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Autore: C and S_StorieMentali    26/12/2014    1 recensioni
Samantha è la secondogenita di Clary e Jace. La sua vita sembra procedere come al solito, tra le peripezie per nascondere la sua identità di Shadowhunter agli amici mondani e tra i continui battibecchi con Max, il figlio di Simon e Isabelle. Samantha, però, non sa che il male è in agguato... E' del tutto ignara di quello che si nasconde nell'ombra, che di soppiatto entrerà nella sua vita, sconvolgendone gli equilibri e costringendo la giovane Cacciatrice a intraprendere un'avventura che mai avrebbe immaginato, un'avventura al termine della quale dovrà compiere una scelta che decreterà il suo destino e quello dell'intero Mondo delle Ombre... Tutto ciò che conosce crollerà, e, forse, anche la realtà dei mondani è in grave pericolo.
Dal CAPITOLO 1: "Premetto che essere la figlia dei due Shadowhunters più famosi degli ultimi tempi non è per niente così eccitante come sembra. Mi spiego: se i tuoi genitori, durante la loro adolescenza, hanno compiuto mirabolanti avventure che farebbero la barba persino a un cane parlante (di questo parleremo più tardi... Effettivamente riguarda più me che loro, la storia del cane), be', tutti si aspettano grandi cose da te."
SPOILER COHF!
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che essere la figlia dei due Shadowhunters più famosi degli ultimi tempi non è per niente così eccitante come sembra.
Mi spiego: se i tuoi genitori, durante la loro adolescenza, hanno compiuto mirabolanti avventure che farebbero la barba persino a un cane parlante (di questo parleremo più tardi... Effettivamente riguarda più me che loro, la storia del cane), be', tutti si aspettano grandi cose da te. E, alla fine, la troppa pressione ti fa esplodere.
Se, in più, il tuo nonno malvagio ha deciso di aggiungere al sangue dei tuoi genitori un pochino di superpoteri angelici, sei fregato. Aggiungiamo anche che quei poteri si trasmettono ai figli, e allora sei proprio nella merda fino al collo. Perché, alla fine, ti trovi col sangue quasi tre volte più "angelico" della media. In poche parole, equivale a metterti in testa un cartello al neon con una freccia enorme puntata sulla tua testa e la scritta "Caro demone, carne fresca di angioletto. Prendila finché è piccola, perché da grande ti può spaccare il culo."
Tralasciando il fatto che non sono proprio un "angioletto" come si potrebbe pensare (niente ali piumose, aspetto divino o carattere esemplare), questo fatto è proprio la causa di ciò che vi racconterò.
Per farla breve, quando ero una frugoletta adorabile e innocente e hanno scoperto questa cosa del sangue, mi hanno costretta a inserirmi anche nel mondo mondano (perdonate il gioco di parole): l'odore di tanti mondani intorno a me avrebbe coperto il mio (a quanto pare, i demoni sentono la puzza di angelo a distanza di kilometri. E lavarsi non serve a niente). Alla fine, potrei dire di essere diventata una specie di Superman, o Spider-Man, con la differenza che non sono mai stata un'eroina o un beneficio per la società.
Se, leggendo questa storia, credete di scoprire le grandi imprese della Figlia-Quindicenne-Di-Jace-HerondaleLightwoodMorgensternWayland-E-Clary-FrayFairchildMorgenstern (scusate se mi sono scordata qualche cognome), allora è meglio che lasciate perdere, perché la cruda verità che vi racconterò tratta ben altro. Intendo, qualcosa ve la dirò, ma potreste non trovare moralmente corrette alcune delle mie decisioni, che come appurerete non sempre sono condivise da chi mi sta intorno.
E se ancora non desistete dal voler leggere questa storia, sappiate che mi scuso in anticipo. Io vi ho avvisati.

P.S.: Quasi dimenticavo, dovete pur sapere il mio nome, no? Mi chiamo Samantha. Samantha Herondale.
(Non male come presentazione, eh? Sì, decisamente. Mi dà proprio un'aria baldanzosa).
 
********
 
 
 
 
 
-Dovevi proprio uscire allo scoperto in quel modo?- mi domandò Chris, imbronciato. Sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
Mio fratello poteva essere davvero irritante, quando voleva.
Entrammo nell'ascensore dell'Istituto. Chris schiacciò il pulsante con la freccia che puntava verso l'alto, e il vecchio ascensore partì cigolando.
Guardai il nostro riflesso nelle porte di metallo. Avevamo la tenuta nera stracciata in più punti, la faccia sporca di terra e dei rami fra i capelli. Mi venne quasi da ridere, nonostante mio fratello avesse ancora un'espressione contrariata.
Ci somigliavamo abbastanza, io e Chris, anche se la sfiga genetica del sangue si era riversata solo su di me. Avevamo più o meno gli stessi lineamenti, simili a quelli di nostra madre, ma lui aveva anche i suoi occhi verdi e le sue labbra sottili. Io, invece, avevo ereditato gli occhi castano dorato e la bocca carnosa di mio padre, da cui avevamo entrambi preso i capelli biondi. Chris era un anno più grande di me. Sfortunatamente, a lui era andata tutta l'altezza, ed era anche muscoloso per effetto dell’allenamento, mentre io ero praticamente una nana.
Le porte dell'ascensore si aprirono sul solito tetro corridoio. Quando si richiusero alle nostre spalle, dopo che fummo usciti, Chris scoppiò a ridere. Era questo il bello di lui: anche se mi rimproverava, da bravo fratello maggiore qual era, non se la prendeva mai sul serio.
-Hai lasciato Max a pulire tutto- disse, fra le lacrime per il troppo ridere. Eravamo piegati in due, le mani alla pancia.
Avevo praticamente costretto Max, che, anche se era mio coetaneo, era il migliore amico di Chris, a tirare a lucido la facciata dell'Istituto dopo che ci avevamo spiaccicato sopra un Raum.
In realtà, se avessi rispettato il piano prestabilito, non avremmo indotto -per sbaglio- il demone ad avvicinarsi all'edificio, l'avremmo attaccato alle spalle senza che se ne accorgesse, e non ci sarebbero stati nessuna macchia di icore e interiora fumanti e, per una volta, nessun Max incazzato con me. Ma così non era.
Io e Chris ci accorgemmo a malapena che l'ascensore era sceso e risalito, finché non sentimmo la voce profonda e decisamente irritata di Max.
-Divertente, davvero divertente. -
Quando lo vedemmo, Chris cercò di darsi un contegno. Io me ne fregai e gli risi in faccia ancora più forte: era tutto impiastricciato e puzzava di uova marce.
Sembrava meno perfetto del solito, un po'più normale.
-Avresti dovuto attenerti al piano. Avresti potuto farci ammazzare!- urlò il figlio di Simon e Isabelle.
-Be, noi siamo ancora vivi. E il Raum è morto...- dissi.
Per quanto gli arrivassi a malapena al petto, lo squadrai dal basso verso l'alto, con finta aria di superiorità, dai piedi al torace e le braccia muscolosi, alla faccia, con la mascella leggermente marcata, il naso dritto e gli occhi cangianti dal nocciola al verde coperti un po' dai capelli neri. Oggettivamente, se Max Lewis non avesse avuto il carattere di Max Lewis, ci avrei fatto un pensierino da tempo.
Il marcio in lui, infatti, stava dentro: un po' come quella storia mondana dove c'è una vecchina che offre una bellissima mela, rossa e lucida, ad una ragazza, che appena le dà un morso muore, perché il frutto era avvelenato.
Con Max era più o meno la stessa cosa: bello fuori, una fottuta merdina dentro.
O, almeno, io lo reputavo tale, con quella sua fastidiosa grazia nel combattimento, la sua convinzione di essere migliore di me e il suo comportamento impeccabile verso chiunque non fossi io. Per non parlare di come lo credevano perfetto gli altri: mai avventato, sempre bilanciato e ordinato.
Era semplicemente odioso. E quante volte mi ero sentita dire -Samantha, devi essere più responsabile. Samantha, lo sai che devi stare particolarmente attenta, il tuo sangue attira i demoni come la cacca fa con le mosche. Samantha, perché non prendi esempio da Max?-
Okay, mio padre non aveva mai detto quella cosa della cacca, ma gira e rigira il concetto era sempre quello: Max, che avevo appositamente denominato "Il-Perfetto-del-Cazzo" (IPC, per farla breve) era, appunto, perfetto, ed io avrei dovuto essere altrettanto, quando invece ero l'esatto opposto.
E infatti: -Ora vado dritto da tuo padre e lo metto al corrente di questa tua ultima bravata.-
Assunsi un'espressione seria -Andiamo, Max. Non vorrai davvero fare così per uno scherzo innocente! E poi, la poltiglia di Raum addosso ti dona.- cercai di sdrammatizzare, facendo del sarcasmo, al mio solito.
Ma, con me, IPC sembrava non afferrare mai il sarcasmo.
Max mi oltrepassò dandomi una spallata che per poco non mi fece cadere a terra e borbottando qualche insulto incomprensibile. Restai a guardarlo mentre si allontanava velocemente nel corridoio, diretto verso la Biblioteca, dove sperava di convincere mio padre a darmi una bella punizione.


 
   
 
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