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Autore: musa07    27/12/2014    3 recensioni
" … io so dov’è …
Quelle poche parole pronunciate da Alaude continuavano a riecheggiare nella testa di entrambi.
Le aveva pronunciate dopo aver tratto un profondo sospiro, sul finire di una riunione informale, solo loro tre, quando non aveva proprio più potuto far finta di non notare che per tutto il tempo Giotto, davanti alla finestra, aveva fissato con un dolce sorriso velato di malinconia lo svolazzare dei fiocchi di neve in giardino. Praticamente impossibile poi non accorgersi che per tutto il tempo G. non aveva mai dato in escandescenza nemmeno una volta, ma si era limitato ad osservare il crepitare del fuoco nel cammino... Cozzato mancava ad entrambi. Era un vuoto che non sarebbe mai potuto essere colmato. Perché Cozzato non poteva esser rimpiazzato da nessuno ..."
[Os per il Compleanno di Cozzato^^]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, G, Giotto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Non c’è Cozzato Primo tra i personaggi?????!!!! ARGHHHHH!!!]
 
Ok, io non posso immaginare e sopportare che quei tre non si siano davvero mai più rivisti.
Auguri Cozzatolove <3
 


 
“ E’ durante la notte che le stelle brillano”

 
 
… io so dov’è …
Quelle poche parole pronunciate da Alaude continuavano a riecheggiare nella testa di entrambi.
Le aveva pronunciate dopo aver tratto un profondo sospiro, sul finire di una riunione informale, solo loro tre, quando non aveva proprio più potuto far finta di non notare che per tutto il tempo Giotto, davanti alla finestra, aveva fissato con un dolce sorriso velato di malinconia lo svolazzare dei fiocchi di neve in giardino. Praticamente impossibile poi non accorgersi che per tutto il tempo G. non aveva mai dato in escandescenza nemmeno una volta, ma si era limitato ad osservare il crepitare del fuoco nel cammino. Fuoco che mai avrebbe scaldato quella parte di Anima dove c’era il vuoto lasciato da Cozzato.
Sapeva bene, Alaude, che l’avvicinarsi del compleanno di uno di loro tre era come aprire una ferita vecchia che non si sarebbe rimarginata mai. Soprattutto se il compleanno di uno di loro si accavallava durante le festività natalizie.
- Io so dov’è … - aveva pronunciato con la sua voce calda e profonda. E allora, G. e Giotto si erano voltati verso di lui, come trasognati, all’unisono. Non era servito che il Guardiano aggiungesse altro. Era chiaro a chi si stesse riferendo.
Quando si erano dati l’addio, quando Cozzato era partito per il suo esilio volontario, fingendo la sua morte – per il bene di tutti loro – avevano rispettato la sua decisione, ma mai accettata, non volendo sapere dov’era indirizzato. Molto semplicemente perché sapevano che non avrebbero resistito. Sarebbero andati da lui. Ma ora, dopo due anni … Dopo due anni di compleanni non più festeggiati insieme come da anni e anni avveniva, diventava sempre più difficile. Cozzato mancava ad entrambi. Era un vuoto che non sarebbe mai potuto essere colmato. Perché Cozzato non poteva esser rimpiazzato da nessuno.
 
- Andiamo! – pronunciarono all’unisono la sera di Natale. A due giorni dal compleanno di Cozzato.
Stavano rientrando dal Concerto di Natale che si era tenuto presso la Chiesa vicino a Residenza Vongola. Gli altri, con il loro silenzioso affetto nei loro confronti, chi con una scusa, chi con un’altra, li avevano lasciati rientrar da soli. E loro due ora, mano nella mano, grazie al favore dell’oscurità e della notte gelida, stavano facendo il giro più largo per rientrare e per poter sfuggire da occhi indiscreti.
- Si arrabbierà. – sorrise divertito il biondo, sollevando lo sguardo verso la luna che risplendeva glaciale, perché sapeva che Cozzato li stava proteggendo anche da lontano e non avrebbe gradito di certo che loro due si esponessero a pericoli inutili solo per andarlo a trovare.
- E chi se ne frega! – rise l’arciere, seguito dal Primo. Eccolo il sorriso vero di Giotto, quando non doveva ingoiare rospi amari, quando non doveva sempre e comunque mantener salda la sua diplomazia innata durante riunioni o durante serata e incontri formali. Il sorriso di Giotto che veniva fuori quando finalmente anche lui poteva permettersi di mostrare il suo lato umano, perché nessuno avrebbe colpito, perché nessuno ne avrebbe approfitto.
- Andiamo … - sussurrò il Primo, obbligando G. a fermarsi, in prossimità di un laghetto ghiacciato, prima di stringersi in un abbraccio.
 
 
MARTEDI’ 27 DICEMBRE
 
Un sole e un cielo brillanti avevano preso il posto dell’infuriare della tormenta di neve del giorno prima.
Cozzato si trovava nei pressi del parco cittadino. Con Magi ovviamente, la sua nipotina adorata di cinque anni. Anastasia lo rimprovera sempre di viziarla troppo, che non andava bene. Ma Anastasia adorava poter punzecchiare il suo fratellino. Lei più di tutti era in grado di capire cosa si agitasse dietro al sorriso caloroso e affabile di Cozzato. D’altra parte avevano condiviso la stessa casa per nove lunghi mesi, schiena contro schiena. E lei si era aperta la strada per prima. Gli aveva aperto la strada. Già da neonata, Anastasia aveva sempre protetto il suo gemello adorato.
Prevaricatrice, la prendeva sempre in giro lui. Scemo, era la lapidaria risposta della ragazza. E allora Cozzato scoppiava nella sua risata fresca e cristallina.
E il concentrato cipiglio che aveva Magi in quel momento, mentre piegava la testa davanti al pupazzo di neve che lei e lo zio stavano creando, a Cozzato ricordò immancabilmente la gemella, quando lo rimproverava per qualcosa. Inutile dire che in quelle poche ore in cui erano fuori, a ruota avevano fatto la loro comparsata altri bambini della città, per salutare il loro adorato maestro di scuola (Cozzato, ti voglio come collega. Ti prego T_T), fargli gli auguri, chi con un abbraccio, chi con un bacio. A fare a gara, come quando erano in classe, per attirare e avere le sue attenzioni. E Cozzato rispondeva a tutti gioviale. Allegro, sorridente. Buono … Quando, due anni prima, erano giunti in quella città, lui aveva accolto con la sua solita entusiasmante curiosità il fatto di dover ricominciare dall’inizio e quando, con un passaparola generale, era venuto a sapere che nella scuola elementare cittadina un insegnante era andato in pensione e il suo posto era vacante, senza tanto pensarci, si era presentato. Ed era stato, ovviamente, un successo.
Molto presto si era fatta l’ora di rientrare per il pranzo, ma lui – che quando si perdeva nelle cose che lo galvanizzavano, era peggio dei bambini - continuava a ripetere a Magi: “ Ancora un minuto e poi andiamo” e la bambina si limitava a scuotere la testa, divertita, quasi che i ruoli si fossero invertiti. Quando aveva iniziato a non sentire più la punta del naso, solo allora Cozzato si era voltato a fissar la strada deserta, rendendosi conto che l’ora si era fatta proprio tarda. Aveva sorriso, tendendo le braccia verso Magi, per farla saltare in braccio, ma qualcosa aveva attirato la sua attenzione. Si era voltato, portando protettivamente la nipotina dietro di sé.
- Zio … - aveva mormorato lei, aggrappandosi ai lembi del suo mantello.
Cozzato aveva aguzzato la vista, verso le due figure incappucciate che si stavano lentamente avvicinando. D’istinto, aveva gettato un’occhiata attorno, a tener d’occhio e calcolare ogni via di fuga o di attacco.
- Va a casa Magi, dì alla mamma che sto arrivando. – le disse, abbassandosi verso di lei e sorridendole dolcemente per tranquillizzarla, mentre le sistemava la sciarpa. La bambina l’aveva fissato impensierita, per poi assentire con il capo e iniziare a correre.
La guardò prender il vialone principale e lentamente il sorriso sparì dalle sue labbra, prima di voltarsi. Erano passati due anni, nessuno l’era mai venuto a cercare. Tolti G. e Giotto, tutti nel mondo mafioso pensavano fosse morto e la famiglia Simon dissolta, eppure …
Sospirò. Li avrebbe protetti, tutti! Come aveva sempre fatto. Tutti quelli che l’avevano seguito in quell’esilio, ricostruendosi una nuova vita, li avrebbe protetti, qualsiasi nemico si stesse facendo avanti in quell’istante. Restava pur sempre un Boss. Lo era stato per tanto tempo, e i suoi sensi, il suo intuito Simon era sempre in allerta, solo assopito ma mai sedato. Stava per andare in Hyper Mode, ma nel momento in cui si voltò di nuovo verso i due sconosciuti, dopo essersi assicurato che Magi avesse imboccato la sicura stradina verso casa, l’adrenalina che aveva preso a pompare, si placcò immediatamente. Il suo intuito, il suo istinto, avevano già capito. Il cuore era arrivato prima della parte razionale. Come sempre.
- Non può essere … - bisbigliò, sgranando gli occhi.
- E’ questa l’accoglienza che riservi … -
- Oddio … - boccheggiò, deglutendo a vuoto. Quel tono adorabilmente insolente l’avrebbe riconosciuto ovunque.
- … a due vecchi amici? – Anche questo tono dolcemente imperante risuonò alle sue orecchie come un balsamo.
I due nuovi arrivati si scoprirono il volto, facendo scivolare il cappuccio dei loro pastrani neri, nello stesso identico momento.
I capelli dorati di Giotto, sotto la luce accecante del sole mattutino, brillavano con ancora più insistenza del solito. La zazzera rossa di G. risaltava come uno stendardo indomito e infuocato.
Cozzato fu da loro in un attimo. Aveva coperto la breve distanza che li separava in un istante. E in un attimo si erano ritrovati tutti e tre a terra, in un groviglio di corpi. Di lacrime e di risate. Di abbracci. Uno dei loro abbracci cosmici come li avevano sempre definiti. Non si ricordavano neppure chi tra i tre avesse coniato quella definizione, ma era diventata come una sorta di formula magica. Un abbraccio cosmico quando erano tutti e tre insieme, quando uno dei tre stava per cedere, quando era più stanco del solito, quando sembrava di non riuscire neanche a scorgere la luce in fondo al tunnel. E allora si stringevano in quell’abbraccio, a ricordarsi che si potevano anche permettere dei momenti di debolezza, di stanchezza, che non sarebbe successo niente. Perché erano umani. Perché gli altri due avrebbero sempre risollevato l’altro, risanato. Sempre, comunque, ovunque.
Poter risentire la risata di Cozzato, oh: non aveva prezzo. Ora erano di nuovo loro tre. Come lo erano sempre stati.
- Che ci fate qui? – chiese, non lasciandoli ancora andare.
- Sei arrabbiato? – domandò a sua volta Giotto, in apprensione.
- Arrabbiato? – le labbra del Boss Simon si aprirono in un dolce sorriso, mentre si metteva a sedere, incrociando le gambe. Sapeva il perché di quella domanda. – Come potrei essere arrabbiato ad avervi qui? – li rassicurò, togliendoli la neve dai loro capelli.
G. e Giotto si scambiarono una rapida occhiata fugace, di soppiatto, sorridendo.
- Buon compleanno … - sussurrarono all’unisono e si ritrovarono nuovamente atterrati, con un nuovo scoppio di ilarità. Erano troppo felici, tutti e tre.
- Cozzato, adesso che ti abbiamo ritrovato, non ti libererai di nuovo di noi – il Boss Simon stava per obiettare qualcosa, ma il Guardiano glielo impedì -  e non me ne frega proprio un cazzo delle tue obiezioni. – lo ammonì tremendamente serio G., puntandogli un dito contro. Gli altri due si lanciarono un’occhiata veloce, trattenendosi dallo scoppiare a ridere di nuovo.
- Questo Guardiano è un po’ troppo irriverente, Vongola Primo! – si divertì a prenderlo bonariamente in giro l’altro rosso della situazione.
- Hum, e si proclama anche mio braccio destro. – gli diede manforte Giotto, fingendo un sospiro mesto, sforzandosi di non scoppiare a ridere, mentre tutti e due fissavano l’arciere fingendosi contrariati. Il quale inarcò leggermente il sopraciglio sinistro.
- La mia vendetta sarà tremenda. – proferì semplicemente il Guardiano sogghignando, e poi – veloce e letale come solo lui sapeva esserlo – prese una manciata di neve con entrambe le mani per ficcarla bene dentro i mantelli degli altri due.
- Ma allora vuoi la guerra! – lo ammonì Cozzato ridendo, issandosi.
Se fosse passato qualcuno in quel momento, di sicuro si sarebbe fermato incuriosito di fronte a quello strano quadretto. A veder quei tre adulti a darsi battaglia a palle di neve, ridendo e schiamazzando come matti.
Alla fine, Giotto e Cozzato si erano coalizzati contro G., che non si negava di certo e solo quando si trovarono a corto di fiato, e fradici, si sedettero a terra, ansanti.
- Che bello avervi qui … - pronunciò candidamente Cozzato, mettendosi in appoggio sulle mani appoggiate dietro, sollevando il volto verso il sole – Magari poteste restare … - fantasticò, altrettanto innocentemente, e allora lo splendido viso dei suoi due più cari amici, si era adombrato.
- Vediamoci ogni tanto. – bisbigliò G., solenne e il Boss Simon aveva sospirato affranto.
- Almeno ai nostri compleanni Cozzato … almeno ogni tanto … per favore … - bisbigliò il biondo, rincarando la dose.
Impossibile negare qualsiasi cosa a Giotto. Ecco perché era un leader amato e stimato.
Cozzato sospirò nuovamente.
- Io non voglio mettervi in pericolo. Non voglio mettere in pericolo la mia famiglia, i miei amici. Di me non me ne frega niente, ho fatto io questa scelta, assumendomi ogni responsabilità, ma non mi perdonerei mai se dovesse succedere qualcosa a voi due, agli altri. Ora è questa la mia vita … - concluse, sorridendo malinconicamente, allargando le braccia, come a volerli indicare ciò che stava intorno, ciò che aveva costruito di nuovo.
 - Permettici di farne parte, Cozzato. Permettici di essere ancora parte della tua vita. Ma non come Boss Vongola e come Guardiano, ma come .. ma come siamo sempre stati. – lo pregò Giotto, con una solennità tale nello splendido volto che ne risaltava ancora di più i tratti fini e regali.
- Farete attenzione? – li pregò il Boss Simon. Non poteva negare a se stesso che si sarebbe barattato l’anima con il Diavolo pur di poter creare dei nuovi ricordi con loro due.
- Sì. – lo rassicurò G., socchiudendo gli occhi mentre la luce brillante del sole sottolineava i lineamenti praticamente perfetti del suo volto.
Cozzato sospirò, dolcemente sconfitto, passandosi una mano tra i capelli rossi, abbassando per un momento lo sguardo a terra, per poi riportarlo verso i suoi più cari amici. E come adoravano i due la sua maniera di sorridere, quando piegava leggermente la testa di lato, socchiudendo gli occhi, mentre una piccola fossetta si formava sulla guancia sinistra, rendendo quel viso – se possibile – ancora più incantevole, senza possibilità di staccargli gli occhi di dosso. Era così che l’avevano conosciuto. Era stato con quel sorriso che si era conquistano il loro affetto, la loro stima e la loro fiducia incondizionata. La loro amicizia. Con quel sorriso scanzonato, ma che rifletteva comunque tutta la sua bontà, la sua forza d’animo. Era un sorriso sempre vero, sempre sincero e proprio per questo in grado di indicar la strada da seguire. Un porto sicuro in mezzo alle tempeste più feroci.
- Andiamo. Anastasia mi ha cacciato fuori di casa a forza per prepararmi una festa a sorpresa, ma saremo noi a far una sorpresa a tutti loro. –
Sapeva molto bene Cozzato come quella che era e restava la sua famiglia, nel senso affettivo del termine, erano sempre rimasti molto legati a G. e Giotto. Non c’era giorno che non parlassero di loro e in più occasioni avevano proposto a Cozzato di invitarli lì.
- Ha fatto lo strudel? – chiese speranzoso Giotto, cercando di mantenere il tono di voce il più indifferente possibile. Si ricordava perfettamente il gusto dello strudel di Anastasia, tanto che la ragazza ogni anno, per il suo compleanno che cadeva un mese dopo quello del fratello, glielo preparava sempre. Il Primo era estremamente goloso e il luccichio che gli era passato negli occhi dorati l’aveva già miseramente tradito.
- Sì. – rispose divertito il festeggiato, dopo essersi scambiato un’occhiata sorniona con G.
E fu come se quei due anni non fossero mai esistiti.
 
 
FINE^^
 
 
Nonostante Hallelujah come OST mentre scrivevo - https://www.youtube.com/watch?v=OgjdTgtCOeg - son riuscita a farvi ricongiungere^_^ Vi lovvo <3
E adesso, prima che uno a caso – senza fare nomi, ma solo cognomi: Gokudera  ahahah^///^ - arrivi ad assillarmi, giurin-giurello che mi metto sotto con il 5°capitolo.
BUONE FESTE A TUTTI 
   
 
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