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Autore: eli_s    28/12/2014    2 recensioni
Accadde in un istante apparentemente casuale, quello in cui Damon, neolaureato in viaggio, incontrò Elena, ancora intenta a scoprire che direzione dare alla sua vita. La loro storia sarà raccontata attraverso dei tuffi nel loro passato!
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Under your spell


“Accadde quando nessuno lo aspettava,
accadde senza suono di campane
accadde diversamente dalle storie
che i romanzi e le memorie ci raccontano abitualmente.
Accadde senza un tappeto di stelle, accadde, un raggio di luna.
Il nostro amore è arrivato molto dolcemente,
si è sparso molto lentamente,
si è attardato,
è restato.
Accadde senza che il mondo ringraziasse,
senza che le rose fiorissero,
senza un canto di lode.
Accadde senza drammi.
Il tempo ha solamente fatto il suo letto
come in ogni grande amore.
Aconteceu-Adriana Calcanhotto
 
Mystic Falls ottobre 2009
 
Il cielo inziò a farsi velocemente nero e un vento di tempesta accarezzò le foglie secche sparse sul prato del Mystic High. Gli studenti si sparpagliarono cercando presto riparo verso casa, stringendosi nelle giacche troppo leggere per quell’autunno arrivato in un colpo mentre tre ragazze sedute sul muretto che costeggiava l’ingresso del liceo si apprestavano a raccogliere le proprie cose per andare a casa dopo una giornata di scuola. La bionda puntò i suoi grandi occhi azzurri verso i tetri nuvoloni apparsi d’improvviso sulle loro teste.
-Uh, Vicky in arrivo-
La ragazza dalla pelle olivastra alzò un sopracciglio in direzione della bionda e poi spostò lo sguardo complice di disappunto verso la terza, una moretta intenta a riordinare i propri appunti quasi sfilati dalle sue mani da quel vento irritante. Elena incrociò gli occhi verdi di Bonnie e le scappò una risata. Per odiare Vicky Donovan, Caroline la nominava un po’ troppo spesso. Certo ormai avevano fatto l’abitudine ai suoi paragoni in negativo, ma rischiava di diventare eccessiva. Il cielo è pesto come le occhiaie di Vicky Donovan. Tutto diventava un riferimento alla poveretta che aveva commesso il grande errore di pomiciare con Tyler il primo anno di liceo alla festa di compleanno di Caroline, generando un vero e proprio caso di stato: il bollettino del Mystic High non aveva parlato d’altro il lunedì seguente.
-Andiamo dai, io devo anche entrare a lavoro tra poco-
Si alzarono avviandosi verso l’auto di Caroline che avrebbe dato un passaggio ad entrambe.
- E noi-
Bonnie puntò un dito verso la bionda intenta a frugare nella borsa in cerca delle chiavi.
-Dobbiamo ripassare per il test di domani-
Le iridi azzurre rotearono seguite da un sbuffo.
-Lo so!Me lo stai ripetendo da tipo dieci giorni Bon, anche io voglio andare al college-
Salirono sull’auto.
-Allora vedi di non trovare l’ennesima scusa-
-Anche perché io ho già dato e non posso aiutarla-
Elena prontamente spalleggiò l’amica tirando una frecciatina a Caroline della quale vide la smorfia riflessa nello specchietto retrovisore. Colpita. La moretta aveva avuto il test di fisica il giorno prima e non aveva intenzione di correggere gli esercizi a Bonnie mentre lavorava.
-E va bene ho capito mi dispiace, ma queste due settimane passate sono state incasinate, dai lo sapete organizzare il ballo d’inverno richiede tempo e soprattutto sono crediti per il college-
La pioggia prese a ticchettare energica sui vetri dell’auto dando inizio ufficialmente all’autunno. Si fermarono nel piccolo piazzale di ghiaia della locanda avvolta nella vegetazione spoglia: una casetta in legno grezzo e pietra, colorata da tonalità autunnali, rendeva il bed&breakfast Bennet davvero suggestivo. Fuori campeggiava il cartello: Welcome under our spell.
Le tre corsero dentro e lo scampanellio della porta attirò l’attenzione di una signora anziana dai tratti molto simili a Bonnie, che alzò lo sguardo verso di loro.
-Ragazze-
-Ciao nonna-
Bonnie si sporse sul bancone della reception e diede un bacio veloce a sua nonna.
-Noi ci mettiamo sul tavolo di là va bene?-
-Certo, cercate di non fare troppa confusione..vado a prepararvi un tè e a controllare le camere ora che è arrivata Elena-
La ragazza sorrise a quella che era praticamente una nonna anche per lei e Caroline, cresciute tra le mura di quella locanda nei lunghi pomeriggi passati a giocare in giardino o ad aiutare la nonna di Bonnie. Da quando Elena aveva compiuto 16 anni lavorava alla locanda dopo la scuola occupandosi dell’accettazione dei clienti mentre Bonnie aiutava sua nonna con tutto il resto delle cose che c’erano da fare. Sua madre era morta molti anni prima  e la figlia aveva dovuto prendere il suo posto e imparare in fretta a gestire conti e personale ed Elena si era offerta subito per lavorare qualche pomeriggio dopo la scuola per dare una mano. Afferrò il suo amato quaderno rigido in cui scriveva storie e pensieri e si appollaiò sulla sedia morbida rialzata attendendo che nonna B le convocasse per il tè.
         
Erano ormai passate due ore ed Elena aveva assistito a ogni sorta di scena di Caroline che affrontava il grande dramma della fisica quando finalmente Bonnie decise che poteva bastare e la lasciò tornare a casa.
-Grazie signorina Rotthermeier-
-Se lo passi-
Caroline alzò la mano per interromperla.
-Si si ti sarò riconoscente per tutta la mia vita ora scappo prima che sia troppo buio-
-Stai attenta-
Le salutò buttando loro un bacio e poi uscì correndo all’auto. Elena rise e tornò con lo sguardo al blocco.
-Ok vado a vedere se la nonna ha bisogno torno dopo-
La ragazza annuì e poi guardò l’orologio: ancora un'ora, poi suo padre sarebbe passato a prenderla. Bonnie sparì nel corridoio e un silenzio scandito solo dai battiti del grande orologio a pendolo scese sulla hall. I clienti erano fuori per cena e la locanda era vuota a quell’ora -il b&b aveva otto camere di cui sei per gli ospiti e le altre due di Bonnie e sua nonna- e si sentiva nell’aria il profumo della cena che nonna B stava preparando; fuori intanto la pioggia si fece più violenta e d’un tratto due fari di un'auto illuminarono il piazzale, ma Elena non gli vide intenta come era a scrivere ispirata dal rumoroso scroscio della pioggia.
La porta scampanellò e fu allora che alzò il naso fine e perfetto dal quaderno rigido. Rimase con la bocca schiusa e la penna a mezz’aria folgorata dal bellissimo ragazzo che stava sulla porta intento a fregare i piedi sul tappetino; scosse con una mano i folti capelli corvini e delle gocce di pioggia caddero sul chiodo nero che teneva aperto lasciando intravedere una maglia scura attillata. Si avvicinò puntando gli occhi di ghiaccio proprio su Elena ferma immobile dietro la reception. Insieme al sorriso incerto le arrivò anche un odore di aria fresca di quelle mattine dopo la pioggia notturna che sa di risveglio e un pungete retrogusto di resina e foglie; il ragazzo poggiò le mani ampie e candide sul bancone frugando l’inespressività di Elena.
-Salve...vorrei una camera-
Il suo cervello ci mise qualche secondo di troppo a registrare le parole, la voce bassa e roca aveva contribuito a stordirla. Aveva dei lineamenti, decisi ombreggiati da una lieve barba, qualche goccia di pioggia si era presa il disturbo di imperlargli la punta del naso e ne seguì il percorso fino alle labbra morbide. Fu il suo stesso corpo, d’improvviso colto da una vampata di calore, che la smosse facendole posare il blocco e ravviare impacciata una ciocca di capelli dietro l’orecchio; buttò lo sguardo sull’agenda dei clienti.
-Em si, quante notti?-
-Una...per ora-
Elena prese un foglio di prenotazione e glielo porse insieme a una penna. Intanto il ragazzo sfilò il cellulare di tasca e prese a spippolare sullo schermo.
-Deve compilare questo...c’è...qualcun altro con lei?-
Trasalì quando lui, intento a scrivere, alzò quelle pozze cerulee su di lei. Sperò che non sentisse l’imbarazzante palpitio del suo cuore pronto a schizzarle fuori dalla cassa toracica, si stava comportando come una ragazzina, forse proprio perchè lo era. Sentì il suo sguardo indagatore scandagliarle il volto per poi inchiodarla di nuovo nei suoi occhi.
-Si arriverà tra poco…-
Potè giurare di aver visto un lampo provocatorio accompagnato da un sorrisetto accennato, stava flirtando con lei? Ritornò a compilare il modulo ed Elena approfittò per afferrare la chiave della stanza e poggiarla sul bancone, lui fece strisciare il modulo verso di lei.
-Come preferisce pagare?-
-Contanti-
Estrasse un sottile portafogli nero -strano- di pelle e cercò le banconote dopo aver gettato un occhio sul prezzo indicato nel modulo. Una volta saldata la camera prese la chiave ed alzò lo sguardo su di lei.
-E’ la numero tre, primo piano infondo al corridoio, la colazione è dalle 7.30 alle 10-
-Grazie-
A quel punto la porta scampanellò di nuovo facendo voltare entrambi ed entrò, zuppo di pioggia, un altro ragazzo altrettanto affascinante dai colori chiari e l’espressione sfrontata proprio come l’altro. Si avvicinò tenendo un piccolo borsone da viaggio sulla spalla destra, scambiandosi un’occhiata complice al moro, poi indirizzò la sua attenzione alla graziosa moretta. Per caso c’era un corso per occhiate imbarazzanti da qualche parte a New York? Sì aveva sbirciato la provenienza di Mr Damon Salvatore/occhi di cielo che se ne stava annoiato ad attendere che registrasse anche il compare di avventure, intento a compilare il modulo portogli silenziosamente dalla ragazza. Klaus la osservò curioso e si scambio un’occhiata veloce con Damon e questo la agitò ulteriormente, forse erano due ladri o assassini seriali che mietevano vittime in sperdute locande di piccoli paesini. Le scappò uno sbuffo involontario e si maledì chuduendo gli occhi per qualche istante. E a Damon non era sfuggito il nervosismo che le strisciava sulla pelle.
-Attento, graffia-
Lei scattò come una furia, purtroppo solo interiormente, e si fece rossa in volto.  
-Come prego?-
Le venne voglia di colpirlo con il libro firma, ma soppresse l’istinto limitandosi a ringhiare tra i denti. Ovviamente questo suscitò la risatina complice dei due che si stavano tranquillamente burlando di lei.
-A te lupacchiotta-
La ragazza afferrò il foglio portole dal biondo non senza avergli scoccato un’occhiata risentita. Mai visti clienti così arroganti.
-Buonanotte e mi raccomando chiudetevi, non vorrei foste attaccati da qualche bestia selvaggia-
Si alzò per prendere il raccoglitore dove registravano i pagamenti, posto sulle mensole alle sue spalle e sentì benissimo i risolini dei due.
-Non aspettiamo altro-
Aggrottò la fronte e si voltò pronta a contrattaccare, ma i due erano già spariti in cima alle scale. Il cellulare trillò facendola sobbalzare per lo spavento.
-Cielo Elena-
Borbottò tra sé poi lo afferrò e rispose a suo padre.
-Ciao papà-
-Ciao tesoro-
-Sei partito?-
-Si ecco ti chiamo appunto per questo, purtroppo ho avuto un’emergenza e devo...si si arrivo, no portatelo in sala 3..-
Elena sbuffò sapendo già cosa stava per dirle.
-Ascolta, scusami senti tua madre se può venire lei altrimenti vedo di passare appena finito questo intervento-
-D’accordo ceno qua e ci aggiorniamo dopo-
-Grazie tesoro-
Chiuse il telefono e lo scrutò un attimo maledicendo chiunque si fosse appena frapposto tra lei e il bagno rilassante che si era mentalmente organizzata e che stava saltando. Si alzò per andare a dire a nonna B che erano arrivati due clienti e che si sarebbe trattenuta a cena. 


Ciao a tutte!!!
Rieccomi col secondo tentativo da scrittrice. Non so bene come funzioni l'angolo dell'autrice, per ora siamo solo all'inzio quindi inutile che vi anticipi qualunque cosa. Ringrazio tutti quelli che si prenderanno il disturbo di dare una lettura veloce alla mia storia e se attirerà pubblico sarò ben lieta di darvi qualche dritta nel commento!!

Eli
   
 
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