Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: _Wonderwall_    25/12/2014    3 recensioni
Lysander Scamander, oramai arrivato al suo ottavo anno ad Hogwarts, poteva affermare che aveva tutto e che, molto probabilmente, era la persona più felice in quel dannatissimo castello.
Lorcan Scamander era tutto quello che non voleva essere.
Ted Lupin era soddisfatto della sua vita.
Alice Paciock era diversa. Era totalmente diversa da suo padre sia per aspetto fisico che per carattere e sua madre le aveva conferito giusto qualche tratto del viso.
James Sirius Potter era stanco. Era stanco ed aveva cominciato a stancarsi alla tenera età di quattordici anni.
Axel Lovegood era strano. Era tutto ciò che ci si potesse aspettare da qualcuno appartenente a quella famiglia.
Louis Weasley era normale.
***
Una generazione che ha avuto tutto senza dover fare nulla, figlia di eroi, ma normale, dannatamente umana.
E se si trovasse davanti ad un pericolo peggiore del precedente? Una generazione senza eroi sarà in grado di vincere o perlomeno sopravvivere?
“Ognuno di noi è un eroe”
“Gli eroi non esistono”
“Vedi, Lily, in una guerra non ci sono né vincitori né vinti, solo morti e sopravvissuti”
“Vivere senza di te è come morire”
(Nella mia storia gli anni passati ad Hogwarts non sono più sette, ma nove)
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alice, Paciock, Alice, Paciock, Jr, James, Sirius, Potter, Lorcan, Scamandro, Louis, Weasley, Lysander, Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 10

 

 

Minerva McGrannit da quando era diventata preside non aveva dovuto affrontare nessuna occasione speciale, ma avrebbe avuto l’occasione di faro quell’anno.

Non che avesse paura di non riuscire a gestirla, dopo tutti quegli anni di vita, quanti sarebbe rimasto un mistero, c’erano ben poche cose che non avrebbe potuto gestire.

Una di loro era Lily Potter.

Un’altra prendeva i nome e il viso di Hugo Weasley.

E poi c’erano i suoi sentimenti, o meglio l’affetto incondizionato che provava per i suoi vecchi studenti e anche quelli nuovi.

Ma, beh, il Torneo Tremaghi non era poi così difficile da tenere sotto controllo.

Dopo essere sopravvissuta a tre generazioni di Potter e due guerre magiche non sarà uno stupido torneo a sconfiggermi.

Ma doveva ammettere che il ballo del ceppo era un’altra delle cose che, beh, potevano sfuggire al suo controllo. Non per colpa sua, ovvio, ma quella balbettante bambocciona banda di babbuini* avrebbe rovinato tutto, già lo sapeva.

Erano più indisciplinati dei loro genitori e più ingegnosi dei loro nonni, il che è tutto dire.

<< Minerva, cosa ti preoccupa? >> la donna si girò verso il ritratto di Silente, rivolgendogli un sorriso.

L’uomo la fissava da sopra i suoi occhiali a mezza luna con quello sguardo divertito che non era scomparso con il passare degli anni.

Anche il ritratto di Piton vicino a quello del vecchio preside si interessò alla conversazione. 

La preside mosse la mano per liquidare la situazione.

<< E’ tardi, devo andare prima che quei ragazzini distruggano la Sala Grande >>

Minerva si alzò e si diresse verso la porta, ma prima di uscire riuscì a cogliere lo sguardo divertito e d’intesa che si lanciarono i due presidi dietro di lei.

 

 

 

 

<< Silenzio >>

La voce della preside, amplificata dalla bacchetta, risuonò nella Sala Grande ed un improvviso silenzio si impossessò dell’ambiente, rendendolo saturo di eccitazione, ansia e preoccupazione.

Tutti gli sguardi degli studenti di Hogwarts, Beauxbatons e Dumstrang si puntarono sulla donna che li osservava con un sorriso compiaciuto.

Lysander Scamander deglutì, sentendosi quasi impaurito.

Hugo Weasley e Lily Potter si presero la mano sotto il tavolo.

Fred Weasley osservò i visi dei suoi compagni, cercando di non andare in panico.

Roxanne Weasley sbuffò scocciata, fissando di traverso Albus, ma sentendo comunque la tensione salire.

Scorpius Malfoy rimase impassibile.

Rose Weasley continuò a mangiare.

Shailene Ricci dal tavolo di Corvonero si lanciò uno sguardo d’intesa con Axel Lovegood per poi fissare i loro migliori amici.

Alexander Nott sorrise, continuando a parlare con la Zabini a bassa voce, elogiando il suo viso tornato alla normalità.

James Sirius Potter fissò sua sorella.

Lorcan Scamander si mise le mani al viso.

Louis Weasley guardò la McGrannit.

<< Bene, cominciamo >>

Nessuno si azzardò a pronunciare una parola o ad emettere un bisbiglio. Alexander Nott si lamentò dopo un calcio negli stinchi da parte di Naya Zabini e si zittì completamente quando la suddetta lo colpì allo stomaco ancora dolorante.

La McGrannit alzò una mano al cielo e con un colpo di bacchetta colpì il calice. Le fiamme diventarono azzurre e crebbero a dismisura. Tutti gli studenti lo osservano sbalorditi. Una pergamena arrivò in mano alla donna.

<< Il primo campione di Dumstrang è Filip Karante >>

Alice fece una smorfia di disgusto quando il ragazzo che l’aveva importunata si alzò tra le grida eccitate dei suoi compagni.

<< Il secondo campione di Dumstrang è Ivan Rontik >>

Ivan si alzò, raggiungendo il compagno di scuola e rivolgendogli una semplice occhiata e un cenno della testa, mentre la scuola scoppiava di nuovo in grida di acclamazione.

Minerva sorrise e fece segno a tutti di ritornare in silenzio.

<< La prima campionessa di Beauxbatons è Laila Scerlì >>

La bionda sorrise e si alzò, posizionandosi accanto ai due ragazzi e stringendo la mano ad entrambi. Filip le rivolse un occhiolino e la ragazza sorrise timida.

Arielle catturò il suo sguardo, alzando il bicchiere nella sua direzione e sorridendo divertita quando quella le rivolse una smorfia infastidita.

Anche la seconda campionessa di Beauxbatons, Roberta Paurol, raggiunse i chiamati e, stretta nel suo abitino rosa, li salutò con una stretta di mano e un sorriso. Abbracciò Laila che, scioccata, non l’allontanò.

<< Ed ora, la scuola ospitante >>

Con un altro colpo di bacchetta le fiamme del calice divennero nuovamente blu e si alzarono a dismisura, sputando fuori un pezzetto di pergamena bruciacchiata.

Tutti gli studenti di Hogwarts fissarono il pezzetto di carta con aspettativa e quasi reverenza.

Louis avvertì il suo cuore fermarsi, mentre aspettava che la McGrannit parlasse e rivelasse il loro primo campione.

<< Per Hogwarts il primo campione, o meglio campionessa –sui volti dei ragazzi si dipinse una smorfia delusa- è Lily Luna Potter >> 

Delle grida di incitamento si alzarono da tutti gli studenti di Hogwarts e più di un grifondoro si alzò in piedi, applaudendo e acclamando la loro campionessa.

Lily guardò suo cugino Hugo che l’abbracciò felice e sciolse la stretta delle loro mani per permetterle di alzarsi. La ragazza si guardò intorno spaesata finché Weasley non l’alzo con la forza.

Solo in quel momento la rossa capì veramente cosa era successo e sorrise. Un sorriso così radioso che per un attimo contagiò anche James. Il primogenito Potter aveva una smorfia di preoccupazione dipinta in viso che si allievò un poco quando la sorella mimò ‘te lo prometto’ con le labbra.

Lily si avvicinò agli altri e strinse a tutti la mano, mentre le riservavano qualche complimento e un paio di ‘prevedibile’ detti con aria divertita.

La preside cercò di ristabilire l’ordine nella Sala che dopo non poche lamentale ripiombò nel silenzio.

Un altro colpo di bacchetta.

Altre fiamme blu.

Un’altra pergamena spiegazzata.

<< Il secondo campione di Hogwarts e nostro ultimo campione è Lysander Scamander >>

Un altro boato si sollevò dalle panche di grifondoro e, in generale, da tutte le case.

Due compagni del gemello lo alzarono, acclamandolo, mentre quello rideva.

Incontrò lo sguardo celeste di Alice e le fece un occhiolino divertito. Lei alzò gli occhi al cielo.

Si diresse verso gli altri, venendo fermato più volte da compagni di scuola che lo abbracciavano augurandogli buona fortuna come se già dovesse affrontare la prima prova.

Passò un braccio intorno alle spalle di Lily che sbuffò divertita, ricambiando quell’abbraccio strano da parte dell’amico di infanzia.

<< Ecco a voi, i campioni del Torneo Tremaghi >>

E nella Sala Grande scoppiò il caos. 

 

 

 

 

 

 

Fred Weasley spinse con una mano la porta d’ingresso del bagno di Mirtilla Malcontenta al terzo piano. Erano le tre di notte e la casata dei Grifondoro stava ancora festeggiando i loro due campioni tra alcol, musica ed urla, ma lui aveva bisogno di tempo da passare da solo.

Era stato contento di vedere sua cugina Lily così felice, ma non poteva fare a meno di pensare di aver fallito.

Un’altra volta.

Non era riuscito a dimostrare il suo valore.

Un’altra volta.

Non l’avevano scelto. Come nessuno l’aveva mai scelto.

Si avvicinò al lavabo che una volta aveva nascosto la camera dei segreti e si lasciò cadere ai suoi piedi poggiando la testa sulle ginocchia strette al petto.

Aveva sempre amato quella storia, quella della camera dei segreti. Quando tutti erano più piccoli, e a nessuno importava delle differenze che c’erano tra loro e che poi si erano accentuate con il tempo, zio Harry e zio Ron raccontavano quell’avventura in tutte le possibili festività, quando l’intera famiglia si riuniva.

E nessuno era ancora a conoscenza della condizione di Molly. Lei sorrideva e giocava con gli altri, aspettando il suo undicesimo compleanno per ricevere una lettera che poi non sarebbe mai arrivata. E avrebbe aspettato ancora, invano. E sarebbe caduta in un vortice di depressione adolescenziale e sregolatezza.

E nessuno avrebbe potuto immaginare quello che poi sarebbe successo a Lucy all’età di soli tredici anni. E lei ascoltava quella storia come se non ci fosse nient’altro di meglio.

E nessuno di loro poteva predire il loro futuro, futuro nel quale la maggior parte sarebbe diventata qualcuno che non voleva essere.

Fred sospirò e cercò nella tasca il pacchetto di sigarette magiche alla menta. Ne prese una e se la infilò tra le labbra, accendendola con la fiamma della bacchetta.

<< Quella roba ti uccide >>

Il ragazzo si girò quasi spaventato dalle voce, sbattendo la testa contro il lavandino e imprecando a bassa voce. L’altro ridacchiò.

Louis Weasley era seduto a terra con la schiena poggiata contro una porta del bagno, la cravatta allentata e i primi bottoni della camicia sbottonati. I capelli erano un disastro come se non avesse fatto altro che passarci le mani in gesti quasi disperati.

Il castano sbuffò, rilasciando una nuvoletta di fumo e continuando a toccarsi la parte lesa. Alzò le spalle per liquidare la situazione.

Non voleva ignorare Louis, non per una volta che quello finalmente gli stava parlando, ma non sapeva davvero cosa rispondere perché il ragazzo aveva ragione. Ma Fred era altrettanto convinto che non sarebbero state delle stupide sigarette ad ammazzarlo. Insomma, sarebbe stata una morte abbastanza degradante e lui non lo avrebbe permesso. Per Morgana, piuttosto si sarebbe fatto uccidere in un duello.

Come se fosse possibile per lui imbastire un duello serio.

<< Finiti i festeggiamenti? >> chiese ancora il Tassorosso, desideroso di avere una conversazione.

Aveva sempre apprezzato il silenzio, ma non lo voleva in quel momento.

<< No, semplicemente non sono in vena >>

Louis annuì comprensivo e Fred prese un’altra boccata di fumo, aprendo poi la bocca per parlare ancora. Ma il rumore della porta che si apriva e richiudeva lo interruppe.

Entrambi i ragazzi si voltarono verso la nuova arrivata e Roxanne, una volta accortasi di loro, gli sorrise.

Raggiunse il fratello e si sedette accanto a lui.

<< Buonasera a tutti >> salutò con voce divertita.

<< Roxie, quella è la mia maglietta >>

La castana scosse le spalle e arricciò le labbra, guardando il suo vestiario, constatando che sì, quella era la maglietta del fratello. Quindi sorrise ancora, annuendo e ignorando l’espressione irritata del ragazzo.

Si rivolse poi al cugino, osservandolo.

<< Come te la passi, Lou? >>

<< Una meraviglia. È per questo che mi trovo alle tre di notte in un bagno >>

<< Uh, hai imparato a fare dell’ironia? Non è da te >>

Nelle parole della ragazza non c’era cattiveria, solo divertimento e Louis scoppiò a ridere, scuotendo la testa.

<< Riunione di famiglia improvvisata? >>

La voce di Hugo fece voltare i presenti che gli sorrisero. Nessuno di loro aveva dimenticato il peso allo stomaco che li attanagliava per aver perso, ma lo sentivano alleggerito, avendo la possibilità di dividerlo con gli altri.

Louis per un momento si chiese perché continuava ad evitare le famose e sacre riunioni di famiglia. Si chiese perché si ostinava ad essere normale fuori da quel nucleo di cugini, sapendo che avrebbe potuto essere normale con loro. Anche la testa di Rose Weasley comparve vicino a quella del fratello ed entrambi si sedettero vicino al cugino Tassorosso, sorridendogli quasi per rassicurarlo.

Per dirgli che lì era ben accento.

<< Una cosa del genere >> rispose Fred, accendendosi un’altra sigaretta.

<< Quella roba ti uccide >>

<< Non ripeterti, Lou, sei noioso >>

I ragazzi risero, bloccandosi quando la testa bionda di Dominique comparve davanti a loro.

La ragazza sbuffò, riappropriandosi della facciata di superiorità che aveva lasciato il posto per un attimo, solo per un attimo, ad una smorfia delusa e quasi triste.

<< Non si può stare tranquilli nemmeno in bagno >>

Si lamentò, andandosi però a sedere vicino al fratello e lanciandogli un’occhiata preoccupata. Louis le sorrise, stringendole la mano.

Dominique non era il mostro che tutti si aspettavano, Louis lo sapeva. Semplicemente aveva bisogno di quella facciata, ma non perché nascondesse una timidezza, una dolcezza e una insicurezza unica, no, Dominique era sicura di sé e disinibita a livelli quasi inumani. Ma nascondeva qualcosa di più grande e lo nascondeva a tutti.

I suoi cugini, i suoi genitori, i suoi fratelli. Era il suo peso da portare e sapeva che l’avrebbe portata ad un punto di non ritorno, quindi teneva tutti lontani da sé.

Se non si avvicinavano non avrebbero sofferto quando lei non ci sarebbe stata più, perché lo sapeva che quel momento sarebbe arrivato presto, troppo presto.

E poi, tanto per essere sinceri, giocare all’odiarsi la divertiva.

<< Roxanne, tu che ci fai qui? Lo sapevi che il calice non ti avrebbe scelto >>

L’interessata prese la sigaretta dalle labbra del fratello per portarla alle sue ed inspirare profondamente.

<< Ehi, Rox, non puoi fumare >>

In risposta la ragazza sbuffò una nuvola di fumo in faccia al fratello, che si riprese la sigaretta, mentre ognuno in quella stanza scoppiava a ridere.

<< Solo per colpa di Albus >> precisò.

<< Per lo meno adesso puoi parlare normalmente >>

<< E non sai quanto tempo ci ho messo per riuscirci >>

<< Siete insopportabili >>

Dominique sbuffò e chiuse gli occhi poggiando la testa alla porta dietro di lei. Finse di ignorare i suoi cugini che continuarono a parlare e battibeccare tra di loro.

<< Siamo dei cattivi cugini? >>

Chiese Rose, facendo zittire tutti. Roxanne, stirò le gambe, incrociandole poi nella posizione più maschile che Fred conoscesse. Lui abbassò il viso, Louis sospirò e Dominique aprì un occhio.

Ma Hugo sorrise e scosse la testa sicuro.

<< Saremo lì per lei, ogni giorno ed ogni prova. Abbiamo solo bisogno di una notte, Lily capirà >>

E Dominique sorrise, come i suoi consanguinei nella stanza.

Era per questo che una volta ogni due settimane partecipava a quelle riunioni, nonostante si limitasse a rimanere seduta ed ascoltare le loro voci e osservare i loro movimenti, i loro sorrisi. Le davano ancora una parvenza della normalità che sapeva non le apparteneva più.

Ma dopotutto non c’è niente di male nello scappare dalla realtà per alcune ore.

 

 

 

 

 

 

Lysander Scamander era preoccupato. E non perché il suo bicchiere fosse nuovamente vuoto o perché la testa avesse cominciato a girare vorticosamente o perché non avesse baciato ancora nessuno quella sera ed erano già le quattro e mezza.

Schioccò la lingua sul palato e si rese conto di non voler partecipare più a quella festa. Aveva bisogno di aria fresca.

La camicia era appiccicata al suo corpo, mezza aperta, per colpa del lieve strato di sudore che lo ricopriva, e i capelli erano decisamente un disastro.

Aveva bisogno di tempo per riflettere.

Evitando un paio di grifondoro su di giri si diresse verso il quadro ed uscì dalla propria sala comune, dopo aver lanciato uno sguardo a Lily Potter, che rideva con un’amica all’angolo della stanza.

La festa era per loro due, ma dopo le prime due ore tutti se ne erano dimenticati e, a parte qualche brindisi sporadico in loro onore, nessuno sembrava accorgersi della loro presenza.

Ed entrambi ne erano grati. Avevano bisogno di tempo per metabolizzare. Erano felici, ma anche abbastanza confusi.

Lysander si sarebbe aspettato altre sensazioni, non certo quella preoccupazione di non essere abbastanza, mista ad un briciolo di soddisfazione ed eccitazione che però venivano soppresse dalla paura.

Era dannatamente spaventato.

Sospirò finalmente libero da tutto quel rumore e da quella confusione, quando il ritratto della Signora Grassa si chiuse dietro di lui.

<< E’ tardi ragazzo, dovresti essere dentro >> si lamentò la donna che venne prontamente ignorata dal biondo.

Con un altro sospiro si diresse verso la guferia. Aveva bisogno di silenzio e solitudine e, in quel momento, persino i bisbigli dei quadri di Hogwarts sembravano rumorosi.

Finalmente l’aria fredda lo colpì, facendo irrigidire i suoi muscoli, ma permettendogli di svegliarsi e la testa si stabilizzò un po’ di più.

Si lasciò cadere a terra seduto, chiudendo gli occhi e non scomponendosi quando sentì una voce fin troppo conosciuta parlare vicino a lui.

<< Ti stavo aspettando, Lys >>

Lorcan Scamander era seduto accanto al fratello con l’espressione contratta e lo sguardo rivolto verso il cielo.

Le stelle, quella sera, erano coperte da nuvole che rendevano il cielo cupo, ma quell’aria fredda e quell’annuncio di tempesta rassicurarono Lorcan.

Lui adorava i temporali. Gli piaceva il rumore e l’odore della pioggia. Gli piaceva poter restare sotto la pioggia ad ascoltare solo quel ticchettio e finalmente potersi sfogare.

E piangere.

Perché, si, Lorcan piangeva e ancora sì, era un ragazzo. Ed il fatto che fosse gay non c’entrava. Anche i ragazzi piangono.

Forse l’amore per la pioggia era l’unica cosa che i due fratelli avevano in comune.

<< Perché siamo così diversi? Intendo, siamo gemelli cazzo, almeno fisicamente dovremmo essere identici >>

Lysander aveva aperto gli occhi ed ora guardava anche lui al cielo, ma colse il movimento delle spalle di Lorcan dopo che lui ebbe pronunciato quelle parole.

<< Sai, siamo gemelli eterozigoti, il che vuol dire che non ci assomigliamo più di due fratelli >>

Lysander sbuffò divertito.

<< Non fare il secchione >>

Lorcan scosse la testa sorridendo.

<< Sai che noia, se fossimo uguali. E poi non vorresti essere come me >>

No, ok, non era quello che Lorcan avrebbe voluto dire. Voleva essere spiritoso e dirgli scherzosamente che non avrebbe voluto essere come lui. E avrebbero riso insieme.

Ma la smorfia di dolore che era impressa sul suo viso diceva tutt’altro. E allora Lorcan capì, capì che aveva bisogno di parlarne, capì che aveva bisogno di parlarne con suo fratello.

Lysander non lo guardò, restò con lo sguardo fisso sulle stelle, ma gli diede un pugno sul braccio che di scherzoso aveva ben poco.

<< Non dirlo nemmeno, Lorc. Non hai niente di sbagliato. Essere gay non è qualcosa di cui vergognarti. Mamma lo accetterà, papà lo accetterà, i tuoi amici lo accetteranno ed io l’ho già accettato da tempo. Degli altri sinceramente chi se ne frega. Se sono idioti sono problemi loro. Tu vai bene così >>

La voce era quasi arrabbiata, ma con una nota di stanchezza e una comprensione che mai Lorcan aveva sentito nella voce del fratello. Ma si accorse che era così che lo conosceva che, nonostante tutto, lui sapeva come Lysander era fatto, conosceva tutto di lui.

<< Non posso dirlo a tutti. Non sono pronto >>

Lysander annuì.

<< Quando lo farai picchierò chiunque si permetterà di dire qualcosa >>

<< Stai attento Lys >>

<< Lo farò >>

Entrambi si girarono verso l’altro e si guardarono sorridendosi.

<< Mi sei mancato >> disse Lysander.

Lorcan ghignò.

<< Non fare la femminuccia >>

Lysander lo colpì ancora una volta alla spalla, intimandogli di non essere così gay quando lui si lamentò.

E restarono nella guferia tutta la notte a recuperare il tempo perduto. Sapevano che non sarebbero stati sempre insieme da quel momento, ma sapevano anche che avevano recuperato il loro rapporto.

E per adesso era abbastanza.

 

 

 

 

Angolo Autrice

AUGURIIIII

Lo so che oramai sono le dieci e mezza passate, ma sono ancora in tempo per darvi gli auguri di natale!

Ho aggiornato prestissimo! Forse addirittura troppo presto, ma è Natale quindi volevo farvi una sorpresa!

Passiamo al capitolo: finalmente vengono scoperti i campioni! Chi pensate vincerà?

Sinceramente mi è piaciuto scrivere l’incontro tra i cugini e quello tra i fratelli, spero di essere riuscita a renderlo bene!

Presto saprete il segreto di Dominique e quello che è successo a Lucy!

Ringrazio tutti e vi auguro buon natale ancora una volta!

Spero che mi farete sentire il vostro parere!

 

*Ovviamente preso dal quarto film

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: _Wonderwall_