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Autore: Shisho_67    29/12/2014    2 recensioni
Ogni settimana vengo a farti visita, Sarori, in un cimitero con una tomba vuota. Ogni settimana ti porto una lettera, pur sapendo che non la leggerai mai.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara | Coppie: Sasori/Deidara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Una volta mi dicesti che un tempo avevi un’anima, ma che l’avevi perduta. Io non capivo. Continuavo a guardarti, in quelle rare occasioni in cui mettevi a nudo il tuo vero io, in adorazione. Avrei voluto starti ad ascoltare per sempre. Non so perché, ma ti trovavo, in un certo senzo, "magnetico". Eri un'opera d'arte particolarmente complessa, che aspettava solo di essere osservata meglio per essere scoperta in tutto il suo splendore. La prima arte, oltre alla mia, che trovai affascinante, fu quella di Itachi Uchiha. Beh, la sua non era esattamente arte, ma la trovai talmente bella che tale la reputai. La seconda, come è facile immaginare, fu la tua. Era completamente l’opposto della mia, con tutta quell’ideologia sull’eternità delle cose e la bellezza immortale delle opere, ma io l’amavo comunque. Era inconcepibile, per me, prima di conoscerti, apprezzare qualcosa che non fosse il mio attimo di effimero splendore esplosivo, o la fragile bellezza di un illusione. Ti iniziai a chiamare Sasori no Danna, Maestro Sasori. E non per una semplice questione di formalità, ma perché nutrivo profondo rispetto per te. Pian piano mi sono abituato alle nostre infinite litigate su quale arte era la migliore, su quale tecnica era meglio utilizzare e in quale tipo di scontri… Era troppo divertente vederti infuriato, che difendevi col cuore e con l’anima che avevi dichiarato di aver perso quell’arte che tanto amavi. Alcune volte, riuscivo a convincerti. Altre, tu riuscivi a convincere me. Altre ancora, la cosa si protraeva per giorni e giorni, ci tenevamo il muso come due bamini di 5 anni, finche uno dei due, spazientito, non si decideva a rompere il silenzio con qualche cazzata come “mi passi quel cacciavite?” o “Vado a prendere la borsa che mi sono scordato giù in sala riunioni”. E con queste poche, misere parole, la nostra insulsa faida finiva di botto, così come era iniziata. Mi ricordo che all’inizio non ti sopportavo proprio, ma pian piano ho cominciato ad affezionarmi a te, così complicato, così introverso e misterioso. Sono sempre stato un tipo impulsivo, che alla strategia predilige l’improvvisazione, ma con te accanto questo lato del mio carattere si stemprava, dando vita a qualcosa di nuovo. Giorno dopo giorno mi resi conto che tu eri la mia controparte, che con te avevo trovato un equilibrio. Quanto poi fosse stabile, questo non lo sapevo. La mia unica certezza era che avrei potuto perfettamente passare il resto dei miei giorni a combattere al tuo fianco, Sasori, senza annoiarmi mai. Una volta te lo dissi pure.
_Sasori no Danna, unh…_cominciai.
_Che c’è?_ mi chiedesti tu, seduto come sempre al tuo tavolo da laboratorio, a lavorare sull’ennesima stramaledetta marionetta. Non mi degnasti di uno sguardo, rimanendo chino, concentrato sulla tua creatura in costruzione. Ma anche questo era normale e non mi scocciò più di tanto parlarti in quelle condizioni.
_Sai Sasori no Danna…_dissi con fare vago, lasciandomi cadere supino sul mio letto. _Penso che potrei davvero passare il resto della mia vita così, unh!_ solo allora tu sollevasti il viso dal tuo lavoro, interrompendoti un attimo, per lanciarmi una di quelle tue occhiate penetranti che tanto mi avevano fatto tremare.
_Sdraiato sul letto?_ chiedesti, sarcastico, alzando perplesso un sopracciglio. Dio, come mi irritavi quando facevi così.
_Certo che no, unh!_ sbottai a denti stretti, chiudendo gli occhi esasperato. _Io mi riferivo alla nostra situazione!_ mi misi con un colpo di reni a sedere, guardandoti storto. _Nel senso che potrei perfettamente passare il resto della mia vita con te, senza rimpianti, unh._ capii solo dopo che il modo in cui avevo posto quella frase poteva suonare equivoco. E infatti, quella vota, vidi la sorpresa attraversarti il volto, senza possibilità alcuna di essere mascherata. Spalancai gli occhi, improvvisamente consapevole delle mie parole. Mi portai due mani alla bocca, come a frenare quelle nefaste parole che ormai erano state pronunciate.
_Oddio no, Sasori no Danna, mi sa che sei in errore, unh … Mi sono espresso male, davvero, non intendevo dire…_
_Davvero Deidara?_mi interrompesti tu, inclinando leggermente la testa di lato, come un bambino curioso: _Davvero ti piacerebbe passare il resto della tua vita con me?_ non c’era cattiveria o veleno nelle tue parole, Danna, e me ne stupii. Mi aspettavo una strigliata di quelle epocali, di quelle che tu sapevi fare anche senza alzare la voce, che ti entravano sottopelle senza che fosse stato nemmeno pronunciato un insulto. Tu sapevi ferire, Sasori, in modi in cui i normali esseri umani non sarebbero mai riusciti. Eri abile a parole quasi quanto lo eri in battaglia. Mi ricordo che annuii, sorpreso dalla tua reazione pacata.
_Si._ risposi, confuso. Quella fu la prima volta che ti vidi sorridere. I tuoi sorrisi, di solito, non arrivavano a coinvolgere anche gli occhi nella loro comparsa. Loro nascevano solo per convenzione, ammazzati subito dopo dalla tua anima sanguinante che si rifiutava di provare gioia. Mi ero quasi convinto che tu proprio non sapessi fare, a sorridere, ma venni smentito. Quella volta, il tuo sorriso fece piegare all’insù anche gli occhi che, seppur leggermente, si assottigliarono.
_Ne sono contento, Deidara. Per me è lo stesso._ mi ritrovai a fissarti, incantato. I miei occhi non riuscivano a staccarsi dalla tua espressione serena e sorridente, i miei muscoli non rispondevano più. Ma, anche se l’avessero fatto, non so se li avrei usati. In quel momento, una sola parola troneggiava nel mio cervello annebbiato, una sola parola aveva trovato un mezzo per farsi notare. Arte. In quel momento, Sasori no Danna, imparai ad apprezzare una terza arte, oltre alla mia, la tua e quella di Uchiha. L’arte del tuo sorriso.
_Allora avevo ragione…_le parole uscirono dalle mie labbra, irrefrenabili. _Tu ce l’hai, un anima._ avevo ragione anche su un’altra cosa e quel giorno ne ebbi la conferma. L’arte e un attimo di effimera bellezza. Proprio come il tuo sorriso che, in un attimo, scomparve.
_Sei in errore tu, adesso, Deidara._ scuotesti la testa, come rassegnato ad un destino ingiusto ma innegabile. _E’ da tempo, ormai, che la mia anima l’ho barattata per l’immortalità._ mi ricordo perfettamente il tuo sguardo. Lo alzasti nel mio, mente la tua soffice voce sussurrava, triste _Non sono nemmeno più umano, Deidara. Credi davvero che io possa avere un anima?_ mi alzai. Le mie gambe erano guidate come dall’esterno e per un attimo pensai che fossi tu, con quei tuoi dannati fili di chakra da marionettista di prim’ordine quale eri, a manovrarmi, ma mi accorsi quasi subito che era mia esplicita volontà muovermi per avvicinarmi a te. Sentivo la tua tristezza arrivarmi attraverso l’aria, penetrarmi nell’anima, fino a fondersi con essa, per creare un tutt’uno. La tua tristezza divenne la mia, il tuo disagio il mio. E in quel momento capii, Sasori no Danna, che non me ne fregava un cazzo del resto del mondo. Esso avrebbe acquisito importanza solo se ci fossi stato tu accanto a me, a sostenere la mia arte con la tua. Mi inginocchiai davanti a te, poggiandoti le mani sulle ginocchia, alzando la testa verso la tua, cercando il tuo sguardo che non tardai a trovare. Credo proprio che se tu avessi potuto versare lacrime, il tuo volto ne sarebbe stato inondato quel giorno.
_Certo che ce l’hai Sasori no Danna._ feci io con una finta aria scocciata, tirandoti un buffetto sulla fronte. _Altrimenti come la spieghi questa sensazione, unh? Questo star male a cui non riesci a dare un nome?_ ti posai una mano sullo sterno, delicatamente, ma non troppo, per scuoterti da quelle sensazioni sgradevoli che in quel momento ti attanagliavano il cuore.  _Non importa se non sei del tutto umano, se da uomo puoi trasformarti in marionetta, unh._ fu quello, allora, il mio turno di sorridere. _In fondo è la tua arte. Quindi sarà sempre splendida, unh!_ anche questa è una frase che avrei volentieri evitato di dire se avessi avuto un filtro bocca cervello, in quel momento. Ma non ne avevo alcuno. Quando vidi i tuoi occhi brillare di nuova luce all’udire quelle ultime mie parole, però, seppi che non avevo sbagliato a dirtele. Rimasi un po spaesato vedendoti sporgere il viso verso di me, rimasi choccato sentendo le tue labbra fredde posarsi  sulle mie, terrorizzato, quando la sua lingua delineò il profilo delle mie labbra, chiedendo il permesso per entrare. Ma un caldo struggente mi pervase l’anima, Sasori, invadendo il mio corpo senza lasciarmi vie di fuga, costringendomi ad aggrapparmi a te con tutte le mie forze, a gettarti le braccia al collo e a ricambiare il bacio, aprendo le mie labbra per te e per te soltanto. Davvero, Danna, non mi è mai interessato l’amore. Almeno, finchè tu non sei entrato nella mia vita. Mi portasti a letto, quella sera. Non pensavo che un assassino come te potesse essere così dolce, che quelle mani che ogni giorno lavoravano il legno potessero essere così abili anche con la carne. Mi manca tutto di te… Adesso sono solo. Sei morto combattendo, ma sei morto suicida. Non capisco. Non riesco a capire. Dovevi essere eterno Sasori. Mi avevi detto che la tua era un’ arte immortale. E ti sei lasciato morire così, trafitto, con due lame in quell’ultima parte di te umana. Sono passati due mesi, lo sai? Mi hanno appioppato un nuovo compagno, si chiama Tobi. E non c’è persona più odiosa di lui. Sai, non c’è giorno in cui mi manchi svegliarmi e sentire la tua presenza nella stanza, non c’è giorno in cui non mi manchi litigare con te, non c’è giorno in cui mi manchino i nostri musi e le nostre faide, le nostre liti vuote, fatte solo per farci apprezzare meglio la presenza uno dell’altro una volta terminate. Non c’è giorno, Sasori no Danna, che non mi manchi vederti, qui, seduto, chino su questo tuo tavolo da lavoro su cui io ora sto scrivendo per te, a progettare, a macchinare, a costruire quelle inquietanti marionette di cui andavi tanto fiero. Mi mancano anche loro, adesso. Erano la tua arte, erano il tuo io. Adesso sono morte, Sasori, andate come il loro padrone e, esattamente come lui, non torneranno indietro. Sai, Danna, ci spero ancora. Certe notti mi sveglio, allungando la mano nel letto per sentire la tua presenza. Ma tu non ci sei. Sei stato crudele, Sasori, a lasciarmi qui da solo. Ma alla fine ti capisco e ti perdono. Hai avuto una morte degna della tua fama, sei morto artisticamente, sei caduto nell’apoteosi della tua arte. Spero anche io di andarmene così. Ogni settimana vengo a farti visita, Sarori, in un cimitero con una tomba vuota. Ogni settimana ti porto una lettera, pur sapendo che non la leggerai mai. Ne faccio sempre due copie, così che se quella che ti ho lasciato viene bagnata dalla pioggia e dalle intemperie, con me ho sempre quell’altra con cui sostituirla. E’ una cosa stupida, infantile, ne sono consapevole. So anche che mi avresti rimproverato per tanto attaccamento ad un cadavere. Ma niente, non riesco a fare altro che sperare. La mia è una fede vuota, una fede vana, una fede che non verrà mai ripagata. Spero che tu sia lassù, Sasori, che tu mi guardi e mi guidi, anche se in queste cose non ci ho mai creduto. Credo in te, però. E so che un giorno ti rivedrò e allora non ci sarà più niente e nessuno che potrà strapparti via da me. Per ora spero che tu non sia solo, che tu abbia trovato tua nonna, che tu abbia potuto raccontarle tutta la tua storia, che tu orasia finalmente felice lassù, con lei e con i tuoi genitori che adesso puoi riabbracciare. La tua arte potrà anche essere morta con te, Sasori, ma sappi che dentro di me non perirà mai. Mi ricorderò sempre, finche avrò vita e fiato in corpo, dell’uomo che veniva chiamato Akasuna no Sasori e delle sue marionette, della sua volontà di farle vivere in eterno e della sua morte, l’unica, tra l’altro, di cui mi sia mai importato qualcosa.


Note della scrittrice da strapazzo: Buona sera a tutti! Questa è la prima ff che scrivo sulla meravigliosa coppia SasoDei, quindi mettete via quelle torce e quei forconi e perdonatemi se non è venuta proprio una cosa brillante... Io l'impegno ce l'ho messo :) Spero che vi piaccia!
  
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