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Autore: Nikush    26/12/2014    7 recensioni
Perchè gli scrittori amano in modo diverso.
E se amano, bhè...allora è la fine.
[Castle/Beckett]
Terza stagione
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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                                                                 A chi molla, a chi scappa
e a chi non ti sopporta
 
Wildest Dreams



                                                               Image and video hosting by TinyPic

 
“Just looking for my partner. Pretty girl.
Thinks she can leap tall buildings in a single bound,
carries the weight of the world on her shoulders,
yet still manages to laugh at some of my jokes.”


 
 
Ti vedo rannicchiata su quegli scalini freddi.
Il vento gelido ti segna la faccia e ti scompiglia i capelli, sei una pazza senza giacca stasera. E io mi sento senza senso qui a fissarti quasi quanto la tua felpa leggera.
Le luci natalizie illuminano la strada e l’aria sembra avere un sapore diverso, ma questo è il potere del Natale, New York dà il meglio di se in questo periodo. La neve che ricopre Manhattan, la folla che urla “ahh” di fronte a ogni vetrina della Fifth Avenue e le coppie felici che pattinano sulle piste ghiacciate.
Sono appoggiato alla ringhiera fredda, i piedi incrociati e le mani in tasca mentre tu tremi in silenzio con le ginocchia strette al petto. E mi trovo in quel momento, non so se vi capita mai, di fissare una persona e semplicemente guardare come si comporta prima che sappia di essere osservata.
Mi sembra quasi di guardare una fotografia di una donna, seduta su dei gradini di marmo di qualche strada a Washington Heights. La vedrei bene in bianco e nero, con il gioco di ombre che i lampioni creano stasera.
Alzi la testa dalle ginocchia e fissi la strada dove poca gente cammina a quest’ora. Guardi i parcheggi così vuoti e speri di trovare quella moto che ormai non si fermerà più qui.
Ma la gente a volte fa così, parte e non torna più. Non ti dice mai esattamente il perché, diventa solo più fredda e poi sparisce.
Guardi avanti e mi vedi con la coda nell’occhio. Non ti giri verso di me, semplicemente fingi che io non ci sia e continui a gelare sugli scalini. Si sentono solo i rumori dei clacson in lontananza e i rombi delle macchine, sarà pure tardi ma questa è pur sempre New York.
Ti sporgi in avanti e volti la testa dall’altra parte mentre ti asciughi velocemente le lacrime.
« Kate… »
Sono immobile nella mia posa indeciso su cosa dire e tengo le mani congelate strette a pugno nel cappotto.
Rimango a fissare le tue labbra carnose, così viola a causa dei morsi a cui le costringi.
E mai avrei pensato di trovarti qui perché non sembra per niente da te.
Ma che posso dire io, sono solo uno scrittore. Cerco di mettere in ordine le parole creando ancora più casino. Scrivere è il mio lavoro, eppure è terribile il fatto che non ci sia aggettivo per descrivere la tua pelle o colore per parlare dei tuoi occhi. Resto costantemente senza parole da dire, mi mandi in blackout mentale.
Potrei scrivere trenta capitoli solo sul tuo sguardo, ma potrei davvero trasmetterlo agli altri?
Non posso davvero capire chi sei, perché non saprei da dove iniziare e poi niente ha senso sulla carta rispetto a chi siamo davvero.
Potrei raccontare di come mi sento vedendoti triste, posso dire che sto combattendo contro le lacrime guardandoti piangere, ma sarebbero solo parole su un foglio, solo un numero di una pagina.
Sei qui che fingi di non stare male per un uomo che non capisce quanto conti, che non ti guarda nel modo in cui ti guardo io. Non ha esitato partire per l’Africa e ti ha lasciato a congelare fuori dalla porta qui in Audubon Avenue.
Mi viene da chiedermi se lo ami, se hai immaginato un futuro con lui ed è sfumato tutto.
Per la prima volta mi rivolgi il tuo sguardo, dai tuoi occhi sgorgano lacrime senza neanche sbattere le ciglia. E’ un pianto senza singhiozzi, di quelli silenziosi e adatti alle strade e basta questa debole occhiata a distogliermi dai miei pensieri.
 « Sono sola ora? », chiedi con voce flebile.
Distolgo lo sguardo e cerco di respirare, non posso continuare a vederti così.
« Non sarai mai sola Kate, mai. »
Mi avvicino e sfilo il cappotto mentre ti prendi il volto tra le mani. Salgo i tre gradini e te lo faccio scivolare piano sulle spalle.
Il tutto avviene con una lentezza estrema.
Ma infondo siamo bloccati nel tempo anche noi qui, seduti su queste scale con la testa meno alta del solito e lo sguardo focalizzato sul niente. Siamo silenziosi e aspettiamo segretamente l’alba anche se sono le due di notte.

« Come hai fatto a trovarmi? », mormori poco dopo.
« Ryan ha tracciato il tuo cellulare »
Sbuffi mentre ti sistemi meglio nell’enorme cappotto.
« Sai, a volte pensavo che lui non mi avrebbe mai ferito, ero del tutto certa che la prima sarei stata io ».
Sospiri e ti passi una mano tra i capelli. « Non è perché se n'è andato! », esclami singhiozzando, « È per come l'ho ha fatto... Sono davvero così... »
Ti blocchi e ti volti verso di me, i tuoi occhi trovano veloci i miei. E io mi ci perdo come nelle pagine dei libri. Ti vorrei portare quella ciocca al tuo orecchio e carezzarti la guancia ma mi limito a cercare la tua mano e a stringerla.
Inizio a sentire il freddo pure io senza cappotto, ma ciò che provo non è niente in confronto alle tue labbra che hanno iniziato a dipingersi di un blu violaceo. I tuoi singhiozzi iniziano a placarsi e il vento a soffiare più forte. « Sono davvero così dimenticabile? », sussurri tra le raffiche.
Sembra una domanda che ti porti dietro da tempo, e quanto vorrei potertela togliere dalla testa.
« Insomma », ridacchi sarcastica abbassando il capo, « sono mai contata qualcosa? Sono loro o sono io? »
Mi volto per capire se stai scherzando o dici sul serio, e non posso fare altro che stupirmi.
Sei la detective sicura che impugna la pistola, che corre con i tacchi per tutta la Lexington inseguendo le persone ma anche quella che dubita di se e piange per un uomo di cui probabilmente neanche ti importava.
« E’ stata una brutta giornata », dici cercando di giustificarti e di darti contegno.
Ed è per queste piccole cose che non riesco ad inquadrarti, non riesco a riassumerti in un paio di righe. Sei molto più di una parola, più di un aggettivo che ti contraddistingue. Ma infondo non siamo tutti negativi o positivi, a volte siamo tutti e due. Non siamo solo una cosa e basta, fuoco o acqua, si o no. Nessuno è grigio o bianco. Siamo un miscuglio di colori, siamo un casino.
Siamo le sfumature, le virgole, le mezze risposte.
« Io non capisco come tu possa pensare di farti certe domande », chiedo incredulo.
Sorridi tristemente, mentre una lacrima ti scende sul viso. « Evidentemente non sono molto me stessa stasera ».
Infili le mani dentro il mio cappotto e ti accovacci ancora di più.
« E’ partito », affermi cercando di cacciare dentro tutte le lacrime.
« Ho sempre saputo che Josh era un coglione », ribatto bruscamente.
Sorridi e batti i denti e colgo l’occasione per  avvicinarmi e attirarti al mio petto dolcemente. Non ti ritrai così ti stringo più forte cercando di riscaldarti.
Ma forse Josh non sa cosa si è perso, chi mai ti lascerebbe sfuggire.
Mentre ti sento rabbrividire contro di me penso che non è ancora tempo e che forse non lo sarà mai.
Ed è strano che proprio quando sappiamo dove siamo non sappiamo dove stiamo andando e a che velocità.
«Kate stai congelando, andiamo via ».
« Possiamo solo restare…così », chiedi timidamente con gli occhi chiusi.
Stiamo immobili, congelati, abbracciati l'uno all'altro perché non c’è più nessuno che ci aspetta a casa.
E se ti dico che non ti capirò mai?
Che non so cosa stai pensando e non posso mai prevedere quale sarà la tua prossima mossa. Corri e sconvolgi la vita di tutti e non te ne rendi neanche conto, passi e lasci un segno di chi sei. Forse neanche lo sai o non ti sei ancora accorta di che effetto puoi fare.
Perché sei il mio blocco dello scrittore Kate.
Quello che mi fa imbestialire e non mi fa dormire, che mi fa mandare tutta la scrivania all’aria e sbattere le porte. Ti sembra d’aver perso per sempre la concentrazione e ti costringi a pensare ad altro per ripulire la mente da ogni cosa. Quel blocco che ti fa fissare lo schermo di un computer e che ti fa strappare tutti i tuoi appunti che sembrano così stupidi e senza senso.
« Sono venuta qui perché non sapevo dove andare », mi confessi. Ancora aggrappata a me, con le dita gelide che sfiorano il mio collo. Mi sembri così fragile o forse è solo la notte che prende in giro tutti e ci spinge a esporci di più agli altri.
Sorrido con tranquillità, come se avessimo tutto il tempo del mondo anche se sappiamo che tra poche ore il sole sorgerà richiamandoci ai nostri doveri.
Dovrei chiamarti un taxi e salutarti distaccato, ma non riuscirei a farlo, c’è qualcosa che me lo impedisce. Come posso rispedirti a casa quando non ho voglia di lasciarti andare neanche per un minuto?
Siamo un po’ come i pazzi noi scrittori, amiamo diversamente e se amiamo è la fine.
Ci divertiamo a parlare di avventure irrealizzabili e amori impossibili, ma la difficoltà sta nel rendere ogni cosa unica, indimenticabile. Cerchiamo di capire tutto e di comunicarlo agli altri e quando non ci riusciamo... non ne usciamo vivi, continuiamo ad ossessionarci, a crogiolarci e a strappare tutto e a ricominciare daccapo.
Ora forse capirai l’effetto che mi fai.
« Castle? », dici guardandomi dal basso.
« Si? »
« Puoi dormire sul divano »
« No », rispondo.
Mi guardi indispettita, così mi affretto a spiegare.
« Tu puoi dormire sul mio divano »
« Perché mai dovrei? », chiedi sorridendo mentre riprendi il tuo solito tono.
Tossisco e sorrido fissandoti negli occhi. « Semplice, perché ho il vino più buono ».



 

He said, “Let’s get out of this town, drive out of the city, away from the crowds

Nothing lasts forever, but this is gonna take me down

He’s so tall and handsome as hell, he’s so bad but he does it so well

Say you’ll remember me standing in a nice dress, staring at the sunset babe

Red lips and rosy cheeks say you’ll see me again, even if it’s just in your wildest dreams




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Buon Natale a tutti:) Fatemi sapere cosa ne pensate!

-Nicoletta
  
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