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Autore: Alex___    27/12/2014    2 recensioni
"Sei da sola?"
"No" sorrisi.
"Chi c'è con te?"
Sapevo chi c'era. Conoscevo perfettamente quei capelli lunghi e castani, quegli occhi color nocciola e talmente profondi, quelle labbra carnose ma non troppo e quei denti perfettamente bianchi e dritti. In quel momento sembrava tutto così reale, come se, allungando una mano, avessi potuto toccarla, magari abbracciarla. Mi mancavano disperatamente i suoi abbracci. Ma le mie braccia non ne volevano sapere di spostarsi da dove erano. Poggiate sui braccioli della poltrona, le mani strette intorno ad essi. La scena che vedevo però sembrava così vera, nonostante avessi gli occhi chiusi. L'unica cosa che mi permetteva di capire che non stavo vivendo realmente quello che vedevo, che era una cosa già successa, era la voce del mio psichiatra.
Genere: Drammatico, Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Dimmi Mel, dove ti trovi in questo momento?" 
"In camera mia, non lo vedi?" 
"Sei da sola?"
"No" sorrisi.
"Chi c'è con te?"
Sapevo chi c'era. Conoscevo perfettamente quei capelli lunghi e castani, quegli occhi color nocciola e talmente profondi, quelle labbra carnose ma non troppo e quei denti perfettamente bianchi e dritti. In quel momento sembrava tutto così reale, come se, allungando una mano, avessi potuto toccarla, magari abbracciarla. Mi mancavano disperatamente i suoi abbracci. Ma le mie braccia non ne volevano sapere di spostarsi da dove erano. Poggiate sui braccioli della poltrona, le mani strette intorno ad essi. La scena che vedevo però sembrava così vera, nonostante avessi gli occhi chiusi. L'unica cosa che mi permetteva di capire che non stavo vivendo realmente quello che vedevo, che era una cosa già successa, era la voce del mio psichiatra. Lo psichiatra da cui ero costretta già da qualche settimana ad andare, dopo quello che era successo. Il suo metodo era l'ipnosi. Ero molto scettica inizialmente su questo metodo, ma tutte le persone da cui i miei genitori avevano preso informazioni avevano ripetuto quanto speciale e importante fosse il suo metodo e che aveva funzionato per molte persone. In effetti ero migliorata un po' dalle prime volte. Adesso non rischiavo piu di aggredire lo psichiatra, ovviamente inconsapevolmente, come avevo fatto le prime volte. Adesso andava un po' meglio, anche se i ricordi che rivivevo continuavano ad essere dolorosi e continuavo a non darmi una spiegazione per quello che era accaduto. Il suo metodo di ipnosi era differente da quello classico di cui si sente spesso parlare. Lui non usava nessun pendolo o amuleto, mi faceva solamente concentrare su dei suoni e con le sue parole mi portava allo scenario desiderato, al giorno in cui la mia vita era cambiata. 
Stavo ancora fissando la figura nella mia stanza e sorridevo. 
"Chi c'è con te?" Ripetè il dottore.
"La mia ragazza." 
"Come si chiama la tua ragazza?"
"Alice" il mio sorriso si faceva sempre più grande. Continuavo a fissarla. Era così bella, nonostante la sua espressione, sembrava triste. Gli occhi esprimevano tristezza e disgusto, la bocca era imbronciata e pronunciava delle parole che non riuscivo a capire. 
"Cosa state facendo?"
Il mio sorriso scomparve quando cominciai a capire quello che mi stava dicendo.

"Melany non ne posso più! Sei una stronza! Devi lasciarmi fare quello che voglio! Tagliarmi mi serve ok?! Non ti devi intromettere, e non mi importa se sei la mia ragazza, tu non riesci a tenermi in vita, non mi basti, mi servono i tagli! Quindi stai zitta!" 

"Alice io voglio salvarti! Lo faccio per te! Non voglio vederti in queste condizioni! Non voglio che tu ti faccia del male, voglio essere io la tua cura e ci sto provando in tutti i modi! Lasciati aiutare!" Questo era quello che avevo detto ad Alice in quel momento ed è esattamente quello che urlai in faccia allo psichiatra. 
"State litigando?"
"Si" risposi con le lacrime che mi bagnavano completamente il viso. Nonostante la pelle bagnata le mie mani restavano saldamente attaccate alla poltrona. 

"Melany ti ho detto che tu non mi basti! Non lo capisci! Io ti amo ma tu mi hai rovinata! I miei genitori non mi parlano perchè non sopportano nemmeno l'idea di avere una figlia lesbica, io non ce la faccio più, sono qui solo per te!" 

"Bene. Allora fai come cazzo ti pare. Mi sono rotta di starti sempre dietro. Vattene se vuoi!" Urlai. Vidi Alice alzarsi di scatto e sentii lo psichiatra parlare. 
"Che sta succedendo Melany?" 
Ero impietrita. Mi misi ad urlare e cascai dalla poltrona. Sentii lo psichiatra che cercava di calmarmi. Non capivo quello che diceva ma sentivo che mi accarezzava un braccio.
"Calma Mel, stai andando bene. Non è successo nulla, non ti preoccupare. Quello che stai vedendo è già accaduto, sono solo i ricordi nella tua mente, tranquilla." 
Mi ricomposi sulla poltrona e continuai a fissare la mia camera dove Alice non c'era più. La finestra era aperta.
"Possiamo continuare?" Chiese lo psichiatra.
"Si" 
"Cosa sta succedendo?"
Mi misi a piangere, ma non rumorosamente. Quasi involontariamente, le lacrime scendevano e io neanche le sentivo.
"Se n'è andata." Dissi con voce ferma.
"Dove é andata?" 
"Si è buttata dalla finestra. È morta."
"La stai guardando?"
Non risposi. Mi avvicinai alla finestra e guardai di sotto. Il suo piccolo corpicino era in un mare di sangue. La mia piccola si era uccisa, ed era solo colpa mia, io le avevo detto di andarsene pochi secondi prima. 
"La sto guardando. È morta." Dissi quasi sussurrando e iniziai a singhiozzare. Le mani erano sempre più strette ai braccioli della poltrona. 
"È colpa mia!" Iniziai a gridare piangendo sempre più rumorosamente. Sentii lo psichiatra afferrarmi il braccio e parlarmi. Ovviamente non capivo ciò che mi diceva, continuano ad urlare che era colpa mia. 
"Non è colpa tua Melany!" 
Con questa frase aprii improvvisamente gli occhi e mi ritrovai sulla moquette della stanza dello psichiatra. Piangevo raggomitolata per terra. Ci misi un po' di minuti per ricompormi e tornare completamente alla realtá. Mi misi di nuovo a sedere sulla poltrona davanti al dottore. 
"È finita Mel, tranquilla." Mi rassicuró lui.
"Ho urlato tanto vero?" 
"Abbastanza, ma adesso è finita, adesso sei di nuovo alla realtà." Disse con un sorriso.
"È passato quasi un anno da quando è accaduto. Non è normale che urli ancora così tanto." 
"È normale Melany, non ti preoccupare, piano piano andrá sempre meglio e smetterai di urlare, smetterai di svegliarti la notte piangendo per gli incubi, smetterai di sentirti in colpa. Tutto questo finirà presto. Ne sono sicuro." Sorrise di nuovo.
"Io le ho detto di andarsene, e poi lei si è buttata." 
"Non è colpa tua."
"Lo so, ma non riesco a fare a meno di pensarlo." 
"Finirà, te lo prometto."
Sbuffai.
"Per oggi è tutto, ci vediamo la prossima settimana, e ricorda di appuntarti tutti gli attacchi di panico e gli incubi che avrai, se ne avrai.
"Ne avró sicuramente."
"Questa settimana sono diminuiti rispetto a quella precedente."
"Si, diminuiscono sempre, ma non abbastanza." 
"Tutto questo finirà presto." Disse facendomi l'occhiolino.
Uscii dalla stanza e tornai a casa.
Mia mamma mi abbracció come tutte le volte che tornavo da una seduta. E alla sua solita domanda "come è andata?" risposi sistematicamente "bene", e mi dileguai in camera mia. In quella camera. Dove tutto era successo. In quella camera dove mille volte avevamo fatto l'amore, dove mille volta avevamo litigato e fatto pace e dove la persona più importante della mia vita se n'era andata. Avevo pensato anche io di farlo. Di seguirla dovunque fosse andata buttandosi da li, ma non ne avevo il coraggio. Allora avevo iniziato a fare quello per cui tanto la rimproveravo. Tagliarsi. E in effetti mi dava un po' di sollievo, e mi faceva sentire più vicina a lei. Anche quella sera lo feci. Incisi il suo nome sulla mia coscia. Poi mi misi sdraiata sul mio letto e pensai che forse lo psichiatra aveva ragione, forse presto tutto questo sarebbe finito. Sicuramente sarebbe finito, ma in che modo? Pensai che poteva finire bene o poteva finire male. Dopotutto era passato un anno e ancora non mi ero ripresa bene. "È una trauma" dicevano. "Te lo porterai dietro per tutta la vita, ma tranquilla il dolore diminuirà." E quando? Quasi una anno e ancora non era diminuito neanche di un decimo di grado. Non credevo che il dolore sarebbe mai scomparso, quello che pensavo era che avrei dovuto solamente imparare a conviverci. Mi decisi a pensare positivo, come ormai facevo ogni sera. Mi ripetei che ce la potevo fare. L'avrei fatto per lei. Poi come ogni sera presi la foto di Alice che tenevo sotto il cuscino, la baciai e dissi "ti amo...lo faró per te, promesso." E la rimisi a posto. 
Avrei continuato a combattere, il dolore e l'amore per lei non se ne sarebbero mai andati, ma volevo vincere la guerra. Dovevo. Per lei. 

ALLORA
Sono in periodo molto difficile della mia vita e in questa os mi sono ispirata anche ai miei stessi pensieri e, in un certo senso alla mia esperienza. Quindi mi è venuta questa idea e sono subito corsa a scriverla. Non so se sono riuscita a spiegare bene e dettagliatamente quello che mi ero immaginata nella mia testa, lo spero tanto. Mi piace molto scrivere questo tipo di storie. Per ora ho scritto solo questa One shot, ma se ricevo pareri positivi magari potrei anche scrivere una storia lunga dei capitoli dello stesso genere. Se non sono riuscita a spiegare bene qualcosa chiedete pure. In ogni caso fatemi sapere che ne pensate, ogni tipo di commento :) grazie di averla letta. A presto spero :D 
  
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