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Autore: FRAMAR    29/12/2014    41 recensioni
Storia scritta per Danyel in occasione de suo compleanno. Auguri Dany!
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Fabrizio (23 anni) e Francesco (28 anni) sono due uomini soli e hanno alle loro spalle una storia triste. Si sono conosciuti presso una casa di riposo circondata da cipressi. Una conoscenza che sembra varcare presto i confini di un'amicizia.
Genere: Drammatico, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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UOMINI SOLI
 

Fabrizio 23 anni e Francesco 28 anni, sono due uomini soli, che hanno alle loro spalle una storia triste. Sono diventati amici presso una casa di riposo circondata da cipressi.
 
Pov Fabrizio

Sono le 8,30 di un 4 giugno qualsiasi e io sono un ragazzo qualsiasi. Sì sono le 8,30 e quella maledettissima sveglia sta per suonare. Mi sveglio sempre in quel momento, per non avere la tentazione di scagliarla contro il tavolo, dal momento che l’ho pagata un occhio della testa! Apro gli occhi: prima uno, poi l’altro, ecco lì la finestra, il tavolo, il mio bel cagnolino di peluche. Lo stato di semi incoscienza che mi prende ogni mattino è quasi del tutto sparito, mi resta solo da alzarmi e da darmi da fare. Oh che sonno! Mi stropiccio gli occhi…

Vado in bagno. Ma bando alle tristezze, devo far presto. Luciano mi aspetta, in quella sua casa piena di cipressi … Lui, Luciano, il mio bel Luciano tanto buono, tanto solo, tanto, tanto caro.

Lo avevo conosciuto all’età di 18 anni, era alto, biondo, con un ciuffo di capelli sulla fronte, alta e slanciata, che ombrava un pò quegli splendidi occhi azzurri che ricordano tanto il mare! Allora ero il Fabrizio che si credeva tanto brutto, quel Fabrizio benedetto con i suoi quattro chili di troppo e che, a 18 anni, in una festa se ne stava ancora rannicchiato in una poltrona, con la mano sull’occhio destro che mi faceva sembrare un tantino strabico. Io lo guardavo, quel mio idolo biondo che non avevo mai visto parlare e sorridere: chissà perché?, mi chiedevo, un ragazzo come lui doveva sorridere. Dicevo: io sono ed ero brutto, per questo non riesco a capire come diavolo avesse fatto a innamorarsi di me! Mi ricordo quando mi si avvicinò per la prima volta.

Capii che voleva ballare, perché non parlò: come ero emozionato, le gambe tremavano e le mani sudavano. Poi cominciammo a uscire insieme: lui non parlava mai, parlavo io… Piano piano si cominciò a insinuare in me l’idea che Luciano fosse muto! Ed era così: non so perché ci azzecco sempre quando si tratta di darmi un dolore e mai quando debbo parlare con la professoressa di Marx. Gli amici dicevano “L’amore è cieco”, io potevo aggiungere “Che l’amore è anche muto”.

Un giorno mi diede una lettera, anzi, un libro! Mi diceva che mi amava e mi ripeteva tante volte dolcemente: “Io ti amo Fabrizio, ma tu mi vuoi lo stesso? Anche con questa paralisi alla bocca?”. A questa notizia mi erano uscite le lacrime, lacrime di gioia: lui voleva sapere se lo accettavo… Ci siamo messi insieme.

Come era bello e dolce sentirsi amato. Sparirono tutti i miei complessi, a forza di sentirmi dire per lettere: “Ti amo”. No, non dovevo essere poi tanto brutto. Ora vedevo solo lui, i suoi capelli, i suoi occhi blu. Solo in quei momenti di gioia capii quanto ero stato stupido ad essere sempre triste e che dovevo prendere esempio da lui, che non sorrideva, ma che si capiva dagli occhi che era allegro: a volte gli dicevo che non potevo uscire, poi come uno scemo mi mettevo a seguirlo e tutte le volte lo vedevo assaporare tutto come se avesse dovuto morire il giorno dopo. Camminava per i viali, accarezzava i fiori, ascoltava gli uccelli.

Io ho un fratellino, che sapeva di me e di Luciano, che un giorno mi fece uno di quegli scherzi che restano nel cuore…

Incontrò Luciano una mattina e gli disse: “Fabrizio ha detto che non ti vuole più vedere, perché tu non sorridi mai!”. Quando seppi questo da Sandro, prima gli diedi un sonoro schiaffone e poi corsi alla ricerca di Luciano. Ricordo che lo vidi nel parco, camminava con passo stanco, pesante, con la testa bassa e nascosta fra le spalle, le mani in tasca. Penso che sentì la mia presenza, si girò: povero amore mio! I suoi occhi azzurri erano pieni di lacrime, che gli scorrevano silenziosamente lungo le guance. L’espressione sola e smarrita lo faceva sembrare un bimbo: non lo avevo mai visto così. Gli corsi incontro e lo baciai e le nostre lacrime cominciarono a fondersi come le nostre Anime avevano già fatto. Quanti giorni felici! Ripenso all’ultimo: stavamo correndo su una moto quando un pazzo cambiò direzione e ci venne addosso, io svenni. Del momento in cui ripresi i sensi ricordo l’asfalto nero e ruvido, tanta gente che strillava e piangeva, ma sentivo anche qualcosa che batteva lentamente: era il cuore di Luciano, sul quale ero appoggiato. Mi alzai, con un gesto gli avevo riordinato i capelli: lui mi guardò e lentamente alzò il braccio come per accarezzarmi, sembrò che mi avesse detto “Vivi per me”, giuro di averlo sentito. Nei suoi occhi c’era una luce lontana… ed era già così lontano: per sempre.

Non lo so  dove si trova in questo momento. A parte il corpo nella casa di riposo circondata da cipressi, ma di una cosa ne sono certo, che ogni volta che lo ricordo, lui ritorna a vivere. Lo sento, lo percepisco, il mio cuore si riscalda, mi viene il buonumore.
 
Pov Francesco

Io e Giorgio ci amavamo alla follia. Ci conoscevamo sin da ragazzi. Abiamo giocato insieme a pallone e studiato nella stessa scuola. Con lui ho fatto le prime esperienze per poi accorgerci di essere innamorati l’un l’altro. Di lui mi sono rimaste alcune foto e una lettera che ho trovato sotto il cuscino dopo la sua morte.

“Sono ormai dieci anni che ti amo, che ci amiamo … Ricordo ancora come eravamo felici quel giorno che ci siamo messi assieme.

E’ strano come si possono ricordare, con tanta intensità, quasi a riviverli, certi momenti. Però non ricordo solo i momenti belli del nostro amore, ricordo anche quel giorno che andammo dal dottore a ritirare i risultati delle analisi per quei miei malesseri. Come mi facevi coraggio quando tu per primo ne avevi così poco…

E, quando poi il dottore, con una scusa, riuscì a restare solo con te, non dimenticherò mai l’espressione del viso, quando uscisti. Oh come mi guardavi!...

Ti chiesi cosa fosse e tu, con voce roca, mi rispondesti: nulla, si parlava di sport. Li per lì tralasciai il dialogo, ma già immaginavo più o meno e, quando poi a casa ti colsi alla sprovvista dicendoti per quanto tempo ti avrei ancora potuto amare, tu mi guardasti negli occhi e comprendendo che dovevi dirmi la verità, mi rispondesti che dovevamo ancora fare molte cure. Ma dentro di te, sapevi che contro la morte non ci sono molte probabilità di vittoria, però ti fui grato per avermi dolcemente ingannato.

Sono ormai passati sei mesi da quel giorno e io cerco di assaporare ogni attimo di tempo, di quel tempo che ancora mi resta con te, ma voglio una cosa, mio caro Francesco, voglio che tu sia felice ancora al fianco di un altro uomo. Non è bello che un uomo rimanga solo. Soltanto così sarò completamente felice. Addio amore mio”.
 
 
Pov Fabrizio

I nostri cari sono sotterrati vicini e noi dopo mesi e mesi abbiamo fatto amicizia. Tutti i sabati usciamo dal cimitero insieme e ci consoliamo a vicenda concludendo la serata insieme. Poi i nostri incontri sono diventati due alla settimana e infine abbiamo iniziato a vederci tutti i giorni.
Ieri sera per la prima volta Francesco mi ha portato a casa sua e… abbiamo dormito insieme… abbiamo fatto anche l’amore. Appena sdraiati a letto ci avrò messo un minuto a spogliare prima lui… e poi me. Quanto lo desideravo, volevo donarmi, volevo essere suo, posseduto. Era da tanto che non toccavo più un uomo.


“Ehi, un attimo fermati… Non stiamo correndo troppo?”

“Ma i nostri amichetti  qui sotto, vedo che hanno voglia…”

“Anch’io ho tanta voglia. E’ da quando è morto Giorgio che non lo faccio”.

“Ed io da quando è morto Luciano”.

“E’ giusto quello che stiamo facendo?”.

“Io penso di si, era un loro desiderio. Prima di morire Luciano mi ha detto ”.

“E Giorgio me lo ha scritto nella lettera”.


E lo abbiamo fatto. Eravamo entrambi felici. Ci siamo abbracciati e baciati a lungo. Ci siamo addormentati, non eravamo più due uomini soli.
 
 
POV Francesco

“Buongiorno” gli dico sorridendo.


Lui mi guarda e sorride a sua volta.


“Ti amo” dice e mi bacia.

“Ti amo anch’io”.


Mi piacerebbe fermare il tempo in questo preciso istante. In questo momento sono assolutamente felice.


“Ti è piaciuto ieri sera?”

“Si, tanto e lo voglio rifare presto… e con te, solo con te”:


Lo prendo tra le mie braccia. Lui si accoccola, mi fa tenerezza, è tanto caro…


“Vuoi passare il resto della tua vita con me?”.


Alza la testa, mi guarda sorpreso e i suoi occhi si inumidiscono.


“Si… ti amo” Mi sussurra quasi in un sospiro.


Non so cosa succederà in futuro e non mi interessa. Non so se io e Fabrizio resteremo insieme per sempre o se invece tra noi finirà.

L’unica cosa che mi interessa è vivere il presente, ogni giorno che passo insieme a lui è un dono.

Come diceva Giorgio: ieri è passato e il passato non torna più. Domani è speranza, un nuovo giorno dove appunto si spera che sia meglio di quello passato. Oggi è un regalo. Fabrizio è il mio regalo e io desidero vivere il proseguo della mia vita con lui.

Fabrizio mi guarda e mi sorride, sembra che mi abbia letto nel pensiero.


“Sono d’accordo con te” sussurra, “Quello che sta bene a te sta bene anche a me, non più soli”.
 
 
 
 
Ringrazio tutti coloro che hanno letto il mio primo One shot “Io e te per altri giorni”. E stato un grande successo: è stato letto fino a ieri sera da 420 persone. Grazie.
Mi auguro che anche questo vi piaccia: è più piccolo ed è dedicato a alla mia amica Danyel. Il racconto è triste, ma finisce bene. L’ho scritto velocemente, mi auguro che ti piaccia. Te lo meriti questo mio regalo, mi sei stata sempre vicina e grazie per avermi sostenuto. Auguri di buon compleanno.
 
 
   
 
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