Capitolo
10
Minerva McGrannit da
quando era diventata preside non aveva dovuto affrontare nessuna
occasione
speciale, ma avrebbe avuto l’occasione di faro
quell’anno.
Non che avesse paura di
non riuscire a gestirla, dopo tutti quegli anni di vita, quanti sarebbe
rimasto
un mistero, c’erano ben poche cose che non avrebbe potuto
gestire.
Una di loro era Lily
Potter.
Un’altra prendeva i nome
e
il viso di Hugo Weasley.
E poi c’erano i suoi
sentimenti, o meglio l’affetto incondizionato che provava per
i suoi vecchi
studenti e anche quelli nuovi.
Ma, beh, il Torneo
Tremaghi non era poi così difficile da tenere sotto
controllo.
Dopo
essere sopravvissuta a tre generazioni di Potter e
due guerre magiche non sarà uno stupido torneo a
sconfiggermi.
Ma doveva ammettere che il
ballo del ceppo era un’altra delle cose che, beh, potevano
sfuggire al suo
controllo. Non per colpa sua, ovvio, ma quella balbettante bambocciona
banda di
babbuini* avrebbe rovinato tutto, già lo sapeva.
Erano più indisciplinati
dei loro genitori e più ingegnosi dei loro nonni, il che
è tutto dire.
<< Minerva, cosa ti
preoccupa? >> la donna si girò verso il
ritratto di Silente,
rivolgendogli un sorriso.
L’uomo la fissava da
sopra
i suoi occhiali a mezza luna con quello sguardo divertito che non era
scomparso
con il passare degli anni.
Anche il ritratto di Piton
vicino a quello del vecchio preside si interessò alla
conversazione.
La preside mosse la mano
per liquidare la situazione.
<< E’
tardi, devo
andare prima che quei ragazzini distruggano la Sala Grande
>>
Minerva si alzò e si
diresse verso la porta, ma prima di uscire riuscì a cogliere
lo sguardo
divertito e d’intesa che si lanciarono i due presidi dietro
di lei.
<< Silenzio
>>
La voce della preside,
amplificata dalla bacchetta, risuonò nella Sala Grande ed un
improvviso
silenzio si impossessò dell’ambiente, rendendolo
saturo di eccitazione, ansia e
preoccupazione.
Tutti gli sguardi degli
studenti di Hogwarts, Beauxbatons e Dumstrang si puntarono sulla donna
che li
osservava con un sorriso compiaciuto.
Lysander Scamander
deglutì, sentendosi quasi impaurito.
Hugo Weasley e Lily Potter
si presero la mano sotto il tavolo.
Fred Weasley osservò i
visi dei suoi compagni, cercando di non andare in panico.
Roxanne Weasley sbuffò
scocciata, fissando di traverso Albus, ma sentendo comunque la tensione
salire.
Scorpius Malfoy rimase
impassibile.
Rose Weasley continuò a
mangiare.
Shailene Ricci dal tavolo
di Corvonero si lanciò uno sguardo d’intesa con
Axel Lovegood per poi fissare i
loro migliori amici.
Alexander Nott sorrise,
continuando a parlare con la Zabini a bassa voce, elogiando il suo viso
tornato
alla normalità.
James Sirius Potter
fissò
sua sorella.
Lorcan Scamander si mise
le mani al viso.
Louis Weasley guardò la
McGrannit.
<< Bene, cominciamo
>>
Nessuno si azzardò a
pronunciare una parola o ad emettere un bisbiglio. Alexander Nott si
lamentò
dopo un calcio negli stinchi da parte di Naya Zabini e si
zittì completamente
quando la suddetta lo colpì allo stomaco ancora dolorante.
La McGrannit alzò una
mano
al cielo e con un colpo di bacchetta colpì il calice. Le
fiamme diventarono
azzurre e crebbero a dismisura. Tutti gli studenti lo osservano
sbalorditi. Una
pergamena arrivò in mano alla donna.
<< Il primo campione
di Dumstrang è Filip Karante >>
Alice fece una smorfia di
disgusto quando il ragazzo che l’aveva importunata si
alzò tra le grida
eccitate dei suoi compagni.
<< Il secondo
campione di Dumstrang è Ivan Rontik >>
Ivan si alzò,
raggiungendo
il compagno di scuola e rivolgendogli una semplice occhiata e un cenno
della
testa, mentre la scuola scoppiava di nuovo in grida di acclamazione.
Minerva sorrise e fece
segno a tutti di ritornare in silenzio.
<< La prima
campionessa di Beauxbatons è Laila Scerlì
>>
La bionda sorrise e si
alzò, posizionandosi accanto ai due ragazzi e stringendo la
mano ad entrambi.
Filip le rivolse un occhiolino e la ragazza sorrise timida.
Arielle catturò il suo
sguardo, alzando il bicchiere nella sua direzione e sorridendo
divertita quando
quella le rivolse una smorfia infastidita.
Anche la seconda
campionessa di Beauxbatons, Roberta Paurol, raggiunse i chiamati e,
stretta nel
suo abitino rosa, li salutò con una stretta di mano e un
sorriso. Abbracciò
Laila che, scioccata, non l’allontanò.
<< Ed ora, la scuola
ospitante >>
Con un altro colpo di
bacchetta le fiamme del calice divennero nuovamente blu e si alzarono a
dismisura, sputando fuori un pezzetto di pergamena bruciacchiata.
Tutti gli studenti di
Hogwarts fissarono il pezzetto di carta con aspettativa e quasi
reverenza.
Louis avvertì il suo
cuore
fermarsi, mentre aspettava che la McGrannit parlasse e rivelasse il
loro primo
campione.
<< Per Hogwarts il
primo campione, o meglio campionessa –sui volti dei ragazzi
si dipinse una
smorfia delusa- è Lily Luna Potter >>
Delle grida di incitamento
si alzarono da tutti gli studenti di Hogwarts e più di un
grifondoro si alzò in
piedi, applaudendo e acclamando la loro campionessa.
Lily guardò suo cugino
Hugo che l’abbracciò felice e sciolse la stretta
delle loro mani per
permetterle di alzarsi. La ragazza si guardò intorno
spaesata finché Weasley
non l’alzo con la forza.
Solo in quel momento la
rossa capì veramente cosa era successo e sorrise. Un sorriso
così radioso che
per un attimo contagiò anche James. Il primogenito Potter
aveva una smorfia di
preoccupazione dipinta in viso che si allievò un poco quando
la sorella mimò
‘te lo prometto’ con le labbra.
Lily si avvicinò agli
altri e strinse a tutti la mano, mentre le riservavano qualche
complimento e un
paio di ‘prevedibile’ detti con aria divertita.
La preside cercò di
ristabilire l’ordine nella Sala che dopo non poche lamentale
ripiombò nel
silenzio.
Un altro colpo di
bacchetta.
Altre fiamme blu.
Un’altra pergamena
spiegazzata.
<< Il secondo
campione di Hogwarts e nostro ultimo campione è Lysander
Scamander >>
Un altro boato si
sollevò
dalle panche di grifondoro e, in generale, da tutte le case.
Due compagni del gemello
lo alzarono, acclamandolo, mentre quello rideva.
Incontrò lo sguardo
celeste di Alice e le fece un occhiolino divertito. Lei alzò
gli occhi al
cielo.
Si diresse verso gli
altri, venendo fermato più volte da compagni di scuola che
lo abbracciavano
augurandogli buona fortuna come se già dovesse affrontare la
prima prova.
Passò un braccio intorno
alle spalle di Lily che sbuffò divertita, ricambiando
quell’abbraccio strano da
parte dell’amico di infanzia.
<< Ecco a voi, i
campioni del Torneo Tremaghi >>
E nella Sala Grande
scoppiò il caos.
Fred Weasley spinse con una
mano la porta d’ingresso del bagno di Mirtilla Malcontenta al
terzo piano.
Erano le tre di notte e la casata dei Grifondoro stava ancora
festeggiando i
loro due campioni tra alcol, musica ed urla, ma lui aveva bisogno di
tempo da
passare da solo.
Era stato contento di
vedere sua cugina Lily così felice, ma non poteva fare a
meno di pensare di
aver fallito.
Un’altra volta.
Non era riuscito a
dimostrare il suo valore.
Un’altra volta.
Non l’avevano scelto.
Come
nessuno l’aveva mai scelto.
Si avvicinò al lavabo
che
una volta aveva nascosto la camera dei segreti e si lasciò
cadere ai suoi piedi
poggiando la testa sulle ginocchia strette al petto.
Aveva sempre amato quella
storia, quella della camera dei segreti. Quando tutti erano
più piccoli, e a
nessuno importava delle differenze che c’erano tra loro e che
poi si erano
accentuate con il tempo, zio Harry e zio Ron raccontavano
quell’avventura in
tutte le possibili festività, quando l’intera
famiglia si riuniva.
E nessuno era ancora a
conoscenza della condizione di Molly. Lei sorrideva e giocava con gli
altri,
aspettando il suo undicesimo compleanno per ricevere una lettera che
poi non
sarebbe mai arrivata. E avrebbe aspettato ancora, invano. E sarebbe
caduta in
un vortice di depressione adolescenziale e sregolatezza.
E nessuno avrebbe potuto
immaginare quello che poi sarebbe successo a Lucy
all’età di soli tredici anni.
E lei ascoltava quella storia come se non ci fosse
nient’altro di meglio.
E nessuno di loro poteva
predire il loro futuro, futuro nel quale la maggior parte sarebbe
diventata
qualcuno che non voleva essere.
Fred sospirò e
cercò nella
tasca il pacchetto di sigarette magiche alla menta. Ne prese una e se
la infilò
tra le labbra, accendendola con la fiamma della bacchetta.
<< Quella roba ti
uccide
>>
Il ragazzo si girò quasi
spaventato dalle voce, sbattendo la testa contro il lavandino e
imprecando a
bassa voce. L’altro ridacchiò.
Louis Weasley era seduto a
terra con la schiena poggiata contro una porta del bagno, la cravatta
allentata
e i primi bottoni della camicia sbottonati. I capelli erano un disastro
come se
non avesse fatto altro che passarci le mani in gesti quasi disperati.
Il castano sbuffò,
rilasciando una nuvoletta di fumo e continuando a toccarsi la parte
lesa. Alzò
le spalle per liquidare la situazione.
Non voleva ignorare Louis,
non per una volta che quello finalmente gli stava parlando, ma non
sapeva
davvero cosa rispondere perché il ragazzo aveva ragione. Ma
Fred era
altrettanto convinto che non sarebbero state delle stupide sigarette ad
ammazzarlo. Insomma, sarebbe stata una morte abbastanza degradante e
lui non lo
avrebbe permesso. Per Morgana, piuttosto si sarebbe fatto uccidere in
un
duello.
Come se fosse possibile
per lui imbastire un duello serio.
<< Finiti i
festeggiamenti? >> chiese ancora il Tassorosso,
desideroso di avere una
conversazione.
Aveva sempre apprezzato il
silenzio, ma non lo voleva in quel momento.
<< No, semplicemente
non sono in vena >>
Louis annuì comprensivo
e
Fred prese un’altra boccata di fumo, aprendo poi la bocca per
parlare ancora.
Ma il rumore della porta che si apriva e richiudeva lo interruppe.
Entrambi i ragazzi si
voltarono verso la nuova arrivata e Roxanne, una volta accortasi di
loro, gli
sorrise.
Raggiunse il fratello e si
sedette accanto a lui.
<< Buonasera a tutti
>> salutò con voce divertita.
<< Roxie, quella
è
la mia maglietta >>
La castana scosse le
spalle e arricciò le labbra, guardando il suo vestiario,
constatando che sì,
quella era la maglietta del fratello. Quindi sorrise ancora, annuendo e
ignorando l’espressione irritata del ragazzo.
Si rivolse poi al cugino,
osservandolo.
<< Come te la passi,
Lou? >>
<< Una meraviglia.
È
per questo che mi trovo alle tre di notte in un bagno >>
<< Uh, hai imparato
a fare dell’ironia? Non è da te >>
Nelle parole della ragazza
non c’era cattiveria, solo divertimento e Louis
scoppiò a ridere, scuotendo la
testa.
<< Riunione di
famiglia improvvisata? >>
La voce di Hugo fece
voltare i presenti che gli sorrisero. Nessuno di loro aveva dimenticato
il peso
allo stomaco che li attanagliava per aver perso, ma lo sentivano
alleggerito,
avendo la possibilità di dividerlo con gli altri.
Louis per un momento si
chiese perché continuava ad evitare le famose e sacre
riunioni di famiglia. Si
chiese perché si ostinava ad essere normale fuori da quel
nucleo di cugini,
sapendo che avrebbe potuto essere normale con loro. Anche la testa di
Rose
Weasley comparve vicino a quella del fratello ed entrambi si sedettero
vicino
al cugino Tassorosso, sorridendogli quasi per rassicurarlo.
Per dirgli che lì era
ben
accento.
<< Una cosa del
genere >> rispose Fred, accendendosi un’altra
sigaretta.
<< Quella roba ti
uccide >>
<< Non ripeterti,
Lou, sei noioso >>
I ragazzi risero,
bloccandosi quando la testa bionda di Dominique comparve davanti a
loro.
La ragazza sbuffò,
riappropriandosi della facciata di superiorità che aveva
lasciato il posto per
un attimo, solo per un attimo, ad una smorfia delusa e quasi triste.
<< Non si
può stare
tranquilli nemmeno in bagno >>
Si lamentò, andandosi
però
a sedere vicino al fratello e lanciandogli un’occhiata
preoccupata. Louis le
sorrise, stringendole la mano.
Dominique non era il
mostro che tutti si aspettavano, Louis lo sapeva. Semplicemente aveva
bisogno
di quella facciata, ma non perché nascondesse una timidezza,
una dolcezza e una
insicurezza unica, no, Dominique era sicura di sé e
disinibita a livelli quasi
inumani. Ma nascondeva qualcosa di più grande e lo
nascondeva a tutti.
I suoi cugini, i suoi
genitori, i suoi fratelli. Era il suo peso da portare e sapeva che
l’avrebbe
portata ad un punto di non ritorno, quindi teneva tutti lontani da
sé.
Se non si avvicinavano non
avrebbero sofferto quando lei non ci sarebbe stata più,
perché lo sapeva che
quel momento sarebbe arrivato presto, troppo presto.
E poi, tanto per essere
sinceri, giocare all’odiarsi la divertiva.
<< Roxanne, tu che
ci fai qui? Lo sapevi che il calice non ti avrebbe scelto
>>
L’interessata prese la
sigaretta dalle labbra del fratello per portarla alle sue ed inspirare
profondamente.
<< Ehi, Rox, non
puoi fumare >>
In risposta la ragazza
sbuffò una nuvola di fumo in faccia al fratello, che si
riprese la sigaretta,
mentre ognuno in quella stanza scoppiava a ridere.
<< Solo per colpa di
Albus >> precisò.
<< Per lo meno
adesso puoi parlare normalmente >>
<< E non sai quanto
tempo ci ho messo per riuscirci >>
<< Siete
insopportabili >>
Dominique sbuffò e
chiuse
gli occhi poggiando la testa alla porta dietro di lei. Finse di
ignorare i suoi
cugini che continuarono a parlare e battibeccare tra di loro.
<< Siamo dei cattivi
cugini? >>
Chiese Rose, facendo
zittire tutti. Roxanne, stirò le gambe, incrociandole poi
nella posizione più
maschile che Fred conoscesse. Lui abbassò il viso, Louis
sospirò e Dominique
aprì un occhio.
Ma Hugo sorrise e scosse
la testa sicuro.
<< Saremo
lì per
lei, ogni giorno ed ogni prova. Abbiamo solo bisogno di una notte, Lily
capirà
>>
E Dominique sorrise, come
i suoi consanguinei nella stanza.
Era per questo che una
volta ogni due settimane partecipava a quelle riunioni, nonostante si
limitasse
a rimanere seduta ed ascoltare le loro voci e osservare i loro
movimenti, i
loro sorrisi. Le davano ancora una parvenza della normalità
che sapeva non le
apparteneva più.
Ma
dopotutto non c’è niente di male nello scappare
dalla realtà per alcune ore.
Lysander Scamander era
preoccupato. E non perché il suo bicchiere fosse nuovamente
vuoto o perché la
testa avesse cominciato a girare vorticosamente o perché non
avesse baciato
ancora nessuno quella sera ed erano già le quattro e mezza.
Schioccò la lingua sul
palato e si rese conto di non voler partecipare più a quella
festa. Aveva
bisogno di aria fresca.
La camicia era appiccicata
al suo corpo, mezza aperta, per colpa del lieve strato di sudore che lo
ricopriva, e i capelli erano decisamente un disastro.
Aveva bisogno di tempo per
riflettere.
Evitando un paio di
grifondoro su di giri si diresse verso il quadro ed uscì
dalla propria sala
comune, dopo aver lanciato uno sguardo a Lily Potter, che rideva con
un’amica
all’angolo della stanza.
La festa era per loro due,
ma dopo le prime due ore tutti se ne erano dimenticati e, a parte
qualche
brindisi sporadico in loro onore, nessuno sembrava accorgersi della
loro
presenza.
Ed entrambi ne erano
grati. Avevano bisogno di tempo per metabolizzare. Erano felici, ma
anche
abbastanza confusi.
Lysander si sarebbe
aspettato altre sensazioni, non certo quella preoccupazione di non
essere
abbastanza, mista ad un briciolo di soddisfazione ed eccitazione che
però
venivano soppresse dalla paura.
Era dannatamente
spaventato.
Sospirò finalmente
libero
da tutto quel rumore e da quella confusione, quando il ritratto della
Signora
Grassa si chiuse dietro di lui.
<< E’ tardi
ragazzo,
dovresti essere dentro >> si lamentò la donna
che venne prontamente
ignorata dal biondo.
Con un altro sospiro si
diresse verso la guferia. Aveva bisogno di silenzio e solitudine e, in
quel
momento, persino i bisbigli dei quadri di Hogwarts sembravano rumorosi.
Finalmente l’aria fredda
lo colpì, facendo irrigidire i suoi muscoli, ma
permettendogli di svegliarsi e
la testa si stabilizzò un po’ di più.
Si lasciò cadere a terra
seduto, chiudendo gli occhi e non scomponendosi quando sentì
una voce fin
troppo conosciuta parlare vicino a lui.
<< Ti stavo
aspettando, Lys >>
Lorcan Scamander era
seduto accanto al fratello con l’espressione contratta e lo
sguardo rivolto
verso il cielo.
Le stelle, quella sera,
erano coperte da nuvole che rendevano il cielo cupo, ma
quell’aria fredda e
quell’annuncio di tempesta rassicurarono Lorcan.
Lui adorava i temporali.
Gli piaceva il rumore e l’odore della pioggia. Gli piaceva
poter restare sotto
la pioggia ad ascoltare solo quel ticchettio e finalmente potersi
sfogare.
E piangere.
Perché, si, Lorcan
piangeva e ancora sì, era un ragazzo. Ed il fatto che fosse
gay non c’entrava.
Anche i ragazzi piangono.
Forse l’amore per la
pioggia era l’unica cosa che i due fratelli avevano in
comune.
<< Perché
siamo così
diversi? Intendo, siamo gemelli cazzo, almeno fisicamente dovremmo
essere
identici >>
Lysander aveva aperto gli
occhi ed ora guardava anche lui al cielo, ma colse il movimento delle
spalle di
Lorcan dopo che lui ebbe pronunciato quelle parole.
<< Sai, siamo
gemelli eterozigoti, il che vuol dire che non ci assomigliamo
più di due
fratelli >>
Lysander sbuffò
divertito.
<< Non fare il
secchione >>
Lorcan scosse la testa sorridendo.
<< Sai che noia, se
fossimo uguali. E poi non vorresti essere come me >>
No, ok, non era quello che
Lorcan avrebbe voluto dire. Voleva essere spiritoso e dirgli
scherzosamente che
non avrebbe voluto essere come lui. E avrebbero riso insieme.
Ma la smorfia di dolore
che era impressa sul suo viso diceva tutt’altro. E allora
Lorcan capì, capì che
aveva bisogno di parlarne, capì che aveva bisogno di
parlarne con suo fratello.
Lysander non lo guardò,
restò con lo sguardo fisso sulle stelle, ma gli diede un
pugno sul braccio che
di scherzoso aveva ben poco.
<< Non dirlo
nemmeno, Lorc. Non hai niente di sbagliato. Essere gay non è
qualcosa di cui
vergognarti. Mamma lo accetterà, papà lo
accetterà, i tuoi amici lo
accetteranno ed io l’ho già accettato da tempo.
Degli altri sinceramente chi se
ne frega. Se sono idioti sono problemi loro. Tu vai bene
così >>
La voce era quasi
arrabbiata, ma con una nota di stanchezza e una comprensione che mai
Lorcan
aveva sentito nella voce del fratello. Ma si accorse che era
così che lo
conosceva che, nonostante tutto, lui sapeva come Lysander era fatto,
conosceva
tutto di lui.
<< Non posso dirlo a
tutti. Non sono pronto >>
Lysander annuì.
<< Quando lo farai
picchierò chiunque si permetterà di dire qualcosa
>>
<< Stai attento Lys
>>
<< Lo farò
>>
Entrambi si girarono verso
l’altro e si guardarono sorridendosi.
<< Mi sei mancato
>> disse Lysander.
Lorcan ghignò.
<< Non fare la
femminuccia >>
Lysander lo colpì ancora
una volta alla spalla, intimandogli di non essere così gay
quando lui si
lamentò.
E restarono nella guferia
tutta la notte a recuperare il tempo perduto. Sapevano che non
sarebbero stati
sempre insieme da quel momento, ma sapevano anche che avevano
recuperato il
loro rapporto.
E per adesso era abbastanza.
Angolo Autrice
AUGURIIIII
Lo so che oramai sono le
dieci e mezza passate, ma sono ancora in tempo per darvi gli auguri di
natale!
Ho aggiornato prestissimo!
Forse addirittura troppo presto, ma è Natale quindi volevo
farvi una sorpresa!
Passiamo al capitolo:
finalmente vengono scoperti i campioni! Chi pensate vincerà?
Sinceramente mi è
piaciuto
scrivere l’incontro tra i cugini e quello tra i fratelli,
spero di essere
riuscita a renderlo bene!
Presto saprete il segreto
di Dominique e quello che è successo a Lucy!
Ringrazio tutti e vi
auguro buon natale ancora una volta!
Spero che mi farete
sentire il vostro parere!
*Ovviamente preso dal
quarto film