Crossover
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Autore: Claudia Ponto    29/12/2014    0 recensioni
Un lungo viaggio, una fantastica avventura che rispecchia ciò di più bello e personale che si possa avere, la fantasia.
Attraverso mondi inesplorati, grandi città, strani personaggi, Claudia, una ragazzina di 12 anni ritroverà di fronte ad un misterioso segreto e a tante magie che troveranno una risposta solo proseguendo il lungo cammino irto di ostacoli che solo lei, con l’aiuto di una simpatica gang, potrà annientare.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Videogiochi
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un brutto incubo mi costrinse a svegliarmi.
Aprì gli occhi a fatica, sulla faccia mi sentivo punzecchiare, un intenso calore mi avvolgeva dalla vita in giù.
Dopo un po’ riuscì a sollevarmi, la testa che mi girava così tanto da farmi perdere l’equilibrio e costringermi a restare seduta.
Un vasto deserto si espandeva a perdita d’occhio tutto intorno a me, dune a mezzaluna che il vento modificava a proprio piacimento spazzando via sottili strati di sabbia rossa; il sole picchiava duro, non si vedeva uno straccio di ombra, per non parlare di forme di vita.
I miei amici non erano insieme a me, li chiamai fino a rimanere sgolata aspettando per ore una risposta, ma nessuno rispose alla mia chiamata.
A quel punto mi resi conto che ero sola.
Preso atto di questa consapevolezza cominciai a piangere, implorando che qualcuno venisse a soccorrermi. Prima di rendermi conto che dovevo muovere le chiappe dovetti farmi arrivare la necessità di bere, perciò presi una direzione qualsiasi senza punti di riferimento, stropicciandomi gli occhi e continuando a singhiozzare.
 
Non ho idea di quanto tempo trascorse da quando partì.
A malapena riuscivo a tener conto di cosa stessi facendo, in alcuni momenti mi fermai senza accorgermene convinta che stessi ancora camminando.
Mi picchiettai la fronte madida di sudore per continuare a vagare senza meta e senza riposo, scrutando sfiatata le numerose dune che nascondevano avvallamenti in cui scivolai molto spesso, la sabbia scottava e finì per andarmi negli occhi e tra i capelli, ma mi limitai a mugugnare imbronciata per scaricare la tensione, incapace di poter fare dell’altro.
Ogni tanto mi capitò di vedere delle forme tremolanti che ingenuamente pensai fossero persone vere, amaramente scoprivo che si trattavano solo di miraggi.
Alla fine caddi vinta dal troppo sforzo, il sole che sbiadiva mentre socchiudevo gli occhi colta da un improvviso sonno.
 
Addormentata, sognai di sorvolare un lago cristallino che sprigionava miliardi di bolle colorate che, scoppiando a ritmo di una canzone familiare che non riuscì a riconoscere, sprizzavano gocce che mi rinfrescavano. Continuai a volteggiare allegramente nell’aria fino a quando non vidi una cascata circondata da un coloratissimo arcobaleno, lo fissai a lungo prima di cominciare a rotolare senza alcun controllo dritta nel getto scrosciante.
Il brusco risveglio servì a farmi risvegliarmi, la testa per intero era fradicia, accanto a me vidi una brocca d’acqua ormai vuota.
Dove sono?
Ero all’interno di una casa di pietra, il tetto costituito da travi di legno molto spesse e le finestre strette fessure coperte da stracci svolazzanti. L’interno della stanza grossi tamburi a forma di calice ricoperti di pelle di animale e armi particolari come archi e lance erano poggiati in un lato con cura, e delle statuette decorative di legno o osso giacevano riposte in mensole scavate nella parete di roccia dalle striature marrone – arancione.
Ma il vero elemento interessante furono piatti pieni di frutta e vasi di argilla colmi d’acqua.
Svuotai tutto, prima di sentirmi sazia dovetti far fuori anche le briciole.
Mi alzai dal giaciglio calpestando a piedi nudi il largo tappeto decorato con colori scuri, arrivando fino alla porta che aprì di poco così da poter sbirciare fuori: il tramonto mi accolse con le sue scure tonalità, il sole ormai ridotto ad uno spicchio semi nascosto dietro un’imponente costruzione lontana.
Ero talmente assorta da quello scenario che non mi accorsi della presenza alle mie spalle, dovette fingere un colpo di tosse per farsi notare.
Si trattava di un anziano signore di bassa statura con indosso una lunga veste arancione con un motivo di nuvole a decorarlo, sul petto da una sopraveste rosso chiaro con il disegno di un grosso animale sulla schiena, in testa portava un particolare cappello; in mano stringeva un lungo bastone di legno nella cui cima era incastonata una gemma, la bocca era nascosta da un paio di baffi bianchi.
<< Ti senti meglio? Hai recuperato le forze? >> mi domandò.
Con un timido cenno della testa risposi in modo affermativo.
L’ometto fece un movimento circolare con il bastone che emise un debole luccichio, dal nulla comparve una tavola imbandita di ogni ben di dio, invitandomi a sedermi e assaggiare tutto.
<< Chi è lei? >> mi riuscì di chiedere.
<< Lieto di fare la tua conoscenza figliola. Mi presento: io sono Simba, il Re degli Spiriti. Ero ansioso di poterti incontrare. >>
<< Io so chi è… è il personaggio di un videogioco che conosco.>>
<< Oh, sono lusingato di essere famoso. >>
Il vecchietto, proveniente da un gioco fantasy chiamato Dark Cloud, ricopriva il ruolo di guida per la soluzione di enigmi, nonché di spirito buono che aiuta il protagonista durante l’avventura.
<< Nonostante la mia presenza non pensare di essere sbarcata nel mio universo. Questo deserto… e ciò che si trova all’orizzonte… non è altro che il regno che il mio amico Gabriel ha battezzato come “La Terra senza Tempo”. >>
<< Sul serio? >>
<< Tenebros ci ha messo lo zampino, facendo naufragare la nave ha tentato un ultimo disperato tentativo di avere vinto la guerra, ma gli è andata male e, per nostra fortuna, ha leggermente accorciato quel tratto di strada che avreste dovuto seguire. >>
<< Noi… qui ci sono solo io. I miei amici sono spariti. >>
<< Sta tranquilla, loro si trovano da qualche altra parte. Come te, adesso, si devono recare nel luogo dove Gabriel vive. Se li vuoi rivedere, però, dovrai compiere un ultimo doveroso sforzo. Te la senti? >>
<< Si, certo. >>
Un ultimo sforzo… mi veniva da svenire… ma potevo tirarmi indietro proprio adesso?
<< Sono fiero di quanto hai fatto signorina: nonostante i continui ostacoli hai dimostrato coraggio. Sei giovane, ma molto tenace. >>
<< Lei è troppo buono, se sono qui, ancora tutta intera, è solo per merito dei miei amici. Loro si che sono forti. >>
<< Non dubitare delle tue capacità, anche tu nel tuo piccolo sei dotata. Devi solo trovare il ruolo adatto a te. >>
Con questa ultima perla di saggezza ci accomodammo a tavola, dovevo riprendere le energie prima di partire per ritrovarmi con i personaggi animati.
 
Dopo una notte insonne causata dall’emozione dell’imminente partenza, il mattino successivo tutto era già pronto.
Si rimboccò le maniche il vecchio per organizzare il viaggio, dando sfoggio dei poteri di cui era dotato: una strada emerse dalla sabbia, una passerella di legno delimitata da un corrimano costituito da una semplice corda. Disse di non oltrepassare mai il bordo della strada, il territorio che ci circonda, adesso, era diventato un campo minato su cui non dovevo mai mettere piede, solo quella strada garantiva la sicurezza per raggiungere Gabriel.
Quella era l’unica regola da seguire, dopodiché si partì, come ultima raccomandazione solo di essere puntuali.
Camminammo a lungo, ininterrottamente, stranamente senza risentire di stanchezza.
Cambiò il paesaggio, me se resi conto solo se un determinato elemento come un profumo o un suono mi incuriosiva, notte e giorno si scambiarono di posto sotto i miei con una velocità anomala che non potrei trovare affascinante, versi di animali impazziti, voci di persone e altri numerosi indistinguibili suoni rompevano la quiete di tanto in tanto, eppure non vidi niente o nessuno a produrli, come se fosse la terra stessa a produrli.
Ad un certo la strada si interruppe, il campo di girasoli più alti di me non dava modo di vedere se continuava oppure no; sarebbe bastato spostare i fiori e sondare il terreno per controllare ma il Re degli Spiriti ribadì che non dovevamo scendere nemmeno per una cosa simile.
<< Questo dimostra che siamo a metà strada. >> esordì.
Il bastone brillò di nuovo, l’energia magica che fuoriuscì piegò i fiori fino a schiacciarli, i petali gialli si staccarono dalla corolla per unirsi e costruire una struttura compatta che si trasformò in legno. Il risultato finale fu una galleria, non se ne vedeva il fondo e nemmeno una luce illuminava l’interno che così era completamente buio.
<< Qui tieni gli occhi aperti signorina, stiamo per attraversare un tratto insidioso. Stammi vicino. >>
<< Perché insidioso? >>
<< Tra poco lo vedrai. >>
Entrammo nella galleria, subito il buio mi disorientò.
Tenevo una mano poggiata sulla spalla del vecchio per non restare indietro, cercando di intravedere qualcosa.
Una folata di vento sollevò trucioli di legno che sentivo venirmi addosso pungendosi la faccia o le braccia, ci fu un momento in cui dovetti abbassare la testa perché la parte superiore si era abbassata e ci sbattevo ripetutamente.
Ad un certo punto sentì un grido, per la sorpresa persi l’appiglio e traballai nel buio.
<< Va tutto bene! è stato solo il legno che si è spezzato! >>
<< Sembrava un vero urlo! >>
<< Adesso vieni verso di me, sono qui vicino. >>
<< Dove? Non riesco a capirlo! >>
<< Ti faccio luce, così sei più sicura. >>
La scintilla scoccò, una palla gialla mi indicò la direzione da prendere, ma rivelò quello che si nascondeva nelle tenebre… occhi di pesce che sbirciavano da sotto il ponte, roteando continuamente la testa il cui contorno era a malapena visibile.
<< Ma cosa sono? >> chiese scioccata.
Il Re degli Spiriti, appena visibile sotto la fonte di luce, si sporse dal ponte per meglio osservare quegli affari, la sua espressione non mostrava alcuna emozione, era chiaro che già sapeva della loro esistenza.
<< Nell’universo esistono cose inimmaginabili, alcune che prendono la forma di idee e concetti. Questi essere sotto di te sono la personificazione dei dubbi e delle paure, sempre attenti per intervenire ed interferire nella vita dell’essere umano.  >>
<< La paura non ha la forma di una specie di pesce… >>
<< E chi dice che non può essere così? Sei ancora giovane, non immagini nemmeno quante personificazioni può avere il terrore. >>
Il buio parve incrementare, anche con la fioca luce a disposizione mi pareva di non vedere assolutamente niente, ogni tanto avevo l’impressione che qualcosa di bianco saettasse lì intorno, gli occhi si spostavano da una parte all’altra come a dar credito dell’impressione.
<< Si sta facendo tardi mia cara, dobbiamo proseguire. >>
Con passo lento mi avvicinai al vecchietto cercando di non cadere, soprattutto di ignorare le entità inquietanti.
 
Tutto andava per il verso giusto… ma era solo una impressione.
 
Un brivido dietro il collo mi fermò.
Per essere una qualsiasi sensazione fu un segnale che non mi riuscì di ignorare.
 
<< Non può illuminare di più il suo bastone? >>
<< Disturberemo gli esseri, sono molto sensibili alla luce. >>
<< Ma così non riesco a vedere dove metto i piedi. >>
<< Non c’è bisogno di vedere, devi solo procedere dritto verso di me. >>
<< Io da qui non mi muovo. >>
Calò un tale silenzio che quasi potevo udire il battito del mio cuore.
La tranquillità m’insospettì… fu allora che il mio centro di gravità divenne instabile, il vento riprese a soffiare all’improvviso, un rumore di vetri che tintinnavano.
Emersero uno dopo l’altra dei getti di lava, caldi abbastanza da illuminare le mani in modo che lo scheletro si vedesse, le gocce volarono ovunque illuminando ogni cosa e una volta atterrate si raffreddarono formando delle composizioni eleganti che brillavano dall’interno.
<< Ragazzina, la tua diffidenza è davvero molto forte, così come la tua testardaggine. >>
<< Tenebros?! >>
<< Già, io. >>
L’ombra del nemico apparve lì dove prima si trovava il Re degli Spiriti, gli occhi che si confondevano con il riflesso della sostanza incandescente che sprizzava ovunque,
<< Ma…! Il vecchio signore ha detto che…! >>
<< Che eri al sicuro? O si, lo eri finchè non sei entrata qui. Questa deviazione era solo un trucco per potermi avvicinare a te, adesso sei in trappola e nessuno ti può salvare. >>
Il ponte traballò, non era rimasto che qualche tavola di legno e funi sfilacciate, il fuoco che lentamente stava erodendo quanto rimasto, il ribollire della lava ricordava il ruggito di un leone.
La luce metteva in risalto i muscoli tonici del petto della nera figura, il viso massiccio che nascondeva guancie infossate e denti aguzzi trasparenti.
<< Io… non ho paura di te! Posso usare la pietra! >>
<< Provaci. >>
Stavo per farlo, ma mi resi conto con orrore che non avevo più con me la pietra magica.
Sbalordita per poco non finivo di cadere, dondolai nel vuoto soffocata dal vapore che da sotto i piedi mi stava sciogliendo.
<< Piangi pure, non mi impietosisci. >>
<< Io non ci capisco nulla! Perché tutto sta andando male?! Le cose sarebbero dovute andare bene! Non è giusto! >>
<< Come puoi pretendere che le cose vadano come tu vuoi? Sei solo una presuntuosa, frignona e codarda ragazzina; una ipocrita che non esita a mettere in pericolo la vita altrui pur di salvare la propria! >>
<< Non è vero! Io non sono così! Stai dicendo un sacco di bugie! >>
<< Bugie? Allora perché non c’è nessuno a proteggerti? Semplice, hanno capito che razza di sgorbio sei e hanno deciso di liberarsi di te. A quest’ora staranno festeggiando! >>
Le amare parole dolevano come dei continui morsi assestati da un branco di lupi; mi sforzavo di non credere a quello che l’uomo diceva ma era difficile non credergli e nemmeno gridare serviva a coprire le cattive parole. Non aveva ancora finito di divertirsi; mi afferrò per le bretelle e sollevata fin sopra la sua testa mi sbatté come una bambola, fingendo ogni tanto di lasciarmi cadere per poi afferrarmi al volo.
<< Nessuno piangerà per te, che ti sia di consolazione piccola mocciosa viziata. >>
 << Io… io… Io sono una mocciosa viziata! >>
 
Rabbia, desiderio di riscatto, cambiamento...
Quel che sarebbe dovuto essere un momento di sconfitta stava trasformandosi in qualcos’altro….
Ero arrabbiata, pesantemente, ma c’erano altre emozioni in mezzo che non la rendevano semplice arrabbiatura: era un connubio di emozioni che provavo per la prima volta. Le parole di Tenebros avevano risvegliato delle cose di me che avevo cercato di ignorare e cacciare via, aspetti della mia vita che odiavo perché mi facevano sentire male, soprattutto quando ne dovevo parlarne e ammettere che c’erano…
Ma non questa volta, avevo detto basta.
 
Iniziai a scalciare, a tirare pugni e ad urlare, anche senza poteri ero una furia scatenata.
Non se lo aspettava Tenebros, per questo mi lasciò andare ed indietreggiò, per un attimo indeciso su come rispondere alla cosa. Subito dopo mi aggredì, a vuoto però andarono i suoi violenti gesti in quanto fui in grado di parargli e rispondere molto più velocemente di lui, riuscendo persino ad lanciargli addosso rocce di lava e tavole di legno.
<< Puoi smetterla di far finta di essere una dura! Io so bene che stai fingendo! >>
Il mostro ritentò l’attacco psicologico, ma non ci cascavo stavolta, e furiosa com’ero non sortiva proprio effetto.
<< Insultami pure! Dimmi pure quanto sono stupida! Tanto non me ne frega niente! Io sono meglio di così! Gli idioti come te credono di avere ragione sul mio conto, ma in realtà siete solo dei grossi, stupidi ignoranti! Solo io so chi sono! E non sono la nullità che voi volete farmi credere di essere! >>
Riecheggiò tonante la mia voce, urlare così forte fu una liberazione, ebbi l’impressione di levarmi di dosso un macigno. La luce si intensificò, la lava si trasformò in oro liquido  che in una impetuosa onda travolse il mortal nemico senza dargli scampo, la caverna che crollava sotto la tremante vibrazione scatenata dalle onde, me compresa.
La corrente era impetuosa e calda, lasciarsi andare fu terapeutico, come ripulirsi della sporcizia e tornare puri.
Stavo bene, tutto il resto non contava più.
 
<< Tutto bene signorina? >>
Strizzai gli occhi, la troppa luce mi aveva temporaneamente accecato, i classici puntini colorati che alteravano la visuale. Il Re degli Spiriti era sopra di me che mi bacchettava la fronte, si rassereno quando si accorse che reagivo ai suoi richiami.
<< è stata una dura prova ma c’è l’hai fatta! Hai affrontato le tue paure! >>
<< Non riesco a capire… >>
<< Claudia, la caverna era un pretesto per metterti alla prova. Non hai davvero affrontato Tenebros, Gabriel ha organizzato questo. >>
<< Perché avrebbe dovuto farlo? >>
<< Per aiutarti. >>
Si era trattata di una montatura, non era successo davvero.
Il vecchio spiegò che quella sorta di prova era stata necessaria per permettermi di superare i dubbi e paure, l’uomo misterioso sapeva quanto fossi fragile di spirito e agli atti finali della vicenda voleva assicurarsi che fossi preparata ad affrontare l’ostacolo più insidioso.
Chiusi gli occhi mentre mi tiravo i capelli per l’incredulità, mi sarei dovuta arrabbiare e invece rimasi calma, riuscendo a vedere la cosa dal suo lato positivo: avevo sconfitto il più assillante fra i miei problemi.
Mi rimisi in piedi senza bisogno di una mano per aiutarmi, mi sentivo forte, sicura di me stessa, una sensazione che mi piaceva, l’anziano allora mi porse la mano, senza timidezza la strinsi ricambiando il delicato agitare, un muto complimento che valeva più delle parole.
<< Ora andrà tutto bene. >>
  
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