Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Bookmaker    26/12/2014    2 recensioni
Fanfiction ispirata a "Christmas lights", dei Coldplay.
Dal testo:
"– A… andiamo via… – balbettò Homura. – Madoka, andiamo via.
La neve cadeva lenta, lenta, lenta. Due figure fragilissime, come statue di vetro, si allontanarono dal vicolo nero sorreggendosi a vicenda nonostante il loro passo incerto, raggiungendo la strada rischiarata dalle luminarie di Natale."
Genere: Drammatico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Homura Akemi, Madoka Kaname | Coppie: Homura/Madoka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Christmas Lights
 
Christmas night,
another fight…
tears, we cried a flood.
Got all kinds of poison in,
of poison in my blood.
 
– Homura… che cosa ho fatto!
Homura Akemi arretrò impacciatamente di pochi passi. I tacchi non le erano mai piaciuti, e ora le davano un terribile dolore alle gambe. Si accasciò al suolo, stravolta dalla sensazione di capogiro che le attanagliava la testa.
In momenti come quello, la cosa migliore che Homura sapesse fare era pensare. Ma come poteva?
– Madoka… – mormorò, la voce rotta dalla paura. – Non è colpa tua!
Madoka Kaname giaceva in ginocchio davanti a lei, il volto nascosto fra le mani nel tentativo di contenere le lacrime che le bagnavano le guance. – Io le ho uccise! – pianse la ragazza. – Sono stata io!
Homura sentì un conato di vomito risalirle dalla bocca dello stomaco. Lo trattenne a fatica, rendendosi conto che anche i suoi occhi erano colmi di lacrime. Cercò di guardare altrove, ma nulla di ciò che vide poté rasserenarla.
Da una parte c’era il corpo intatto di Sayaka Miki, ormai ridotto ad un gelido guscio vuoto e privo di vita. Strette nella sua mano serrata, si vedevano appena le schegge annerite della sua Soul Gem.
Poco più in là, Kyoko Sakura giaceva distesa su un fianco, la sua spilla rossa come il rubino ridotta in frantumi. I suoi occhi erano ancora aperti, e fissavano con un’espressione sospesa fra il terrore e l’incredulità un punto imprecisato del volto sereno di Sayaka.
Infine c’era Mami Tomoe, caduta riversa al suolo. Il suo fermaglio sembrava essere esploso in modo molto simile alla spilla di Kyoko, e alcuni frammenti del cristallo giallo erano rimasti impigliati nella trama dei suoi capelli dorati.
Tutto era silenzio, paura, morte.
– È tutta colpa mia! – esclamò Madoka. Le sue parole erano a mala pena comprensibili, al di sopra del suo pianto. – Quando ho visto che Sayaka si era trasformata in una Strega, ho… ho avuto paura! Ho avuto tanta paura!
Homura gattonò lentamente fino all’amica, porgendole una mano e ritraendola subito dopo. I suoi occhiali si erano frantumati durante la battaglia contro la Strega che fino a pochi minuti prima era Sayaka Miki, e la sua vista era sfocata e confusa. Le due lunghe trecce dei suoi capelli si erano sciolte, ed erano ora sporche di polvere e sangue.
Le sue dita si erano intorpidite, e la grande pistola automatica che stringeva fino a poco tempo prima le era caduta dalle mani. Quando Madoka aveva caricato la prima freccia, Homura era rimasta a fissarla senza riuscire a comprendere cosa stesse accadendo. Il colpo era partito, avvolto da una densa luminescenza rosea, e gli occhi di Mami si erano svuotati non appena la freccia aveva distrutto la sua Soul Gem.
Kyoko aveva fatto un passo indietro, urlando qualcosa che Homura non aveva compreso e che Madoka non aveva sentito. Dopodiché un secondo dardo le aveva scompigliato i meravigliosi capelli rossi, e la sua grande lancia si era dissolta nel nulla poco prima di toccare terra.
Durante quei pochi, lunghissimi secondi, Homura non aveva fatto nulla. Era rimasta immobile, osservando la sua migliore amica fare una strage davanti ai suoi occhi.
Madoka si era voltata, e Homura aveva visto che stava piangendo. Una terza freccia era comparsa fra le dita di Madoka, la corda dell’arco si era tesa lentamente, e la maga dai capelli rosa aveva parlato nuovamente. Stavolta, Homura aveva sentito benissimo le sue parole:
– Perdonami.
Per Homura fu come se il tempo avesse ripreso a scorrere. Il tremore delle mani di Madoka, il moto di caduta delle sue lacrime, la debole vibrazione della freccia in volo, la neve che fioccava lenta nel vicolo, avevano assunto un’entità spaventosa. Homura aveva avuto paura, e il tempo si era fermato, stavolta per davvero.
Il dardo di luce era sfrecciato a pochi centimetri dal volto di Homura, proprio mentre gli ingranaggi che formavano lo scheletro del suo scudo si richiudevano con uno scatto. Madoka aveva impugnato un’altra freccia, ma stavolta non l’aveva scoccata. Era rimasta ferma, impietrita, e il dardo si era dissolto fra le sue dita. Era caduta sulle ginocchia, gli occhi vitrei fissi nel nulla, e lentamente aveva cominciato a piangere.
Homura avrebbe tanto desiderato che quello fosse solo un brutto sogno. Voleva svegliarsi e scoprire che non era successo niente, che era ancora la mattina di quell’orribile vigilia di Natale, che la neve non era ancora caduta e che non stava imbiancando quello scenario di morte.
Ma la neve cadeva, lenta, lenta, lenta. Cadeva sui boccoli d’oro di Mami, sulla bocca appena dischiusa di Kyoko, sulle palpebre morbidamente chiuse di Sayaka. Cadeva su Madoka, sul suo abito da bambina, sulle lacrime cadute a terra in minuscole pozze.
– A… andiamo via… – balbettò Homura. – Madoka, andiamo via.
La neve cadeva lenta, lenta, lenta. Due figure fragilissime, come statue di vetro, si allontanarono dal vicolo nero sorreggendosi a vicenda nonostante il loro passo incerto, raggiungendo la strada rischiarata dalle luminarie di Natale.
***
I took my feet to Oxford Street,
trying to right a wrong.
“Just walk away”, those windows say,
but I can’t believe she’s gone.
When you’re still waiting for the snow to fall,
doesn’t really feel like Christmas at all.
 
Madoka stava dormendo. Homura l’aveva riaccompagnata a casa, ma lei aveva insistito affinché la maga in nero le rimanesse accanto. Adesso, nel silenzio della camera da letto, Homura non riusciva a dormire. Davanti ai suoi occhi continuavano a scorrere le immagini di quella notte, di tutte le notti in cui era successa quella stessa cosa. Aveva ripetuto quella storia un numero di volte indefinibile, e tutte le volte era successo qualcosa di simile. Di solito era Mami a perdere il controllo, raramente Kyoko, Madoka quasi mai. Ogni volta che accadeva, però, il suo cuore si raggelava.
Aveva cercato con tutte le sue forze di strappare Sayaka al suo destino di Strega, e questa volta credeva di esserci riuscita. Ma era stata solo un’illusione.
Durante quella vigilia di Natale, Sayaka era stata sorpresa da sola da una Strega. Aveva combattuto, aveva vinto, ma ciononostante era diventata a sua volta una Strega, rivelando alle maghe un segreto che Homura conosceva da tempo.
Era sempre così.
Homura si strinse a Madoka, cercando conforto nel calore del suo fiato. Sfiorò con le dita i capelli rosa della sua amica, accarezzandoli dolcemente. Gli occhi arrossati di Madoka si strinsero ulteriormente, avvinti da un incubo che Homura non poteva combattere.
“Vorrei tanto poterti salvare…” pensò Homura, passando una mano su quella guancia ancora umida di pianto. Si alzò lentamente dal letto, cercando di non fare rumore per non svegliare Madoka, quindi andò verso la finestra della camera.
Guardò fuori. La neve aveva smesso di cadere, e le decorazioni natalizie illuminavano ogni cosa, ma quella luce le appariva priva di significato. Aprì la finestra, per poi balzare fuori dalla stanza e chiudere il vetro dietro di sé. Il suo abito da maga si materializzò intorno a lei, e la ragazza si lasciò cadere fino al prato della casa di Madoka.
Camminò per un tempo che le parve infinito. I suoi tacchi lasciavano piccole impronte sulla neve che imbiancava ogni cosa, e il suo fiato si condensava rapidamente davanti al suo volto. Non aveva ripreso gli occhiali, ma non importava. Non era per niente sicura di voler vedere le scritte di auguri sui palazzi, gli alberi insensatamente addobbati a festa.
Da una delle poche finestre ancora illuminate giunse indistinto un suono di risate, e Homura scomparve rapidamente in una stradina incastrata tra due alti edifici.
***
Up above, candles on air flicker,
oh, they flicker and they float.
And I’m up here holdin’ on to all those
chandeliers of hope.
Like some drunken Elvis singin’,
I go singin’ out of tune.
Sayin’ how I always loved you darlin’,
and I always will.
 
Salì su un palazzo, cercando di cacciare via il senso di oppressione che le comprimeva il petto. Ogni salto le portava via un po’ di fiato, ma non le importava. Doveva salire, doveva andarsene dalla confusione, dalle luci, dalla strada imbiancata dalla neve.
Inciampò su un cornicione, scivolando su un piccolo terrazzo e urtando contro la ringhiera di ferro battuto. La caduta non le fece male, ma le lacrime si fecero strada fino ai suoi occhi e bagnarono nuovamente il suo volto.
Si rialzò, cercando la causa della caduta, ma non vide nulla. Sollevò la mano su cui era fissata la sua Soul Gem, portandosela davanti agli occhi e facendo sparire all’istante le macchie che le offuscavano la vista. Solo allora notò la piccola rientranza nel muro dell’edificio, forse dovuta ad un mattone sbrecciato.
Saltò nuovamente, riuscendo agilmente a raggiungere la sommità del palazzo. Afferrò un alto parafulmine, sporgendosi sul panorama innevato della città. Le luci di Natale bruciavano in lontananza, e cori confusi si levavano nel silenzio della notte come mormorii sottili.
***
Oh when you’re still waiting for the snow to fall,
it doesn’t really feel like Christmas at all.
Still waiting for the snow to fall,
it doesn’t really feel like Christmas at all.
 
– Perché? – mormorò, stringendosi le mani sul petto e ansimando per la fatica e la tensione. – Perché non posso salvarti?
I suoi singhiozzi tremavano dolcemente nell’aria fredda, dissolvendosi dopo pochi metri fra i soffi del vento.
Homura guardò verso il basso. Forse avrebbe dovuto far finire tutto lì, in quel momento. C’erano almeno cento metri fra lei e l’asfalto, cento metri da percorrere tutti d’un fiato. Non ci sarebbero più state Streghe, morti, dolore, paura. Sarebbe finito tutto.
Ma Madoka… nemmeno lei ci sarebbe stata più.
La maga sollevò lo sguardo, facendo qualche rapido passo all’indietro e abbracciando l’antenna. No… non poteva pensare ad una cosa del genere. Madoka l’aveva salvata proprio da questi pensieri, cedere ad essi avrebbe significato tradirla.
***
Those Christmas lights
light up the street,
down where the sea and city meet.
May all your troubles soon be gone,
oh, Christmas lights, keep shinin’ on.
Those Christmas lights
light up the street,
maybe they’ll bring her back to me,
and then all my troubles will be gone,
oh, Christmas lights, keep shinin’ on.
Those Christmas lights
light up the street,
light up the fireworks in me.
May all your troubles soon be gone,
those Christmas lights keep shinin’ on.
 
Guardò lontano, fino al mare prossimo all’orizzonte. Le prime luci dell’alba spezzavano il buio siderale del cielo senza stelle, squarciando quel velo nero e riempiendo di lacrime i suoi occhi. Erano rimaste solo lei e Madoka, ancora una volta, e la Walpurgisnacht sarebbe arrivata molto presto. Da sole, non avrebbero mai potuto sconfiggerla.
La sua amica, la sua migliore amica sarebbe morta di nuovo, e lei ancora una volta non avrebbe potuto fare niente.
– Ho fallito di nuovo, – mormorò fra i singhiozzi.
Stava per scendere lungo la facciata del palazzo, quando una sensazione fredda le fece prudere il naso. Sollevò gli occhi, osservando un piccolo fiocco di neve cadere davanti al suo volto. Era un cristallo perfetto, diverso da qualunque altro, e danzava dolcemente nell’aria immobile.
La neve cadeva lenta, lenta, lenta.
Homura rimase incantata da quella visione. Un tenue raggio di sole fendette la tenebra al di sopra della volta degli edifici più alti, raggiungendo Homura e illuminandole il volto. Una lacrima scivolò giù, portandosi dietro una sensazione di calore, e la maga la asciugò con la manica del vestito.
Anche stavolta non sarebbe riuscita a sconfiggere la Walpurgisnacht, era vero. Tuttavia, ci sarebbero state altre occasioni, tutte quelle che servivano. Il dolore non sarebbe mai stato troppo, la fatica non l’avrebbe mai sconfitta. Lei avrebbe salvato Madoka Kaname, e insieme a lei sarebbe stata felice.
Le luci di Natale brillavano dolcemente, giù nella città ancora addormentata.
***
L’angolo dell’autore:
Non ho niente di particolare da dire. Buon Natale, a tutti voi!
 
Bookmaker 
   
 
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