sia il tuo fratellino che il tuo ragazzo piumoso ci hanno fatto mooolto arrabbiare, quindi qualcuno deve pagare.” Era ancora il demone a parlare, “Oggi abbiamo allora pensato di mettere in scena un piccolo spettacolo per celebrare i tre mesi della nostra favolosa relazione.”

Dean spalancò gli occhi, per quello che potesse. Tre mesi. Com’era possibile? Il tempo era passato più velocemente di quello che pensasse. Però sentì immediatamente una fitta al cuore, non di dolore inflitto dai suoi sequestratori, qualcosa di più forte che solo poche volte aveva provato. Tre mesi erano passati e Sam e Cas non avevano fatto niente?

Come se gli avesse letto nel pensiero, l’angelo parlò, “Esatto Dean-o. Il tuo fratellino e il tuo angelo non sono venuti a cercarti. Certo, inizialmente lo hanno fatto ma poi hanno perso le speranze. Ora però, per rammentargli cos’è il dolore abbiamo pensato a qualcosa di speciale.”

Dean aveva riabbassato la testa quindi non vide cosa stavano facendo. 

“Bene, Dean. Guarda che bel regalino ti abbiamo fatto.”

Davanti a lui si trovava un treppiedi con una telecamera appoggiata, il tutto collegato a un computer che era connesso su un sito in caricamento. Dopo pochi attimi lo schermo cambiò e vide la sua figura in mezzo alla stanza. Non riusciva a vedere bene l’immagine, ma i segni sul petto e la pancia lo fecero rabbrividire.

“Di’ ciao ai nostri spettatori, Dean. Non essere sgarbato.” lo canzonò il demone, “Sammy e Cas dopotutto hanno passato mesi senza sentire tue notizie, non lasciarli aspettare.”

“Fottiti…”

“Come scusa? Non penso di aver sentito.” il demone si avvicinò il viso di Dean per sentire meglio.

“Hai sentito benissimo e non ho intenzione di ripetermi, schifoso demone.” ribadì Dean sputandogli in faccia.

Il demone rise e si pulì con il dorso della mano, poi si diresse al tavolo e raccolse una lama pulita. “Ancora non hai imparato la lezione? Facciamo allora vedere cosa succede quando manchi di rispetto.”

Il primo taglio fu sul braccio destro. Poi un altro. Poi passò all’altro. Fino a quel momento Dean non aveva ancora urlato, il suo respiro era solamente accelerato e diventato più affannato. Non voleva mostrare troppa debolezza a Castiel e Sam, non poteva far vedere che stava cedendo.

Il demone però non era d’accordo, voleva scena, un vero spettacolo. Quindi, non soddisfatto, cambiò la lama con una più spessa e corta e gliela infilò in un fianco. Così ottenne il risultato voluto, un urlo angosciante da parte di Dean.

“Bravo. Fatti sentire dal nostro pubblico.” e lo accoltellò dalla parte opposta.

Quella sessione di tortura durò un’altra ora, dopodiché l’angelo gli curò le ferite più gravi e lo liberarono dalle catene, lasciandolo a terra sanguinante.

“Non ti preoccupare Dean, la ripresa continua all’infinito così potranno vederti anche quando ti risveglierai urlando dopo ogni incubo.”

La porta si chiuse sbattendo, lasciando Dean nella stanza solo con la telecamera e il computer. Sapere che suo fratello e l’angelo avevano assistito a tutto e avevano sentito tutto gli fece rivoltare lo stomaco e si tirò su un poco per vomitare, sangue per la maggior parte.

 

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Sam aveva abbandonato la stanza ed era uscito dal bunker dopo il primo urlo, incapace di assistere ancora. Castiel invece era rimasto ad assistere all’intera sessione, ed era ancora lì a vedere come Dean stesse reagendo. L’angelo sapeva cosa il cacciatore aveva passato all’Inferno, le torture ricevute e le torture inflitte quindi era cosciente del peso che potevano avere queste nuove sulla mente di Dean.

Vederlo lì vivo era probabilmente la notizia migliore che Castiel avesse ricevuto da un po’ di tempo, ma le condizioni in cui era non erano per niente rassicuranti. Aveva riconosciuto i sigilli sul corpo di Dean anche se non li vedeva da molti millenni: non erano più utilizzati, specialmente perché ormai agli angeli non serviva più ferire l’anima degli uomini. Sapeva che questi in particolare avevano lo scopo di far provare dolore al tocco della persona amata; non amore di un familiare o un amico, doveva essere quell’unione speciale di due anime che le legava per l’eternità. 

Spingendo da una parte ogni altra questione, si concentrò sull’uomo nel video davanti a lui.

Dean era pallido e aveva perso molto peso e muscoli. Non aveva barba però e i capelli non erano cresciuti, probabilmente il mojo angelico serviva anche a quello, per evitare che li intralciassero. La cosa peggiore però era il sangue. Era ovunque. Sul viso, che usciva dalla tempia, sulle braccia, sul torso, sulle gambe. Era la stessa immagine che vedeva negli incubi di Dean che riguardavano i suoi trent’anni a essere torturato all’Inferno.

Improvvisamente, sentì un suono flebile provenire dal computer.

“Cas… i-io… mi dispiace per come mi sono comportato. Non ti preoccupare ho-” Dean s’interruppe, scosso da un altro conato, poi continuò, “Tutto sotto controllo.” Dopodiché si zittì e svenne. 

Dopo un’altra ora passata a vegliare sul sonno di Dean, Castiel sentì che anche Sam si era ritirato in camera sua, così decise di controllare il cacciatore finché non si sarebbe risvegliato o qualcos’altro sarebbe successo.

Il primo cambiamento avvenne dopo quattro ore da quando Dean si era addormentato; la porta della stanza si aprì e si chiuse e venne spinto dentro un vassoio con dell’acqua e un pezzo di pane. Il cacciatore si svegliò all’intrusione ma non diede segno di volersi spostare dalla sua postazione sul pavimento. Solo quando fu sicuro che non ci fosse qualcuno pronto ad aggredirlo, Dean si trascinò fino al vassoio, mangiò in fretta il pezzo di pane e sorseggiò l’acqua, poi girò il volto verso la telecamera e parlò.

 

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Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva parlato a Castiel sperando che l’altro l’avesse sentito, ma dopo aver riempito lo stomaco con quel poco che gli davano, decise di riprovarci.

“Ehi, Cas. Immagino tu sia ancora lì a guardare, vero? C’è qualcosa che vorrei dire e se Sammy non è con te, per favore fallo sapere anche a lui.” Si fermò un attimo per controllare che non arrivasse nessuno ma come al solito i suoi rapitori lo avevano abbandonato. “Devi sapere che non ho perso tutte le speranze all’inizio, ho cercato di lottare fin da subito ma non sono riuscito a resistergli molto. Ti ricorda qualcosa? Comunque poi mi è stato detto che voi avevate smesso di cercarmi ed eravate andati avanti; non ci credevo, ma poi loro continuavano a ripeterlo e il tempo passava quindi mi sono rassegnato. E ho smesso di lottare. L’unico problema è che non volevano uccidermi e farla finita. Cazzo, anche adesso spero che mi facciano fuori e basta.” La voce del cacciatore tremò e si prese la testa dalle mani, rassegnato. “Ora però devo trovare un modo per andarmene, vero che mi aiuterai in ogni modo possibile?”

Dean rimase zitto, come se sperasse in una risposta o come se si vedesse apparire l’angelo davanti a sé, ma non successe nulla. Sospirò e chiuse gli occhi. 

“Se sei ancora lì, di’ a Sammy che gli voglio bene e che mi dispiace per tutto.” poi prese un respiro profondo “Cas, devo dirti una cosa, amico… 

“Cas, io-”

Dean s’interruppe; aveva sentito dei rumori provenire da fuori. Pochi istanti e la porta si spalancò e la luce si accese del tutto, accecandolo.

“Bene, bene, bene. Vedo che il nostro amichetto ha deciso di parlare un po’. Sai, mi mancano le nostre conversazioni, hai una voce così bella.” E il demone gli tirò un calcio in faccia facendolo cadere. Continuò poi con i calci, indirizzandoli nei posti più dolorosi di tutto il corpo. Dean cercò di non urlare dal dolore all’inizio, ma poco dopo non resistette più. 

“Ti prego Cas… Ho bisogno di te.” Riuscì a scandire le parole tra un calcio e l’altro anche se non era sicuro che il suo angelo fosse riuscito a capire. Qualcun altro però ci riuscì.

“Oh, il piccolo ha bisogno del suo angelo. Mi dispiace Dean, ma qui ne abbiamo solo uno che è davvero incazzato con il tuo Cassie.” 

Così dicendo, il demone uscì dalla stanza, lasciando Dean in compagnia dell’angelo. Sebbene fosse il demone quello a infliggere più dolore fisico, era l’angelo ad entrargli nella mente e a torturarlo psicologicamente. Inoltre era stata la sua conoscenza a provvedere alla realizzazione dei sigilli che aveva incisi sulla pelle. Da quello che Dean aveva capito, gli effetti si sarebbero realizzati solo in circostanze che rischiavano di non avere luogo, quindi non ci aveva dato molto peso.

Ora però l’espressione dell’angelo lo preoccupava molto.

“Cosa stavi dicendo a Castiel? Lo sai che non potrai mai sentirlo pronunciare quelle stesse parole? Non è nella natura degli angeli, ma neanche nella tua prima, vero? Non sei mai stato in grado di dirlo, neanche in situazioni di vita o di morte, indipendentemente dalla persona a cui dovevi dirlo. Sai perché?” L’angelo si abbassò e lo sollevò di forza dai capelli, “Perché non hai un cuore, Dean Winchester. Sei senza la capacità di provarli quei sentimenti, è tutta un’illusione. Nessuno potrà mai ricambiare. Chi potrebbe? Sei solo un rifiuto della feccia umana, la tua anima è sporca e a pezzi e tutti sarebbero felici senza averti in giro. Guarda Sam; senza di te è riuscito a rifarsi una vita, ma quando sei riapparso ha dovuto mollare tutto di nuovo. Sei patetico.” E lanciò il cacciatore contro il muro.

“A dopo Dean, sogni d’oro.”

Ma Dean aveva già perso conoscenza, e sperava di non riprendere più i sensi.

 

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Castiel ancora ripensava a quello che Dean stava per dirgli. Poteva…? Magari lui…? Eppure da quello che poi l’altro angelo gli stava dicendo, sembrava proprio quello.

Questa tortura era stata ancora più angosciante di quella precedente; l’unica cosa che Cas voleva fare era scuotere Dean dalle spalle e convincerlo che era importante per questo mondo, per lui, per Sam. Che la sua anima era la più splendente e pura che avesse mai visto e che non doveva ascoltare quelle parole.

Ma ovviamente non poteva sentirlo. E tutto quello che Castiel poteva fare era aspettare. Non avrebbe mai perso la sua fede in Dean.

 

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Dean si risvegliò con un forte dolore alla testa e si ricordò di essere stato lanciato contro il muro. Ripensò agli avvenimenti delle ore precedenti e a quello che aveva quasi detto a Cas. Decise che non valeva la pena di dirglielo, dopotutto non avrebbe mai saputo come l’angelo potesse reagire e l’ovvia mancata risposta lo avrebbe solamente ferito di più.

Si rialzò a fatica e andò zoppicando verso la telecamera, doveva ancora dire una cosa a Castiel prima che fosse troppo tardi, tanto era sicuro che fosse ancora davanti al computer a guardare questo spettacolo patetico.

“So che tu sei ancora lì, ora ci sarà anche Sam probabilmente, ma non mi importa più. Mi dispiace ragazzi ma non ce la faccio più, spero che almeno quando sarò morto vi ridaranno il mio corpo. Bruciatemi, non voglio essere riportato in vita in qualsiasi modo, sono stanco. In Paradiso potrò finalmente riposarmi e rivivere i ricordi più belli. Ci rivedremo là, cerca di far passare molti anni Sammy.” 

Con quello, tornò al muro e si fece scivolare fino a terra, pregando che i suoi rapitori arrivassero in fretta. Subito dopo la porta si aprì ed entrò il demone con un sorriso compiaciuto sulla faccia.

“Non riusciamo proprio a pronunciarle quelle parole vero? Pensa, il tuo Castiel potrebbe dirlo, ma ancora non se n’è reso conto del tutto, e tu morirai senza sentirlo da lui e senza poterglielo dire a tua volta. Peccato, mi sono sempre piaciute le storie romantiche.”

Il demone gli si avvicinò, lo sollevò e buttò per terra a pancia in giù, spostando poi la telecamera per inquadrare meglio la schiena, “Però non ti posso uccidere subito, dobbiamo farli soffrire ancora un po’, non credi? Finora il tuo fratellino non ha visto le nostre chiacchierate, ha sempre lasciato la stanza.” si rivolse verso la telecamera, “Sammy, credimi, questo non te lo vuoi perdere.”

Così dicendo, prese un coltello e cominciò a incidere sulla pelle ancora intatta. Dean, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, cominciò a mormorare qualcosa di incomprensibile che il demone scambiò per semplici lamenti.

“Ora piangi, Dean? Sicuro non stai facendo una buona impressione al pubblico.” rise e continuò il suo lavoro.

La voce di Dean si fece sempre più forte e a quel punto il demone impallidì, capendo cosa stesse succedendo.

“…Ut Ecclesiam tuam secura tibi facias libertate servire, te rogamus, audi nos!”

Il corpo del demone si piegò all’indietro e dalla bocca uscì il classico fumo nero che uscì da sotto la porta della stanza. 

Dean chiuse gli occhi e respirò forte cercando di ignorare il dolore pungente sulla schiena — sentiva il sangue scivolargli addosso e immaginava che presto si sarebbe trovato in una pozza del suo sangue.

“Merda…” Però poi realizzò qualcosa. Se voleva liberarsi anche dell’angelo e uscire da lì, doveva rompere tutti i sigilli sulle pareti e spedire in Paradiso il pennuto. Ora però non riusciva a muoversi a causa dei tagli sulla schiena così si concentrò sul restare sveglio.

“Cas, Sammy, non mi è venuto in mente altro per attirarlo qui. Adesso devo solo far arrivare il pennuto.”

 

———————————

 

Castiel e Sam si guardarono, non sicuri di aver sentito bene quello che Dean aveva detto. Dean aveva davvero deciso di lasciarsi morire? Non era nella sua natura, non così almeno.

Subito dopo entrò il demone nella stanza, spostò Dean e la telecamera e la tortura iniziò, con l’intento di uccidere il Winchester però. Guardarono i tagli che faceva, sempre più profondi e dai quali continuava a uscire sangue, troppo sangue. Sam si costrinse a guardare, se quella fosse stata la sua ultima occasione per vedere il fratello vivo, non se la sarebbe persa, sofferenza a parte.

Poi sentirono entrambi la fine dell’esorcismo che Dean stava recitando e videro il demone andarsene, lasciando il cacciatore solo, disteso nella stanza e incapace di alzarsi.

“Avanti Dean, non lasciarti andare, ti prego.” Sam lo pregava sebbene sapesse che il fratello non poteva sentirlo.

“Ce la farà, Sam. E noi dobbiamo essere pronti ad andare a prenderlo non appena riuscirà a liberarsi. Comincia a preparare tutto il necessario per curare le ferite, non posso guarirle con la Grazia, hanno usato lame e sigilli che vanno a infierire direttamente sulla sua anima e il tocco di un angelo rischierebbe di ferirlo ulteriormente.” Cas istruì Sam, ma non gli disse il vero motivo per cui lui non poteva guarire Dean, perché forse non sarebbe riuscito a toccarlo senza far del male al cacciatore.

Sam uscì dalla stanza per andare a prendere bende, disinfettante e quant’altro, poi tornò e insieme a Cas aspettarono che Dean si riprendesse prima che l’angelo tornasse.

Passò circa mezzora e il cacciatore sembrò muoversi. Si alzò, intinse le dita nel suo sangue e cominciò a tracciare linee sui sigilli sulle pareti, per romperli e permettere a Castiel di trovarlo. Poi lo videro tracciare sul pavimento il sigillo per cacciare gli angeli, si distese accanto e aspettò.

“Cas, riesci già a trovarlo?” chiese Sam.

“Sì, Sam. Ma non posso rischiare che Dean creda che sia il suo rapitore e mi mandi via. Dobbiamo aspettare che l’angelo arrivi da lui.”

Sam era stanco di aspettare ma non potevano fare altro.

 

————————

 

Finalmente Dean riuscì ad alzarsi e cominciò a spezzare tutti i sigilli sulle pareti con il proprio sangue, poi ne tracciò uno sul pavimento, quello per cacciare gli angeli. Si sdraiò accanto a esso nascondendolo al meglio per coprirlo senza rovinarlo e attese.

Poco dopo la porta si spalancò e l’angelo entrò.

“Come hai fatto?” e si lanciò su Dean con il pugnale in mano.

“Fottiti, stronzo.” Dean picchiò con la mano il sigillo sul pavimento nello stesso istante in cui l’angelo lo stava per colpire con il pugnale e la stanza s’illuminò.

Quando Dean riaprì gli occhi si trovò da solo, ma avvertì uno strano pizzicore nel fianco sinistro; girò la testa per vedere meglio e trovò il pugnale conficcato sotto le costole.

“Cas, avrei proprio bisogno di te ora.”

Castiel apparve accanto al cacciatore e gli appoggiò due dita sulla fronte, “Va tutto bene Dean, sei al sicuro ora.” e lo portò nel bunker, dove Sam era già pronto con il kit medico.

“Okay, Dean. Ora devi stare fermo. Cas puoi tenerlo dritto?” Sam aveva già fatto sedere Dean su uno sgabello e aveva bisogno dell’aiuto dell’angelo, ma questo non si avvicinava.

“Cas?”

“Mi dispiace Sam, ma è meglio per lui che io non lo tocchi più del necessario. Spiegherò tutto, ma non ora.”

Cas sfilò semplicemente il pugnale dal costato del cacciatore e sfiorò dove si trovava per evitare che morisse, poi cominciò a passare a Sam quello che gli serviva per pulire le ferite del fratello.

Passarono l’ora seguente a disinfettare, fasciare e, in alcuni casi, ricucire Dean e quando ebbero finito, Sam aiutò Dean ad alzarsi e lo portò in camera da letto, stendendolo con cautela.

Uscì dalla stanza e tornò nella biblioteca a parlare con Castiel che era rimasto a mettere a posto le cose e a pulire il pavimento, il tavolo e le sedie da sangue.

“D’accordo, Cas. Che cazzo succede? Perché non puoi toccare Dean?”

“Per favore, Sam. Preferirei avere prima questa conversazione con tuo fratello.”

“Dannazione. Scusa ma tutto questa situazione mi sembra surreale. Ancora non riesco a realizzare che siamo riusciti a riavere Dean, certo non nelle migliori delle condizioni, ma per lo meno è vivo.” Sam si lasciò cadere su una sedia e si passò una mano sugli occhi.

“Vai a dormire, Sam. Veglierò io su tuo fratello e ti farò sapere se succede qualcosa.”

Sam non disse nulla ma si alzò e si diresse verso camera sua. Cas invece andò piano in camera di Dean e si sedette accanto al letto, guardando il respiro regolare del cacciatore che dormiva.

La situazione gli ricordava molto la stessa di tre mesi prima, anche lì Dean aveva quasi rischiato di morire, ma le sensazioni che provava ora Castiel non erano minimamente paragonabili a quelle. Ora l’angelo era terrorizzato da quello che poteva succedere a Dean se l’avesse toccato troppo a lungo — sfiorarlo per ora non aveva portato a niente — e stava ancora pensando a un modo per curare l’anima del cacciatore. Certo, gli era venuto in mente di lasciare i fratelli e aiutarli solo quando ne avevano bisogno per evitare qualsiasi contatto fisico, ma non poteva allontanarsi da Dean.

Il cacciatore si rigirò nel sonno e un lamento di dolore uscì dalle sue labbra. Aprì quindi gli occhi e si guardò intorno confuso, notando la figura dell’angelo accanto al suo letto.

“Cas? Com’è possibile? Ha funzionato? Da quanto tempo sono qui?”

“Tranquillo, Dean, sei al sicuro ora. Non permetterò a nessuno di farti del male.” Castiel si era avvicinato a Dean ma non si azzardava a toccarlo. “Il tuo piano, per quanto idiota, ha funzionato e sei qui da circa dieci ore e addormentato da nove.”

Dean sembrò considerare le risposte per un attimo prima di chiedere a Cas, “Puoi spiegarmi cosa significano i sigilli che ho sul torso? L’angelo mi ha detto che non sarebbero serviti inizialmente, ma sembrava realizzato quando ti ho parlato.”

Castiel non si aspettava di dover spiegare subito tutta la faccenda dell’anima, ma lo fece lo stesso, sapeva quanto Dean detestasse i segreti da parte sua. 

“Sono simboli molto antichi, noi angeli non li usiamo più da millenni. Servono a causare dolore sull’anima umana. Questi in particolare, fanno provare un dolore immensurabile all’umano quando la persona amata — che ricambia — lo tocca.

“Deve essere però un amore più profondo, non quello di un amico o un familiare, un amore che lega due anime per l’eternità.”

Dean spalancò gli occhi, come se avesse realizzato cosa significasse, “Succede anche se non sono due anime umane? Anche se sono, per esempio, un’anima e una Grazia.”

“Temo di sì.”

“Merda, grandioso.” Dean si passò piano una mano sulla faccia, anche se gli costò molta fatica e dolore, “Cas, per favore, sii sincero con me. Se tu mi toccassi in questo momento, soffrirei tanto da rischiare di lasciarci le penne?”

Cas non rispose, si limitò a guardare con aria colpevole il cacciatore disteso sul letto che aveva tolto la mano e lo stava guardando a sua volta. Dean ebbe la conferma dei suoi timori, ecco perché l’angelo sembrava così soddisfatto; perché se si fosse riunito con Castiel, avrebbe sofferto lo stesso.

“Cosa possiamo fare?”

“Non lo so ancora, Dean. Possiamo provare a cercare tra i libri dei Men of Letters, ma per ora temo che ogni contatto tra di noi sia da evitare.” Cas sospirò e si riappoggiò allo schienale della sedia, era incredibile quante abitudini umane aveva acquisito da quando era insieme ai Winchester.

“C’è qualcosa che vorrei dirti lo stesso, Cas. L’ultima volta non ci sono riuscito ma vorrei che lo sentissi.”

“Non preoccuparti, Dean. Lo so. Riposati.”

Dean sembrò sul punto di dire qualcosa ma chiuse gli occhi lo stesso e si riaddormentò in poco tempo. 

Castiel uscì dalla stanza e si diresse in biblioteca a cercare qualunque informazione su come guarire l’anima di Dean. Mentre stava leggendo il terzo libro, si unì a lui Sam che si era appena svegliato e che portò una scorta di caffè con sé. Passarono così le seguenti ore a cercare dopo che Castiel ebbe spiegato a Sam cosa stesse succedendo tra lui e Dean. Sam non si stupì e non fece domande, mettendosi subito al lavoro.

Dopo un più di cinquanta libri letti e tre caffettiere intere, Sam trovò qualcosa su un vecchio volume impolverato che conteneva appunti e note su vari sigilli.

“Cas! Ho trovato qualcosa! Senti qui, ‘Tra i sigilli più difficili da rompere, non impossibile però, ci sono quelli che influiscono sull’anima umana. In particolare, il più doloroso tra questi, che va a coinvolgere due anime gemelle, può essere spezzato con il contatto puro tra le due anime. Si ritiene sia possibile anche quando non sono due anime umane ad essere legate, tuttavia questo procedimento mette a serio rischio la vita di quella danneggiata direttamente.’ Okay quindi sappiamo come funziona in teoria, ma provarlo potrebbe essere davvero rischioso.”

“Dovremmo aspettare che Dean si sia ripreso, finché non abbia preso peso e le ferite più gravi siano guarite. Fino a quel momento non potremo avvicinarci troppo per evitare ogni contatto casuale.” Cas fece trasparire tristezza dalle sue parole e Sam gli appoggiò una mano su una spalla per rassicurarlo.

“Non ti preoccupare. Se non ti dispiace, però, io andrei a dormire, ho un po’ di ore da recuperare.”

“Buona notte, Sam.”

Sam fece un cenno all’angelo e lasciò la stanza. Castiel rimase ancora a leggere il volume che Sam aveva trovato, per vedere se riusciva a trovare ulteriori informazioni. A un certo punto, qualcun altro entrò nella biblioteca e Cas alzò lo sguardo per vedere Dean che spostava una sedia per sedersi. Si era infilato i pantaloni della tuta ma era rimasto a petto nudo, per evitare di strappare le bende e i punti di sutura.

“Non dovresti essere a letto?” 

“Nah, ho dormito abbastanza. Tu invece? Scoperto qualcosa?”

“In effetti sì, ma per provare dovremmo aspettare finché tu non ti rimetta fisicamente, non sappiamo quali rischi potremmo correre.”

Dean annuì piano e pensò alla situazione attuale. L’unica cosa che voleva fare era stringere Cas in un abbraccio — e forse altro — ma non poteva, e questo lo innervosiva. C’era una cosa ancora che poteva fare che richiedeva solo l’uso delle parole.

“Cas, devo veramente dirti una cosa. Quindi ora non cercare di interrompermi e anche se lo sai già e io anche, devo tirare fuori tutto. Okay.

“La prima cosa a cui ho pensato quando mi sono risvegliato in quella stanza è stato ‘Se non lo fanno qui, sarà Cas a uccidermi, per davvero questa volta.’ perché sapevo di averti ingannato di nuovo. Era una cosa alla quale non avevo pensato subito, ho solo seguito l’istinto. Ad ogni modo, mentre ero sotto tortura, pensavo continuamente a tutte le cose che erano rimaste in sospeso tra noi due e che non avremmo mai avuto la possibilità di mettere in chiaro.”

“Non c’è bisogno Dean-”

“No. Zitto e ascolta, ho avuto tempo per prepararmi questo discorso e non interrompere ora. Bene. Poi l’unica cosa che riuscivo a pensare ogni volta che mi lasciavano dopo ogni sessione era ‘Non posso morire qui, non potrò mai dire a Cas quello che provo veramente.’ quindi non mollavo. Ma il tempo passava — anche se non sapevo quanto effettivamente — e la mia speranza è calata. Non opponevo più resistenza e se mi chiedevano una cosa, io rispondevo, avrei fatto di tutto per far finire quell’agonia e andarmene. Così un giorno mi hanno chiesto cosa avrei voluto per le persone che amavo, e io ho detto loro che volevo solo che Sam si trovasse una brava ragazza, tornasse a scuola e avesse la vita che si meritava. Loro, ridendo, dicevano che amavo anche un’altra persona, più di Sam, più della mia stessa vita, perché quell’angelo aveva letto la mia mente e lo aveva trovato. Solo allora ho realizzato che quella persona, Cas, eri tu. Mi sono reso conto di essere innamorato di te e forse è stato questo quello che mi faceva andare avanti anche se il mio corpo mi urlava di smetterla. Volevo tornare indietro per dirtelo, desideravo tornare indietro a quando ti ho ritrovato mesi fa e dirtelo; rubarti un bacio o due prima e dopo una caccia, quando rischiavamo la vita. Quando poi sapevo che tu potevi sentirmi, quasi te l’ho detto, ma non ce l’ho fatta perché avevo paura che tu non avresti ricambiato, e le mie paure quasi si erano rivelate vere quando quell’angelo mi ha parlato. 

“Però, quando ho saputo perché tu non mi potevi toccare ho dormito sereno per la prima volta in mesi, non ho avuto un solo incubo. Quindi, Cas, ti prego, ho bisogno di sentirlo da te, così posso essere sicuro che non sia tutto un sogno.”

Le loro mani si erano avvicinate sul tavolo davanti a loro ma non si toccavano per paura delle conseguenze. Dean aveva gli occhi fissi in quelli di Castiel, come erano soliti fare da quando si erano incontrati per la prima volta, in quel modo che faceva sentire a disagio le persone che erano insieme a loro quando succedeva.

Castiel sorrise impercettibilmente e si avvicinò di più al cacciatore.

“Dean, quando ho riconosciuto i sigilli che ti erano stati impressi addosso, ho capito subito cosa sarebbe successo quando saresti tornato — perché ero certo di questa cosa. E sapevo che era colpa mia che ti avevano rapito e ti avevano torturato, ma non potevo respingere quello che provavo per te. Quindi, Dean Winchester, puoi convincerti che tutto questo non sia un sogno perché anche io sono innamorato di te.”

Dean sorrise per la prima volta da mesi e quasi strinse il suo angelo in un abbraccio, ma si fermò fortunatamente in tempo. “Non sai quanto vorrei stringerti e baciarti in questo momento.”

“Non preoccuparti, succederà presto. Ora pensa solo a rimetterti, e io ti aiuterò per quello che posso senza infierire troppo.”

I due passarono le ore seguenti a parlare, Cas a parlare e Dean ad ascoltare quello che si era perso nei suoi mesi di assenza. Venne aggiornato sulle novità e i successi delle cacce, sui suoi insuccessi, sulle perdite che avevano subito e sui nuovi acquisti.

Quando Sam entrò nella libreria con due piatti di cibo, uno pieno di schifezze per Dean e uno più salutare per lui, i fratelli si abbracciarono, felici di rivedersi dopo tanto tempo e i due, Castiel faceva solo compagnia, chiacchierarono come ai vecchi tempi e Sam aggiornò Dean sui fatti più di cultura popolare, che Cas aveva omesso non capendoci nulla.

 

———————

 

Dopo tre mesi da quando era tornato, Dean si sentiva molto meglio; aveva ripreso peso, muscoli e sembrava il Dean di sempre. Aveva ancora problemi a dormire e si svegliava spesso a causa di incubi, ma la sola presenza di Castiel riusciva a calmarlo. Non si erano detti di nuovo che si amavano, loro lo sapevano ed erano contenti così.

Cominciarono la preparazione per il rito di pomeriggio, per poterlo effettuare a notte fonda. Trovarono un vecchio capanno abbandonato e portarono i pochi ingredienti richiesti, acqua santa e sangue di entrambe le persone coinvolte nell’unione. Quando calò la notte, Sam preparò un cerchio di acqua santa in mezzo al capanno e ci fece inginocchiare Dean e Cas, entrambi a petto nudo, e cominciò a tracciare simboli su entrambi con il sangue dell’altro. 

Quando Sam iniziò a recitare un incantesimo in latino, Castiel dovette toccare Dean sulla spalla, ricalcando l’impronta lasciata anni prima che non era stata fortunatamente compromessa.

Al minimo contatto con Castiel, Dean cominciò a urlare dal dolore, ma riuscì lo stesso a stare dritto e a non cadere. Dopo quelle che gli sembrarono ore ma che fu il tempo per Sam di finire l’incantesimo, il tocco di Castiel non gli faceva più male, anzi gli stava alleviando il dolore che aveva provato fino a pochi attimi prima.

Dean riaprì gli occhi e si trovò davanti un Castiel sorridente e sollevato, e lo strinse subito in un forte abbraccio. Aveva aspettato mesi per poter sentire il contatto del corpo dell’angelo e il suo e, ora che poteva farlo, non voleva più lasciarlo andare.

I due si staccarono il necessario per guardarsi negli occhi e Sam uscì per lasciar loro un po’ di privacy. Dean sorrise dolcemente, “Quindi è davvero finita? Non ci sono più costrizioni?”

“È finita, Dean.”

“Bene, quindi ora posso fare questo.”

Dean mise una mano dietro la nuca di Cas e lo avvicinò gentilmente finché le loro labbra si toccarono. Presto il bacio si trasformò da lento e da semplici carezze delle labbra, a più intenso. Le loro mani ormai stringevano tutto quello che trovavano e accarezzavano ogni parte del corpo disponibile dell’altro.

Quando ebbero entrambi bisogno di respirare, si staccarono e appoggiarono le fronti una contro l’altra.

Castiel sorrise e prese un respiro profondo, “Ti amo, Dean.”

“Lo so, Cas.”





eeeeeeeee finita! Spero che vi sia piaciuta e che mi farete sapere ogni parere. :)

 

   
 
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