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Autore: Captain_Dragon    29/12/2014    0 recensioni
Una guerra lunga e faticosa costata vite, luoghi e tempo.
Una vittoria completamente sbagliata.
Un brusco risveglio.
Una notte di pioggia.
Un abbraccio durante il sonno.
E ho detto tutto.
PS. Nella storia Tiff è un pò OOC
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 34 del mese della Serpe, Terzo anno, pianeta Rocket Star

 

 

Il coraggioso cavaliere Meta Knight, dopo aver sconfitto definitivamente Doppio Leone di Fuoco e Dadopagos, si recò alla base per riposare.

 

-Comandante! Comandante!!-

 

Eccolo di nuovo, Sir Sapphire, con il suo vizio di correre trafelato verso la persona a cui doveva riferire qualcosa, si manifestava ogni volta che Meta Knight tornava una volta completate le sue missioni. Prima di parlare riprese fiato, poi urlò:

 

-Abbiamo sconfitto quei mostri? Ce ne sono altri? Perchè alcuni dei nostri non sono ritornati!?-

 

Era fortunato, lui. Riusciva sempre a colorare il ritorno dei suoi commilitoni con quel suo tono innocente, quasi infantile. Nessuno nell'esercito ci riusciva, ecco perchè il cavaliere dal mantello blu come la notte abbozzava un sorriso da dietro la maschera, ogni volta che lo vedeva.

Tuttavia dovette tener conto del significato delle parole di Sapphire, quindi abbassò il capo ricordando quella battaglia in cui la Nightmare enterprises mandò tutti i suoi mostri più forti, e molti guerrieri stellari morirono. Rialzò però la testa, perchè in fondo la morte dei compagni era una cosa normale se si era in guerra.

 

-Purtroppo abbiamo avuto un combattimento difficile, ho dovuto usare le ali per poter sfuggire a quell'orda di esseri infidi che mi stava alle calcagna. Alla fine però ce l'abbiamo fatta e i mostri sono stati sconfitti.-

 

Sapphire allora sospirò, ma sorrise al suo comandante, dopodiché si dileguò lasciando quest'ultimo a curarsi le ferite, da solo.

 

 

 

 

Giorno 21 del mese del Giglio, Terzo anno, pianeta Hookmind

 

 

Da quando Garlude aveva lasciato l'esercito, non di sua spontanea volontà, nel cuore di Meta Knight si era aperta una ferita profonda che non si sarebbe rimarginata molto facilmente. Lui ogni giorno lucidava con cura la sua spada Galaxia, l'unico ricordo che gli era rimasto di lei e del suo atto di coraggio. Era un'amica sincera e leale, un'amica vera, che donò la vita in cambio della spada dorata, pur sapendo che non sarebbe spettato a lei brandirla.

 

-Garlude, ricordati che ti penso sempre. Tu mi sei stata vicino in ogni situazione, nonostante tutti i pericoli che dovevi correre. Il nostro legame non è mai andato oltre l'amicizia, ma c'era comunque affetto e fedeltà, sentimenti di cui non mi scorderò mai. Ti prego, non scordarti di me.-

 

Dopo aver pronunciato queste parole salì in cima al monte più alto del pianeta, che vantava la forma di un perfetto uncino e dava il nome al pianeta stesso. Sguainò poi la spada e la puntò verso il cielo, nel suo volto celato dalla maschera argentata si dipinse uno sguardo di sfida e di rimprovero che guardava verso il sole, ma non durò molto, infatti si addolcì subito e sembrò esprimere malinconia e gratitudine, con un po' di rassegnazione.

-Life goes on, right?-

 

 

 

Giorno 15 del mese della Luce, Quarto anno, pianeta Flower Star

 

 

 

Ricordati di me, e prenditi cura di questa foto.”

 

Davvero, tra tutte le cose che secondo Meta Knight un mostro poteva provare, l'affetto e la pietà proprio non erano tra queste. Ma lui aveva smentito tutto, prima di morire.

 

Non ce l'ho fatta a uccidere un caro amico, il più forte tra noi”

 

Ma lui non era un mostro, e l'ha dimostrato bene. Durante la lotta Meta Knight si trovò messo all'angolo, stordito dagli attacchi fulminei e imprevedibili che l'avversario usava. Gli era stata aggiunta una forza artificiale ed estremamente potente, tutto per colpa di quel maledetto Enemy. Aveva la spada puntata contro il cuore del cavaliere blu, allora perchè non l'ha ucciso? E' rimasto così, fermo e impalato, a scrutare il nulla. Chiunque ne avrebbe approfittato per colpire, come Meta Knight fece:

 

-Chiedo perdono, ma devo farlo.-

 

Così, dopo aver permesso ad un'impercettibile lacrima di bagnare la sua maschera, colpì il nemico. Questo cadde a terra, usò le ultime forze che gli rimanevano per dare a Meta Knight l'oggetto più prezioso che possedeva: Il ciondolo con la foto di suo figlio.

 

-Si chiama Knuckle Joe, è mio figlio. Sicuramente si indignerà nel sapere che suo padre è diventato un... Un mostro. Meta Knight, grazie per aver ucciso questo mostro, ma ti prego di conservare questa foto. Addio-

 

L'aveva detto con una rassegnazione di cui l'altro non sarebbe mai stato capace, sussurrando un ringraziamento. No, non era un mostro, era solo un guerriero stellare che era caduto prigioniero nella rete del male. Nulla di più, nulla di meno. Non aveva nessuna colpa.

 

 

 

Giorno 42 del mese del Soffio, Sesto anno, pianeta Rockground

 

 

 

Capita di rado che qualcuno si unisca ad un esercito, di solito le persone fanno il contrario. Tuttavia Meta Knight era contento, perchè aveva un presentimento molto positivo. Quei due si sono voluti unire a lui senza calcolare le probabilità di non uscirne vivi, non si sa se per coraggio o per inconsapevolezza. E' incredibile come in pochi giorni siano passati da banditi squattrinati a rispettati cavalieri, anche se ancora il rinomato titolo di “sir” non lo possedevano. Meta Knight li trattava come fossero fratelli, e la sua opinione su di loro era la seguente:

 

-Edge e Sharp sono due cavalieri in gamba, avevano solo bisogno di smetterla con le ruberie. Sono molto fiero di loro.-

 

Nella loro stanza invece, i due se ne stavano in silenzio a meditare sulle azioni passate, mentre fissavano e rigiravano continuamente le spade nelle loro mani. Erano diventati prodi cavalieri, amici fidati di tutti i guerrieri stellari, ma sapevano che se erano diventati bravi nel combattimento contro i mostri era solo per merito del cavaliere blu.

 

-Siamo stati davvero fortunati ad incontrarlo, vero Edge?-

 

-Si Sharp, se non fosse stato per lui staremo ancora derubando i passanti, o peggio.-

 

Sharp stette zitto, mentre pensava ad un possibile attacco da parte dei mostri, e loro inermi che venivano eliminati, vista la loro incapacità di difendersi. Sembrò quasi che avesse usato la telepatia, poiché l'amico abbassò il capo e seguirono interminabili minuti di silenzio accompagnato dal fischio del vento e dal cinguettio degli uccelli.
 

-Vero, dobbiamo rendere grazie a Meta Knight.-

 

 

Giorno 23 del mese della Lancia, Decimo anno, pianeta Save Star

 

 

 

Ecco, quel giorno. Il giorno atteso da tutti, il giorno in cui tutti i guerrieri stellari morti in battaglia sarebbero stati vendicati, il giorno in cui Enemy non avrebbe più retto, il giorno in cui i mostri erano inferiori di numero e di basi, il giorno in cui i guerrieri stellari avrebbero messo la parola fine a questa guerra che da dieci anni imperversava nella galassia.

Il giorno della vittoria.

Tutti i guerrieri stellari si erano preparati mentalmente e fisicamente al Grande Assalto, riuscendo a pianificare la strategia e il luogo dell'attacco. Nascosti nei vari pianeti, in determinati punti, stavano i combattenti. Scrutavano attentamente i nemici e le loro mosse, qualcuno sghignazzava, qualcun altro si preparava al meglio. Sul pianeta Leaflife, nascosto dietro una siepe, stava un Meta Knight armato fino ai denti che, assieme ai suoi compagni, aveva accerchiato tutti i mostri. Essi erano ignari di ciò che stava per accadere. Intanto il conto alla rovescia prima dell'assalto continuava imperterrito, e nella mente di tutti rimbombava la stessa frase:

 

Scacco al re”

 

Tre, due, uno, VIA!!

 

Ed eccoli, i guerrieri stellari, paladini del bene, che in ogni pianeta continuavano senza sosta a combattere, erano partiti all'attacco in contemporanea, cogliendo i nemici di sorpresa. Dopo un po' si persero tutti i contatti dalla Base Centrale, situata a Ribble Star. Tutti alla base erano nel panico, che i loro amici non ce l'avessero fatta?

Questa convinzione sparì in un lampo, quando Sir Sapphire fece capolino nella base con il sorriso sulle labbra. Svelto si recò alla stanza del Comandante Supremo, colui che aveva ideato il piano. Sapphire non bussò neanche, entrò direttamente nella stanza, e con l'emozione che gli si leggeva negli occhi, disse:

 

-Comandante, ce l'abbiamo fatta.-

 

Sì, i mostri erano stati sconfitti e la galassia poteva finalmente dirsi al sicuro. Ci furono feste e banchetti, canti e balli, giorni interi di totale festa e ritorno a casa per i guerrieri.

 

Tuttavia c'era qualcuno che, nel profondo del cuore, sentiva che questa vittoria era sbagliata, che non doveva finire così, non sapeva perchè, forse era solo un presentimento. Quel qualcuno era Meta Knight, il quale non aveva preso parte ai festeggiamenti e se ne stava in una vecchia casupola di legno a scrivere una lettera indirizzata a chissà chi.

 

-Mhh... Non so se la nostra vittoria sia qualcosa di totalmente giusto. Sento che così facendo abbiamo perso un tassello importante del puzzle della nostra vita. Un tassello che da solo potrebbe arrivare a valere tutto il puzzle.-

 

Detto questo se ne andò, lasciando l'abitazione e la lettera. Da qualche parte nel cielo una piccola anima dalla forma sferica si avvicinava alla lettera. Aveva le lacrime agli occhi e il viso sconsolato. Quando fu abbastanza vicina da riuscire a leggere le parole scritte sul foglio bianco subito scoppiò a piangere. Si guardò poi le mani trasparenti, che mai avranno un corpo, e pensò:

 

Almeno c'è qualcuno che capisce qui... Mi avevano detto che in vita sarei riuscito a fare grandi cose, che sarei stato io a vincere i mostri. Ma invece erano solo menzogne... Sono destinato a vivere nella completa solitudine, col pensiero che nessuno saprà mai chi sono. Né conosciuto, né amato, né in vita. Forever forgot... Poyo”

 

E si librò in cielo, sapendo che nessuno mai conoscerà il suo nome, il suo destino mai si compirà e nessuno potrà mai commentare la spensieratezza con cui avrebbe vissuto la sua vita.

 

No life

 

No world

 

No Kirby.

 

 

-KIRBY!!!-

 

Ed ecco che si sveglia nel cuore della notte, il suo sonno interrotto da un altro incubo, la nostra Tiff. Dev'essere stato il combattimento del giorno prima, quando il suo amato stava per rimetterci la vita, ad influenzarle il sogno. Era leggermente sudata e aveva gli occhi appannati, ma non ci fece caso. Scese dal letto e si sedette sullo sgabello vicino alla sua scrivania, lanciò un'occhiata veloce a suo fratello che se ne stava beato nel mondo dei sogni. Sorrise nel vederlo reclamare la coperta quando per sbaglio se la levava di dosso. La ragazzina poi si mise a fissare il pavimento, nella sua mente mille pensieri frullavano in continuazione.

 

Non tutto il male vien per nuocere, sono contenta che i guerrieri stellari abbiano perso la guerra, se no Kirby non esisterebbe”

 

Si avviò poi verso la stanza di Meta Knight, Sharp ed Edge, fece capolino dall'uscio e si avvicinò a Meta Knight cercando di non fare rumore. Poi si chinò verso di lui per guardarlo meglio. Sorrise amorevolmente e gli diede un piccolo bacio sulla maschera.

-Meno male che tu sei forte solo quanto basta-

 

Lo squadrò e lo ringraziò mentalmente per tutto quello che aveva fatto. Perchè lui era il suo migliore amico, il suo mentore, la persona a cui svelava ogni suo segreto o presentimento riguardo a King dedede, colui che la soccoreva quando nessuno era capace di farlo, era astuto, misterioso, bravo nel combattimento, ed era anche affascinante. Ma non reggeva il confronto con LUI. Lui che l'ha salvata molte volte, con cui aveva condiviso diversi anni di allegria, che faceva risplendere ogni suo giorno con quel verso adorabile che usciva dalla sua bocca al posto delle parole: poyo. Sì, Meta Knight non poteva competere con il dolce e apparentemente innocuo eroe venuto dallo spazio.

A quel pensiero Tiff arrossì leggermente, uscì dalla camera di Meta Knight e prese un cappotto e un ombrello, visto che fuori pioveva. Attraversò i corridoi e uscì dal castello, per poi dirigersi verso quella collinetta che ormai conosceva fin troppo bene.

 

-Quell'uccellaccio ti ha lasciato fuori nonostante la pioggia....-

 

Disse, ma il diretto interessato non sentì. Anzi, continuava a dormire ignorando le gocce che gli cadevano sulla faccia rosa. Lei non sopportava di vederlo così, perciò si arrampicò sull'albero con l'ausilio di un rametto ancora in fase di crescita e si avvicinò a Kirby per prenderlo. Appena gli fu vicina rimase un attimo a contemplarlo. Il faccione color chewing-gum del suo amato, così dolce e infantile. Qualcuno potrebbe dire che l'amore che Tiff provava per lui era sbagliato, perchè lui era piccolo, sia di statura che di età, ma si sa, al cuor non si comanda. E poi non era un bambino del tutto, possedeva un cuore grande e nobile, così nobile che perfino il cavaliere più forte e gentile dell'universo l'avrebbe invidiato. Crogiolatasi in questi pensieri, la ragazzina prese il guerriero stellare tra le sue braccia, cercando di rendere la presa lieve lieve. Scese dall'albero e si sedette sull'erba, con la schiena contro il tronco, poi mise Kirby accanto a sé. Tutti e due erano riparati dal grande ombrello color del mare ed erano stretti l'uno all'altra. Tiff decise di rimanere lì per quella notte.

 

Non mi importa se mi prendo un raffreddore, mi basta stare accanto a lui.”

 

Lei decise un po' titubante di poggiare la testa su quella di Kirby, il quale non se ne sarebbe accorto perchè dormiva. Appena lo fece, si beò della morbidezza dell'amato e scivolò così in un sonno profondo.

Dormirono abbracciati, sotto il cielo stellato che ormai si era placato da un po' e stettero vicini fino al risveglio.

 

Ti voglio bene Kirby

 

 

 

 

 

 

 

  
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