Tre lastre bianche.

Candide, di marmo. Su quella centrale, leggermente più grande, il nome di Thorin ScudodiQuercia. Ai lati, i nomi di Fili e Kili.

Tauriel si fermò davanti alla tomba di Kili. Non c’era più nessuno, dalla montagna si sentivano i rumori lontani di una festa. Bicchieri tintinnanti, canti e musica. I Nani cercavano così di attutire il dolore, fra il vino e le canzoni. Lei non poteva.

Non riusciva per quanto si sforzasse, era viva ed era immortale. Si abbassò sui talloni, tanto da sfiorare la lastra con il mantello. Poggiò la mano sulla pietra.

“Kili” sussurrò, poi lentamente si alzò.

Aveva ascoltato in qualche racconto noldorin che anche i nani, il Figli di Aulë il Fabbro, avrebbero atteso nelle grandi sale di Mandos. Sale separate, da quelle degli elfi.

Sorrise amara. Non si sarebbero riuniti neanche dopo morti. Lei non aveva la forza di intonare un canto come Luthien, una melodia così potente che riportasse indietro colui che amava. Era solo un elfo dei boschi, non una principessa.

Aggiustò il cappuccio sui capelli e salì a cavallo.

“Mithlond” disse, carezzando dolcemente la criniera dell’animale. Il baio si mise al trotto. Molta strada l'attendeva.

Non sarebbe più tornata e non avrebbe dimenticato.

Amralime.