Fanfic su attori > Cast Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: Saoirse12    26/12/2014    1 recensioni
notte del 24 dicembre. (dato che non posso sopportare la chimica tra Peter e Jenna ho scritto su di loro. perchè stanno troppo bene insieme e non se ne rendono nenache conto.)
dal testo:
"La festa era finita tardi, come ci sarebbe aspettato dalla festa natalizia della produzione.
Ma non per questo era stata più divertente, non c’era lei.
Non l’aveva vista da nessuna parte."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jenna-Louise Coleman, Peter Capaldi
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Appena finito di vedere The Last Christmas. Non dico altro.
Prima ff su persone viventi. Ovviamente non li conosco di persona :’(
quindi azioni  e pensieri sono inventati da me. 
 
nota di lettura: il testo in corsivo corrisponde ai pensieri di Peter.
 
----------------------------------------------------------------------------------------
 
La festa era finita tardi, come ci sarebbe aspettato dalla festa natalizia della produzione.
Ma non per questo era stata più divertente, non c’era lei.
Non l’aveva vista da nessuna parte.
Lo sapeva di non aver nessun diritto su di lei, non aveva fatto niente per non farla andare via, non aveva protestato quando li aveva informati che sarebbe partita. Non aveva protestato, quando si era presentata alle riprese con il suo nuovo bellimbusto, pompato e privo di cervello. Non aveva detto nulla quando l’aveva beccata a pomiciare nell’angolo dei costumi, ancora con il suo odore addosso, dopo che si erano abbracciati in scena.
Non aveva detto nulla, aveva deciso di soffrire per il suo bene e per quello della sua famiglia, aveva deciso di seguire la ragione. Ignorando quello il suo cuore gli stava urlando da sempre, dalla prima volta che aveva fissato quel viso di bambola.
E così si era ritrovato li fuori, da solo. Con il vento freddo che tagliava l’aria e entrava nel colletto del cappotto. Si strinse nelle spalle e decise di andarsene, sarebbe tornato a casa a piedi, per cercare di congelare la mente.
I primi fiocchi di neve iniziarono a cadere su Londra, scendevano a spirale per toccare quel volto, e sciogliersi sulla pelle.
Guardando il cielo una lacrima sfuggì al controllo dell’uomo, rotolò sulla guancia e si schiantò al suolo. I rumori ovattati della via vicina rendevano ancora più irreale il paesaggio.
Il Tamigi scorreva placido, illuminato dalle luci natalizie e dal London Eye sull’altra sponda.
Le mani tremavano, e non solo per il freddo. Le scosse e le appoggiò al metallo della balaustra dell’argine.
Schegge di gelo gli penetrarono nella pelle, il dolore fisico che stava provando leniva quello della sua anima.
Respirò a pieni polmoni, provocandosi una fitta alla tempia e una sensazione di vertigine, la stessa che lo assaliva quando Steven gli diceva che Clara l’avrebbe abbracciato. Serrò le palpebre. Nuvolette di vapore mostravano il suo respiro irregolare.
Scosse la testa pensando che ora, lei sarebbe stata sicuramente in qualche albergo di lusso in Italia, luogo che lui stesso le aveva consigliato, per recitare al meglio la sua parte di amico.
Si ficcò le ormai gelate mani nelle ampie tasche del cappotto.
I capelli, lasciati crescere per la parte, si spostavano con il vento, ribelli.
Si avviò, alla luce fioca dei lampioni, lasciando leggere orme sul nevischio appena caduto.
                                             
 
******************************************
 
Alla fine aveva desistito, era stato costretto dal freddo pungente a fermare un taxi per raggiungere il quartiere di North London, dove abitava.
Quando scese dal veicolo, che aveva percorso non più di 3 chilometri da quando l’aveva soccorso, il suo viso era ancora completamente congelato e insensibile. Anche se l’autista aveva messo al massimo il riscaldamento.
Batté i piedi sul marciapiede, e salì i pochi gradini che lo separavano dal portone, rigorosamente dipinto di blu.
Prima di infilare le chiavi, una luce azzurrina, proveniente dalle finestra del salotto, attirò la sua attenzione. Le tende tirate non lasciavano vedere nitidamente, ma lui era sicuro che ci fosse qualcuno al suo interno, e dato l’ora tarda e la casa vuota, la possibilità era una sola. Ladri.
Infilò le chiavi nella toppa e prese il cellulare, digitando svelto il numero della polizia.
Aprì la porta, ringraziando per una volta di aver seguito l’ordine di sua moglie di oliare i cardini. Nell’atrio evitò con cura il benjamino sulla destra e si diresse verso il salone, afferrando, intanto, una rappresentazione del David appoggiata su una mensola.
Nel frattempo il cellulare squillava a vuoto.
Le scarpe nuove non facevano nessun rumore sul marmo freddo.
La luce azzurra continuava a mostrarsi, a volte attenuandosi ma sempre presente dietro la porta a vetri della sala.
Quando girò l’angolo non si trovò di fronte un ladro, ma la televisione.
Era accesa, ma nessuno la stava guardando. Schiacciò il tasto rosso del telefono e bloccò sul nascere la domanda della donna che aveva appena risposto.
Aggirò il tavolino basso e la poltrona, per portarsi davanti al divano. E la vide.
Sdraiata, con una mano sotto la guancia e le ginocchia al petto, per trattenere un po’ di calore. Rimase ipnotizzato. Il petto le si muoveva piano, sembrava una bambina, il viso limpido, la fronte distesa, le labbra leggermente dischiuse.
Su quelle labbra si focalizzò lo sguardo dell’uomo, che si chinò, inginocchiandosi sul tappeto. Sfiorò l’ovale perfetto della donna con il dorso della mano.
Quella fece una leggera smorfia.
Le palpebre fremettero, per poi dischiudersi e mostrare quei meravigliosi occhi caldi, che si posarono sul viso dell’uomo, scaldandolo all’istante.
- Peter…- gli disse con la voce un po’ impastata. - oh…io…scusa…. – balbettò poi, come a rendersi conto della situazione
- ciao Jen…- rispose quello, dopo qualche secondo per trovare la voce. – come sei entrata?-
-io..- sorrise arrossendo leggermente – tutti tengono le chiavi di scorta nel vaso di fianco alla porta –
- io non ho un vaso di fianco alla porta.-
- hai un portaombrelli – gli sorrise. Lui arrossì.
- ti ho svegliato, scusa –
- in realtà non avrei dovuto addormentarmi, volevo.. - - si insomma… avevo sentito che tua moglie e tua figlia non c’erano… quindi ho rubato il Dvd dell’ultimo speciale e volevo guardarlo assieme a te-
Come un’amica pensò l’uomo.
- ti sapevo in viaggio – rispose lapidario. Lei lo guardò con gli occhi socchiusi, notando il cambiamento.
- si…bhe…non sono andata-
- come sta.. come si chiama?-
- Ben.. e non lo so… ci siamo lasciati prima delle vacanze.-
- oh..perché non me l’hai detto?
- mha..non volevo che ti preoccupassi anche di me…con tua moglie e il resto… non era una cosa importante…non… -
- non riesci a dimenticare Roland ..mm?? – sussurrò lui. Lei lo fissò negli occhi.
- *lui e un altro uomo, che ha deciso di tormentarmi i pensieri a tutte le ore… - un moto di stizza. L’uomo allarga le narici ,e stringe le labbra.
- chi è ? – a stento trattiene il tono duro
- nessuno di cui preoccuparsi, è sposato, per cui…. E poi mi vede solo come un’amica….-
Sei un grandissimo coglione, amico. Adesso c’è questo nuovo pallone gonfiato. L’hai persa per sempre. Sei uno stupido. Il pensiero vola nella mente dell’uomo, rattristandolo ancora di più
- magari invece non è vero… - la rassicura lui, se questo è il mio destino, l’amerò di nascosto, nell’ombra, l’aiuterò e la consiglierò come un amico, osservandola da lontano.
I pensieri si placano, dopo aver accettato la sua nuova condizione.
- magari dovresti dirglielo…- le dice, sentendo il cuore frantumarsi.
Mai dolore fu più acuto e terribile.
Lei non rispose, lo guardò un attimo, per poi fissare lo sguardo sul televisore ancora acceso.
- sai, avrei voluto che questa scena finisse in un altro modo – l’uomo si costrinse a girarsi verso lo schermo.
Il Dottore sta chiedendo a Clara di seguirlo di nuovo nel Tardis. I loro visi sono a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro.
L’uomo si ricorda che quel giorno un pensiero prepotente si era fatto strada nei suoi pensieri.
- ho chiesto a Steven di modificarla, ma non ha voluto sentire ragione -. Lui si gira di nuovo verso di lei, confuso, un nodo alla gola gli rende difficile pure respirare. Lei lo fissa attentamente negli occhi.
Il cuore pompa impazzito.
Il rombo nelle orecchie gli impedisce di sentire.
La ragazza gli appoggia delicatamente una mano sulla guancia, un accenno di barba le punge il palmo.
I visi si avvicinano, i respiri spezzati.
Rimangono così per qualche secondo, poi lei rompe la barriera e preme le labbra contro quelle dell’uomo. Un attimo di sgomento, pensieri confusi si dibattono nella sua mente.
Si sente rispondere al bacio, come se non fosse lui a decidere.
Lei schiude le labbra.
Le lingue si scontrano, stuzzicandosi a vicenda. Beandosi l’ una del contatto dell’altra. Si rincorrono, esplorandosi. Le mani accarezzano i corpi, lei le passa nei tuoi capelli, stringendoti a sé.
Per il bisogno d’aria i due si staccano, le labbra rosse e i volti felici.
- Peter, sei congelato! –
- scusa….. sono venuto a piedi. –
- tu sei matto….vieni….. ho voglia di un bagno caldo – si alza. Lui le afferra i fianchi e l’abbraccia, stando ancora in ginocchio. Le sue mani gli scompigliano i capelli.
- avremmo potuto risparmiarci un sacco di dolore inutile – dice dall’alto
- lo so…sono uno stupido..-
- ah…anche io … - lei sorride, tu ti alzi piano.
- sei troppo alto Peter, te l’ha mai detto nessuno? – ride la ragazza, dato che ora la sovrasti di almeno 2 teste.
Quindi l’uomo si abbassa repentino sulle ginocchia, afferra la donna e la solleva. Lei ride e si aggrappa alle sue spalle.
- ora non puoi lamentarti! – la prende in giro lui.
Jen ride, poi lo fissa in quei bellissimi occhi chiari
- ti amo – sussurra di getto
- ti amo- le risponde
- **non sono semplici parole, le mie. Non le ridirò mai più a nessuno. Sono per te. Ti apparterranno sempre. – sorride tra le lacrime che minacciano di spuntare. Peter non risponde, la bacia solamente per dimostrarle tutto ciò che prova.
- allora….dov’è il bagno? – gli dice, dopo essersi staccata.
 Lui la fa scendere, si leva il cappotto e si dirige verso le scale.
Prima che possa sparire lei gli afferra il retro del maglione, sorridendo nel corridoio buio.

 
 
-FINE-
 
 
* preso dalla fine dell’episodio speciale di natale dell’8 stag.
** clara lo dice a Danny ( una cosa simile per lo meno)
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Saoirse12