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Autore: SweetLuna    28/12/2014    14 recensioni
Un ipotetico capitolo 28 di Mockingjay, ciò che mi sarebbe piaciuto leggere prima dell'epilogo.
                                                                
E' passato più di un anno dalla fine della guerra. Katniss e Peeta si amano, e insieme riescono a superare ogni difficoltà. Ma c'è ancora una questione in sospeso che tormenta i sogni della ragazza, e sarà proprio grazie a Peeta che Katniss riuscirà finalmente a dire a Gale ciò che le serve per andare avanti...
 
Dal testo:
Perché Peeta è il dente di leone, e Gale è la fiamma viva. Peeta mi rende migliore, Gale mi rende forte. Ed io ho bisogno di entrambi per essere me stessa.

(Ultima revisione errori effettuata: maggio 2020)
DISCLAIMER: La seguente storia non è a scopo di lucro. I personaggi originali di Hunger Games e il materiale fotografico appartengono ai rispettivi proprietari.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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La Fiamma Viva e il Dente di Leone


È passato un anno dalla fine della guerra.
Dalla caduta di Capitol City, dalla morte di Prim, dall'ultima volta che ho visto Gale.
Peeta sta tornando ad essere a poco a poco lo stesso ragazzo che ho conosciuto, e mi aiuta ogni giorno ad essere una persona migliore. Haymitch aveva dannatamente ragione quando mi disse che Peeta era migliore di tutti noi, perché nonostante tutto non ha lasciato che Capitol City distruggesse il suo essere. Peeta ha voluto fortemente continuare ad essere se stesso.
Ho capito di amarlo, ma ho ancora paura di perderlo, una paura che mi ha perseguitata durante le due edizioni degli Hunger Games che abbiamo affrontato insieme e che forse non se ne andrà mai via.
È l'alba, e sono da sola nel letto. Mi sposto per sentire l'odore del cuscino di Peeta, mi fa sentire meglio. La porta della nostra stanza si apre appena, e Ranuncolo viene a riposarsi accanto a me.
— Vieni, stupido gatto — gli dico affettuosamente, lasciandolo sedere ai piedi del letto. Non odio più quel gattaccio, è come se lui tenesse vivo il ricordo della mia sorellina. Peeta mi ripete spesso che è stata Prim a dirgli di vegliare su di me, per qualche strano motivo mi piace davvero pensare che sia così.
Peeta. Un sorriso mi si disegna in volto ogni volta che penso a lui. Ma spesso mi ritrovo anche a pensare a quello che era il mio migliore amico, e a piangere per Gale. È come se avessi ancora una questione in sospeso, con lui, e i miei incubi ne sono la prova.
Sento i passi leggeri di Peeta avvicinarsi piano alla nostra stanza, così chiudo gli occhi e faccio ancora finta di dormire, solo per concedermi il piacere di essere svegliata da lui. Quando si siede sul letto, mi posa un delicato bacio sulla fronte.
— Ehi, buongiorno — mi dice, mentre mi sfiora la guancia con la sua mano destra. Profuma di pane e di sapone, un odore che mi fa stare bene. Io che in passato ho conosciuto soltanto l'odore di morte e di guerra...
— Non devi svegliarti presto per me, Peeta. Sae viene tutte le mattine, voglio averti accanto quando mi sveglio. — Lo avvicino a me cingendogli il collo con entrambe le braccia, e cerco subito il contatto con le sue labbra. Morbide, accoglienti. Familiari.
— Va bene... se me lo chiedi in questo modo sarò costretto ad accettare — mi risponde con lo sguardo celato dalle sue ciglia chiare, non appena separo le mie labbra dalle sue.
Mi metto seduta, scostando via il lenzuolo. Ranuncolo miagola e scende dal letto, come se avesse capito che è meglio lasciarci soli.
— Che c'è, Peeta? — gli domando, stringendogli la mano.
— È arrivata una lettera di Annie, ci sono anche delle foto di suo figlio. È per tutti e due Katniss, ma se non te la senti la leggerai quando sarai pronta — mi dice accarezzandomi i polsi. Questa è la seconda lettera che Peeta ed io riceviamo da parte di Annie. La prima lettera sono stata io a leggerla, e dopo sono crollata ripensando a Finnick.
 
"... È un maschio. Ho voluto chiamarlo Finnick, e riesco già a vedere che gli somiglia tanto. Katniss, tua madre mi sta aiutando, non ce l'avrei mai fatta senza di lei. Vorrei che tu e Peeta conosceste mio figlio, un giorno..."
 
Quelle parole mi tornano subito alla mente e non riesco a trattenere qualche lacrima, il destino si è accanito con Finnick proprio quando era a un passo dalla felicità. Penso anche a mia madre, che dopo la morte di Prim non ha più voluto mettere piede al 12. Ora lavora in ospedale nel Distretto 4, sta vicino ad Annie e la aiuta con il bambino. Se questo la fa stare meglio, per me va bene. Dopo quella telefonata in cui siamo scoppiate entrambe a piangere, non abbiamo più parlato di Prim. Forse è ancora troppo presto, il ricordo fa ancora troppo male ad entrambe.
— Katniss, vieni qui... — mi dice Peeta. Mi rifugio tra le sue braccia, e ci sediamo insieme sul divano per leggere la nuova lettera di Annie. Lei sta meglio, la vicinanza di mia madre l'ha aiutata a non impazzire di nuovo. Il figlio di Finnick è bellissimo, e vederlo riaccende in me la speranza che le cose stiano cambiando davvero. Peeta osserva le foto del bambino con uno sguardo dolce e malinconico, stringendomi più forte a sé. Credo di sapere a cosa stia pensando, ma non so se sarò mai capace di essere una madre, di dargli un figlio.
 
***
 
Passano i mesi, qui al Distretto 12. La vita va avanti. Tutti i cittadini, compresi me e Peeta, stiamo lavorando per ricostruire un posto in cui vivere, liberandoci dalle macerie e dal passato.
Abbiamo in progetto di ricostruire anche la panetteria di Peeta e il forno di Sae la Zozza.
Tutti mi salutano e mi portano un grande rispetto, ogni volta che mi incontrano. Per tutti, io sono colei che ha messo fine alla guerra, alla brutalità dei Giochi e al dominio del Presidente Snow. Sono ancora la Ghiandaia Imitatrice, un simbolo di speranza e di ribellione. Questa gente, come Peeta, riesce a vedere la parte migliore di me.
Le cose vanno meglio. Ho avuto notizie di Johanna, che mi è sembrata piuttosto sfuggente, e di alcuni dei miei ex preparatori di Capitol City. Sae la Zozza mi racconta che spesso vede Gale in televisione, seguito dalla troupe di Cressida. Adesso è stato mandato nel 7, forse ha incontrato Johanna ma lei non me ne ha voluto parlare, non sapendo come avrei reagito a sentir parlare di lui. Ma la vera novità, quella che ha sorpreso tutti, sono stati Haymitch ed Effie. Un giorno Effie ha bussato alla porta di Haymitch, qui nel Villaggio dei Vincitori, e non è più andata via. Sae, da buona pettegola, nei primi giorni in cui Effie si era fermata a casa di Haymitch mi aveva raccontato che c'era qualcosa di strano, tra di loro. Il dato di fatto è che ora Haymitch non si ubriaca più, e che Effie - manie per la moda a parte - non sembra più una donna frivola e svampita di Capitol City. La casa di Haymitch è pulita e ordinata come non lo è mai stata, ed Effie non porta più quelle orribili parrucche arancioni. Se ripenso alla faccia che fece Effie quando Haymitch cadde dal palco, durante la Mietitura, non avrei mai scommesso che tra loro sarebbe finita così. Non che ci avessi mai pensato, a dirla tutta. Ogni tanto partono per Capitol, Effie si occupa ancora di televisione. Questa sera ci hanno invitati a cena, e devo dire che mi mettono sempre di buonumore. Sanno essere buffi, a loro modo.
 
Dopo aver finito di mangiare, Peeta ed Haymitch si scambiano uno sguardo complice, come se mi stessero nascondendo qualcosa.
— Devo parlare un attimo da solo con Peeta... Effie, Katniss, è davvero questione di poco — ci dice Haymitch alzandosi dalla sedia e sfiorando per un attimo la spalla di Effie, che gli sorride.
Quando lui e Peeta se ne sono ormai andati, provo a domandare ad Effie se per caso sappia che cosa stanno combinando.
— Effie, ti prego... si tratta ancora di quella storia del documentario, è così? — Caesar Flickerman vuole fare un'intervista documentario a me e a Peeta, nella quale dovremmo ripercorrere la nostra esperienza agli Hunger Games, la guerra ed infine un breve spaccato su come procedono le nostre vite dopo la guerra. Più volte io ho espresso un no categorico, e Peeta mi ha sempre appoggiata. Non è ancora pronto per raccontare all'intera Panem ciò che gli è stato fatto a Capitol City.
— Non si tratta di questo, cara... Haymitch mi ha fatto promettere che terrò la bocca cucita.
— Non sono molto in vena di sorprese, Effie — rispondo sbuffando.
—Ti fidi di Peeta? — mi domanda, poggiandomi una mano sulla spalla.
— Sì... ma che cosa c'entra con... 
— E allora niente domande, Katniss. E per quanto riguarda l'intervista con Flickerman, sai già come la penso. Tu non sei ancora pronta per affrontarla, così come non lo è Peeta. Quando ti sentirai pronta, sarai tu stessa a dirmi "Effie, voglio fare quell'intervista!"— Effie mi sorride, ha capito perfettamente come mi sento. Sono un personaggio pubblico e lo sarò sempre, ma ora è il momento di pensare solo al mio bene e a quello di Peeta.
— Katniss, ora che siamo da sole credo che sia arrivato il momento di consegnarti una cosa. Ho pensato che fosse giusto che la tenessi tu — mi dice, mentre vedo i suoi occhi diventare leggermente lucidi.
— Effie, così mi fai preoccupare — le rispondo porgendole subito un tovagliolo, prima che una lacrima le rovini il trucco.
— Non ho intenzione di piangere, cara— mi risponde, sforzandosi di sorridere un po'. Si alza leggermente la manica del maglione rosa confetto che porta indosso, sfilandosi dal polso snello un braccialetto d'oro che mi sembra di aver già visto.
— Questo apparteneva a Cinna. Mi è stato consegnato tempo fa, aspettavo soltanto il momento giusto per dartelo. Lui ti voleva bene come una figlia, Katniss. — Porgo la mano a Effie, mentre le sue mani delicate mi allacciano il braccialetto. È un bracciale semplice, con delle incisioni di rami e foglie sopra. 
— Effie, grazie... — Non riesco a dire altro, mi lascio semplicemente abbracciare da Effie. Non dimenticherò mai Cinna, per me questo bracciale ha un significato importantissimo.
Haymitch e Peeta, di ritorno dalla loro misteriosa chiacchierata, ci sorprendono ancora abbracciate. Haymitch si schiarisce la voce, mentre Peeta mi rivolge un sorriso. 
— Be', si è fatto un po' tardi, noi andiamo — dice. — Grazie per la cena, Effie. Katniss...
— Prima o poi scoprirò cosa mi tenete nascosto — rispondo, lanciando ad Haymitch uno sguardo di sfida. 
— Peeta, mi raccomando. Tieni a bada la nostra ragazza di fuoco! — mi risponde, accennando un sorriso. 
— Contaci, Haymitch! — Dopo esserci salutati, Haymitch mi fa cenno di avvicinarmi un attimo. 
— Sei sempre stata tu ad occuparti di Peeta... ora lasciaci fare qualcosa per te — mi sussurra all'orecchio.
Mentre ci allontaniamo, Effie ed Haymitch rimangono sulla soglia di casa, e sento Haymitch borbottare ancora un "Ciao dolcezza".
Peeta ed io restiamo per pochi attimi in silenzio, finché non mi avvicino a lui e lo prendo per mano. Gli mostro il braccialetto che Effie mi ha dato e Peeta mi accarezza la guancia, vedendo che i miei occhi diventano lucidi non appena provo a dire il nome di Cinna. Gli racconto di quanto Effie sia stata dolce, e Peeta mi dice che anche Haymitch è molto cambiato. Lui ed Effie esercitano un'influenza positiva l'uno sull'altra.
— Haymitch ed Effie, ancora non riesco a crederci. Mi fa uno strano effetto sapere che stanno insieme — gli dico, ripensando a tutti i gesti da gentiluomo che ho visto fare dal mio mentore.
— A me fa ancora uno strano effetto svegliarmi ogni mattina accanto a te, Katniss... Se me lo avessero detto, non ci avrei mai creduto. — Non ha la minima idea dell'effetto che queste frasi hanno su di me. Dell'effetto che lui, ha su di me.
— Continui a vedermi come se fossi la cosa più bella al mondo. Io non... — Non lo merito, vorrebbe rispondergli una parte di me.
— Meriti questo e molto altro. E se provi a contraddirmi, io... 
— Che cosa fai?
— Questo. — Peeta mi coglie di sorpresa e mi bacia, lasciandomi senza parole. Un bacio dolce, ma anche carico di passione. Sta tornando ad essere il mio Peeta, il ragazzo del pane. Ora lo riconosco. Ogni giorno sento di amarlo di più, mi pento solo di non averlo capito prima.
È ancora presto, così decidiamo di farci un giro in piazza.
— Katniss, aspettami! — mi dice, notando che mi sono messa a correre. In questo momento non voglio sapere che cosa si sono detti lui ed Haymitch, voglio solo provare qualcosa di completamente nuovo: essere spensierata.
Usciamo dal Villaggio dei Vincitori e raggiungiamo la piazza, dove c'è della gente che sta facendo musica. Una cosa mai vista nel vecchio Distretto 12, soprattutto da quando era arrivato quel bastardo di Thread, il nuovo capo dei Pacificatori.
Peeta mi afferra le mani ed iniziamo a ballare, mi fa girare su me stessa e mi attira a sé. Ci baciamo più volte, trasportati dalla musica e dalla strana atmosfera di gioia che si respira. Le persone ci osservano, qualcuno ci riconosce.
— Ehi, mi stavi facendo cadere! — protesto, guardandolo fisso nei suoi occhi azzurri e continuando a danzare.
— Sono un ragazzo irresistibile, vero o falso? — mi domanda continuando a sostenere il mio sguardo, quasi in segno di sfida.
— Vero. — Non potrebbe esserci altra risposta, in questo momento. Perché adesso siamo solo Katniss e Peeta, non più "Gli sventurati amanti del Distretto 12". Quella era finzione, questa è realtà.
— Andiamo a casa, Katniss...? — Adesso ha uno sguardo furbo, forse un po' malizioso, che lo rende ancora più irresistibile.
— Okay. — Mi cinge le spalle, mentre ci allontaniamo lentamente dalla piazza con ancora alcuni sguardi puntati addosso. Durante il breve tragitto per arrivare, continuiamo ancora con il gioco dei vero o falso.
— Hai una cartella piena di miei ritratti, vero o falso? — gli domando, mentre ormai siamo quasi arrivati.
— Vero... ma tu come fai a saperlo?
— Ranuncolo ci stava dormendo sopra. E comunque sono bellissimi, i tuoi disegni migliori... — Ormai siamo arrivati sulla soglia di casa.
— Sei tu ad essere bellissima, Katniss.— Mi guarda di sfuggita, scomparendo per un attimo dietro la porta. Non credevo di esserne capace, sono sempre stata una persona non particolarmente sensibile alle parole dolci. Peeta è in grado di farmi sciogliere, di abbattere qualsiasi mia barriera con delle semplici parole.
— Baciami. Adesso — gli rispondo. Non sarò brava con le parole quanto lui, ma Peeta mi prende subito il mento tra le mani ed esaudisce la mia richiesta. Ranuncolo - acciambellato sul divano - assiste a tutta la scena, i suoi occhi gialli ci seguono finché io e Peeta non raggiungiamo la nostra stanza.
— Perché hai chiuso? — mi domanda vedendomi sbattere la porta. Mi ci appoggio e mi metto a ridere, ripensando agli occhi gialli di Ranuncolo fissi su di noi.
— Il gatto ha già visto abbastanza, non credi? — Peeta si mette a ridere, e con una spinta lo faccio cadere sul letto, raggiungendolo appena un attimo dopo.
— Effie ti ha fatto ubriacare, confessa— mi dice, continuando a sorridere e a provocarmi.
— Non credo proprio! Effie proibisce ad Haymitch di tenere in casa qualsiasi cosa abbia a che fare con l'alcol... persino i cioccolatini al liquore — rispondo, slacciandogli il primo bottone della camicia. Peeta rimane sdraiato, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
— È bello vederti sorridere così... — mi dice, incurvando appena le sue labbra in un sorriso. Non riesco a smettere di guardarlo, quando sorride. È così bello.
— Peeta, smettila... — Le parole si esauriscono da sé, e mi lascio andare del tutto. Quando Peeta mi toglie i vestiti, non provo alcun imbarazzo. Così come non l'ho provato neanche la prima volta che abbiamo fatto l'amore, perché sentivo di appartenergli senza riserve. Provo le stesse sensazioni che ho provato quella volta nell'arena, quando ormai avevo capito di amarlo. Le stesse emozioni, solo amplificate. Ho capito che la fame dei suoi baci me ne fa desiderare sempre di più, e che le sue labbra mi fanno sentire bene come nessun'altra cosa al mondo. Non desidero altro che essere sua, in un posto solo nostro lontano da qualsiasi incubo.
 
Mi sveglio con il volto appoggiato sul petto di Peeta. Dorme ancora, e l'espressione sul suo volto è serena. Gli accarezzo piano i capelli biondi, lasciandogli un bacio sulla fronte. I miei capelli neri gli ricadono sul volto, li sposto appena per poterlo guardare di nuovo. 
— Ti amo — sussurro poggiandogli un dito sulle labbra, che tutto a un tratto sembrano sorridermi. 
— Ti ho sentita — sussurra, aprendo gli occhi. 
— Posso anche ripeterlo, se vuoi. —
Mi accoccolo di nuovo tra le sue braccia, mentre mi copre la schiena nuda con il lenzuolo.
— Sei rimasto con me stanotte, e non ho avuto incubi — gli dico, sollevando lo sguardo verso di lui.
Peeta resta in silenzio per alcuni secondi, poi mi stringe di più a sé ed inizia a dirmi qualcosa.
— Non questa notte, Katniss. Ma ti sento spesso parlare nel sonno, e in quei momenti vorrei svegliarti e dirti che va tutto bene. Ma avevo bisogno di capire... — Peeta continua ad accarezzarmi la schiena, e a parlare in modo tranquillo. Le sue parole suonano delicate come il miele, dosate a poco a poco. Nei miei incubi, da diversi mesi a questa parte, è sempre costante la presenza di una persona: Gale. Ma ciò che mi fa star male, è che è sempre un'immagine non ben definita. Gale è sempre presente, ma non riesco mai a raggiungerlo per dirgli ciò che vorrei. Prendo un bel respiro, per poi chiedere a Peeta quella domanda che forse mi aiuterà a capire.
— Che cosa mi hai sentito dire, di preciso? — domando con l'ansia che mi tormenta, anche se in fondo so fin troppo bene che cosa potrei aver detto.
— Una frase, sempre la stessa, Katniss. "Gale, non è colpa tua" — mi risponde con la voce più dolce del mondo.
— Nei miei incubi provo sempre a raggiungerlo e lui non c'è... Ogni volta rivivo quella dannata esplosione, e rivedo l'ultimo sguardo di Prim, e... — Inizio a tremare, lasciandomi proteggere dalle braccia di Peeta, alle quali mi aggrappo come un'ancora.
— Katniss, guardami. Sei qui con me, adesso. 
— Io non volevo! Non volevo far del male anche a lui, ha sempre protetto la mia famiglia e non avrebbe mai progettato quella maledetta bomba se solo avesse saputo la verità! La Coin, è stata lei a permettere la morte di mia sorella e di tutti quei bambini! — dico buttando fuori tutto ciò che mi tenevo dentro, iniziando a piangere.
— Katniss, potrai... potrai dirglielo di persona. Gale è qui, non potevo permettere che ti tenessi dentro tutto questo. — La risposta di Peeta mi lascia per un attimo senza parole, con le dita mi asciuga le lacrime dagli occhi.
— Gale è qui? — gli domando, come a chiedergli una conferma.
— È di questo che parlavamo io ed Haymitch, ieri sera — prosegue. —Lo abbiamo fatto venire dal Distretto 7. Avete bisogno di parlare, e appena sarai pronta a vederlo, dirò ad Haymitch di farlo venire qui. —
Peeta ha fatto tutto questo... Lui ed Haymitch hanno fatto tutto questo per me. Solo ora capisco il significato della frase che mi ha detto Haymitch ieri sera.
— Voglio incontrarlo adesso... vai a chiamare Haymitch — rispondo decisa, mentre Peeta mi dà un bacio sulle labbra e si alza dal letto, recuperando i vestiti sparsi per terra.
Resto immobile per alcuni interminabili secondi, fissandomi le mani. Pensando al fatto che Peeta deve amarmi davvero tanto, per far addirittura tornare Gale.
Mi metto addosso soltanto la sua camicia e lo raggiungo in cucina, dove trovo la colazione già apparecchiata. Sae la Zozza, dal salone, lancia un'occhiataccia al mio abbigliamento decisamente indecente. Non mi ero nemmeno accorta della sua presenza. Peeta chiude la porta della cucina avvicinandosi per coprirmi di più, allacciandomi alcuni bottoni della camicia. Sorride vedendomi vestita in quel modo, mentre io gli domando se abbia già chiamato Haymitch.
— Sì, Katniss... arriverà tra venti minuti, e non è il caso che nessuno ti veda vestita così, a parte me... Vai a vestirti, mi fai distrarre.
— Sae mi ha vista.
— Sae è una donna. — Peeta arrossisce, mi viene voglia di baciarlo di nuovo. In questo momento lui è l'unico che riesca a calmarmi. Ho bisogno di sapere. Di vedere Gale, il mio migliore amico. Non è l'assassino di Prim, e devo dirglielo in faccia. Voglio sapere se sta bene, se gli manco. Ne abbiamo bisogno entrambi. Ed è un bisogno diverso da quello che mi spinge verso Peeta, ma ugualmente importante. Perché Peeta è il dente di leone, e Gale è la fiamma viva. Peeta mi rende migliore, Gale mi rende forte. Ed io ho bisogno di entrambi per essere me stessa.
 
Sono seduta sul divano, e mi tengo la testa tra le mani. Quando mi raggiungono Peeta ed Haymitch, mi limito a fare un cenno del capo per dirgli che sono pronta ad incontrare Gale.
— Vi lasciamo soli — dice Haymitch portandosi dietro Peeta, che prima di andarsene mi rivolge uno sguardo pieno di significato. "Va tutto bene, Katniss", sembra dirmi con gli occhi.
Lo sento avvicinarsi a passi leggeri e rimanere fermo davanti a me, con ancora il viso tra le mani.
— Ciao, Catnip... — mormora Gale, talmente piano da essere appena udibile. Mi ha chiamata Catnip, il soprannome che mi aveva dato quando ci siamo conosciuti. Mi decido a guardarlo, a sollevare lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi azzurro-grigio, dello stesso colore dei miei.
— Gale... — Mi alzo dal divano, restando in piedi davanti a lui. Immobile. Non lo vedo da più di un anno, ed è cambiato anche lui. Provato dal dolore che gli ho causato con la mia accusa, ma anche... diverso.
— È stato Peeta a chiedermi di venire — mi dice per iniziare il discorso. E sottolineando il suo nome, come per farmi capire di essergli riconoscente.
— Sì — rispondo. — Se non fosse stato per Peeta, non so se avrei mai trovato il coraggio — gli dico, lasciando la frase a metà. Il coraggio di dirgli che non è un assassino. Che Prim non è morta per colpa sua.
— Non lo avrei trovato neanch'io, se è per questo — mi risponde, giustificandomi.
— Gale, io... — Devo trovare la forza di proseguire. — Continuo a portarmi un grosso peso, dentro. Nei miei incubi non riesco mai a raggiungerti, a dirti una cosa che dovresti sapere, per il bene di tutti e due. — Gli occhi di Gale diventano tristi, riesce a leggermi come un libro aperto.
— E questo Peeta lo sa — inizia a dire. — Me ne ha parlato, e non sopporta più di vederti così. Vorrei spiegarti anch'io molte cose, Katniss. 
— Non c'è niente da spiegare, Gale. Niente. Tutti e due abbiamo la nostra parte di colpa. Ma tu non c'entri niente con... la morte di Prim, questo lo devi sapere. Non puoi vivere con il rimorso di qualcosa che non hai fatto! — gli urlo contro in maniera quasi aggressiva. Mi guarda, sorpreso. E mi offre la sua mano, che io afferro e tengo stretta.
— Lascia che ti dica ciò che avrei dovuto spiegarti più di un anno fa, Katniss, anziché fuggire come un vigliacco. — Detesto che si dia ancora la colpa. Non posso davvero sopportarlo.
— Gale, ti prego...
— Che cosa, Katniss? — Lentamente, sciolgo le nostre mani intrecciate e ci sediamo entrambi sul divano.
— Smettila di darti la colpa per tutto — gli dico, mentre Gale fissa un punto imprecisato del pavimento.
— Hai ragione, in questo modo non ti aiuto affatto. — Sbuffa, alzando di nuovo lo sguardo. 
— Peeta mi ha detto tutto ciò che dovevo sapere. Che tu e Beetee avete costruito quella bomba per il Presidente Snow, perché non avreste mai ucciso quei bambini e... i soccorritori come Prim. Ma è stata la presidente Coin, a volere tutto questo. Non mi pento affatto di averla uccisa.— Inevitabilmente, sento gli occhi diventare lucidi.
— Se solo io fossi stato su quell'hovercraft, non lo avrei mai permesso. Mai. Io non ne sapevo niente. Perdonami per non aver capito che razza di persona fosse la Coin — prosegue, con una voce carica di rabbia e risentimento. Non voglio sentire altro, non voglio mai più sentir dire da Gale che è stata colpa sua.
— Gale, basta... Basta. Abbiamo bisogno di andare avanti. — Mi sporgo verso di lui, e subito riconosco il suo abbraccio familiare. È sempre Gale, il mio migliore amico, e tutto il resto deve restarne fuori.
Dopo esserci abbracciati ci guardiamo negli occhi. Mi sorride, mentre gli chiedo di far venire anche Haymitch e Peeta.
— Vado a chiamarli, aspettami qui —mi risponde alzandosi dal divano, senza lasciare il mio sguardo.
Haymitch, Peeta, Gale ed Effie, che sembra addirittura commossa, ritornano da me in pochi secondi. Gale e Peeta si dicono qualcosa sottovoce, mentre Haymitch ed Effie si precipitano subito ad abbracciarmi.
— Tu, aspetta! Prima le signore! —dice Effie, mentre Haymitch scuote le spalle e mi guarda con rassegnazione.
Non sono mai stata una persona socievole, fare amicizia non rientra nelle mie abilità migliori. Eppure, ho tutte queste persone che mi vogliono bene. Ho l'amore di Peeta e l'affetto sincero di Gale. Haymitch ed Effie sono molto premurosi con me, come se mi considerassero una sorta di loro figlia. Me lo merito davvero? Per una volta, mi concedo di rispondermi in maniera diversa: sì.
 
Gale andrà via fra pochi giorni, e voglio trascorrere con lui più tempo possibile. Oggi abbiamo deciso di tornare nei boschi, come nelle domeniche che abbiamo trascorso insieme prima che accadesse tutto questo. Peeta è felice di vedermi finalmente più serena, ora che ho ritrovato Gale e che so perfettamente cosa rappresenta per me, non voglio mai più perderlo di nuovo. I raggi del sole ci scaldano con il loro tepore, mentre Gale ed io siamo seduti sul prato.
— Tornerai mai a vivere qui al 12? —gli domando accarezzando i petali di una margherita, ma senza strapparla dal terreno.
— Non lo so, Catnip. Ho portato con me la mia famiglia nel Distretto 7. Cressida fa dei reportage su di me, forse mi avrai visto in TV. — Non avevo mai avuto la forza di guardare i suoi reportage, ma era stata Sae la Zozza a tenermi informata su di lui.
— Perché ti sei fermato nel Distretto 7? — gli domando, senza sembrare troppo invadente.
— Be'... ho avuto un motivo più che valido per farlo — mi risponde, lasciandomi intendere qualcos'altro.
— C'è qualcosa che vorresti dirmi... Puoi farlo, noi non abbiamo segreti — gli dico, accennando appena un sorriso.
— Si tratta di... una persona, la conosci. Johanna Mason, io sono rimasto per lei — risponde, lasciandomi per un attimo completamente sorpresa. Johanna. Di lei, una volta finita la guerra, sapevo soltanto che era tornata nel suo distretto. L'avevo sentita per telefono, e mai aveva accennato a Gale. Non riesco a non essere felice per lei, perché Johanna non aveva nessuno, Snow le aveva portato via tutto quanto, non aveva più niente da perdere.
— Sono un po' sorpresa, ma... raccontami — gli rispondo, mentre sul volto di Gale vedo comparire un sorriso.
— Mia madre l'ha accolta nella nostra famiglia. Quando ci siamo incontrati mi ha detto di ricordarsi di me, l'amico di Katniss Everdeen. Le sono rimasto accanto, e piano piano mi sono innamorato di lei. Perché è forte, e mi tiene testa. Voi due vi somigliate molto, ma sento come di doverla proteggere. Dai suoi incubi, da quello che ha passato...
— Come me e Peeta — rispondo, facendo in automatico un parallelismo. Solo che io e Peeta ci proteggiamo a vicenda. L'abbiamo fatto e continuiamo a farlo, ognuno con i nostri fantasmi da scacciare via.
— Sai Katniss, spesso è stata lei a spingermi a venire a parlarti, prima che lo facessero Peeta ed Haymitch — mi confessa.
— Mi farebbe piacere rivederla... L'ultima volta in cui l'ho vista era ancora dipendente dalla morfamina. Mi chiese di uccidere Snow, per tutto ciò che ci aveva portato via. — Il ricordo mi riporta ad un periodo bruttissimo. A quando consideravo Peeta una minaccia per la mia incolumità, prima di partire per Capitol con la Squadra delle Stelle. Quasi tutti morti.
— È passato, Katniss. È tutto finito. Guarda Peeta, ad esempio. Mi sembra una persona nuova — mi dice, con sincera ammirazione per quello che ormai è diventato l'uomo che amo.
— Non è stato semplice, Gale. Una volta, mi ero alzata dal letto per andare a prendere un bicchiere d'acqua...
 
— Peeta! Peeta, che succede? —Quando tornai in camera lo vidi per terra, rannicchiato su se stesso.
— Stammi lontana, Katniss. Potrei farti del male — mi aveva risposto, senza mostrarmi l'espressione dei suoi occhi. Si copriva il viso con le mani, non voleva farsi guardare.
— Non potresti mai farmi del male, Peeta. Perché mi ami, e perché ti amo anch'io! — Tutto a un tratto mi sentivo incredibilmente forte. Non avevo più paura di Peeta, dovevo solo proteggerlo e fare ciò che lui faceva con me. Dovevo fargli ricordare chi era realmente.
— A volte ricompaiono quelle... visioni distorte. Ti vedo come un mostro, Katniss. Non posso accettarlo. — I ricordi falsi del depistaggio lo confondevano ancora.
— Non lasciare che Capitol ti porti di nuovo via da me... perché avrei dato la mia vita per saperti salvo e al sicuro, e lo farei altre mille volte. —
Peeta aveva alzato lo sguardo verso di me, e gli avevo baciato la fronte.
— Nessuno mi porterà via da te, Katniss. Mai più...
 
— Da quella volta è stato sempre lui a sostenermi, quando gli incubi sull'esplosione sono diventati sempre più costanti — proseguo a raccontare.
— Il tempo ci aiuterà, Katniss. Guardaci, stiamo già meglio — mi risponde, alzandosi da terra. Mi offre la sua mano ed io la afferro senza pensarci due volte, mentre ci mettiamo in cammino per tornare al Distretto.
— Stasera vengono Haymitch ed Effie a cena... spero che non ti dispiaccia — dico a Gale mentre ci rimettiamo a camminare.
— Mi piacciono quei due. Una coppia imprevedibile.
— Come te e Johanna. — Mi lascio sfuggire un sorriso, che Gale ricambia all'istante.
 
La cena con Peeta, Haymitch, Effie e Gale è andata meglio del previsto. Peeta e Gale sembravano sapere qualcosa di cui io non so niente, li ho visti molto... uniti. Amici, quasi.
Ora sono sul divano con Ranuncolo rannicchiato in grembo, con il tempo entrambi abbiamo fatto progressi. Io non odio il gatto, il gatto non odia me.
Peeta si ferma proprio davanti a me, aspettando di prendere il coraggio per dirmi qualcosa.
— Ci ho riflettuto a lungo, per capire se saresti stata pronta. Gale mi ha detto che lo sei... — mi dice con una voce incerta ed emozionata.
— Peeta, che cosa...?
— Voglio che tu diventi mia moglie, Katniss. Sposami, ma questa volta devi essere tu a volerlo. — Senza curarmi del gatto, mi alzo dal divano gettandomi tra le braccia di Peeta, che tiene tra le mani un anello di fidanzamento.
— Lo voglio con tutta me stessa — gli rispondo senza pensarci due volte. Lo bacio, in modo tutt'altro che trattenuto, e mi lascio infilare l'anello al dito.
Amo Peeta, e su questo non ho più alcun dubbio. Ora che ho ritrovato anche Gale, sento di avere la forza per cominciare una nuova fase della mia vita. Prim, Cinna, Finnick e tutte le persone che non ci sono più resteranno per sempre vive nel mio cuore, non dimenticherò mai il loro sacrificio. Ma in fondo ho soltanto diciotto anni, e nonostante ciò che ho vissuto ho un'intera vita davanti.
— Sempre — mi ripete Peeta, prima di baciarmi di nuovo.

 
Nota dell'Autrice
Ciao a tutti! È la prima volta che scrivo in questo fandom, ho voluto scrivere questa one shot perché il finale un po' troppo frettoloso de Il Canto della Rivolta mi ha lasciata con l'amaro in bocca. Avrei voluto leggere di Katniss e Peeta, avrei voluto un lieto fine per Gale... Tutto ciò che mi sarebbe piaciuto leggere, l'ho scritto.
Dedico questa storia alla mia amica Carola (piccola twilighter) che mi ha dato tanti preziosi consigli e che è stata la prima persona a cui ho parlato di questa storia. Finalmente anche il nostro Gale ha il suo lieto fine!
Spero che vi sia piaciuta <3
Un bacio,
Greta




Perché Peeta è il dente di leone, e Gale è la fiamma viva. Peeta mi rende migliore, Gale mi rende forte. Ed io ho bisogno di entrambi per essere me stessa.

 

Ultima revisione errori effettuata: Maggio 2020
  
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