Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: _Salem_    28/12/2014    2 recensioni
*Dalla storia*
"Poi lo vedo.
E non so cosa mi prende,ma entro in iperventilazione e nello stomaco dev’essermi appena spuntata una scimmietta che batte i piatti e fa le capriole.
Mi avvicino,un passo dopo l’altro,riflettendo su come salutarlo: dopotutto abbiamo già sedici anni,due baci sulle guance andranno bene.
Oscar mi restituisce uno sguardo neutro che non tradisce nessuna emozione,mentre si avvicina.
Siamo a pochi passi,ormai ci siamo,e,mentre io mi ritrovo a pensare cose tipo “Ma quanto diavolo è alto?”o “dovrò alzarmi io o si abbasserà per salutare?”, lui si avvicina e mi…scompiglia i capelli?!"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Se sei entrato in questa pagina,vuol dire che hai intenzione di leggere la mia storia(a meno che non lo abbia fatto per sbaglio),perciò mi preme dirti che è una storia ponderata e riletta molte volte,ma forse non abbastanza da non contenere alcuni errori grammaticali. Dato che è la mia prima storia ti prego di perdonarmi e di essere misericordioso. Ora basta,ho scritto troppo,buona lettura!  <3
                            

                                                              I don’t want a lot for Christmas

                                                                 
<< Oh,Leslie,non capisco perché sei così nervosa,dopotutto conosci Oscar da quando avevi sette anni,non ti devi nemmeno preoccupare di fare bella figura,è praticamente parte della famiglia! >>
<< Lo era mamma,non ci vediamo più da due anni,non è più il mio migliore amico…purtroppo >> aggiungo a bassa voce.
 
Già,c’è chi  il Natale lo festeggia in famiglia,ma noi non siamo la solita famigliola unita,o almeno,non più da circa un anno;per questo motivo io,Leslie Robinson,londinese d’oc, quest’anno sono costretta a passare il Natale con Oscar Smith e la sua famiglia,che,per inciso,non vedo da due anni e tre mesi.
Come ho detto a mia madre,Oscar un tempo remoto era il mio migliore amico,e io ero la sua,forse. Non c’è mai stata una dichiarazione ufficiale. Fatto sta che avevamo un rapporto fantastico,condividevamo tutto senza che ci fosse mai un legame troppo intenso,insomma,sbaragliavamo tutti quelli che dicevano che non esisteva l’amicizia tra maschio e femmina.
Mi chiamava sempre Calamity Jane,o meglio,lo faceva da quando, al carnevale della seconda elementare,venni a scuola con una lunga giacca marrone e un cappello da cowboy,che in realtà avrebbero dovuto rappresentare il vestiario di un boss mafioso degli anni 50’. La svendita di costumi aveva terminato le giacche nere e i cappelli adatti,perciò mi arrangiai con ciò che c’era. Che a quanto pare a Oscar ricordava Calamity Jane.
Era tutto perfetto,fino a quando non sono iniziate le superiori: ovviamente non ci siamo iscritti allo stesso liceo,con il solo scopo di stare insieme,come ho già spiegato,non avevamo quel tipo di legame,inoltre continuavamo a frequentarci,grazie all’amicizia tra i nostri genitori,che continuava a mantenere viva anche la nostra.
O così è stato fino a metà dell’anno scolastico.
Oscar iniziò a uscire ogni giorno,non era mai a casa,non lo vedevo mai,tranne qualche sera in cui lui era miracolosamente libero da ogni impegno o appuntamento con ragazze che a quanto pare cambiava come i calzini.
Per farla breve,il mio migliore amico aveva ceduto il posto a un belloccio superficiale,che,appena ebbe reclamato il trono nel cervello di Oscar,non aveva esitato a buttarmi fuori dalla sua vita sociale come una scarpa usata troppe volte.
Poco tempo dopo smise di chiamarmi Calamity Jane,attribuendomi semplicemente l’anonimo e insignificante Leslie,senza un motivo preciso;probabilmente eravamo troppo grandi per i soprannomi.
Poi arrivò il giorno del suo compleanno,e io magicamente riapparvi nella sua sfera,almeno per un attimo,e ciò bastò a concedermi il privilegio di essere invitata alla sua festa di compleanno.
Non ci andai.
Non so perché,forse perché mi metteva in soggezione l’idea di incontrare i suoi nuovi amici,probabilmente dal carattere simile al suo (quello nuovo,s’intende);da tempo ormai immemore ho accettato  la più evidente delle verità: non sono e non sarò mai all’altezza del nuovo Oscar.
Lui ha sempre avuto fascino,con quei capelli chiari,occhi chiari e ovviamente con l’andar del tempo, un fisico invidiabile.
Da parte mia,io ho sempre avuto…mmmh..gli occhiali.
 Oltre a occhi e capelli castani e una splendida personalità effervescente,ovvio.
Non che sia una racchia,per carità,mi trovo abbastanza carina,in realtà,ma non posso competere con quelle galline che vanno dietro ai ragazzi belli.
Loro compensano la mancanza di cervello con la bellezza.
Comunque, la sera del compleanno di Oscar rimasi a crogiolarmi in un sentimento simile alla gelosia che si andava formando in me,mangiando pop-corn e guardando i Griffin.
Da quel giorno ci perdemmo di vista,i  miei genitori continuarono a frequentare la famiglia Smith,ma io rimasi sempre a casa tirando costantemente scuse campate in aria.
Ma oggi non posso proprio trovare scuse,dato che la cena di Natale avrà luogo proprio a casa Robinson.
E dopo due anni rivedrò il caro vecchio Oliver.
Si,come no,caro e vecchio.
Salgo le scale dirigendomi in camera mia, guardandomi allo specchio: mia madre ha fato un lavoro stupendo tra capelli e trucco,ora sono irriconoscibile.
Forse tutto ciò è dovuto al fatto che non porto gli occhiali,che James,mio fratello,ha calpestato “inavvertitamente” stamattina.
Sulle prime gli ho urlato in faccia tutta la mia rabbia per il gesto,accresciuta dal fatto che lui continuava a ridacchiare come un ebete,ma in questo momento scenderei a sbaciucchiarlo,se  solo il rossetto non scomparisse.
Peccato che almeno a lui sia stato dato il permesso di festeggiare a casa di un amico,perciò non lo troverei.
Sono anche riuscita a convincere mia madre a non farmi indossare uno stupido vestitino,non sono mai stata il tipo,perciò ora indosso una semplice camicia a quadri rossa e nera,dei pantaloni, anch’essi neri e degli stivaletti con un piccolo tacco.
Non faccio in tempo a rassettare qualche imprecisione,che sento il campanello suonare sguaiatamente le note di Jingle Bell rock,installato appositamente per il periodo natalizio.
Scendo cauta le scale,per paura di cadere,visto che non ho ai saputo camminare sui tacchi,alti o bassi, ed entro titubante in cucina,cercando una persona precisa.
<<Leslie! Cara, da quanto non ti vedo! Fatti guardare,oh,come sei bella!>> esclama a ripetizione Sarah  Smith.
Io d’altro canto mi limito a sorridere e a pregare di non fare figuracce proprio in presenza di Oscar. Non voglio partire col piede sbagliato.
Robert Smith mi saluta con due calorosi baci sulle guance. È impressionante la  sua somiglianza con Oscar; doveva essere identico a lui da giovane.
Poi lo vedo.
E non so cosa mi prende,ma entro in iperventilazione e nello stomaco dev’essermi appena spuntata una scimmietta che batte i piatti e fa le capriole.
Mi avvicino,un passo dopo l’altro,riflettendo su come salutarlo: dopotutto abbiamo già sedici anni,due baci sulle guance andranno bene.
Oscar mi restituisce uno sguardo neutro che non tradisce nessuna emozione,mentre si avvicina.
Siamo a pochi passi,ormai ci siamo,e,mentre io mi ritrovo a pensare cose tipo “Ma quanto diavolo è alto?”o “dovrò alzarmi io o si abbasserà per salutare?”, lui si avvicina e mi…scompiglia i capelli?!
<< Hey,Calamity >> dice,togliendo la mano dalla mia testa e camminando sicuro verso la sala da pranzo.
<< Ma che ca… >> mormoro,guardando la sala da pranzo e riflettendo su cosa è appena successo.
Porto involontariamente la mano sulla nuca,ora con un espressione stupita, e proprio in quel momento Oscar si volta verso di me e io mi affretto a togliere la mano dalla testa,far sparire quella faccia imbambolata e a rassettare i cuscini del divano.
Grazie divano,per esserci sempre nei momenti di bisogno.
<< Leslie,per favore,aiuta Oliver ad apparecchiare,invece di..ma che diavolo stai facendo con quel cuscino?
 >>
<<Io..hmm..niente,arrivo,papà>> lancio il cuscino sul divano e mi dirigo in cucina a prendere le posate,intanto sento le conversazioni tra mia madre e Oscar:<< Ti trovo molto bene sai,caro? Ma quanto sei alto,e che muscoli,fai qualche sport? >>
<< hmm,box >>
<<
 ooh,e Leslie potrebbe iscriversi a box? >>
Ovviamente mia madre non può fare a meno di portarmi al centro di ogni discussione,perciò non mi sorprendo più di tanto quando  noto che tutti gli sguardi sono rivolti verso di me.
<< Io..hmm..credo che abbia un fisico troppo esile,è troppo debole per fare box,immagino >> dice Oscar,improvvisandosi grande esperto di box femminile.
<< Troppo debole? Forse non ricordi come ti mettevo sempre al tappeto alla Villa >>.
La Villa è in sostanza la casa dove la famiglia Smith passa le vacanze estive o organizza megafeste alle quali io solitamente venivo invitata.
<< Ti facevo vincere,Leslie >> ribatte lui. Ora sono nuovamente Leslie,inizierò a soffrire di doppia personalità.
<< Oh,certo,ora dici così,ma quando imploravi pietà perché ti stavo stritolando un braccio il tuo dolore sembrava piuttosto realistico >> rispondo. Non pensavo che avrei intrattenuto una conversazione fin da subito con Oscar,la serata sta andando piuttosto bene,dopotutto,sorrido,pensando a questo.
<< Già,sono sempre stato un bravo attore,eh? >> dice lui,con un mezzo sorriso.
Scoppiamo tutti a ridere e questo momento mi fa tornare alla mente i bei tempi. Eravamo proprio così,prima.
<< Perché non andate a vedere la TV? Stasera danno in programmazione Una poltrona per due >>
Ho un tuffo al cuore quando sento il titolo di quel film: lo guardavamo ogni anno insieme e Oscar si fermava sempre a dormire da me,quelle notti. Lo guardo con la coda dell’occhio e scopro che ha lo sguardo puntato su di me,allora mi volto completamente e gli sorrido lievemente. Lui mantiene la stessa espressione neutra e si volta da un’altra parte.
Proprio non capisco.
Mi volto e mi incammino sbattendo i piedi sul pavimento,verso il salotto.
Vorrà dire che guarderò Eddie Murphy da sola,stasera. Mi lascio cadere sui cuscini,che subito lancio rabbiosamente alla mia sinistra.
<< Puoi anche evitare di fare tutta quella scena davanti a tutti,sai,Calamity? >>
Oscar si siede tranquillamente sul divano,a pochi centimetri da me.
<< Oh,adesso sono Calamity? Pensavo di essere Leslie anche per te da qualche tempo >> dico infuriata,ma a che gioco sta giocando?   
<< Dopo due anni che non ci vediamo ti comporti così? Ma che ti prende? >>
Questo è troppo.
<< Che mi prende? Sul serio Oscar? Tu..io..cioè..non so nemmeno da dove cominciare! >>
<< Beh,che ne dici di “c’era una volta..”? >> chiede divertito.
Oh gli fa ridere eh? Mi alzo di scatto dal divano e chiudo la porta del salotto per evitare che gli altri ci sentano.
<< Grazie del consiglio,ma preferirei cominciare chiedendoti che cazzo hai al posto del cervello >> gli dico,ora con voce misurata.
<< Che ho fatto? >> mi chiede,confuso.
<< Smettila di fare il finto tonto,ti presenti dopo due anni che non ci parliamo nemmeno  più e la cosa migliore che sai fare è scompigliarmi i capelli e dire “Ehy Calamity” come se fossimo ancora amici? Come se non fosse successo niente? Non pensavo fossi così insensibile >>.
<< Leslie… >> ora sembra essere caduto dalle nuvole.
La porta si apre e la piccola testa di Sarah si affaccia:<< Ho interrotto qualcosa? >> chiede maliziosa.
Forse Oscar stava per fare uno dei suoi rarissimi,oserei dire unici nel loro genere,discorsi significativi,ma non fa niente.
<< Niente. Non hai interrotto proprio niente. >> dico,guardando torva verso il volto di Oscar.
Sembra…dispiaciuto? Nah.
<< Perfetto,allora siamo pronti per  la cena >> dice la madre di Oscar sorridendo e andandosene.
<< Non abbiamo finito qui 
>>.
Mi volto,stupita,e Oscar mi g
uarda in un modo talmente serio da mettere inquietudine.
<< Non credo che spetti a te deci.. >> mi sento afferrare per un braccio,in un modo che fa quasi male. Quasi.
<< Leslie,smettila >>.
Siamo talmente vicini che posso sentire i battiti veloci del suo cuore.
Nel mio stomaco torna la scimmietta,ora è più atletica che mai,continua a fare capriole.
Con uno strattone mi libero dalla sua stretta e mi allontano,seguita a qualche metro di distanza da Oscar.
Appena entriamo in sala da pranzo noto mia madre intenta ad assegnare i posti. Io e Oliver siamo uno di fronte all’altra.
Tutto scorre abbastanza tranquillamente,sono troppo  arrabbiata e sgomenta per ascoltare i discorsi dei miei genitori;ogni tanto scopro Oliver che mi guarda e distolgo velocemente lo sguardo dai suoi occhi ogni qual volta che  sento quella  scimmietta nello stomaco fare le capriole.
<< Ehi,non vi dispiace se vi lasciamo un po’ soli,vero? Leslie,cara,i tuoi genitori vogliono…hmm..farci vedere il balcone >> dice Sarah un po’ impacciata.
Come se non sapessi che vanno a fumare e come se m’interessasse.
<< Certo,vai pure,è un bel balcone >> rispondo.
Appena la porta che dà all’esterno si è chiusa,Oliver inizia a parlare.
Forse non avrei dovuto far uscire Sarah.
<< Mi dispiace,ok? Era questo che volevi sentire? >> il tono di Oliver lascia trasparire soltanto esasperazione.
<< Ti dispiace per cosa,di preciso? Per avermi messa da parte come un vestito passato di moda? O per non aver fatto niente per stare con me in questi ultimi due anni? Due anni,Oliver! >> sto quasi urlando e la mia voce si spezza a metà frase.
Maledette lacrime.
<< Les… >>
<< Io ero tua amica.. >> ho lasciato che le lacrime mi rigassero  il viso. Chissà come sarà il mio trucco.
<< Eri la mia unica amica! Non avevo nessuno a parte te,ho solo iniziato ad avere altri amici >>
<< Lasciando me! Hai idea di come mi sia sentita? Sei stato un…uno..un.. >>
<< Un..? >>
<< Coglione? >>
<< Beh,non che tu ti sia messa d’impegno per stare con me, non ti sei nemmeno presentata al mio compleanno,sai,di solito gli amici lo fanno >> dice,e mi pare di sentire una sfumatura offesa nella voce.
<< Io..cioè,dopo tutte le amicizie che ti eri fatto,non potevo presentarmi lì,conoscendo solo te. Mi avresti sicuramente esclusa da qualsiasi conversazione, o non avrei capito di cosa avreste parlato… >> sto perdendo la mia credibilità. Ora non sono più poi tanto convinta delle mie ragioni.
<< Leslie.. >>
<< Oh,e perché hai smesso di chiamarmi Calamity Jane? Eh? >>
<< Pensavo solo che fossimo troppo grandi per dei soprannomi >>
Lo sapevo.
<< Comunque,Les…Calamity,conosci tutti i miei cugini,ovvero le uniche persone che ho invitato alla mia festa,e no,se ancora te lo stessi chiedendo,non ti avrei esclusa dalla conversazione >>
La scimmietta dentro la mia pancia dev’essere svenuta dalla stanchezza,perché ora sento un peso nello stomaco. Forse però si tratta solo del senso di colpa.
Com’è che adesso mi seno tanto stupida?
Lo guardo,cercando di trovare il coraggio per chiedergli scusa,cosa che non mi è mai risultata particolarmente facile,ma in quel momento la porta del terrazzo si apre e i nostri genitori interrompono il silenzio che si era creato.
<< Siete rimasti qui? Una poltrona per due non è ancora finito! >>
<< Oh,ma certo,Una poltrona…vado..andiamo…hmm..vuoi venire in salotto? >> chiedo,con un po’ di difficoltà ad articolare le parole,a Oscar.
Lui,per tutta risposta,si alza e mi raggiunge con due lunghi passi.
Camminiamo in silenzio e ci sediamo sul divano,forse Oscar è più vicino a me di come lo era in precedenza,ma credo che sia una mia impressione. Accendo la TV ,che si trova già sul canale dov’è trasmesso il film.
La scena di Eddie Murphy al banchetto mi ha sempre fatto scompisciare e a volte mi arrabbiavo con Oscar perché non rideva mai.
Questo film non fa che aumentare la mia nostalgia per i vecchi tempi,e insieme ad una buona dose di sensi di colpa non dà una bella sensazione.
<< Mi..mi dispiace >> dico,finalmente. E inizio di nuovo a piangere come una fontana.
<< Lo so..ehi,che c’è? Ora siamo insieme,che ti prende? >>
Non è mai stato così carino con me. Ma d’altronde non ho mai pianto davanti a lui.
<< Non hai idea di come mi senta in colpa..io..scusa Os.. >> car.
Non riesco a concludere la frase che lui mi prende per la nuca e posa le sue labbra sulle mie.
Oh. Mio. Dio.
Si allontana di colpo,senza nemmeno avermi dato la possibilità di rispondere al bacio:<< Forse era meglio se mi fossi trattenu.. >> ora sono io a interromperlo per riavvicinarlo a me.
Inizialmente sono un po’ rigida e tesa,dopotutto non mi sono mai capitate cose del genere,poi mi lascio andare e il bacio diventa sempre più appassionato. Ora capisco come si sentivano le galline che hanno avuto l’onore di baciarlo.
Si allontana,con le labbra gonfie e la scimmietta nella mia pancia protesta.
D’altro canto non riesco a pensare a niente  tranne che a torna qui subito! ,ma mi trattengo per scoprire il motivo della sua pausa.
<< Wow >>
Wow?! Ha smesso di baciarmi per dire solo Wow?!
Prende una ciocca dei miei capelli e inizia a rigirala tra le sue dita,poi mi fa sdraiare sul divano:<< Sai,oggi c’è Una poltrona per due, e cos’abbiamo sempre fatto queste sere? Non possiamo disonorare le tradizioni >>
Dovrei precisargli che le abbiamo disonorate per ben due anni di fila,ma sono troppo sconvolta per dire anche << Mamma >>, figuriamoci una frase di senso compiuto.
Oscar si mette a ridere e io mi accorgo di avere un sorriso da ebete stampato in faccia.
<< Sarebbe assolutamente sbagliato,disonorarle,già >> dico io,rimettendomi seduta.
<< Non so tu,ma io ho un graan sonno >> dice,simulando uno sbadiglio.
Mi metto a ridere e concordo:<< Oh,cavoli! Sono già le dieci e un quarto! Non dovremmo essere a letto già da un pezzo? >>
<< Rimediamo subito! >> e detto ciò si alza e senza preavviso mi prende in braccio come una principessa.
Non posso fare a meno di lanciare un gridolino,pentendomene subito,dato che somigliavo tanto a una di quelle ochette.
Questo non mi impedisce di ridere,però. La mia stanza si raggiunge dal salotto,per cui i nostri genitori non ci hanno nemmeno dovuto vedere in queste condizioni.
Ci sdraiamo sul letto,o meglio,io sono sdraiata,Oscar è posizionato sopra di me,e le sue braccia sono tese per lasciare un po’ di distanza tra i nostri corpi.
Gli sbottono la camicia blu scuro,sotto la quale si trova un ventre piatto con una lieve sporgenza in corrispondenza degli addominali. Porca miseria!
Ci baciamo di nuovo,ma mentre le nostre labbra sono impegnate,il mio braccio afferra il cuscino e lo abbatte sulla schiena d i Oscar,che colto alla sprovvista,si sbilancia e mi cade addosso. Scoppiamo a ridere come due bambini e iniziamo una stancante battaglia di cuscini,che si conclude con una vittoria da parte mia,una volta tanto.
<< Credi che questo letto basti per due? >> chiede Oscar.
<< Fa differenza? >>
<< Mmh,no, in effetti no >>
Mi bacia di nuovo a partire dal collo,poi sempre più su,verso la bocca.
<< In effetti,io avrei sonno sul serio >> dico,venti minuti dopo.
<< Beh,mi dai il permesso di dormire con te? >>
<< Farò come se fossi un peluche >>
<< Carino >>
<< Buonanotte,scemo >>
<< Buonanotte Jane >>
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Salem_