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Autore: Defiance    29/12/2014    5 recensioni
"Non sono più una mercenaria, nè un'arma, nè un'agente dello S.H.I.E.L.D.: perciò al diavolo la professionalità, al diavolo la finzione; sono più umana di quanto pensassi e gli umani si innamorano.
E io che credevo di essere immune a questa roba, ho appena scoperto di sbagliarmi."
Dal testo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America
Note: Movieverse, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi e The Avengers non mi appartengono. La storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


So Cold
 






Natasha's pov

Un tempo la neve mi piaceva.
Mi piaceva il freddo russo, passeggiare nei viali deserti a causa del gelo, osservare le famiglie cenare allegramente davanti ad un camino acceso ma comunque meno caloroso dell'affetto che si dimostravano, domandandomi se avrei mai avuto qualcosa del genere nella mia vita, come se una donna come me potesse anche solo avere il diritto di pensare a momenti così puri, come se potesse meritarli anche solo lontanamente.
Non avevo scelta, non avevo vie d'uscita: uccidere o essere uccisa; potevo esclusivamente interrogarmi su ciò che facevo e provare ad autoconvincermi che ci fosse qualcosa di giusto, ma era quasi impossibile mentire a me stessa... è per questo che so fingere così bene; non solo per l'addestramento e tutto il resto, ma perchè sono abituata a costruirmi muri di bugie attorno per non affondare.
Ma adesso, quel candido e spesso strato bianco, mi urla contro la verità, ha il volto di un fantasma: gli uomini che ho massacrato, i bambini morti a causa del mio operato, donne ed anziani vittime casuali o meno delle mie azioni... Ed è difficile allontanare il senso di colpa, quando non si è del tutto in grado di spegnere i sentimenti. 
Nessuno ci riesce davvero.
Osservo il paesaggio che circonda la Stark Tower: palazzi illuminati dai lumi natalizi, gli odori delle pietanze cucinate in occasione delle festività, le risate dei bambini che tutti incappucciati giocano con la neve, non curanti delle cose terribili che stanno per accadere, mentre i loro genitori li osservano sorridenti, orgogliosi del proprio creato, perchè da quella gente può nascere solo il buono.
Quel buono che prima distruggevo e che ora lotto per preservare.
Un controsenso, ma forse è questo che sono: qualcosa priva di senso, che non dovrebbe neanche esistere, un mostro che spera di potersi trasformare in un eroe.

"Sei pronta a far vedere al mondo chi sei veramente?"
Pausa. 
"Tu lo sei?"


Le parole di Pierce mi rimbombano nella mente dal momento in cui le ha pronunciate, torturandomi come se fossero degli spilli che cercano di insinuarsi nella mia carne; sono stata addestrata a resistere alla tortura, anche a quella psicologica... ma non si può fare nulla quando è il proprio inconscio ad esercitarla.
E anche in quel frangente, ha prevalso l'egoismo: quello che il mondo avrebbe pensato di me una volta scoperto chi ero stata in passato, mi importava meno, molto meno, del giudizio di una singola persona.

"Il vostro mondo è in bilico... E tu tratti per un solo uomo?"

Ma ho fatto comunque la cosa giusta, la prima come la seconda volta; ho messo da parte il personale per il bene universale.
Quella parte del mio passato, relegata in un fascicolo dello S.H.I.E.L.D. fino a qualche mese fa, non sarebbe stata mai cancellata, così come la mia nota rossa sul registro; era solo nascosta. 
Ma c'era. 
C'è. 
Ci sarà sempre.
Ed è sotto gli occhi di tutti ormai.

Vorrei chiedere a tutte quelle persone che girano per le strade canticchiando canzoncine natalizie qual è il significato del Natale, perchè li entusiasma così tanto; vorrei capire se è una festività che coinvolge emotivamente solo chi può contare sull'affetto di altri, o se anche un uomo solo mi risponderebbe allo stesso modo; vorrei sapere se qualcuno come me può aspirare a qualcosa di più.
"Natasha" 
La voce di Barton mi strappa dai miei pensieri, sussulto, ma non mi volto a guardarlo; aspetto che si sieda accanto a me, perchè so che lo farà.
"Perchè non vieni dentro? Fa freddo qui fuori"
La sua voce è calma e gentile, come lo è sempre stata nei miei confronti.
"Che cosa state provando a sollevare, questa volta? L'armatura di Stark?"
"Nah, sappiamo già che Rogers e Thor ci riuscirebbero. Stiamo socializzando" risponde, abbozzando un sorriso.
Mi stringo nelle spalle.
"Sto bene così, grazie" 
Clint annuisce e si alza, ma poi si risiede, come se ci avesse ripensato.
"Sai, Nat. Di qualunque cosa si tratti, puoi parlarne con me. Se è per via dello S.H.I.E.L.D...."
"Mi sono innamorata di Steve" butto lì, su due piedi, e immediatamente il mio petto si fa più leggero; evidentemente, avevo bisogno di dirlo ad alta voce.
Lui è spiazzato, resta in silenzio per qualche secondo, mentre cerco di ricacciare dentro le lacrime.
So di non meritare un sentimento così puro e bello, così come so di non meritare di essere amata, tantomeno da Steve; sono consapevole che non ricambierà mai ciò che provo per lui, ma sono anche stanca di nasconderlo a me stessa, di fingere che non mi importi.
Non sono più una mercenaria, nè un'arma, nè un'agente dello S.H.I.E.L.D.: perciò al diavolo la professionalità, al diavolo la finzione; sono più umana di quanto pensassi e gli umani si innamorano.
E io che credevo di essere immune a questa roba, ho appena scoperto di sbagliarmi.
"Lui lo sa?" domanda Barton, ed io scuoto la testa.
"E non deve saperlo" preciso.
"Ma, Nat..."
"No. Non si discute, Clint. Sono la Vedova Nera, l'amore non fa per me" 
Mi alzo, lo lascio solo, ma devo attraversare la sala dove sono riuniti tutti gli altri per andare nella mia stanza.
"Ehi, Nat! Vuoi fare un brindisi con noi per la mezzanotte? è quasi il giorno di Natale!" 
Tutti gli occhi sono su di me, aspettando una mia risposta, compresi i suoi, azzurri come il cielo primaverile.
"Non sono dell'umore adatto, Pepper" dico, senza guardare nessun altro, "grazie, comunque. E scusatemi" 


Steve's Pov

Pepper e Tony sono stati i primi a lasciare la sala, immagino che abbiano le loro cose da fare; poi anche Bruce, l'agente Hill e Thor hanno deciso di andare a dormire, così che alla fine siamo rimasti solo in tre: Barton, Sam ed io.
"Beh, Capitano. Io vado" si congeda il mio amico, rinnovandomi gli auguri e dandomi un'amichevole pacca sulla spalla, che ricambio.
Faccio per lasciare la sala anche io, ma Clint mi blocca.
"Cap. Prima che tu vada... C'è una cosa di cui vorrei parlare con te"
Corrugo la fronte; cosa può volere Occhio di Falco da me?
"Ma certo, dimmi"
"Non sono tipo da preamboli, per cui andrò dritto al sodo. Cosa provi per Natasha?" chiede, serio in volto, ed io mi sento sprofondare.
Avevo già sospettato che fosse interessato a lei, ma non avrei mai creduto possibile che mi vedesse come una minaccia, anche perchè sono più che sicuro di non essere il suo tipo.
"Siamo amici, credo" riesco a biascicare; non mi va di confessare a Barton che con nessuna delle donne con cui Nat ha provato a farmi uscire è andata male, proprio perchè nessuna era lei.
Non credevo che i miei sentimenti per quella rossa letale e angelica al tempo stesso fossero così evidenti; magari lo ha capito anche lei, magari gliene ha parlato lei stessa e mi evita da quando ci siamo rivisti per la prima volta, dopo quel giorno al cimitero, di proposito e proprio per questo.
"Non mi sembra di averti chiesto cosa siete, o cosa pensi che siete, Rogers" non lo dice con ostilità, ma da quelle parole comprendo che vuole sapere la verità. 
Scrollo le spalle e mi risiedo sul divano; se l'alcol mi facesse un qualche effetto, forse berrei un altro bicchiere.
O due.
"Ascolta, indipendentemente da quello che io possa provare o meno per Nat, non sarò d'intralcio in alcun modo. Non sono il tipo, credimi" 
Sono consapevole di quanto queste parole equivalgano ad una confessione almeno quanto sono consapevole di essere un pessimo bugiardo, per cui mentire si sarebbe rivelato completamente inutile.
Clint avrebbe capito che una frase tipo 'le voglio bene, niente di più' non corrisponde a verità e avrei fatto la figura del codardo, cosa che non sono affatto. 
Quando lo guardo, però, sta sorridendo.
"Bene" sussurra, "grazie per la chiacchierata".
Poi va via senza aggiungere altro.

Sono passate tre ore; tre lunghe ore, a rigirarmi nel letto senza riuscire ad addormentarmi. Tre ore ad immaginare Natasha tra le braccia di Clint, a rodermi dalla gelosia, impotente, consapevole di non avere alcuna chance, di non poter fare nulla per cambiare le carte in tavola.

"Tu cosa vorresti che fossi?"
"Che ne dici di un'amica?"

Non avrei comunque potuto azzardare di più, quella volta. Non sarei stato qui a pensarci, se l'avessi fatto, probabilmente.
L'unico problema, l'eterno dubbio che mi ronza per la mente, è cosa sarebbe accaduto se invece le avessi confessato i miei sentimenti e lei non avrebbe reagito conficcandomi una pallottola in fronte.
Una percentuale di possibilità piuttosto bassa, considerando che sicuramente il proprietario del suo cuore è Barton, ma fa male comunque. 
Sbuffo e decido di tornarmene nella sala dov'ero fino a poche ore fa; mi perdo nel paesaggio fuori dalla finestra, le abitazioni illuminate e le strade deserte, coperte dalla neve.
Mi viene spontaneo pensare all'ultimo Natale trascorso con Natasha: c'eravamo solo noi, quella notte.

"Steve? Che ci fai qui?" domanda Natasha, pur sapendo che quella domanda mi avrebbe messo non poco in imbarazzo.
"è Natale. Nessuno dovrebbe stare da solo la notte di Natale" biascico e lei sorride, un sorriso così bello che illumina l'atmosfera più di quanto avrebbe potuto fare un'albero di cinquanta metri zeppo di lucine.
Mi invita ad entrare con un cenno del capo e mi strappa dalle mani la bottiglia di spumante, ammiccando.
"Solo perchè hai portato l'alcol, Rogers" mi avverte e questa volta sono io a sorridere, perchè so che questo è il suo modo per dirmi che è contenta di vedermi lì.
Mi accomodo sul divano, davanti al caminetto, e riscaldo le mani intorpidite dal freddo.
Natasha torna, porgendomi un bicchiere e riempiendolo, subito dopo aver stappato la bottiglia.
"Non ho mai festeggiato il Natale" mi confida ed io la guardo ad occhi sgranati; il periodo natalizio era quello che Bucky ed io amavamo di più, sebbene all'epoca i festeggiamenti erano alquanto diversi.
"Beh, c'è sempre una prima volta"
Lei scrolla le spalle, poi svuota l'alcol in un sorso e riempie nuovamente il bicchiere.
"Direi che per una volta possiamo essere soli insieme, Rogers" acconsente.
"E poichè ho sentito dire che a Natale si è tutti più buoni... non ti torturerò cercando qualche donna con cui farti uscire"
Rido.


Avevamo parlato per ore, anche se non aveva mantenuto la parola data e aveva comunque fatto qualche battutina su Beth la cameriera o sulla mia vicina di casa; avevamo scherzato su un Nick Fury vestito da Babbo Natale e su un Tony Stark che, volando con la sua armatura, consegnava i regali ai bambini... il giorno dopo era tornato tutto normale.
Io Captain America, lei la Vedova Nera.
Due agenti dello S.H.I.E.L.D. che erano partner in missione da un paio di anni e aveva ricominciato ad organizzarmi appuntamenti al buio.
Poi sento dei passi. E la sua voce.
Chiama Barton.


Natasha's pov

Mi viene da vomitare.
Confessare di essere innamorato di qualcuno che non ti ricambierà mai è peggio di una sbornia e del post-sbornia messi insieme.
Non riesco a smettere di pensare all'espressione di Clint, che cerca di convincermi a dire tutto a Steve; non riesco a smettere di ripensare a quando l'ho baciato sulle scale mobili e alla mia battutina sulla pratica, che altro non era se non un modo per capire con quante donne fosse effettivamente stato... e una proposta indiretta, credo; me ne sono accorta dopo, ma quasi avevo sperato che mi chiedesse di fare da cavia.
Lo avrei fatto.

"C'è la seria possibilità che tu non sia portato per questo lavoro, Rogers"

'Non vedi che non voglio essere solo un'amica per te?' avrei potuto aggiungere, ma ero ancora in fase di negazione.
Forse lo sono ancora, infondo. Non mi capacito di aver perso la testa per un uomo. 
Di essermi innamorata come un'adolescente e di non aver il coraggio di sedurre un uomo incredibilmente sexy e che per qualche motivo è l'emblema della giustizia, della lealtà, della purezza.
Ma qualsiasi cosa non sarebbe abbastanza con lui: siamo troppo diversi.
E allo stesso tempo uguali; privati della vita che avremmo dovuto avere, soli, danneggiati... ma forti abbastanza per non crollare.
Ci siamo sempre capiti e forse è anche per questo che mi sono innamorata di lui; sembrava quasi, quando mi parlava, che fosse in grado di vedere oltre la maschera della fredda Vedova Nera, che finge di non provare nulla, di non tenere a nessuno.
Lo schermo del mio cellulare si illumina.
Un messaggio di Barton:
    Torna di sotto. Devo farti vedere una cosa.
Urgente.
In meno di cinque minuti sono nella sala dove gli Avengers si riunivano ogni sera dopo cena; persino Bruce aveva iniziato a socializzare, io me ne stavo sempre per fatti miei. 
Avevo fatto solo un'eccezione, la prima sera.
"Clint? Sono qui" lo chiamo, ma non c'è.
Tutto ciò che vedo, è Steve vicino alla finestra, che si volta a guardarmi.
Credo che ucciderò Barton.


Steve's Pov

 Mi guarda; i suoi occhi verdi sono confusi.
"Ehm, no, sono solo io" esordisco impacciatamente e pateticamente, aggiungerei.
Il suo sguardo è diventato di ghiaccio; non faccio in tempo a chiederle cosa non va, che scatta e un battito di ciglia dopo la vedo intenta a cercare di colpire Barton.
"Cosa gli hai detto?" urla, ma per qualche ragione gli permette di immobilizzarla; sono troppo spiazzato per intervenire in qualche modo.
"Io niente. Ma forse è arrivato il momento che voi due facciate una chiacchieratina" le risponde lui, ma osserva me.
La lascia andare, poi raggiunge la porta e la chiude a chiave, con noi dentro.
"Torno a liberarvi domattina. Buonanotte ragazzi" esclama Clint dall'altro lato, mentre Natasha prende a pugni la porta di legno.
"è impazzito" commento, accorgendomi poi di averlo detto ad alta voce e di essermi reso conto in questo momento, che forse non era poi così tanto pazzo; forse, c'erano altri motivi dietro alla conversazione di prima, che non ero riuscito a vedere... o che non volevo vedere.
"Lo ucciderò. Giuro" ringhia lei, ma rinuncia alla possibilità di uscire di lì e si accovaccia sul pavimento, poggiando senza alcuna delicatezza il capo contro il muro.
"Wow, devi averne proprio abbastanza di me, per reagire così solo perchè ci sta costringendo a stare nella stessa stanza per qualche ora" mormoro sardonico, non riesco a capire la ragione di tutto quell'astio nei miei confronti.
Ma quando mi volto vedo che sta piangendo.
"Natasha" sussurro e le corro incontro, inchinandomi dinnanzi a lei.
Evita accuratamente di incrociare il mio sguardo, anche quando le scosto i capelli dietro le orecchie per osservarla meglio.
Vederla piangere è strano; sia perchè è lei a farlo, sia perchè mi provoca una sconosciuta sensazione alla bocca dello stomaco.
Fa male. Soprattutto il pensiero che potrei essere io la causa di quelle lacrime.
"Natasha" ripeto, "Cosa succede?"
"Non sarei dovuta tornare" dice dopo un attimo di esitazione e il gelo si diffonde nelle mie vene.
"Perchè?"
"Per te" 
Adesso i suoi occhi verdi e lucidi sono conficcati nei miei; non le ho mai visto quell'espressione sul volto, non so come comportarmi.
"Si può sapere cosa...?!"
Non mi permette di finire la frase; ci impego una frazione di secondo per realizzare di avere le sue labbra premute prepotentemente contro le mie.
Si stacca da me bruscamente e mi guarda, è arrabbiata.
"Questo. TU. MI. HAI. FATTO. QUESTO. E io non volevo" 
La studio sorpreso, con la bocca dischiusa, per qualche istante; lei si volta, non regge il mio sguardo, si prende i capelli tra le mani.
Poi la raggiungo a grosse falcate, le afferro un braccio e la costringo a riprendere il contatto visivo; la sbatto contro il muro e la bacio.
Barton mi ha fatto quelle domande perchè Natasha gli ha confessato di provare qualcosa per me; mi è all'improvviso tutto più chiaro.
I suoi tentativi di trovarmi una compagna, il sorriso di Barton dopo che gli ho detto di provare qualcosa più di un semplice affetto per Natasha, il motivo per cui ci ha chiusi qui dentro.
Le sue domande quel giorno in macchina, le sue allusioni... non mi stava prendendo in giro. 
Voleva informazioni. Voleva provocarmi.


Natasha's pov

Mi gira la testa.
Mentre mi bacia, mentre mi accarezza, mentre mi stringe a sè.
Ho perso il controllo e me ne rendo conto perchè non mi è mai successo. 
Beh, quasi mai.
Ma mai in questo modo.
Mi manca il respiro, sento le mie gambe cedere, quasi come se si stessero facendo molli e mi aggrappo a lui.
Poi all'improvviso si stacca da me e mi sembra che il pavimento sia scomparso da sotto i miei piedi.
"Tutto questo tempo sprecato a scappare" sussurra lui, ha la voce roca, i suoi occhi sono più scuri.
"Io ti avevo detto che avremmo potuto impiegarlo per fare un po' di pratica diversa dai consueti allenamenti" provo ad essere provocante, sicura di me, ma la voce mi trema.
Una situazione che mi è totalmente estranea, so che può leggere la paura dietro le mie parole.
Sorride, mi accarezza i capelli e chiudo gli occhi.
Sentire le sue mani su di me, in qualunque punto del mio corpo, è come ricevere una scossa elettrica.
"Non credevo che fosse questo il significato di quella frase" si giustifica, poi mi da un casto bacio sulla fronte.
"Te l'ho detto che non sei portato per questo lavoro" lo prendo in giro.
Percepisco il suo petto vibrare contro il mio quando si mette a ridere, il suo cuore battere forte quando smette.
"Non credevo potessi vedermi in questo modo" aggiunge e questa volta sono io a ridere.
"Non credevo che tu potessi vedermi in questo modo" confesso e lui corruga la fronte.
"Per via del bikini?" da quando è lui a sfottere me?
"Certo, per quale altro assurdo motivo, altrimenti?" sto al gioco, ma tremo. 
Tremo perchè mi fa venire i brividi essere così vicina a lui.
"Non aver paura, Nat" sussura serio e mi bacia di nuovo, questa volta sulle labbra.
"Sei sempre stata tu" continua, senza allontanare le sue labbra dalle mie.
"Sei sempre stata tu, l'unica che abbia mai voluto in tutto questo tempo"
E a quel punto chiudo gli occhi.
E mi abbandono a lui.
Non fa più freddo.
Non scappo più.
Non ho più paura.





Angolo Dell'Autrice
Okay, ero in astinenza da fanfiction Romanogers, mi è
venuta in mente questa cosina e l'ho buttata giù.
Mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa ne pensate, quindi
se vi va lasciatemi una recensione. 
So che non è un granchè, ma spero comunque che vi piaccia.
A presto,
Bell.
  
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