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Autore: _Lady di inchiostro_    28/12/2014    3 recensioni
< Ace si girò e fissò la porta per qualche secondo. Quella pulce! Solo lui poteva ignorare beatamente le minacce di suo nonno e mettersi a giocare a un gioco di lotta che, entrambi, non toccavano da secoli. Del resto, Ace sapeva che gli aveva promesso di rigiocarci con lui, se mai glielo avesse chiesto, ma non voleva comunque dargliela vinta così facilmente.
Rufy, però, continuava a mugugnare dietro la porta e Ace fu costretto, suo malgrado, a cedere. Non l'avrebbe mai ammesso neanche a se stesso, ma odiava sentire suo fratello fare in quel modo. >
Cosa accadrebbe se i nostri due fratelli fossero in realtà dei normali ragazzini, alla prese con i compiti? Si metteranno chini sui libri, o si lasceranno prendere dall'attrattiva di un bel videogioco? Ma soprattutto, Garp come reagirà?
Una semplice Alternative Universe, in cui si mette in evidenza il rapporto tra Ace e Rufy.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dadan, Monkey D. Garp, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                  Ace, do you want to play with me?

                                                                     

Era il classico pomeriggio in cui l'estate sembrava essere alle porte. La gente se ne rendeva conto oramai, mentre passeggiava per le strade.
Anche Ace lo poteva constatare benissimo, intento com'era a fissare un gruppo di ragazzini che giocavano fuori, dalla finestra. Solo che per lui la venuta dell'estate significava anche rimediare ai voti disastrosi che aveva. Ciò comportava anche ore di studio intenso e grossi bernoccoli in testa se non si vedevano miglioramenti. Come quello che aveva ricevuto poco prima, con annessa minaccia: 


“Tornerò stasera. E per quell'ora, voglio vedere tutti i compiti fatti, altrimenti... “


Ace ricevette un altro pugno sulla testa, che gli causò un altro grosso bernoccolo, mentre quel vecchiaccio di Garp se ne andava via ridendo.
Garp era quello che lui poteva definire suo nonno, anche se tra i due non c'era un vero e proprio legame di sangue. Ma a entrambi non importava granché, dato che Garp era l'uomo che aveva praticamente cresciuto Ace. Ciò non toglie che fosse ossessionato dalla disciplina ed estremamente manesco. Per questo Ace si trovava chiuso nella sua stanza, con un'alta fila di libri sulla sua scrivania, invece di poltrire come molti suoi altri coetanei in quella giornata.
<< Vecchiaccio! >> borbottò << Maledetto lui e la disciplina! >>.
Appoggiò i piedi sulla scrivania e prese a dondolarsi, ignorando il quaderno aperto su una serie di esercizi di matematica. Era quasi sul punto di mettersi sul serio a studiare, volendo evitare un'altra serie di scazzottate da parte di Garp, quando sentì bussare alla porta. Ace si rimise seduto composto, prendendo un libro qualunque dalla scrivania, come se nulla fosse.
<< Ace? Posso chiederti una cosa? >> una vocina provenne dall'altra parte della porta.
<< So quello che stai per chiedermi, e la risposta è no. >> disse, cercando di concentrarsi sul libro.
<< Come fai a sapere quello che sto per chiederti? >> la delicata vocina di prima si trasformò in un urlo di protesta.
<< Perché me l'hai chiesto esattamente un'ora fa e la mia risposta non cambia, Rufy! >> rispose Ace, con una punta di durezza nella voce.
Rufy non era altro che suo fratello, più piccolo di lui di tre anni e testardo peggio di quel vecchio di Garp. Del resto quei due erano fatti della stessa pasta, anche se avevano idee completamente diverse su quale fosse il corretto stile di vita da mantenere. E da qui si poteva intuire come mai anche Rufy fosse bloccato in casa e non fuori a divertirsi. 
<< Non dovevi imparare qualcosa a memoria? O preferisci ricevere altri pugni come quelli di prima? >> infierì Ace.
Non poteva vederlo, ma sapeva che si stava massaggiando la testa ancora dolorante, dubbioso sul da farsi. In realtà Ace non lo faceva per male, solo sperava che così dicendo lui se ne andasse, lasciandolo finalmente in pace.
Sentì un tonfo alla porta, segno che suo fratello si era appoggiato. << Non è giusto! Mi avevi fatto una promessa Ace e tu sei il primo che dice che le promesse si mantengono! >> borbottò Rufy.
Ace si massaggiò le tempie, innervosito. Si ricordava benissimo della promessa fatta al suo fratellino, ma non poteva di certo immaginare che l'avrebbe rivangata proprio nel momento in cui si era deciso a toccare libro.
<< Rufy, ti rendi conto che se mi metto a giocare con te a quella stupidissima console, poi Garp ci fa neri? >> disse Ace, alzando leggermente la voce.
<< Lo so... Ma io ho bisogno di te per batterli. Sono troppo forti. >> disse Rufy, quasi sul punto di piangere.
Ace si girò e fissò la porta per qualche secondo. Quella pulce! Solo lui poteva ignorare beatamente le minacce di suo nonno e mettersi a giocare a un gioco di lotta che, entrambi, non toccavano da secoli. Del resto, Ace sapeva che gli aveva promesso di rigiocarci con lui, se mai glielo avesse chiesto, ma non voleva comunque dargliela vinta così facilmente.
Rufy, però, continuava a mugugnare dietro la porta e Ace fu costretto, suo malgrado, a cedere. Non l'avrebbe mai ammesso neanche a se stesso, ma odiava sentire suo fratello fare in quel modo.
Si alzò e aprì la porta con una violenza tale, da far finire il povero Rufy con le gambe all'aria. I suoi enormi occhi ancora lucidi fissarono il fratello, che stava sorridendo beffardo.
<< Ovvio che hai bisogno di me, sei una schiappa! >> disse quest'ultimo.
<< Non è vero! >> rispose Rufy, uscendo la lingua.
Ace sospirò. << Allora, quale avversario dobbiamo battere? >>.
<< Vuoi dire che accetti? >> scattò Rufy, dimenticando cosa gli aveva detto il fratello poco prima.
<< Solo se la smetti di frignare. >> rispose Ace.
Ma suo fratello non replicò, come si aspettava. Era troppo intento a ridere, soddisfatto. 

*

<< Mi spieghi quale sarebbe questo fantomatico pugno simile al colpo di una pistola, che può sferrare il tuo personaggio? >> domandò Ace.
<< Sei tu che non punti il telecomando nella direzione giusta! >> protestò Rufy.
Ace fissò l'affare che teneva in mano: sembrava proprio un telecomando di colore bianco, con una serie di piccoli tasti; nell'altra mano teneva un altro telecomando, stavolta con un unico tasto.
<< Cerca di stare più attento, okay? >> intimò Rufy.
<< Guarda che ti sto facendo un favore, giocando con te a questo stupido gioco, quindi cerca di mostrami un po' di gratitudine. E poi io non prendo ordini da una pulce come te! >> disse Ace, dando un pugno in testa a suo fratello.
<< Ehi, mi hai fatto male! >> protestò il minore.
<< Vuoi battere questo qui, si o no? >> urlò di rimando il maggiore.
Rufy borbottò qualcosa di incomprensibile e incrociò le braccia. I due erano seduti a giocare da almeno due ore, con Rufy davanti allo schermo a dare le direttive e Ace seduto dietro. Quest'ultimo aveva battuto senza troppa difficoltà il primo avversario ( una sorta di uomo pesce esperto di karate ) ed era sul punto di abbandonare, ma ammise che anche lui era curioso di andare avanti – ovviamente solo per sapere quanto era stupido questo gioco, aveva detto -. Così i due si erano ritrovati a completare un livello dopo l'altro, completamente zuppi di sudore ( uno per via dei movimenti del gioco, l'altro per via della foga a cui si era lasciato andare ), e adesso si ritrovavano a lottare contro un uomo fatto completamente di lava.
<< Usa il pugno, Ace! Il pugno! >> disse Rufy, agitandosi.
<< Ti ho già detto che con questo personaggio è impossibile, e poi non potevi scegliere un altro potere invece di renderlo un uomo di gomma? Che ne so, magari renderlo un uomo di fuoco? >> disse Ace, alzando un sopracciglio. 
<< Smettila di prendere in giro il mio personaggio! >> esclamò Rufy, offeso << E poi, ti ho già detto che punti male il telecomando. >>.
Il minore prese la mano di suo fratello, che rischiava di cadere per la sorpresa, puntò il telecomando e poi premette il pulsante. Un secondo dopo, il personaggio aveva colpito l'avversario.
<< Hai visto come si fa? >> disse, orgoglioso.
<< So benissimo come si fa, è da più di un'ora che gioco con te, tonto! >>. Ace diede un altro pugno al fratello, il quale cominciò a lamentarsi come sempre.
All'improvviso, uno strano suono provenne dal gioco e i due si girarono. Sullo schermo era comparso un suggerimento, in cui diceva che il personaggio aveva raggiunto un livello tale da poter usare una serie di pugni multipli.
<< Oh, fallo Ace! Fallo! >> proruppe Rufy, scuotendo il fratello maggiore.
<< E va bene, ma sta buono. >> rispose quest'ultimo.
Ace puntò il telecomando e cominciò a premere freneticamente il pulsante, mentre il personaggio sferrava una serie infinita di pugni. Senza rendersene conto, aveva appoggiato il mento sulla testa del suo fratellino, mentre quest'ultimo lanciava pugni davanti allo schermo e li accompagnava con ogni sorta di esclamazioni.
Finalmente, dopo che il braccio di Ace stava praticamente andando in cancrena, l'avversario sembrava essere sul punto di arrendersi. Mancava solo l'attacco finale. E fu in quel momento che il gioco suggerì di premere l'altro pulsante. Nel momento stesso in cui Ace lo fece, il pugno del personaggio divenne improvvisamente nero, per poi prendere interamente fuoco e sferrarlo all'avversario. Sulla schermata apparve la scritta “Vittoria!”, a caratteri cubitali.
<< Abbiamo vinto! >> urlò Rufy, alzando i pugni al cielo e gettandosi all'indietro. Ne conseguì che i due fratelli finirono distesi per terra. 
<< E' stato fantastico, non aveva mai fatto una cosa del genere! Grazie Ace! >> continuò il minore, eccitato e intento a ridere come un matto.
<< Lieto di esserti stato di aiuto... Come sempre del resto... >> rispose il maggiore, respirando affannosamente e con difficoltà, dato che la testa di Rufy gli stava praticamente schiacciando lo stomaco.
Da quella visuale, Ace poteva benissimo guardare l'orologio fissato al muro: segnava le sette e mezza passate.
<< Bene, mi sa che è ora di andare a studiare, o Garp ci fa secchi. >> disse, ignorando il fratello che continuava a punzecchiargli le guance lentigginose con il dito.
<< Ace... Ho fame... >> mugugnò il piccolo. 
<< C'è della carne cotta in frigo. Va a mangiarla tu, se... >> Ace non ebbe il tempo di finire la frase, che il suo stomaco emise un brontolio sommesso. Tossicchiò, leggermente imbarazzato. << Va bene, mangiamo. Poi, però, non voglio sentire più storie! >>.
Senza neanche aspettare il fratello, Rufy si diresse nella cucina accanto, con la bava che a poco gli colava dalla bocca. 
Mentre i due erano intenti a mangiare, un altro rumore provenne dalla console, che non si erano disturbati minimamente di spegnere. Il minore si diresse davanti la TV, masticando ancora il boccone e tenendo in mano la forchetta con una enorme fetta di carne. Chiamò il fratello, agitato e quasi sul punto di affogarsi per il cibo che non si decideva a ingoiare.
<< Mastica e poi parla. >> disse Ace, arrivando tranquillamente.
Rufy mandò giù il boccone. << Ho scaricato la versione multiplayer. Posso sfidarmi con altri giocatori! >> urlò.
<< Ora sì che il gioco si fa interessante... >>. Ace si avvicinò alla console e prese un altro telecomando, stavolta di colore rosso.
<< Ma non avevi detto che dovevamo studiare? >> chiese Rufy, perplesso.
<< Sì, ma sono curioso di vedere come piangerai quando verrai battuto dal personaggio fortissimo che creerò... >> disse Ace, beffardo.
<< Questo lo dici tu! >> esclamò di rimando il fratello.
Mentre il suo fratellone era intento a scegliere le abilità del suo personaggio, Rufy rimase in silenzio, sorridente, per poi sbottare: << Ace...? >>.
Quest'ultimo fece un cenno di assenso, senza staccare gli occhi dallo schermo. Un secondo dopo, si ritrovò due braccia che lo avvinghiavano e gli impedivano i movimenti.
Abbassò lo sguardo e si ritrovò il volto sorridente di Rufy. << Ti voglio bene. >> disse, ridendo.
Solitamente, non erano da Rufy queste dimostrazioni d'affetto. Ma se c'era una cosa che aveva imparato da quando aveva preso in custodia quella piccola peste, era che da lui ci si poteva aspettare di tutto.
Sorrise. << Io no. Io ti detesto. >> disse, scompigliandogli i capelli corvini.
Rufy sapeva che avrebbe risposto così, del resto era da Ace fare il duro. Ma a lui bastava la mano del fratello che gli scombinava i capelli per avere la conferma che, infondo, gli voleva bene.

*

Una donna, i lunghi capelli legati, era intenta a inserire la chiave nella toppa, con difficoltà. Aveva il volto distrutto, e i pesanti sacchetti che aveva in mano non aiutavano.
<< Che brutta cera che hai, Dadan! >> disse una voce alle sue spalle.
<< Eh già, non me ne parlare... >> rispose lei, priva di forze.
Un secondo dopo, la donna realizzò quello che era appena successo e balzò in aria come una molla, urlando. Ne conseguì una grossa risata da parte dell'interlocutore.
<< Garp! >> disse poi, quando si fu calmata << E tu che ci fai qui? >>.
<< Sono venuto a vedere se quei due delinquenti hanno fatto il loro dovere... A tal proposito... >> Garp diede un forte pugno in testa alla donna << Questo è per non aver prestato attenzione ai loro studi! >> disse.
Dopo un primo stordimento, la donna scattò: << E io cosa ci posso fare? Ho anche le mie commissioni da svolgere! >>.
Dadan era una vecchia bisbetica, che si dicesse essere in realtà di buon cuore, a cui Garp aveva affidato la custodia di Ace e Rufy quando lui non era presente – ovvero, la maggior parte delle volte.
Il vecchio sorrise, intimidatorio. << Sappi che è grazie a me se non sei al fresco, mia cara. Quindi cerca di fare più attenzione la prossima volta... >>.
<< Ma... Certo Garp! >> disse Dadan, arrendendosi.
<< Comunque, avevi bisogno di una mano per aprire la porta... >> disse Garp, stiracchiandosi. Un attimo dopo, sfondò la porta con un pugno. << Ecco fatto! >>.
Dadan rimase scioccata. << Ma era davvero necessario sfondare la porta? E poi, come diavolo hai fatto? >> urlò.
Garp si limitò a ridere di gusto, varcando la soglia senza neanche chiedere il permesso. Appena entrato, notò subito che c'era qualcosa che non andava. Si recò nell'altra stanza e poi li vide. Ace e Rufy, distesi per terra e addormentati profondamente, uno abbracciato all'altro. La televisione e l'annessa console erano ancora accese, ferme sulle impostazioni di gioco, e i rispettivi telecomandi erano a pochi centimetri dai corpi assopiti dei due fratelli. Garp rimase a fissarli, serio come non lo era da tempo. Rare volte aveva visto Ace e Rufy in momenti del genere, non solo perché non c'era quasi mai, ma anche perché loro due non potevano certo definirsi i classici fratelli che si trovano nelle famiglie comuni. Eppure, benché tra i due non scorresse lo stesso sangue, il loro legame era comunque forte. Non l'avrebbero ammesso esplicitamente e/o con facilità, ma era evidente agli occhi di tutti. Persino di Garp, che adesso sapeva che avrebbe dovuto svegliarli e sgridarli per aver disobbedito. Aggrottò la fronte e si grattò il mento, indeciso.
<< Quei disgraziati! Si sono mangiati tutti la carne che avevo in frigo! >> disse Dadan, prorompendo nella stanza << Spero che tu abbia intenzione di punirli, Garp! >>.
<< Per adesso no...>> asserì il vecchio.
<< Come? >> esclamò Dadan.
Garp la ignorò, mentre prendeva in braccio Ace e Rufy e saliva le scale che conducevano alle stanze da letto.
<< Pulisci la cucina Dadan. E chiama un fabbro per riparare quella porta. >> disse, mentre saliva i gradini.
<< Cosa? Perché dovrei fare tutto io? E poi, come diavolo lo trovo un fabbro a quest'ora? >> protestò la donna.
<< Trovalo e basta! >> concluse Garp.
Dadan rimase a fissarlo, mentre percorreva le scale e raggiungeva il corridoio del piano di sopra. <<  Vallo a capire! >> borbottò infine.
Intanto, Garp era arrivato alla stanza di Ace. Mise i due fratelli a letto, ancora abbracciati e che russavano sonoramente. Sorrise e uscì dalla porta. Forse non li avrebbe puniti per stavolta. 
Forse.
Non ne era del tutto certo. 


N. D. A. :
Salve a tutti! Questa è la prima volta che mi cimento in una storia su One Piece, perciò spero vi abbia colpito, in quanto ho intenzione di tornare presto a pubblicare qualche mia... “perla”... in questo fandom che adoro alla follia! ^^
Che dire, da tempo volevo scrivere una storia su questi due e sul loro rapporto, specie dopo quello che succede a Marineford ( e sapete a cosa mi riferisco... * sospira * ). Inoltre, le varie fanart che si trovano su Internet mi hanno dato l'ispirazione per scrivere questa storia. I riferimenti ai vari personaggi all'interno del gioco sono puramente casuali - ovviamente. L'inserimento di Dadan e Garp è dovuto ad un'idea illuminante dell'ultimo minuto, quindi spero che non stonino con l'intera vicenda.
Spero di tornare presto a scrivere su Ace e Rufy ( e so già che la prossima storia sarà molto struggente... e vi chiedo di non uccidermi per questo...), anche perché mi piace molto come Oda ha valorizzato il loro rapporto di fratellanza nell'opera originale. 
Fatemi sapere cosa ne pensate lasciando una recensione, anche piccola: vorrei migliorarmi sempre più, perciò le critiche sono gradite, se fatte bene e costruttive principalmente :)
Concludo col dire che sentirete ancora parlare di me (?)
Ci si vede alla prossima ;)
_Lady di inchiostro_

P. S. : se ve lo foste chiesti – ma suppongo di no – il titolo è ispirato alla canzone che Anna canta ad Elsa in “Frozen”, ovvero "Do you want to build a snowman?". Da qui, l'idea della conversazione a porta chiusa tra i due fratelli :')
  
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