Ciao a tutti questa short è nata dopo aver letto il
capitolo 35 dell’Alchimia del Sangue di Axia,parla del ricordo di Duncan sul
suo incontro con quella che sarebbe stata la sua squadra diciamo di punta, la
sua croce e la sua delizia. Ho analizzato come i personaggi della squadra e
Duncan hanno vissuto questo giorno dal mio punto di vista. Ovviamente i
personaggi sono da attribuirsi a J.K.Rowling e a Kysa e Axia creatrici di una
mitica saga.
Ringrazio Denny per avermi permesso di pubblicarla e
Shikonon93 che è una mitica beta.
Buona lettura
Quella mattina Draco Lucuis Malfoy
si era svegliato di buon ora e, dopo un caffè nero bollente e una sigaretta, si era concesso una
doccia calda.
L’acqua che scorreva sui suoi
muscoli scolpiti da anni di quidditch e dagli addestramenti per diventare auror
era estremamente rilassante.
Ebbene si.
Lui, il figlio del
mangiamorte per anantonomasia, ora era un’auror.
Il giorno prima aveva
ricevuto una lettera di ammissione che lo invitava a presentarsi quella mattina
al Ministero, dove gli avrebbero comunicato quale sarebbe stata la sua squadra
e i primi incarichi. Suonava strano detto da lui - e tra l’altro iniziava anche
a dubitare della propria salute mentale - ma in un certo senso sarebbe voluto
capitare con lo Sfregiato per tormentarlo e anche perché era l’unico che lo
capiva senza giudicarlo.
La sera prima era uscito con
Blaise per festeggiare la bella notizia, aveva seguito a casa sua la Melody di
turno rimorchiata e, dopo l’ennesima serata di sesso senza entusiasmo, era
tornato a casa.
Nessuna riusciva
a dargli un minimo della felicità e della passione che lei era riuscita a dargli, erano tutte un mucchio di bambole
vuote…Tra le loro braccia cercava conforto, cercava di riempire il vuoto che lei gli aveva lasciato, del dolore che lei gli aveva causato, perché lei, la regina dei grifoni, era l’unica
donna che gli avesse mai preso il cuore.
Grazie a lei e per lei era
cambiato, e, alla fine, lei se n’era
andata e lasciandolo solo con un vuoto difficile da riempire.
Ora per lui iniziava una
nuova vita, ma già sapeva che sarebbe stata dura combattere con la diffidenza e
la cattiveria della gente, mentre se ci fosse stata lei al suo fianco, ne era certo, sarebbe stato tutto più semplice.
Ma oramai doveva contare solo su se stesso, come era sempre
accaduto prima di lei, del resto.
Dopo un ultimo sguardo allo
specchio sarebbe stato pronto ad uscire: un ragazzo dagli argentei occhi, segno
distintivo dei Black, e serici capelli, orgoglio dei Malfoy, lo ossarvava dal
vetro.
Draco Malfoy restava sempre
l’unico ed inimitabile Principe delle Serpi.
Harry James Potter, quella
mattina, era decisamente euforico per aver realizzato il suo sogno.
Auror.
Finalmente.
Sapeva che anche Ron, Ed e
Draco avevano superato gli esami.
Sarebbe stato
tutto perfetto, se soltanto insieme a loro ci fosse stata lei.
La sua Hermione, amata e
adorata per anni, come amica, amante e, infine, sorella.
E invece lei era andata a
studiare in Germania, decisa a diventare auror specializzandosi anche nelle Arti
Oscure.
Aveva davvero una gran voglia
di sentirla, non gli bastavano certo le sue lettere, sempre vaghe, sempre
sfuggenti.
Dio, quanto gli mancava.
Anche Ron e Edward sentivano
la sua mancanza, ma almeno loro avevano reagito e attendevano con ansia il suo
ritorno.
Draco, invece, era decisamente
quello che l’aveva presa peggio.
Lui l’amava.
Anche Harry aveva dovuto
ammetterlo, dopo averlo visto migliorare con lei.
E poteva quasi percepire il dolore
che lo straziava, nonostante lui non l’avrebbe mai ammesso: nonostante tutto lui
era sempre il Principe delle Serpi, il discendente delle più grandi famiglie
del mondo magico, e la debolezza in lui non era mai stata contemplata.
Aveva promesso ad Hermione di
badare a lui, evitandogli di rinchiudersi di nuovo nella sua Fortezza di
Ghiaccio, e stava fancendo tutto il possibile per non deluderla.
Avevano addirittura raggiunto
il record dei quindici minuti di conversazione civile ed educata, da non
credersi.
Salutò Sirius e Remus, suoi
coinquilini dalla sconfitta di Voldermort, che, come al solito, stavano batti
beccando come una coppia sposata.
Un nuovo capitolo della sua
vita stava per iniziare.
Ronald Bilius Weasley quel
giorno aveva ricevuto una sveglia piuttosto inquietante.
Infatti, ancora prima di
capire chi fosse e dove si trovasse, aveva sentito mamma Weasley intimargli,
con tono ansioso e leggermente isterico, di non fare tardi. Finalmente era
uscito dall’ombra dei suoi fratelli.
Lui, il primo auror della
famiglia.
E tutti erano orgogliosi di
lui: i genitori non facevano che vantarsene a destra e a manca, Bill e Charlie
si erano complimentati , Percy gli aveva fatto la solita ramanzina sull’onore
della famiglia da tenere alto, Fred e George lo avevano preso in giro
facendogli qualche scherzo - ma tutto ciò era molto da loro – e, infine, Ginny
gli aveva regalato un mantello nuovo.
Era dannatamente nervoso.
Stranamente, infatti, il suo
stomaco aveva anche rifiutato l’abbondante colazione preparata apposta per lui
da mamma Weasley.
Quella mattina sarebbe stata
l’inizio di una nuova avventura, vissuta al fianco di Harry,il fratello di una
vita, Ed e persino della bionda serpe.
Con il tempo era riuscito a
conoscere e ad apprezzare Edward e Draco, e ora sapeva di poter contare anche
su di loro.
Harry l’avrebbe capito e
consigliato, Ed l’avrebbe fatto ridere e Draco con le sue frecciate lo avrebbe
spronato a reagire.
Salutò sua madre e, dopo aver
rivolto un pensiero alla sua migliore amica, si avviò al Ministero.
La notte precedente Edward
Deverall Dalton si era dato ai bagordi giocando fino a notte fonda con due
demoni e un mago e, come il solito, era rincasato di corsa e malconcio.
Il suo risveglio quindi non sarebbe
stato comunque dei migliori, ma, comuqnue, suo padre avrebbe potuto
risparmiarsi quella bella secchiata d’acqua gelida di prima mattina.
George Dalton, dopo averlo
squadrato minaccioso, gli aveva chiesto senza troppi preamboli se era
intenzionato a continuare con quella vita da teppista anche dopo essere
diventato auror.
Quando si era sentito
rispondere, con un sorrisetto strafottente, che il figlio non poteva garantire
niente del suo futuro era uscito dalla stanza con lo stesso stato d’animo di un
Erinni.
Ed si era concesso una doccia
calda e un’abbondante colazione, sapeva che, con lui, anche Harry, Ron e Draco erano entrati a far
parte della squadra auror, ed ora avrebbero intrapreso, tutti e quattro
insieme, una nuova strada.
Duncan Gillespie era arrivato
al ministero di buon'ora, orgoglioso del suo
nuovo incarico di Capo Auror, e stava riguardando le schede dei nuovi
arrivati.
Prima era uscito ad
osservarli e non aveva potuto fare a meno di notare che loro spiccavano fra tutti.
Aveva deciso che quei quattro
sarebbero stati La squadra,
nonostante anche Kinsgley glielo avesse sconsigliato a causa dei guai che i
ragazzi parevano attirare come calamite.
Duncan era stato a lungo ad
osservarli, certo che il loro destino, nonostante fossero così tanto diversi,
fosse di stare insieme: Harry, copia spudorata di James era seduto su una
mensola; Draco, che poteva apparire anch’esso simile a Malfoy senior ma che se
ne era dimostrato tanto differente, stava beatamente fumando una sigaretta posizionato
esattamente sotto il cartello “No smoking”; Edward e Ronald, invece, erano
piegati sul tavolo a ridere - sicuramente dell’auror che la sera prima Dalton
aveva ripulito.
Quei ragazzi ne avevano viste
davvero parecchie insieme - e chissà
quante ne avrebbero viste ancora.
Harry, col suo animo da
leader palese a tutti tranne che a lui, sarebbe stato un perfetto capo squadra,
Draco sarebbe diventato con ogni probabilità il miglior alchimista della Gran
Bretagna e, se non fosse stato per quel suo animo così… Slyterin,avrebbe avuto grandi attitudini al comando, Ronald nonostante
dovesse ancora sbocciare del tutto aveva grosse potenzialità e Edward, con le
sue doti intellettive, sarebbe dventato un grande Auror - peccato solo per
l’insofferenza alle regole.
Duncan li vedeva esattamente
come i quattro venti:
Il Mezzogiorno -Harry, tanto
caldo da scaldare anche i cuori.
La Tramontana -Draco, fredda
e sferzante.
Il Ponente –Ronald, mite e
tranquillizzante.
Il Levante -Edward, inquieto
e portatore di tempeste.
I suoi quattro venti, lo
sentiva, avrebbero scritto la storia del Mondo Magico.