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Autore: Cilyan    25/12/2014    2 recensioni
Os scritta per il contest #SecretSanta del thegays
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"Ha uno scatolone in cui dorme sempre lui, gli occhi a punta, verso il futuro, con la luce che gli sbrilluccica dentro, le dita inzuppate in un latte reperito per strada, ad uno di quei distributori che regalano acqua e un po’ di zucchero, ma il sorriso gli splende in volto come se non avesse visto altro che il sole in vita sua e, forse, è egli stesso ad essere il sole di se stesso."
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Love alone”


Ha uno scatolone in cui dorme sempre lui, gli occhi a punta, verso il futuro, con la luce che gli sbrilluccica dentro, le dita inzuppate in un latte reperito per strada, ad uno di quei distributori che regalano acqua e un po’ di zucchero, ma il sorriso gli splende in volto come se non avesse visto altro che il sole in vita sua e, forse, è egli stesso ad essere il sole di se stesso.
Harry Styles, una vita sotto i portici a cercare lavoro, giornali venduti porta a porta, lattiere piene di bianco liquido dolce, consegnati alle cinque di mattina; alla meglio barista per una settimana in un bar per poi essere liquidato seduta stante, per chissà quale motivo.
Nessuno vuole dar lavoro ad un barbone, eppure quando sorride, quando muove quei ricci canditi e morbidi, chiunque lo incontri per strada non può fare altro che amarlo, che si tratti di una vecchietta a cui ha appena salvato un gattino, o che si tratti di un bambino inciampato a cui ha asciugato le lacrime e…Magari messo un cerotto.
Tutti amano Harry Styles, tranne i datori di lavoro, eppure lui si accontenta semplicemente di qualche spicciolo.
Harry Styles è sinceramente felice. Ogni sera si siede nel suo scatolone, fa dei gargarizzi, sorride e poi canta quello che gli passa per la testa.
L’aria gli passa per la gola al suon di “do”, mentre un motivetto gli si intinge nelle vene e cresce nel suo cuore.
“Ho passato la vita ad amarti,
sognarti,
sposarti,
con cerimonie di inverno,
con anelli finti,
senza lasciarti…
Poi, un bel giorno,
è arrivato il piccolo anello d’argento
e ho visto la tua testa impanicarsi.
Ho passato la vita ad amarti,
sognarti,
sposarti…”
Una testa passa di lì, si immagina gli anelli tra le sue dita e sorride.
Una banconota,
gli lascia una banconota e sorride.
Harry nel suo cantuccio la osserva e sorride.
L’altro, l’aria malandata, le palpebre arricciate in tenere occhiaie, lo fissa stupefatto.
Ha lavorato per anni, eppure la prima cosa che lo fa sorridere è un barbone che canta un motivetto improvvisato per guadagnare qualche spicciolo, forse, la fine che avrebbe fatto egli stesso a breve.
Louis Tomlinson, un matrimonio andato a male alle spalle, nessun figlio da mantenere o a dargli un po’ di gioia, solo un nipotino, il suo adorato, a cui ogni mese manda un regalino e una lettera coi suoi pensieri.
A trovarlo, ci va appena può, ma non sa cosa potrebbe dire di lui ora che si trova sull’orlo del fallimento.
Cinque anni, sono esattamente cinque anni e qualche mese che lui si ritrova senza una novità, ma il pane ormai gli lascia solo briciole da raccogliere.
Gli artisti migliori li prendono le grandi aziende, mentre a lui, piccolo intraprendente, non resta altro che la luce spenta della ribalta giovanile, con quelle ombre che gli camminano a fianco che gli ricordano il suo entusiasmo passato, una vita a passare le notti su nuovi progetti, a corregger canzoni che qualche artista emergente si era sprecato di scrivere, magari mentre si trovava sulla tazza del bagno o mentre si rallegrava guardando chissà quale talk show con quale presentatrice, perché era così che andava il mondo.
Eppure, ora, fissando quel giovane vagabondo che, lui non lo aveva mai visto, ma che sicuramente dormiva dove capita, magari su qualche divano in saldo a qualche centro commerciale – e in effetti è proprio così- gli sembra che non ci sia nulla di più sconvolgente che la sua voce.
La testa gli si sbriciola tra le mani mentre guarda il cielo e sorride; e guarda le stelle.
Le stelle sono come i suoi
capelli, imperlate della lacca che le rende lucide, ma la lacca delle stelle sono i desideri espressi dalla gente, mentre quella di Harry non è altro che forfora e appiccicume accumulata dietro giorni, forse mesi, di mancato lavaggio.
Louis lo osserva e decide di andare al sodo, un po'perplesso se provare ad accarezzare la sua lacca che, nonostante sia così ...Sporca lo attira come non mai, quasi per via di quell'istinto paterno che ha sempre avuto. Quella lacca...Gli ricorda tanto quella del suo nipotino Jonathan, questo è il suo nome, la cui lacca ama osservare. Non tutti la hanno, ma solo le persone veramente speciali, quelle che hanno il dono di rendere felici ed entrare in empatia con gli altri, quelli che capiscono il mondo. Così, alla fine, si decide e parla:
-Come ti chiami? - dice, scuotendo lo sguardo, quasi intimorito.
Harry, di contro, lo guarda, si interroga tra se e se e invece di rispondergli decide di sorridergli.
Louis non capisce e riformula la domanda -forse è sordo- pensa, ma ancora una volta non ottiene risposta.
Le libellule volando si fermano graziose sul petto di Louis mentre la scena va avanti e le teste si inchinano a conoscersi. Come vorrebbe toccare quei capelli!
-Il suo nome deve essere il sorriso-conclude tra se e se, un po' forse per la stanchezza, un po' forse per il personaggio fuori dal comune, ma decide di pensarlo ugualmente.
Così semplicemente sorride e non gli rimane altro in bocca se non la certezza di essere sempre se stesso, il produttore in crisi, anche davanti a simili stramberie.
Quando decide di andarsene pensa allo stato di essere lacca.
Harry ancora lo osserva da lontano, non gli ha chiesto il suo nome, è stato semplicemente in silenzio osservandolo andarsene come se niente fosse, come se fosse naturale. E di gente lui ne ha vista a palate, ma sapeva che quell'individuo prima o poi sarebbe tornato, sicuramente.
Perché per Harry Louis l'ha eccome la lacca.
-Essere lacca vuol dire essere stella di qualcuno - riflette il castano. Si liscia la barba appena accennata e pensa che forse la stella di qualcuno vorrebbe proprio esserla.
Louis non ha mai voluto essere castano, però di farsi i capelli rossi non ne ha mai avuto il coraggio e poi...Lui non voleva un rosso qualsiasi no.
Lui ha sempre desiderato un rosso così acceso da farlo sembrare un cartone animato, però, in fondo forse va bene così.
Non si addice al suo lavoro, non si addice alla società, eppure una volta non l'avrebbe pensata cosi.
Jonathan gioca tranquillo col suo nuovo giocattolo.
Oggi risplende più che mai.
Lo zio Louis lo prende in braccio, sorridendo appena alla sorella che glielo ha porto e lo fissa bene in quelle iridi verdastre macchiate qua e là di catrame.
Il piccolino, non c'è che dire, ha davvero uno sguardo speciale, profondo, un po' come il signor Sorriso che Louis ha incontrato qualche giorno addietro.
Ancora ci pensa...
Non sa capacitarsi di quella voce macchiata, ma dai toni originali, da quella lacca così particolare e...Dal fatto che mentre cantasse, sorridesse.
Sì, vorrebbe proprio diventare amico del signor Sorriso.
Lo pensa nel momento stesso in cui il piccolo Jonathan gli sta tirando le guance e, anche se sa che è una pazzia di colpo si alza e decide che, sì, ''il contratto sadda fa' ''.
Posa il bambino a terra, gli dice ''zio adesso deve andare, ha un impegno urgente, ma tornerà presto" e poi, senza aspettar alcun che, si dirige alla porta sorridendo trionfante.
"È l'ora di togliere qualcuno dalla strada!"
Che poi mentre cammina si chiede anche come sia finito li, ma in fondo non importa più di tanto, glielo avrebbe chiesto più avanti, ora l'importante sarebbe stato trovarlo.
La ricerca non sembra tanto difficile.
Il sorriso del castano si dipinge di rosa non appena sente le note di un motivetto natalizio risuonare per le strade della stazione, lì dove lo aveva visto riposare qualche tempo prima.
Così cautamente si avvicina assaporando il momento della vittoria e nel momento in cui vede sbucare quella testa riccia...Beh i suoi occhi si intingono di dolcezza.
Tiene tra le braccia un piccolo cucciolo di labrador e nell'altra un manifesto in cui vi era scritto che lo stessero cercando.
Ora lo sente. Tra le note di un ''jingle bells'' riadattato sente parole che richiamano ad un cellulare, così, senza esitare, gli porge il suo ed Harry non esista a chiamare i proprietari del cucciolo smarrito.
Passano mezz'ora i due a guardarsi.
''Che bravo ragazzo'', è solo un pensiero, ma una signora col nipotino in braccio, che forse aveva l'età del suo Jonathan, glielo strappa di bocca e lui, di rimando, mostra i denti al sole che sta calando, tirando fuori una penna e un foglio per porgerli al signor Sorriso e ''signor Sorriso'' inspira forte'' io vorrei proporle un contratto discografico ... Ci sta?"
Alza un sopracciglio, sembra quasi un pagliaccio, ma non gliene importa poi tanto.
Harry lo osserva e ride.
Lui prende sempre tutti sul serio, ma questa è la prima volta che qualcuno gli da del lei, soprattutto perché la volta prima non lo aveva fatto.
E ''va bene '' sghignazza, piano. ''A patto che...''Louis è sulle spine.
''A patto che??'' Allunga le vocali.
''A patto che non mi dai più del lei signore tanto Simpatico''.
Il castano tira un sospiro di sollievo fissando l'altro imperterrito e non sapendo più cosa dire.
"Ok...'' è solo un bisbiglio, poi il vuoto.
Louis si è addormentato.
In testa ha un berretto tutto bucato e a coprirlo c'è una coperta di giornali, ma non sente freddo.
È il sapore della gloria quello che percepisce e non può essere freddo.
Fresco sì, ma non freddo.
Harry lo osserva impettito, dall'alto di una seggiola di legno.
''Un calo di zuccheri'' taglia corto.
''Sono cose che capitano, non ti preoccupare'' e porgendogli una tazza di latte caldo sorride.
''Me la regala tutti i giorni il lattaio. Bevila. È tua''
Due mani fredde si tastano le tasche in cerca di un sigaro.
Louis sorride davanti la porta di casa e porge ad Harry le chiavi; si rigira il sigaro tra le mani, impiastriccia qualche parola e poi decide di riporlo in tasca e di fumarlo una volta uscito il primo singolo.
Gli sta offrendo casa sua, ma Harry non è abituato alle case, no. Lui non è proprio tipo da case, eppure ha accettato e si ritrova la con un pasto caldo, quasi da miraggio, in un oasi di disordine peggiore del suo piccolo scatolone che-almeno quello era ordinato- si dice; ma sta sorridendo.
La vita è piena di imprevisti e sicuramente questo è uno di quelli che merita di essere affrontato.
Così sibila un ''do'' e si mette a cantare.
Nella cantina risuonano delle note, una vecchia bottiglia di borgogno invecchiato e un giovane produttore discografico ubriaco ballano su un piano scrivendo parole.
Harry canta, Louis scrive la musica, anche se a dire il vero il riccio ne sarebbe capace da se.
Studiava in conservatorio prima di perdere tutto e una volta finiti gli studi era finito lì in mezzo alla strada, finché non era arrivato quel forestiero a portarselo via.
Harry, una lacca perfettamente bellissima e meritevole secondo Louis, ha una casa, del cibo e un lavoro.
Il suo sogno, eppure non vede nessun genio della lampada magica.
Si chiede dove sia finito, ma in fondo non ha importanza ora che Louis è disteso supino sul pavimento.
Le labbra arricciate, le palpebre pesanti, il corpo stanco e sconvolto: decide anche lui di sdraiarsi.
Ci penseranno i sogni e al resto baderà domani in fondo. Il futuro non ha fretta, è il presente che non aspetta.
Quando Louis si risveglia ha le dita tra quelle di Harry e le carezza. Non sa come siano finite congiunte, ma sa che la schiena gli duole e che farebbe volentieri a meno di quel dolore cosi lancinante.
La testa gli fa male, anche.
Le gambe non lo reggono e traballano; gli occhi guardano alla cieca, ma in compenso tiene per mano un ex-barbone talentuoso.
-Devo essere matto- si dice, ma il sorriso riempie la sua bocca e la sua anima di felicità.
Tasta il cuscino sotto di se che, sicuramente, gli avrà infilato Harry e semplicemente si alza.
Scuote l'altro delicatamente, senza lasciarne la mano tanto calda e lo aiuta a tirarsi su.
-Non devi dormire per terra, hai un letto ora - lo carezza piano, scostandogli una sciocca ribelle dal viso -ed è ora che tu conosca la signora doccia -Harry fa una smorfia.
Le docce non gli piacciono, non gli sono mai piaciute, no.
Lui è tipo da bagni caldi, paperelle nell'acqua e piccoli sorrisi tra le labbra mentre qualcuno ti strofina la schiena.
Lui, non è assolutamente tipo da doccia, solo per ribadirlo.
Si sente come uno di quei gatti che di essere zuppi non ne vogliono proprio sapere.
Artiglia le unghie sporche e lunghe sul pavimento, poco prima che Louis gliele tagli -sei proprio un bambino-.
Ride.
Cerca di non farsi togliere le mutande, ma Louis lo costringe e lo spinge dentro.
-Dai che non è male- pausa- l'ho anche fatta scaldare-pausa e labbra socchiuse-per te - accenna un lieve segno di esitazione e ridacchia - e non sarà una vasca certo, ma Louis gli sta strofinando la schiena ed è così bello e rilassante che Harry decide di addormentarsi e quando si sveglia...Si trova su un divano, con una coperta di pile blu notte addosso e le tinte del sole dorato, che penetra dalle fessure delle persiane, tra le palpebre.
Louis sta scarabocchiando qualcosa e il riccio decide di avvicinarsi e.. Sono note!
-Scrivo di noi- sibila l'altro.
Lui non sa se essere felice o sorpreso, ma -sarà una canzone stupenda. Sicuramente- sospira ''come la nostra amicizia'' pensa tra se e se.
Poi abbassa le palpebre, mangia il biscotto che il liscio gli ha dato assieme a del latte caldo, e immagina; nuove parole.
Ormai è più di un mese che lavorano incessantemente alla canzone. Harry si è abituato, forse, alla vita di casa, ad un pasto caldo e al letto caldo di Louis, ma si sente nervoso.
Il suo debutto è solo tra una settimana e ancora non ha provato.
Sì, gli è proprio lecito essere nervoso.
Le allodole risuonano nella pancia del riccio, con picchi di spocchiosità assoluta, di pennacchi e fanno male.
Oggi fa la sua prima prova e la voce sembra uscirgli dalle orecchie per quanto è rauca, ma lui comunque cerca di non farci caso, in fondo non importa se andrà male, visto che ne potrà fare altre due.
Due, due, due, numero che continua a rimirargli la testa come se lo stesse guardando da fuori.
Lui è tipo da numeri infiniti e ora ha un numero definito e troppo, troppo, troppo breve per il suo piccolo corpicino; ma ''mi ci abituerò'' si dice mentre le dita gli si intrecciano.
L'hanno finita appena in tempo, pensa Louis, ma va bene, in fondo hanno scritto di qualcosa di strano.
''Lo strano amore di Peter Schlemihl
canta da solo,
ama da solo.
Di un libro il diavolo ne ha colto il patto,
il libro si scrive,
la mano ha tatto.
Un amore solo come l'invidia,
solitudine di oggi,
sentimento diabolico,
un amore solitario.
Lo strano amore di Peter Schlemihl,
lo ha scritto qualcun altro,
per il denaro,
anima del diavolo;
per la vita,
anima avara,
ma il loro amore era solitario,
un amore solo,
che cresce da solo,
che incarna il diavolo,
che incarna il rosso,
che incarna il fuoco.
Si scrive da solo,
tra le pagine del giorno,
l'amore solitario..."
due lacrime scendono lungo il viso del riccio.
Sono come due note sole, che cantano del suo libro preferito da giovane, che cantano del patto maligno dell’uomo e del diavolo, che parlano di tutto e di nulla, quello che si sente vibrare lungo il collo fino al cuore.
Pensi che certe cosa accadano solo nei film, invece sono reali e ti devi confrontare con esse, devi crescerci, conviverci, renderti conto che non torneranno tue solo perché lo desideri, ma perché ti stai impegnando per farle diventare reali.
Louis lo osserva tra la folla.
Harry pensa che benché si tratti soltanto di una libreria, molte più persone di quelle che credeva si sono fermate lì a sentirlo cantare, a sentire come intonava la sua canzone e qualche nota per bambini.
“Un grande successo” pensa l’altro con già l’oro della ribalta in tasca.
Harry pensa che Louis sia un po’ come l’uomo che ha fatto un patto col diavolo in realtà e pensa anche che lui non voglia diventare così, quindi prende una decisione: tornare a fare il vagabondo.
Quando lo dice al liscio, l’altro alza un sopracciglio e invece di discutere, vende la sua casa e si siede nel suo scatolone con lui.
Potrà anche avere tutti i soldi che vuole, debuttare come cantante, lavorare come cantante, ma la vera vita la vivi in strada.
Per questo i due hanno deciso di vivere un contratto reciproco.
“Io farò il cantante e tu il vagabondo con me” in conclusione, dice il signor sorriso.
Louis, di contro sorride.
E’ la prima volta che fa un patto con qualcuno e forse, si trova pensare, magari il diavolo ce lo aveva lui davanti.
lo scatolone lo trovano ancora la, alla stazione.
Nessuno lo ha fatto cercare.
Sopra reca il cartello “di Harry, non toccare”.
C’è dentro una ciotola di latte, dei biscotti, dei giornali puliti e tante altre cose.
La stazione è la casa del riccio e tutti i negozianti lo sanno fino anche alla vecchietta dell’ultimo piano in fondo alla strada.
“Un successo a priori” pensa Louis sedendosi nella scatola.
Non ha mai bevuto latte migliore la sera prima di Natale.
Le luci brillano, come la lacca di Harry e forse le stelle lo stanno chiamando a se.
La prossima volta che andrà a trovare Jonathan di sicuro avrà una storia da raccontargli.
“Ho fatto un patto con un buon diavolo, il diavolo che risiede tra le stelle in terra”.
Louis sorride ed Harry lo segue.
Si sente una nota atona, senza alcuna intonazione terrestre, o ancestrale, il grido della gloria che si infrange tra le note della piccola torta nuziale di pensieri che elabora la noia del domani. Poi.
In un''ti amo'' senza pensieri, il cuore batte forte, palpitando nel rumore.
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Holas Chicas! Questa robbaccia è un regalo di Natale (?) 
Anyway volevo augurare tantissimi auguri ad Arianna, la ragazza che ha ideato il prompt :3
E buon natale a tutti :D
Questa os è stata scritta per il thesecretsanta del thegays :3
  
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