Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: _Maelle    26/12/2014    0 recensioni
Gli imprevisti mi fanno incazzare come un toro che si ritrova una distesa di rosso davanti agli occhi.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non so. È che tutto, ora come ora mi sembra sbagliato, inconcludente, affrettato. Vorrei fermarmi a pensare seriamente a quello che sto facendo, ma quando lo faccio succede sempre qualcosa che me lo impedisce. Gli imprevisti. Vogliamo parlarne? Gli imprevisti sono la cosa che più mi fanno incazzare. Sei lì che ti fai i fatti tuoi, e vedi che tutto sta andando secondo i piani e poi? E poi BOOM. IMPREVISTO. Scritto esattamente così, a caratteri cubitali che lampeggia inesorabbilmente sul tuo piano A. Quindi si passa al piano B, perché tutti abbiamo un piano B dai, il quali avevi fatto proprio perché “gli imprevisti possono succedere sempre”. Non pianifichi di voler una persona, quando stai bene così come sei, ma questa, si intromette sempre. Non pianifichi un “rimandato”, ma può capitare. Non pianifichi un “connessione internet assente” quando ne hai un disperato bisogno (perché parliamo chiaro e non facciamo i moralisti del cazzo, abbiamo tutti bisogno di internet, in un modo o nell’altro.) Quindi sei li che pensi “merda, cazzo” e passatemi i francesismi. E ti ritrovi a dover pensare a  una soluzione per questi imprevisti. Vi presento il Problem solving, signore e signori. Io li ho sempre odiati gli imprevisti. Già la parola stessa mi sta antipatica. Imprevisto. Che senso ha? È una cosa che dovevi mettere in conto quando hai pensato di… che so, fare il caffè la mattina ma non c’è caffè? Si mangia? Bah. In ogni caso, questo male del vivere esiste e tu in un occasione o in un’altra devi sconfiggerlo. Allora, ti adoperi. Come un ape operaia che deve tappare l’ultimo buchino dell’alveare nuovo di zecca, ma che non può farlo perché l’altra ape gli ha fregato l’ultimo pezzo del puzel. Allora ti incazzi il doppio, perché potresti essere un mito, un dio, il prescelto dell’ape regina, con quel pezzo mancante, ma appunto ti manca e non puoi fare niente, devi trovare la scorciatoia. Insomma, abbiamo appurato che è un male di vivere, ti fa quasi bestemmiare come quando sbatti il mignolo del piede contro quel maledetto comodino quando sei di fretta. Ps. Grazie, comodino di merda. Allora che si fa in questi casi quando questo famigerato imprevisto succede? Drin drin. “Scusa sono in ritardo, ho avuto un imprevisto”. Analizziamo la frase. Ti stai scusando per il tuo ritardo mentale? Per il ritardo del tram, scommetto! L’imprevisto è che… fatemici pensare… Trovato! Ti si è rotta un unghia e “ che orrore, non posso uscire di casa conciata così” Fosse per me, uscirei di casa anche in pigiama! Ma comunque, il problema sussiste. Allora che si fa? Eviti il problema. Soluzione numero uno. La percentuale di persone che evitano il problema è pari a quante le suddette persone si ritirano nel vespasiano a deliberare. Soluzione numero due, ci pensi, ti fai lo schemino, ci ripensi e alla fine mandi tutto a cagare. La percentuale di persone che adottano questa soluzione è pari a quante volte mandano a cagare la gente durante il giorno, di solito sono gli automobilisti sulla tiburtina nell’ora di punta. Poi c’è la soluzione numero tre, è tipo il santo graal, lo trovi una volta sola nella tua vita, ci bevi del vino e per il resto dei tuoi giorni sarai condannato a risolvere gli imprevisti degli altri. Io sinceramente non mi so collocare. Insomma non per fare la gradassa, ma riesco a cavarmela bene con il problem solving. Grazie mille genetica, una cosa giusta l’hai fatta allora! Mi va bene quando si parla di statiste e robe del tipo “se la maestra ti da 4 mele e il tuo compagno di banco Giggetto te ne chiede una, quante mele ti sono rimaste?” Quattro, io le mie mele non le divido con nessuno, cogliona! Allora si tratta di questo? l’imprevisto per risolverlo lo devo raggirare evitare come la peste bubbonica, fregare, mandare tutto il resto a puttane pur di non incontrarlo e voilà, ci sono riuscita, imprevisto localizzato, disinfettato, possiamo procedere a ricucire. Ma è lì il problema, come ricuci una ferita profonda quanto il Gran Canyon e pulsante di dolore, quello che a distanza di anni ancora fa male. Allora dove ho sbagliato? Ho sbagliato a rispondere “Non c’è problema fai con comodo” a quella telefonata? Ho sbagliato ad aspettare e aspettare e aspettare tanto da farmi venire i capelli bianchi? E poi? E sono cazzi perché le dinamiche tendono a ripetersi. E allora è un cerchio, un quadrato, un rettangolo o un triangolo? Aspetta, fammelo guardare da un’altro punto di vista. No, niente, non c’è storia. E allora la storia me la costruisco io. Ciao, ho 21 anni, sono una studentessa universitaria con connessi problemi mentali, fisime e vizi. A volte è difficile vivere con la coinquilina psicologa. Ti senti spesso psiconalizzata. Ci ho provato una volta, ad andare dallo psicologo, ma alla domanda “ come ti senti?” gli ho riso in faccia. “Non le prendi sul serio queste cose”. No, ti sbagli è proprio perché le prendo sul serio che rido. Insomma diciamoci la verità, qual’è la risposta al “ come ti senti?” Voi riuscite a rispondere a questa domanda? Io no, e ci ho pensato davvero. Mi sento, incompiuta, triste, sola, inconcludente, con un diploma al conservatorio in attesa di essere preso, con un ginocchio fottuto, con l’anemia mediterranea, con il mal di testa, arrabbiata, spossata, ubriaca, morta, viva, senza respiro, assonnata, sveglia, felice, serena, isterica, in catarsi e di nuovo triste. Tutto insieme. Come fai a spiegare ad una persona che non ti ha mai visto in vita sua, come ti senti? Ma la domanda successiva è peggio. “ E perché senti tutte queste cose?” Eh perché? Forse perchè alla fine la vita è questo, non è come fanno vedere nella pubblicità della lines, quelle donne con il ciclo sorridenti. Ma ci hai mai avuto a che fare con una donna con il ciclo? È tutt’alto che sorridente. Allora che si fa? Si aspetta la fine della giornata con ansia, quando finalmente sai che non devi più parlare con nessuno per forza, e sei lì, che ti fai i fatti tuoi, finalmente. Ma c’è un piccolo problema. Quella cazzo di vocina che si fa spazio come un martello pneumatico alle 7 del mattino dopo una sbornia colossale nella tua testa che si fa l’arrogante con frasi del tipo “ah, visto? Te l’avevo detto” A volte anche a me è piaciuto dire te l’avevo detto, quando avevo ragione e tu torto marcio. Ma quando è la tua vocina che te lo dice, allora lì pensi “Dio, che ho fatto di male nella mia vita per meritarmi questo?” E ti aggrappi, in un certo senso, a questa figura mistica che creò tutto. E stai lì, a rigirarti nel letto e zittirti da sola, col rischio di sembrare davvero fuori di testa. Mi correggo, sono davvero fuori di testa. Il mio problema sono i cambiamenti e le decisioni. Quando ancora hai la possibilità di decidere, tutto sembra salvabile, ma quando scegli non c’è via per tornare indietro. Devi accettare la situazione, affrontarla con le ovaie e andare avanti. Piano B completato con successo. Il soggetto sembra essere stabile, consigliamo una visita mensile. Dichiaro il paziente ufficialmente dimesso.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: _Maelle