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Autore: coldnight    28/12/2014    4 recensioni
Dal testo:
« Ti odio terribilmente, Dobe, perché non riesci a capirlo? » sussurrò ancora, poggiando il mento sulla sua testa.
« Ti odio anch’io, Sas’ke »
« Non tornerò, Naruto. Mettitelo in testa. Io ti odio »
[...]
« Neeh, Temeeee! »
« Cosa vuoi? »
« Ti verrò a trovare alla nuova scuola, sai? Basta che mi lasci l’indirizzo. Ti starò accanto sempre e comunque, Sas’ke. Ti odio perché in fondo non riesco a far molto senza di te » » rise di nuovo, il biondo, grattandosi la nuca e mostrando di essere ancora una volta un disastro impacciato.
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Prima os SasuNaru che scrivo, è molto probabile che in futuro possa diventare una long; non sono molto brava con le trame ma spero che almeno un po' vi abbia incuriosito. Siate clementi, aspetto i vostri pareri. Un bacio, Haru.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Io ti odio, Dobe.


"Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life"

    Pioveva.
    Il cielo era ricoperto da nuvole grigie e minacciose, mentre l’acqua grondava a goccioloni sulla sua testa, inzuppandolo. Mannaggia a lui che non aveva portato il giubbotto con il cappuccio o l’ombrello. Eppure pensava di essere più responsabile, diamine. Corse più velocemente che poté verso l’entrata della scuola. A volte pensava che Tokyo fosse esageratamente grande, per lui che non abitava poi così vicino all’istituto. Tutti gli studenti entravano veloci, come un fiume in piena, nel cancello del liceo. Non sembravano voler lasciar spazio a nessuno: quando pioveva era un gran bel casino. Una volta entrato, dopo essere rimasto schiacciato tra non sapeva quante persone – e aver preso due ombrellate nella nuca, oltre ad essere rimasto quasi cieco per via di uno di quegli affari nell’occhio – si sentì al sicuro, protetto. Prese fiato per qualche secondo prima di incamminarsi nella sua classe: aveva grammatica, per la sua felicità. Quella materia, insieme alla storia o alla geografia, proprio non riusciva a digerirla e soprattutto a metterla in pratica. Non faceva poi così schifo a scrivere, ma quando si trattava di regole e di spiegarne le funzioni s’inceppava, entrando in uno stato di coma momentaneo. Guardava il professore con occhi vacui, sperando che dopo un’occhiataccia lo lasciasse in pace, dopo di che tornava al suo posto, dove tre anni prima al suo fianco c’era lui.
    Si sedette sotto gli occhi bassi dell’insegnante, dopo essersi scusato per due volte di seguito. Finiva sempre in questo modo, mentre Shikamaru e Sakura ridevano di gusto, prendendolo in giro. Sbatté la fronte sul banco, volendo cancellarsi in quell’istante in cui la campanella segnò l’inizio delle lezioni. La malinconia gli stava corrodendo l’anima, il cuore, i polmoni, tutto. Non gli bastava più il ricordo, lo voleva al suo fianco mentre lo prendeva in giro, lo canzonava con nomignoli attinenti, lo spintonava con una spallata. E i suoi occhi si fecero vuoti, ancora, mentre il freddo gli ghiacciava la pelle e i sentimenti, proprio a lui, così caldo e luminoso. Da quando Sasuke si era trasferito senza lasciare un messaggio, alcuna traccia, Naruto si era ritrovato da solo in uno schiocco di dita. Non era riuscito nemmeno a rendersene conto. C’erano i suoi amici d’infanzia a consolare lui e Sakura: la sua migliore amica, ma niente e nessuno avrebbe potuto portare indietro quel ragazzo dagli occhi color pece che lo trapassavano come pugnali ad ogni sguardo. Perché Naruto quando vedeva l’amico – il migliore amico – osservarlo con quell’aria di sufficienza che mai si toglieva di dosso, si sentiva nudo, completamente esposto. Ed effettivamente era così.
    Ma più di tutto il ragazzo con i capelli color del grano si sentiva in colpa per non essere riuscito a mantenere la sua promessa, per non essere riuscito a salvare quell’amico e a tenerlo stretto a sé. Se solo avesse saputo come fare, per salvare quella vita, avrebbe dato tutto: anima e corpo, e forse oltre. Per riuscire a salvare quella vita, che per lui era di massima importanza, sarebbe stato disposto a rinunciare al mondo intero, ad ogni suo sogno. Però era debole, troppo debole per realizzare qualcosa di concreto. Sasuke era forte, tremendamente bello e sempre più irraggiungibile ad ogni mese che passava. Lo sentiva distante e inviolabile, perché il corvino era brillante, sapeva quel che voleva, soprattutto da quando l’odio gli aveva corroso ogni parte di sé. Da quando suo fratello maggiore si era praticamente suicidato per colpa della società e del modo di vivere – assurdo – che ormai in quel mondo sbagliato si praticava, quello che era il suo migliore amico non aveva visto nient’altro se non il nero più totale. Naruto l’avrebbe rincorso anche in capo al mondo, se solo gliel’avesse permesso, ma Sasuke non osò nemmeno guardarlo in faccia prima di partire chissà dove. Non osò avvicinarsi a lui, trattandolo come al solito da inutile impiccione e bambino, dobe e usuratonkachi, poiché a suo parere quello era e per sempre rimaneva.
    E rimaneva così, Naruto: a testa bassa e con gli occhi socchiusi, poiché della lezione non gliene poteva fregar di meno da quando quella solitudine si era di nuovo impossessata del suo corpo. Ed era come tornare indietro, prima ancora di conoscere il suo primo legame, quel ragazzo che per lui rappresentava l’infinità. Tutti li spacciavano per troppo diversi, uno solare e l’altro spento, uno arzillo e premuroso mentre l’altro serio ed egoista. E forse un po’ egocentrico Sasuke lo era, così come Naruto era fin troppo vivace, ma questo era il bello. In tutta quella differenza loro erano uguali, avendo vissuto emozioni e momenti della vita insieme, aiutandosi ed alzandosi a vicenda, uno dimostrando i suoi innumerevoli sentimenti grazie a parole, l’altro attraverso sguardi o gesti. Probabilmente erano davvero la luce ed il buio che insieme s’impastavano, o le facce di una stessa moneta, ma Naruto sentiva che quel legame era importante e non poteva essere distrutto, indipendentemente dalle affinità.
    Sasuke non veniva rispettato dai loro coetanei, dicevano fosse un matto ad essersene andato senza dire niente; altri lo compativano per via della morte del suo Nii-san; alcuni non proferivano parola, con il volto chi ricco di sgomento e chi di assoluta indifferenza. Quando sentiva quelle parole di disprezzo Naruto serrava forte i pugni, con le urla bloccate nella gola e la mano di Sakura pronta a stringere una delle sue, ricordandogli di non fare cazzate. Eppure lui un giorno, la cazzata, la fece. Finì in infermeria dopo che un gruppo di cinque ragazzi gliele suonarono per bene, dopo che si mise a strillare di tutto e di più su come Sasuke fosse una persona buona e ricca di sentimento, che il suo odio era solo causato dalla loro aggressività ed il loro essere troppo cinico per l’essere umano. E pianse, Naruto, mentre gridava quelle parole, perché Sasuke era dall’altra parte del corridoio e rimaneva a guardarlo con occhi chiusi, con dei fogli in mano forse legati all’effettivo trasferimento. Naruto pianse scivolando per terra, mentre quelli muovevano mani e piedi formandogli così ematomi e pestaggi in varie porzioni di pelle, mentre Sasuke restava immobile a guardarlo.
    Uscì dall’infermeria con una benda nella fronte e altre nelle braccia e nelle gambe, mentre rimaneva tutto indolenzito e con la schiena rigida, ancora scosso dall’incontro precedente. Avrebbe voluto vederlo in qualsiasi situazione possibile ma non in quella, non mostrandosi così debole – perché lui non lo era, lui aveva sopraffatto tutti quanti mostrando quanto avesse buon cuore e quanto fosse coraggioso – ed incapace di rispondere a quei pugni e calci. Si poggiò al muro, scivolando ancora una volta sul pavimento e tenendo la testa tra le mani, la lingua che sanguinava per via della presa troppo forte tra i denti e la voglia di spaccare qualcosa stretta tra le mani. « Devi essere proprio un cretino a farti pestare così, Naruto! » lo schiaffò di Sakura arrivò ben assestato al suo viso, tanto che lo fece girare dall’altra parte. Il biondo le rivolse uno sguardo basso, dopo di che chiuse gli occhi. Sperò tanto che la rosa se ne andasse e lo lasciasse solo perché l’ultima cosa che voleva era ascoltare una predica, soprattutto se fatta da parte sua. « Lasciaci soli, Sakura. Tu » Naruto pensò di strozzarsi con la sua stessa saliva quando sentì la voce tremendamente bassa e roca di Sasuke, e quando vide i suoi occhi neri puntare nei suoi sentì la terra cedergli sotto i piedi, nonostante fosse già seduto.
    Probabilmente gli venne un capogiro poiché dovette poggiare entrambe le mani a terra per assicurarsi di rimanere in equilibrio. « Non ti facevo così, Dobe. Smettila di pensare a me, è la prima e l’ultima volta che te lo dico, chiaro? Non mi piace ripetermi. Fatti una tua cazzo di vita e torna a sorridere e a fare lo schizofrenico » continuò, dopo di che gli diede le spalle, dirigendosi lontano, verso la fine del corridoio. Non seppe con che forza o con che velocità riuscì a prendergli il gomito e farlo voltare dalla sua parte per poi lasciargli un pugno in pieno viso, e non appena vide il segno violaceo sulla guancia ormai non più nivea dell’amico si sentì soddisfatto. Seppe che ora lui gliele avrebbe date di santa ragione, ma si preparò all’evenienza con uno sguardo carico di tristezza. « Tsk. Non vorrai metterti a piangere di nuovo, Dobe? Che bravo, sei riuscito a darmi un pugno. Ti sfoghi con me su coloro che mi odiano? Devi smetterla, sei noioso, Naruto. Devi capire una volta per tutte che tu per me non significavi e significhi niente. Io ti odio, Naruto, come odio tutti loro » finì la frase mimando con l’indice il “tutti”, facendolo ruotare in tondo. Gli aveva appena detto di odiarlo, e l’aveva fatto con noncuranza, come fosse una cosa normalissima da dire, e Naruto sentì nuovamente le gambe cedergli e le lacrime venire fuori. Debole ed incapace.
    Strinse più forte le dita, dandogli un altro pugno nello stomaco, poi nella spalla destra, nella sinistra e in entrambi i fianchi, nell’angolo della bocca, diminuendo sempre più la potenza, per poi appendersi letteralmente al suo collo ed inspirare il suo profumo, sentendo un dolore lancinante al petto. « Che diavolo è successo? Che diavolo ti ho fatto per farmi odiare? Che cazzo blateri, neh, Sas’ke? Sai che ti dico? Ti odio pure io, cazzo, TI ODIO ANCH’IO. Mi hai lasciato qui come fossi un verme strisciante, e io continuavo a pensarti come fossi un idiota » « Tu sei un idiota » lo interruppe l’altro, respirando lentamente sui suoi capelli, lasciandolo rimanere attaccato al suo collo ma non stringendolo. Le sue braccia erano distese lungo i fianchi dolenti, mentre i suoi occhi erano di nuovo chiusi. « Oh sì, io sono un vero idiota. Idiota a domandarmi a cosa cazzo tu stessi pensando, se magari ti ricordavi chi cazzo fossi io dopo già tre anni che te n’eri andato. Sicuramente non ti sei nemmeno reso conto del tempo che andava avanti, mentre io stavo qui a contare i giorni e mentre Sakura piangeva dandoti per disperso e pensando ti fosse successo qualcosa, sin quando Tsunade non ci ha detto che ti eri trasferito, e tu non ci hai mai detto un cazzo di niente. CHE CAZZO SIAMO STATI NOI PER TE, NEH, SAS’KE? » urlò quella domanda staccandosi violentemente da lui, lasciandolo senza fiato quando il calore del suo corpo lo abbandonò.
    A quel punto al corvino venne da ridere, notando il viso arrossato e gli occhi sgranati del ragazzo che aveva di fronte. In quei tre anni era cresciuto davvero tanto, Naruto, tanto che ora quasi lo raggiungeva. Aveva aggiunto muscolatura, i suoi capelli erano più lunghi e la forma del viso si era leggermente allungata. Però, a guardarlo bene negli occhi, quegli stessi occhi dove ora si specchiava, si riconosceva lo stesso Naruto di sempre: stupido, impulsivo, che non sta mai zitto. Avrebbe potuto scrivere un’intera enciclopedia su come quel biondino fosse stressante, pesante, e con la parlantina veloce, tanto che si mangiava pure le parole e non si capiva niente di quello che diceva. Ovviamente non avrebbe mai scritto nulla del genere, e non era per orgoglio: semplicemente non gliene importava nulla. Naruto, comunque, non avrebbe mai potuto capire il suo dolore, il dolore di perdere il legame di sangue più prezioso che possedeva. Perché la rottura era proprio quella: farsi dei legami che poi si spezzano e che non si possono recuperare, perché la morte è la cosa più orribile che esista al mondo. Quanto Itachi, il suo Nii-san, morì, Sasuke sentì come se il suo cuore gli fosse stato strappato con delle pinzette dal suo petto, pezzo per pezzo. Volle morire anche lui e raggiungere l’unica persona che in tutti quei vent’anni gli fosse stato davvero vicino. No, Naruto non aveva mai conosciuto i suoi genitori, aveva semplicemente degli stupidi amici che come lui agitavano la bocca senza dire niente di sensato, e che mai avrebbero potuto capire quello che si prova a vedere tutta la sua famiglia spazzata via a causa di un attentato da opera dei piani alti, poiché la loro famiglia veniva riconosciuta come pericolosa, e loro due – Sasuke ed Itachi – essendo troppo piccoli vennero affidati ad un'altra famiglia, che mai accettarono. Difatti, non appena il maggiore fu grande abbastanza da potersi permettere di vivere con l’estrema indipendenza, ottenne l’affidamento sul suo otouto e andarono a vivere nella periferia di Tokyo, insieme. Il suo Nii-san era l’unica persona che gli era rimasta, era sangue del suo sangue, e sempre la società gliel’aveva strappato via. No, Naruto non avrebbe mai potuto capire che fardello si portava dietro e l’odio che nutriva verso tutti coloro che lì abitavano. Soprattutto in quella scuola, perché era colpa loro. 
    « Niente, Dobe. Assolutamente niente » e si morse la lingua, Sasuke, perché abbassò gli occhi di proposito per non farsi notare. Eppure Naruto sapeva che quella che era uscita dalla bocca del moro non era altro che una futile bugia, difatti sorrise. « Tu sei il mio migliore amico, Sas’ke! E, sai, un po’ ti odio anche per questo » sussurrò sorridente, portandosi una mano a grattarsi la nuca con fare impacciato, ma smise subito vedendo l’espressione arrabbiata e corrucciata di Sasuke. « Allora non t’impegni, sei proprio nato così » biascicò, mentre una vena si fece notare nella sua tempia destra. « HO DETTO CHE TI ODIO, CAZZO. COME FAI A DIRE CHE SONO IL TUO MIGLIORE AMICO? » gridò lui, stavolta, smorzando qualsiasi tipo di silenzio; fendendo l’aria con la sua voce. Naruto rise, liberamente, tenendosi la pancia e mostrando i suoi bellissimi denti bianchi. Quella risata a Sasuke diede fastidio, sembrava di scherno ma sapeva che non lo era, ed era proprio questo che lo fece imbestialire ancora di più. Era più cocciuto di quanto rimembrasse, e gli fece saltare i nervi uno dopo l’altro. « Io ti odio » sputò sprezzante, avvicinandosi a lui, prendendolo per i polsi e sbattendolo nuovamente contro il muro, bruciandolo con lo sguardo. Non poteva essere odio, quello. « Anch’io, Sas’ke » sussurrò poggiando il viso sull’incavo della sua spalla, accoccolandosi al suo petto nonostante le braccia del moro non fecero altro che rimanere immobili, dopo avergli liberato i polsi. « Ti odio terribilmente, Dobe, perché non riesci a capirlo? » sussurrò ancora, poggiando il mento sulla sua testa e chiudendo gli occhi, stringendo le palpebre contro la forza che gli stava andando ormai via.
    Naruto sorrise sul suo petto, portando le mani dietro il collo del compagno, stringendolo di più verso sé. « Ti odio anch’io, Sas’ke » ripeté come un mantra, strofinando il naso nel suo giubbotto ed inspirando ancora una volta il suo odore. « Non tornerò, Naruto. Mettitelo in testa. Io ti odio » cercò di guardarlo negli occhi, ma vedendo la sua espressione beata: le labbra socchiuse e le palpebre serrate ci rinunciò. Rinunciò un po’a tutto, in quel momento, lasciando che i nervi si liberassero e che la voglia di pestare a sangue quel biondino si sgretolò sui suoi polpastrelli. A guardarlo in quel modo sembrava un bambino – lui era un bambino, uno stupido bambino con il corpo di un diciannovenne – dolce e beato. In un altro contesto lo avrebbe preso in giro sino alla morte. Già, la morte.  « Ti odio da morire, Dobe » gli sussurrò all’orecchio, avvicinandoselo un po’ di più. « Mh » Naruto aprì gli occhi, restando sempre in quel modo. Dopo di che si arrampicò sulle sue spalle con le mani e lo baciò, incontrando la sua lingua, facendo sgranare all’altro le iridi, tanto da farlo staccare da sé, cosa che provocò il brontolio isterico di Naruto. Ecco cos’era, anche: un brontolone. « Ti ho detto di smetterla e di lasciarmi in pace, sin quando dovrò ripetertelo? Io non ti amo, io ti odio, Naruto! » sbottò per l’ennesima volta, facendo colorare le sue guance di un tenue rosa per lo sforzo vocale. Il biondo rise ancora una volta, la scena sembrava ripetersi e questo stava cominciando a dargli noia. Fin troppa, per i suoi gusti.
    « Sas’ke, tu potrai scappare quanto vorrai, che io verrò sempre dietro a te. Starò sempre al tuo fianco perché il tuo rammarico lo posso accogliere solamente io e tu questo lo sai benissimo. È più semplice di quello che credi, Teme. Io sto con te e tu stai con me, che ti piaccia o no. Io so cosa provi, in fondo. Devi solo fidarti di me » gli sorrise, Naruto, facendogli sentire quella sensazione di calore che gli mancava da molto tempo. Tutto d’un tratto Sasuke si sentì quasi abbagliato, perché Naruto era luce, e in quel momento non riuscì a capire se mai sarebbe riuscito a stare al suo passo. Erano troppo distanti, in fondo. Si allontanò da lui, guardando verso il basso, in cerca di una risposta. Si chiese se mai sarebbe riuscito a splendere come lui, stando in sua compagnia. « Neeh, Temeeee! » il suo risolino lo risvegliò dai pensieri, facendogli notare il sorriso ancora più grande e lucente del biondo. Alzò un sopracciglio, accigliato. « Cosa vuoi? » « Ti verrò a trovare alla nuova scuola, sai? Basta che mi lasci l’indirizzo. Ti starò accanto sempre e comunque, Sas’ke. Ti odio perché in fondo non riesco a far molto senza di te » rise di nuovo, il biondo, grattandosi la nuca e mostrando di essere ancora una volta un disastro impacciato. « L’indirizzo dovrai trovartelo da solo, Dobe. Non eseguo mica i tuoi ordini, io. No, senza di me sei solo un usuratonkachi e questo lo so benissimo. Io ti odio e basta, Naruto, e questo lo sai » s’infilò le mani in tasca, dirigendosi verso la fine del corridoio. Lo salutò con una mano mentre sentiva la linguaccia dell’altro, e sorrise. Ti odio, perché io senza di te non riesco nemmeno a respirare, razza di un Dobe.







Angolo autrice:
buonasera, anzi, buon pomeriggio. Eccomi qui con questa sottospecie di schifezza one shot, la mia prima Sasunaru. Posso dire che questa è anche la prima volta che scrivo in questa sezione. Da un po' di tempo leggo e recensisco storie legate a questo manga (ormai finito: che cosa triste!) ma non ho mai avuto il coraggio di pubblicare una storia, ed ora eccomi qui.
Per chi ci tenesse a saperlo la canzone è
How to save a life - The Fray, il cui ritornello secondo me è azzeccatissimo per questi due.
Nella mia mente doveva essere una long, ma ho deciso di pubblicarne una os per vedere se mai potrà piacere in futuro. So di non essere molto brava, io in genere scrivo di coppie het e non su anime o manga, però tentar non nuoce e dato che questo pairing mi piace tantissimo (a quanto pare Kishimoto non è del mio stesso parere, ma pazienza) ho deciso di buttar giù qualche riga. In tutto sono 2983 parole, ma non importa.
So che inizialmente il racconto è molto ben descritto mentre verso il finale si corre un po', diciamo che voglio lasciare una sottospecie di finale aperto (che tanto aperto non è, ma non importa nemmeno questo) dove ognuno può fare le proprie considerazioni. Voglio lasciare scoperto un po' il campo, insomma, perché se mai questa one shot dovesse diventare una long (cosa che in un futuro anche se lontano diverrà: ne sono sicura) in quel caso tutti i dubbi ed i tasselli verranno risolti e sistemati al loro posto.
Diciamo che ho seguito la storia del manga sul distacco di Sasuke adattandola ad un AU. La morte degli Uchiha e di Itachi è cambiata, e spero che i personaggi non siano OOC. Ma questo sarete voi a dirmelo, anche facendomi sapere se questa storiellina vi è piaciuta o meno.
Aspetto i vostri commenti, perdonate gli eventuali errori: ogni tanto scappano!
Tanti auguri di buon Natale e di buon anno, un abbraccio,
Haruka-chan.
   
 
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