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Autore: Glendora    27/12/2014    0 recensioni
Farla finita sembra davvero molto facile, soprattutto nella solitudine di una camera d'albergo a chilometri di distanza da casa. Questo, però, non sembra il destino di Ville Valo che, inaspettatamente, tra le mura di quello che sembra essere un vero e proprio girone dell'Inferno, troverà quello che ha sempre cercato, ciò che la fredda lametta di un rasoio appoggiato sulla pelle non è stata capace di dargli. Ma il fato ama giocare con le persone e Ville non è certo immune...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduta nella posizione meno scomoda che la schiena le consente di mantenere, Lily controlla le porte dell’ascensore: ogni volta che si aprono si aspetta di vedere Connor attraversarle di fretta e cerca di immaginarsi che faccia potrebbe avere l’uomo nell’andarle in contro, ma quello che si trova davanti va oltre ogni possibile immaginazione.

Connor sembra essere invecchiato di colpo. I capelli sale e pepe, sempre in ordine e impeccabili, sembrano non voler stare al loro posto e anche lui sembra aver abbandonato quell’aria di rigida compostezza che accompagna la sua alta e massiccia figura: Connor è solo un uomo. Un uomo molto preoccupato che guarda negli occhi la figlia del suo migliore amico, leggendovi dentro solo tanto dolore e smarrimento.

“Hai fatto presto. Non dirmi che ti sei messo a correre all’impazzata per strada, non sarebbe da te!” Sdrammatizza lei, sorridendo dolcemente.

“Lily…” Come cominciare? Quali parole usare? Stai bene suona essere una frase inutile e banale in una circostanza del genere, soprattutto perché il viso di Lily è quello di una donna che non sta affatto bene. Il fatto, poi, che sia in quell’ospedale, uno dei migliori del paese per la cura di malattie oncologiche, aggrava ancora di più la situazione, oltre che la paura di Connor che davvero non sa come iniziare quel discorso per paura di non avere la forza di sentirsi dire qualcosa che sa già non gli piacerà affatto. “Lily…” ripete, con la gola secca e le labbra appena tremanti.

“Ok, abbiamo assodato che sai il mio nome! Sto bene Connor, non ti preoccupare. Voglio solo andare a casa.”

“Che cosa è successo? Come mai sei qui?” Avvicinandosi alla donna, Connor l’aiuta ad alzarsi e sorreggendola, l’accompagna fino alla macchina dove, finalmente, può sedersi senza mascherare una certa felicità nel poter stare nuovamente a riposo: la schiena le brucia da morire, lo schienale del sedile di quella vecchia automobile non è certo dei più comodi, ma nulla può superare il dolore che prova nel camminare.

“Biopsia del midollo osseo” risponde lei guardando dritta davanti a sé, mentre Connor mette in moto la macchina senza chiedere dove vuole che la porti. Si limiterà a guidare, ad ascoltare, ma se potesse resterebbe in quella macchina con lei per sempre, per proteggerla da tutto quanto. 

“Perché?”

“Due mesi fa ho fatto degli esami del sangue di routine e hanno trovato dei valori sballati, così ho incominciato a fare delle analisi per capire quale potesse essere la causa e, dopo diversi tentativi, mi hanno mandato qui per un consulto. A quanto pare si tratta di leucemia Connor, i vari controlli che ho fatto sembrano essere tutti concordi con questa diagnosi, ma ancora non si sa di che tipo e a quale stadio è la malattia.” Non voleva essere così diretta e brutale, ma deve esserlo perché girare attorno al problema non lo fa certo sparire.

“E quando si saprà?”

Non è vero, non può essere vero, non sta succedendo a lei, non a Lily.

“Fra una decina di giorni avrò i risultati di questi test, poi si vedrà.”

“Ma tu come ti senti?” Chiede ancora, senza staccare gli occhi dalla strada per paura che se dovesse incrociare quelli di Lily non riuscirebbe a trattenere le lacrime.

“Sto bene e non lo dico tanto per dire: sto bene davvero. Aoki, la mia dottoressa, dice che è un buon segno, che forse l’abbiamo presa in tempo.”

In tempo, già, come se davvero fosse possibile diagnosticare una cosa del genere in tempo: tre stadi di gravità più un ulteriore quarto che, in realtà, non è altro che quello che determina quanto ancora resta da vivere al paziente. Nessuno ha mai scoperto un tumore al primo stadio e, di sicuro, la leucemia non è tra quei tipi di cancro che lasciano sperare in una vita lunga e felice, soprattutto quando si è giovani come Lily, con cellule forti capaci di riprodursi velocemente, lasciando che anche la malattia progredisca allo stesso ritmo.

Silenzio. Un lungo silenzio intervallato solo dai rumori della città che sfrecciano fuori dai finestrini dell’auto,  suoni di una vita diversa che, di tanto in tanto, si mescola ad una realtà parallela rinchiusa nelle lamiere di quella vettura.

“Avresti dovuto dirmelo. Sono ancora il tuo tutore legale, non mi importa se hai trentadue anni.”

“Lo so, ho sbagliato, ma è successa un’altra cosa nel mentre, una cosa che mi rende felice nonostante tutto. Volevo pensare a questo e basta, senza lasciarmi angosciare dal resto.”

“Ti sei innamorata di Ville, non è vero?” Per la prima volta da quando hanno iniziato a parlare, Lily si gira verso Connor che la guarda a sua volta con la coda dell’occhio per notare dipinta sul suo volto una buffa espressione di sgomento e di incredulità, mista al rossore di chi è stato appena colto a rubare la marmellata.

“Come lo sai?”

“È da quando è arrivato che lo sto tenendo d’occhio. Avevo paura che l’arrivo di un cantante così famoso nella struttura potesse creare problemi e ho preso delle precauzioni, soprattutto per non metterti sottopressione con un caso tanto delicato…”

“E che cosa hai dedotto dalle tue osservazioni furtive?”

“Ti adora Lily, in un modo tanto profondo ed indescrivibile da sembrare quasi irreale, ma so che quello che prova per te è così vero e puro da lasciarmi sbigottito. Ho visto una volta sola un amore così incondizionato: quello tra James e Rose…”

“È il tuo modo per tirarmi su il morale o credi davvero che mi ami come papà amava la mamma?”

“Sai che non direi mai una cosa che non penso, soprattutto se si tratta dei tuoi genitori: forse non te ne rendi conto, ma quel ragazzo vive per te e ti dirò di più…anche tu vivi per lui, è come se le due metà di una mela si fossero finalmente incontrate”

“Non sei arrabbiato?”

“Perché dovrei? Vi siete ridati la vita a vicenda e io non ti ho mai visto così splendente come in questo mese: suoni il piano, sorridi, sei felice e non è una maschera, una copertura per fingere che non hai paura di quello che potrebbero rivelare i risultati dei tuoi esami. Sei felice davvero ed è merito di Ville.”

“Si vede così tanto che lo amo?”

“Mancano solo gli striscioni in cielo! Ora però mi devi spiegare che cosa stai combinando con lui: ieri era disperato quando non ti ha visto, deduco che tu non gliel’abbia detto.” A Connor non si può nascondere nulla e questo Lily lo sa bene anche se, a volte, tende a dimenticare che lo psicologo la conosce meglio di chiunque altra persona, meglio di quanto Lily conosca se stessa.

“No, infatti. Vorrei avere gli esiti prima di metterlo in allarme, essere certa di quale sarà il mio futuro. È ancora fragile, non può far fronte ad una malattia così impegnativa come quella che potrei avere se i risultati fossero negativi.”

“E il resto gliel’hai raccontato?”

“Fino ad un certo punto” ammette, abbassando la testa con fare colpevole: avrebbe dovuto essere sincera fin dall’inizio, invece ha permesso a Ville di avvicinarsi troppo e ora non sa come fare a rivelargli tutti i dettagli di quella vita che sta iniziando a sfuggirle di mano, quasi come se fosse impazzita.

“Devi dirglielo. Devi raccontargli tutto e devi lasciarlo scegliere: non puoi tenerlo legato a te se gli nascondi due segreti così importanti. Se vuoi aspettare a dirgli delle tue condizioni di salute posso capirlo e lo accetto, ma per quanto riguarda l’altra questione devi giocare a carte scoperte. Glielo devi.”

“Hai ragione, come al solito! Ti detesto quando mi psicanalizzi!”

“Lily…mi prometti che qualsiasi cosa succederà mi racconterai sempre tutto? Ho rischiato di morire quando mi hai detto dov’eri: non farlo mai più, ci siamo capiti?”

“Sì, Con…scusa se ti ho fatto spaventare.”

Dire tutto a qualcuno è qualcosa di terapeutico. Poter raccontare a Connor quello che le sta succedendo riesce a tranquillizzare Lily, che non si sente più sola a combattere contro qualcosa più grande di lei. Certo, Connor non è Ville e quello di cui Lily ha bisogno è solo il suo tenero abbraccio capace di farle dimenticare ogni cosa, ma almeno ora si sente più leggera ed è già un passo avanti, soprattutto in previsione di quello che dovrà fare a breve: essere sincera, smettere di nascondere e, magari, rendersi conto che Ville la ama anche così, pregando che lui possa amarla in quel modo.

Continuando a guardare la strada, Connor allunga la mano verso quella di Lily e la stringe forte: sa che non è abbastanza, ma è l’unica cosa che può fare al momento, perché c’è ancora un briciolo di speranza che quella condanna che grava sulle spalle della donna non sia una sentenza di morte. 

James, Rose se davvero vegliate su di lei fate in modo che non le succeda niente. È finalmente felice dopo diciannove anni di sofferenza costante, non mandate tutto a monte, lasciatela vivere quello che per troppo tempo si è negata.

 

***

“Ville, sai dov’è Lily?”

“Oh, mi parli ancora adesso? Che onore.”

“Smettila, sono preoccupato, sono due giorni che non viene a lavoro. Anche Connor non c’è…sembrano spariti tutti” Jasper è seriamente preoccupato e non fa nulla per nascondere il suo stato d’animo, che appare fin troppe evidente.

“Perché dovrei sapere quello che fa Lily?” Risponde lui cercando di essere il più convincente possibile, concentrando la sua attenzione sulle corde della chitarra che stava allegramente strimpellando qualche minuto prima.

“Perché sei un suo paziente. Dubito che Katherine possa dirmi qualcosa.” Constata, lasciandosi sfuggire una battutina davvero infelice.

“Fai poco lo spiritoso, Jasper. Comunque qualche giorno fa accennava ad un convegno, se non sbaglio. Forse lei e Connor sono andati lì.”

“Ne sei certo?”

“E che ne so: non parla con me di cose personali! Non ci sei tu per questo?”

Va bene Ville questa era cattiva…moderati!

“È che ultimamente la vedo distratta. È sempre impegnata con te, Katherine e il suo progetto di terapia con la musica. Non riesco a trovare un momento per parlare da solo con lei come ai vecchi tempi.”

“Che bello parlate di nuovo voi due?!” Commenta allegra Lily, avvicinandosi di soppiatto alla camera di Ville.

Girandosi di scatto verso la dottoressa, Jasper non riesce a controllare la sua felicità e l’abbraccia stringendola forte in vita, strappandole un rantolo di dolore sommesso.

“Jas, ti prego fa piano” lo ammonisce quasi con le lacrime agli occhi, scansandolo appena.

Ville, palesemente agitato, si è alzato dal letto, ma trattiene una reazione esageratamente preoccupata per evitare di destare i sospetti dell’inserviente, rammaricato per aver fatto del male all’amica.

“Che ti è successo?” Domanda con il tono più neutrale possibile.

“Ho sbattuto contro uno spigolo e ora sono un po’ acciaccata, tutto qui.” Guardandolo con sguardo eloquente, Lily cerca di far calmare Ville pronto anche a scaraventare Jasper addosso alla parete pur di farlo allontanare da lei ed accertarsi che vada tutto realmente bene.

“Sei sicura di stare bene?” Chiede Jasper continuando a scusarsi.

“Sì, tutto ok. Però per i prossimi giorni evita di stritolarmi!” Scherza lei sentendo il dolore diminuire.

“Perché hai quella coperta?” domanda curioso Ville sviando il discorso.

“Connor ha firmato l’autorizzazione e ora hai il permesso di gironzolare per il parco! Ti porto a fare un giro, se ti va!”

“Con molto piacere.”

“Jas, Connor ti cercava. Forse è meglio se vai a controllare di che cosa ha bisogno.”

Sistemandosi il camice e salutando Lily e Ville, Jasper si precipita fuori dalla stanza, ma non prima di notare una strana complicità tra i due che si sfiorano teneramente nell’attesa di rimanere finalmente soli.

Forse l’avrò sognato pensa allungando il passo e dirigendosi verso l’ufficio di Connor, sperando di non aver fatto aspettare troppo il capo.

Una volta sparito Jasper alla vista, Ville stringe le mani di Lily e l’attira dolcemente a sé per baciarla con tenerezza.

“Ciao” sussurra lei.

“Ciao…pensavo che quell’orribile omone non ci avrebbe più lasciato soli.”

“Dai, non trattarlo così. È solo preoccupato per me, sono la sua unica amica.”

“Scusa, è che mi sei mancata.”

“Anche tu” dice Lily mentre entrambe le sue mani accarezzano la schiena di Ville stingendola forte.

“Allora non mi lasciare più” propone lui tirandola ancora di più verso di sé per sentire il contatto con il suo corpo.

Un gemito abbandona ancora una volta Lily che automaticamente stringe il polso destro di Ville per fargli scostare la mano dal punto in cui sente dolore.

“Mi dispiace, ti ho fatto male?”

“No, non troppo. Però ho paura che dovremmo controllarci per qualche giorno.”

“Sarà dura, ma ce la faremo” scherza lui.

“Forza e coraggio! Dai, prendi una felpa e la chitarra che ti porto ad esplorare il parco: sono sicura che ti piacerà.”

Ubbidendo, Ville segue Lily che lo conduce fuori dalle fredde pareti dell’ospedale: gli sembra quasi impossibile riuscire a vedere il cielo, sentire l’aria fresca sul viso. Si è quasi dimenticato di quanto bello può essere il mondo all’esterno dell’ospedale, troppo concentrato a vivere il più intensamente possibile il suo amore con con quella splendida donna, la sola cosa bella di quel maledetto posto.

Anche Lily è pensierosa: vuole portarlo in un posto molto particolare dove raccontargli quella parte del suo passato che non ha ancora avuto il coraggio di rivelare, sperando che quel piccolo passo possa darle il coraggio anche per parlargli di tutto quanto il resto, quello di cui parlava Connor in macchina, il suo passato più lontano e il suo presente così burrascoso, ma anche di quel futuro incerto che non smette di essere lì, a portata di mano, proprio grazie a Ville.

   
 
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