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Autore: japanmaniac    28/12/2014    0 recensioni
Non sono una fan del gruppo, diciamo che mi piacciono alcune canzoni, ma il vedere la loro trasformazione mi ha colpita. Ed è proprio sulla loro nuova immagine che mi baserò. Spero che vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Sono seduto nel buio della stanza dell'ennesimo hotel a bere vodka in silenzio.
La mia vita è così piena di rumori assordanti che, quando posso, mi prendo un minuto di silenzio da trascorrere in pace.
Ho venticinque anni e me ne sento almeno il doppio. Ho già fatto molte delle esperienze che un essere umano normale non riesce a fare in un'intera vita.
Ora come ora mi sento stanco, svuotato, apatico. Provo i brividi solo grazie a quello che ho ribattezzato il mio cocktail magico: vodka e acidi.
Ho smesso di sognare e di avere desideri.
Mi sento esausto come un vecchio uomo alla fine del viaggio...
Oggi è anche il giorno del mio compleanno anzi, del nostro compleanno. Nessuno di noi a voglia di festeggiare. La mia ombra silenziosa è sdraiata nel suo letto a guardare il soffitto nella camera accanto alla mia.
Non cerco più la sua compagnia né lui cerca la mia. Le cose sono davvero cambiate da allora.
Ognuno di noi, vive nel suo limbo personale. Siamo persino arrivati a parlare lingue diverse.
La colpa è mia, so che lo è.
Mio fratello ha sempre soddisfatto i miei capricci. Mi ha accontentato sacrificando tutto per me.
Sono io che ho spinto l'acceleratore sul gruppo, sono io ad aver insistito per accettare il contratto americano e sono io ad avercelo trascinato.
La musica è stata sempre la nostra passione sin da bambini ed è stato mio fratello a fondare il gruppo ed è stato sempre lui la mente dietro alle nostre canzoni. Per lui la fama e il successo non erano importanti,  voleva solo suonare e far musica, e per un certo periodo è stato così.
Nonostante l'inaspettato successo che avevamo avuto, ci divertivamo a fare musica insieme.
Ma quando il successo prende il sopravvento, tutto cambia. Quando la nostra vita privata è iniziata ad apparire sui giornali, su internet, tutto è cambiato.
All'inizio mi sembrava divertente, non trovavo nulla di male in quei pettegolezzi anzi ci ridevo su. Poi le cose sono degenerate e la vita è diventata un incubo.
Ero così preso a sopravvivere a tutto questo, così occupato a fare la star che non mi accorgevo del cambiamento che stava avvenendo in Tom.
Silenzioso e schivo, non scherzava quasi più con me, passava molto tempo per conto suo.
Poi qualche anno fa c'è stato lo scoppio. Eravamo arrivati al limite...Ed è stato proprio allora che quella proposta è arrivata.
America...Un contratto americano era piombato sulla nostra vita a conferma del nostro successo.
Mio fratello è stato il primo a rifiutarsi. Diceva che non eravamo pronti, che sarebbe stata la nostra fine, ma per me si stava sbagliando.
Non capivo perchè si fosse impuntato in quel modo. Insomma il mercato americano! Il nostro successo sarebbe diventato planetario! Così insistetti sino all'eccesso e fu lì, credo, che lo persi.
Esausto per la mia stupida insistenza, mio fratello accettò, così finimmo per fare quel viaggio.
Giovani e ingenui, come ancora, nonostante tutto, eravamo, finimmo per essere divorati da quel mondo fatto di eccessi.
La nostra musica divenne diversa, ci fu chiesto di cambiare stile per le esigenze del mercato e Tom accettò suo malgrado, trovandosi a mettere la sua firma su brani commerciali così lontani dal nostro stile.
Mi ricordo ancora la sua faccia delusa, la prima volta che una sua canzone fu tagliata e modificata.
Con i loro contratti si erano presi non solo la nostra musica ma la nostra stessa identità.
Sono diversi anni che siamo qui a L.A.
Non torniamo a casa da un bel pezzo ma penso sia meglio così.
Non voglio vedere mia madre, non adesso.
Ci sono volte in cui mi chiedo cosa diavolo io stia facendo, poi però, scrollo le spalle e vado avanti, cercando di convincermi che tutto andrà al meglio.

L'orologio batte le 23.00 e io non posso far altro che pensare a quel fratello che sembra essersi dimenticato di me.
Traballando mi alzo cercando di trovare un equilibrio e mi dirigo verso la porta.
I miei passi incerti sono l'unico suono che riesco a percepire.
Guardo la mia immagine riflessa allo specchio: sono magro, ancora più di prima. Il mio viso è scavato e sottile. I miei denti sembrano molto più grandi ora.
La mia figura esile e scarna ricorda quella di un'ombra allungata. Decido di uscire dall'ipnotismo dello specchio, prima di restarne intrappolato e mi chiudo la porta della stanza alle spalle.
Nel corridoio, c'è puzza di moquette polverose. Muovo passi lenti verso quella stanza che trovo silenziosa proprio come la mia.
Potrei restare a fissare le venature del legno della porta ma mi faccio coraggio e busso:
“ Tom!!”- dico stupendomi di come esca strozzata la mia voce adesso.
Nessuno risponde così riprovo:
“ TOM!!!”- lo richiamo cercando il modo per fissare all'interno.
D'improvviso sento dei passi pesanti e la porta si spalanca davanti a me.
Rimango a fissare quel viso così simile al mio e mi stupisco nel desiderare una via di fuga.
Non so cosa mi abbia spinto dal voler distinguermi così dal mio gemello.
Tom è ancora il ragazzo di prima. Il suo viso è più pieno, il suo corpo massiccio e pulito.
In un istante ho la voglia di scappare da lui come dal mio passato:
“ Hai deciso di entrare o no?”- mi dice cupo.
Annuisco facendo un passo in quella stanza incasinata.
Mi guardo intorno senza decidermi a sedermi, poi sbircio qui e là e sorrido vedendo uscire dal portafoglio di mio fratello, gettato sopra la scrivania, una nostra foto da bambini
“ Non sapevo l'avessi ancora”- sorrido guardandolo.
Tom scrolla le spalle tornando a sedersi sul letto con la chitarra tra le mani.
“ Che fai? Non...esci stasera?”- gli chiedo cercando di farlo parlare. Gli occhi di mio fratello così freddi e duri mi fissano:
“ No. Tu?”
Scuoto la testa. Il silenzio torna a far parte di quella camera e rimaniamo così per un po'.
Le dita di mio fratello suonano una melodia familiare, un vecchio brano che nostra madre ci faceva sentire da piccoli e senza nemmeno volerlo mi trovo a canticchiare su quella melodia. La sua reazione seccata mi spiazza. Allontana la chitarra riposandola nella custodia.
“ Ce l'hai con me Tom?”- dico cercando di simulare una sicurezza che mi manca.
“ Sì”- mi dice avvicinandosi alla finestra.
Mi sento ferito e il dolore mi fa salire le lacrime, ma so perfettamente perchè lui ce l'ha con me.
Nonostante questo mi spingo a fare quella domanda:
“ Perchè?”
Tom si volta e mi guarda, non è da lui essere vigliacco. Mi fissa con una cattiveria tale da sconvolgermi:
“ Perchè voglio tornare indietro va bene? Voglio tornare a quando eravamo ragazzi normali a cui piaceva suonare insieme. Voglio tornare dai nostri amici e da nostra madre! Voglio riprendere a far bella musica e voglio...voglio tornare a quando guardarti non mi dava ai nervi Bill.
Tu sembri completamente a tuo agio qui, ma so che non è così! Beh almeno per me non lo è! Ti ho seguito perchè la sola idea di staccarmi da te mi fa impazzire ma forse avrei fatto meglio a lasciar stare...”
“ Pensavo che volessi avere successo”
“ Non  così...non in questo modo...Guardati! Guarda me! Guarda intorno a noi! Chi siamo adesso? Spero che tu abbia una risposta Bill perchè io non lo so più...”- lo vedo mettersi le mani sulla testa e sospirare, poi afferrando una giacca dice- “ Devo uscire di qui...mi manca l'aria...”
Tom sbatte la porta lasciandomi solo. Mi viene da piangere e non so che fare. Non ho nessuno da chiamare, nessuno con cui parlare, perchè solo lui mi capisce. Sono le sue braccia a cullarmi quando le cose non vanno.
Resto seduto sul letto della sua stanza senza sapere che dire. Afferro il cuscino e lo tiro verso di me. Sussulto vedendo quel biglietto. Le dita lo afferrano e cerco di leggere nonostante le lacrime mi annebbino la vista.
Un biglietto di solo andata per Berlino...

  
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