"Sei da sola?"
"No" sorrisi.
"Chi c'è con te?"
Sapevo chi c'era. Conoscevo perfettamente quei capelli lunghi e castani, quegli occhi color nocciola e talmente profondi, quelle labbra carnose ma non troppo e quei denti perfettamente bianchi e dritti. In quel momento sembrava tutto così reale, come se, allungando una mano, avessi potuto toccarla, magari abbracciarla. Mi mancavano disperatamente i suoi abbracci. Ma le mie braccia non ne volevano sapere di spostarsi da dove erano. Poggiate sui braccioli della poltrona, le mani strette intorno ad essi. La scena che vedevo però sembrava così vera, nonostante avessi gli occhi chiusi. L'unica cosa che mi permetteva di capire che non stavo vivendo realmente quello che vedevo, che era una cosa già successa, era la voce del mio psichiatra.