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Autore: akane_noin88    30/12/2014    0 recensioni
Lui ha sempre odiato tutti e lei vuole imparare cosa significhi...(Gaara+Original)
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Salve^^, quella che vi propongo come prima ff è la mia ultima. L'ho scritta almeno 5/6 anni fa. Tutte le ff che pubblicherò saranno state iniziate nel (lontano!) 2006. perchè pubblicarle ora? bhè, perchè quando l'ispirazione ritorna poi è difficile farla passare ;). Le future ff saranno modificate in parte, ma questa ho deciso di lasciarla così com'è stata scritta la prima volta. 
Non mi resta altro che augurarvi una buona lettura^^

“Insegnami ad odiare”

Akane-Noin88

 

One-shot/Sentimentale/azione –avventura/Gaara+???

 

È una notte fredda al villaggio della sabbia. Ancora più fredda delle altre notti tipiche di questo paese. Le strade erano deserte e a poco a poco tutte le luci che illuminavano fiocamente le case si spegnevano. In pochi minuti il paese era al buio completo. Un buio squarciato fiocamente dalla luna che si mostrava solo quando si diramavano le spesse nuvole che la nascondevano. La città sembrava deserta e sotto i raggi deboli della luna aveva un aspetto molto spettrale. Solo una figura veniva illuminata. Seduta su un tetto della torre centrale del paese stava un’ombra. I capelli rossi che sembravano sangue e l’immensa giara che si portava alle spalle erano un simbolo di riconoscimento per il figlio del Kazekage, meglio conosciuto come…

“Mostro…” pensò Gaara “la gente mi chiama così…” tornò per un attimo con la mente a tutte le sue vittime e poi raccolse le ginocchia al petto e vi appoggiò la fronte “e hanno ragione…” il simbolo che la sabbia gli aveva lasciato quella sera di anni fa. La sera in cui capì il vero motivo della sua esistenza, la sera che cambiò la sua vita. E stanotte è l’anniversario di quel fatidico giorno. Si guardò intorno. Per un attimo rivisse quei momenti. Lui che veniva attaccato, la difesa della sabbia, il momento in cui riconobbe il suo amato zio Yashamaru, la verità che fu costretto ad ascoltare e sopportare per anni, l’esplosione di Yashamaru e la sua decisione di vivere seguendo il significato del suo nome. Si distese sul pavimento sotto di lui. Le braccia incrociate sotto la sua testa e il suo sguardo rivolto alle poche stelle che s’intravedevano in quella notte nuvolosa. All’improvviso un sibilo ruppe la quiete della notte. La sabbia agì d’impulso, difendendo il suo padrone da un pugnale kunai, che si andò a conficcare in essa. Gaara si alzò lentamente, sempre circondato dallo scudo di sabbia. Cercò il punto da dove era giunta l’arma e lo localizzò, ma prima che potesse controbattere una figura incappucciata uscì allo scoperto “allora è vero che il tuo scudo di sabbia è una difesa impenetrabile” parlò. Gaara fissò la sagoma davanti ai suoi occhi, era molto minuta anche se era coperta da un mantello nero, con tanto di cappuccio calato sul viso “chi sei?” chiese in tono arrogante, senza smettere di fissare il suo interlocutore “ti basti sapere che faccio parte del clan Shi!” il clan Shi è il più famoso clan di assassini del paese delle piogge. Sanno controllare tutte le tecniche acquatiche oltre ad una grande conoscenza delle tecniche di omicidio più crudeli immaginate dall’uomo. Nessuno aveva mai osato sfidarli, e quei pochi che ci avevano provato, non l’hanno mai raccontato. Persino la squadra degli Anbu li temeva. Gaara rimase sorpreso, nessuno voleva sfidare la famiglia Shi, erano dei mostri, quasi al suo livello, pensava, ma dato il suo immenso orgoglio non avrebbe mai ceduto la propria vita senza combattere “perché sei qui?!” chiese “per testarti…” rispose e senza lasciare la possibilità al rosso di controbattere, con una velocità assurda, si portò dietro di lui colpendolo al volto con un calcio. Gaara riuscì a proteggersi grazie all’armatura di sabbia, ma sapeva che era una tecnica che non poteva tenere a lungo, data la grande quantità di chakra che consumava “devo trovare una soluzione in fretta!” pensò mentre schivava un pugno laterale “tsk! Non ho altra scelta!” con un saltò si portò a larga distanza dal suo avversario e cominciò a concentrarsi facendo le posizioni delle mani il più veloce possibile. L’avversario non si mosse dalla sua posizione, ma rise beffardo “ah ah! Sappi che non funzionano nemmeno le tecniche magiche…MA…COSA SUCCEDE?!” si disse spaventato, mentre sentiva le sue caviglie bloccate in una morsa d’acciaio. Guardò in basso e vide la sabbia che aveva preso la forma di una mano e aveva incominciato a salire verso di lui avvolgendo le gambe in una sorta di spirale “DANNATO! LIBERAMI!” disse rivolto a Gaara, ma lo ricambiò con la stessa espressione strafottente che il suo avversario aveva usato poco prima “spiacente…ma ora morirai” e quando la sabbia aveva avvolto tutto il corpo chiuse la mano a pugno mentre annunciava il nome della sua tecnica “funerale del deserto!” il volto del nemico scomparve dietro uno strato di sabbia, che si strinse sempre di più fino a soffocarlo. Non ebbe il tempo di urlare. Gaara osservò soddisfatto il liquido scuro che cadeva dal corpo mescolandosi con la sabbia “ben ti sta! Nessuno deve osare sfidarmi! Neanche un membro della casata dei Shi!” si avvicinò al cumulo di sabbia che conteneva il cadavere del suo nemico. Voleva guardarlo in faccia. Voleva conoscere il volto di colui che aveva sfidato il potere della sabbia, ma ciò che vide lo sconvolse. “Ma…” sentì una lama fredda scivolargli sotto la gola e una mano che gli teneva il mento sollevato per scoprire maggiormente il collo “Mai sentito parlare della moltiplicazione acquatica del corpo? Avresti fatto meglio ad informarti prima!”. Il nemico era riuscito a sostituirsi con una copia ponendole sopra il mantello per cercare di confondere maggiormente Gaara. Inoltre l’acqua aveva la capacità di indebolire notevolmente la sabbia e questo Gaara lo sapeva bene. “Uccidimi…avanti…meglio morire che ammettere di essere stato battuto da una ragazza!”. Infatti la persona che si trovò sopra di lui era una ragazza. Avrà avuto la sua età, capelli scuri legati in una piccola coda di cavallo in cima alla nuca, grandi occhi marroni e sorriso beffardo “Bravo! Ma…non sono qui per ucciderti! Bhè…solo se sarai disposto ad aiutarmi!” disse guardandolo negli occhi “e se io non accettassi?!” rispose il rosso anche se era già sicuro della risposta “ti ucciderei senza esitare! Dopotutto un assassino non può mostrare il suo volto se non ai suoi cadaveri!” concluse “e perché a me hai dato questo privilegio?!” la ragazza non rispose, ma continuò a fissare quegli occhi che sembravano ghiaccio “Ehi! Mi rispondi?!” disse lui un po’ imbarazzato da quello sguardo indagatore “ah! Scusa! È che i tuoi occhi…” ma non concluse la frase “bene!” riprese dopo un attimo di silenzio “sei disposto ad ascoltarmi?!” “non mi lasci molta scelta” disse il rosso annuendo all’indirizzo del kunai sotto il suo mento. La ragazza lo guardò dubbiosa “e va bene! Ma ti avverto! Ogni tentativo di fuga è la tua condanna a morte!” tolse il pugnale e lo rimise nel fodero sulla gamba destra. Finalmente Gaara si voltò per osservarla meglio. “Dannazione” pensò “non mentiva! Il suo abbigliamento e il suo segno sul braccio sinistro, il simbolo Chi, sono i simboli di quel clan maledetto!” si morse il labbro inferiore mentre cercava di analizzare ogni movimento del nemico. Non riusciva a fidarsi di lei. Non si era mai fidato di nessuno dopo il tradimento di suo zio. Ma sapeva di non poter fuggire. La sabbia era ancora bagnata dalla tecnica di prima e i suoi movimenti erano altrettanto pesanti e lenti. Sapeva che se voleva fuggire doveva guadagnare tempo. La guardò negli occhi poi parlò “allora! Vuoi spiegarmi perché mi hai attaccato?!” poi si sedette a gambe e braccia incrociate con la schiena appoggiata al muro. La ragazza gli si avvicinò e si sedette nella stessa posizione “per la tua fama!” disse tranquillamente. Gaara la guardò curioso, non aveva capito il senso della sua risposta “come?!” chiese per ottenere ulteriori chiarimenti “ok! Niente giri di parole: voglio che tu m’insegni ad odiare!” Gaara strabuzzò gli occhi. Aveva capito bene?! Quella ragazza gli stava chiedendo di insegnarle ad odiare?! “Forse è meglio che ti spieghi tutto dal principio!” decise vedendo il rosso con la faccia titubante “Come puoi vedere io appartengo al clan Shi! È il più famoso clan di assassini del mondo!” Gaara accennò col capo intimandola a proseguire “Ogni 10 anni viene eletto colui, o colei, che deve prendere il posto di capo nel clan! Le quattro persone candidate siamo io, mia cugina Sadako, e i mie due cugini Tetsuo e Kyosuke, tutti più grandi di me! Io sono la figlia dell’uomo che attualmente è al potere, il più potente e crudele di tutta la storia della famiglia, e per questo tutti si aspettano una mia vittoria…” disse diventando triste, Gaara la guardò con interesse “vittoria…a che?!” chiese ansioso di sapere il seguito “…a chi uccide più persone!” disse lei abbassando il capo in segno di vergogna “cosa?!” chiese Gaara sempre più interessato “è…un’usanza che ha stabilito mio padre. Ognuno di noi deve uccidere almeno una persona per ogni paese…più è forte la vittima più c’è la possibilità di accedere alla carica” “e quindi sei qui per uccidere me, il figlio del kazekage, nonché uno dei genin più forti…” “NO! Io…non ho mai avuto intenzione di…ucciderti…” Gaara la guardò sorpreso. Allora perché era lì?! “…Ma mio cugino Kyosuke…si!” il rosso non disse nulla, ma si limitò a osservare la ragazza che aveva ancora la testa bassa, le mani chiuse a pugni talmente stretti che le nocche erano diventate bianche. “Non capisco ancora il tuo motivo! Perché mi hai attaccato allora?!” “perché volevo vedere quanto potessi reggere contro mio cugino, ma so che non hai molta speranza!” Gaara si sentì raggelare il sangue nelle vene. Era da tanto tempo che non sentiva questa paura. Ma non voleva dimostrarlo al suo interlocutore “chi te lo dice?! Non mi faccio battere tanto facilmente io!” la ragazza sollevò il capo e lo guardò storto “io sono più potente di mio cugino, ma lui è sleale, cattivo e vile! Pur di andare al potere ucciderebbe persino sua madre! È per questo che sono qui!” disse più decisa alzando il, capo e fissando Gaara negli occhi “Io ti insegnerò come distruggerlo e tu mi aiuterai nella sfida!” concluse seria “Ma scusa, non sei in grado da sola?!” chiese lui “no! io…non ho mai ucciso nessuno e non ho nemm0eno intenzione di farlo! È per questo che voglio andare al potere! Voglio cambiare le regole crudeli del mio clan e ridarli nuova luce! Basta assassini e violenze! È ora di cambiare, e io sono l’unica che può farlo!” Gaara la squadrò attentamente, quella ragazza era strana, troppo. Una discendente del clan Shi, la setta di assassini più violenta e pericolosa, non aveva il coraggio di uccidere. E dire che gli addestramenti che seguivano fin da piccoli erano creati proprio per evitare questo. E allora perché quella ragazza era così? “lo faccio per mia madre!” rispose la ragazza facendo sussultare Gaara “tranquillo! Non leggo nel pensiero! È solo che sono molto brava a capire ciò che passa per la testa delle persone! È anche per questo che non riesco ad uccidere!” Gaara la guardò interrogativo “lascia perdere” rispose lei “Allora? Accetti l’incarico?” “Ho scelta?” rispose lui “bhè…o accetti oppure goditi il tuo ultimo mese di vita!” Gaara capì subito qual era la soluzione migliore. “D’accordo! Ma tu mi assicuri che riuscirò a batterlo?!” le sue labbra si aprirono in uno splendido sorriso “Sicuro! inizieremo domani notte! Mi dispiace tenerti sveglio, ma non c’è altro modo!” disse lei mentre si alzava e si dirigeva verso il mantello “tranquilla! Soffro d’insonnia!” disse mentre l’osservava infilarsi il mantello e calarsi il cappuccio sugli occhi “meglio! Allora ti saluto! Ci vediamo domani sera!” e fece per spiccare un salto “aspetta!” si fermò e si voltò indietro osservando il suo interlocutore “qual è il tuo nome?” lui osservò le sue labbra incresparsi verso l’alto in un sorriso “Ai…” poi sparì nell’oscurità della notte.

*

“Ok! È ora di iniziare il tuo allenamento!” disse la ragazza mentre si sfilava il mantello. Gaara la guardava un po’ spaesato. Che razza di allenamento lo avrebbe costretto a fare? Ma soprattutto, poteva davvero fidarsi? Fu risvegliato dai suoi pensieri dalla voce di Ai “Ehi?! Ci sei?!” disse a pochi centimetri dal suo volto. Gaara la fissò negli occhi per un momento poi tolse lo sguardo, imbarazzato. “si!” “bene!” disse la ragazza “innanzi tutto metti questa!” e gli porse una fascia scura “e cosa dovrei farne?!” chiese scettico Gaara “devi sapere che Kyosuke sta imparando la tecnica della trasparenza!” Gaara la guardò spaesato “anche se consuma una quantità immensa di chakra e il suo effetto dura pochissimo, è sufficiente per uccidere una persona! Per questo devi sviluppare gli altri sensi, soprattutto l’udito!” concluse lei. Gaara non fece altre domande, ma prese la benda e se la legò attorno agli occhi. “Bravo! Ora…prova a schivare i miei colpi!” disse prima di tentare un pugno al viso di Gaara che lo schivò all’ultimo istante “ma-ma cosa?!” disse mentre un calcio affondò nel suo stomaco “mh…lo sapevo! Senza gli occhi sei troppo vulnerabile!” Gaara strinse i pugni! Odiava essere considerato debole. Cercò di concentrasi. Non fu facile, ma all’improvviso sentì un lieve rumore in alto alla sua sinistra e istintivamente si abbassò sentendo poi l’aria a pochi centimetri della testa. “Bravo! È così che devi fare!” disse Ai mentre si preparava a colpirlo in basso, ma Gaara schivò anche quell’attacco. Si fermarono solo quando io raggi del sole cominciarono a schiarire il blu della notte “bene! È quasi l’alba! Direi di smetterla qui per stanotte!” Gaara si tolse la benda dagli occhi. Era sfinito al contrario del suo avversario che sembrava perfettamente riposato. “comunque devo dire che non te la sei affatto cavata male!” disse mentre s’infilava il mantello “e non preoccuparti! Kyosuke è più debole di me e meno veloce…” si calò il cappuccio sugli occhi “…ma abbastanza da mandare in tilt il tuo scudo di sabbia! Quindi non fare troppo affidamento su quello!” sorrise verso il suo interlocutore “bhè! Ci vediamo domani sera!” e sparì velocemente aiutata anche dall’ultimo barlume di oscurità rimasto. Gaara rimase ad osservare il punto in cui era sparita. Non aveva mai visto una ragazza così. Era tutto il suo opposto, solare, allegra, altruista e generosa, o almeno era questa l’impressione che aveva dato a Gaara “ed è anche carina…!” si sentì imbarazzato a quel pensiero. Scuoté la testa come per cacciare quel pensiero e si allontanò nella direzione opposta alla ragazza.

*

L’allenamento fra i due proseguì tutte le sere da quel giorno. Gaara faceva passi da gigante e in meno di una settimana riusciva a schivare tutti i colpi di Ai, da quelli lenti a quelli rapidi. “bene!” disse la ragazza “direi che una pausa possiamo concedercela! Ormai hai imparato a muoverti alla perfezione senza usare gli occhi! Sei un ottimo allievo!” e si sedette a gambe incrociate di fronte a Gaara. Lui la guardò di sottecchi “perché non combatti veramente?” chiese, la ragazza rimase per un attimo perplessa “g-guarda che combatto come al solito…” “non è vero! la velocità che hai usato la prima volta era molto superiore a questa!” la ragazza lo guardò a bocca aperta poi abbassò il capo “ehm…è che ho alcuni…ecco…problemi…si…insomma…!Basta! continuiamo l’allenamento!” la ragazza si alzò dando le spalle a Gaara che non capiva tutto questo…imbarazzo? Ma cosa c’era da imbarazzarsi? In fondo le aveva fatto solo una semplice domanda. “Donne! Chi le capisce…!” pensò mentre si alzava per ricominciare l’allenamento. “Ora dovrai anche imparare a colpirmi!” disse lei, “faremo un vero combattimento!”. Gaara si sistemò la benda sugli occhi e si posizionò in guardia, stessa cosa che fece Ai e iniziarono ad attaccarsi. Ai era meglio di un gatto. I suoi movimenti erano agili e silenziosi come quelli dei felini. Gaara si trovò in forte difficoltà. Il suo avversario non parlava e questo era la difficoltà maggiore. Prima di allora Ai gli aveva rivolto la parola mentre si allenavano, ma stavolta no. Gaara si sentì sbattere a terra dopo l’ennesimo pugno andato a vuoto, e la voce di Ai sopra di lui “Hai visto che succede a farmi arrabbiare?!” disse mentre Gaara si toglieva la benda “non farmi più domande simili!” lo aiutò ad alzarsi senza guardarlo negli occhi. Dalla sua voce sembrava un po’ arrabbiata, ma soprattutto imbarazzata. “direi che è ora di andare! A domani sera!” e in un attimo fu lontana dal campo visivo del rosso. “Ah! Le donne….!” Disse di nuovo mentre osservava il punto in cui la ragazza era sparita.

*

in pochi sere Gaara era riuscito a contrastare tutti gli attacchi e a mandarne a segno uno. “Wow! La tua fama non è immeritata! Complimenti! Sei migliorato molto! Disse lei seduta in terra mentre lo fissava togliersi la benda “direi che ci siamo!” nella sua voce si sentiva un forte entusiasmo. “Se lo dici te….” Gaara non voleva ammettere di essere molto lusingato da quelle parole. Non poteva e non voleva. Piano piano quella ragazza lo stava facendo sentire strano, diverso. Non pensava più alle cose tristi di un tempo, non desiderava più morire, annullarsi e pure la reliquia non era una cosa così insopportabile. Ogni giorno sentiva uno strano formicolio allo stomaco. Una sensazione strana, ma non negativa, anzi era…era….felice? No! lui non poteva essere felice….eppure da quando quella ragazza era entrata nella sua vita si sentiva bene. In pace con se stesso! Oddio proprio in pace no, ma almeno la sua tristezza sembrava dissolversi vicino a quella ragazza. “Certo che lo dico! Diavolo in meno di tre settimane sei migliorato tantissimo. Sai usare perfettamente l’udito e se hai colpito me, riuscirai a prendere anche mio cugino! Si! Si!” si sdraiò a terra con le braccia incrociate sotto la testa. Gaara si sedette al suo fianco guardando in alto le numerose stelle di quella notte senza luna. Rimasero in silenzio ad osservarle. “Sono davvero bellissime”, fu Ai a rompere il silenzio “sono in momenti come questo che sono felice di essere nata. Ancora più felice.” Sospirò chiudendo gli occhi “Mia madre morì quando avevo 4 anni! Fu mio padre a ucciderla. Non voleva sottostare alle regole crudeli del clan, quello tra i miei genitori fu un matrimonio d’interessi, si chiamava Ichigo, come il frutto che adorava. Mi ha insegnato che le cose si possono cambiare, basta crederci. Mi ha trasmesso la passione per la vita, mia, degli altri, e soprattutto a non arrendermi di fronte alle difficoltà. Dopo l’ennesima litigata tra lei e mio padre, a causa mia avvenne la tragedia. Mio padre mi portava fuori per gli allenamenti e tornavamo la sera tardi e di solito io ero piana di lividi e sangue. Mia madre non tollerava mi si facesse del male, ma mio padre aveva sempre chiuso la discussione con qualche urlo e improperio, ma quella sera, aveva uno sguardo…non so….sembrava pazzo. Uccise mia madre a bastonate. Sotto i miei occhi. Minacciandomi di farmi fare la stessa fine se mi fossi azzardata ad alzare troppo la testa. Io ero sconvolta. Rimasi ad osservare il viso di mia madre, mentre il suo assassino usciva sbattendo la porta. Quando lo sentii lontano mi misi a piangere per ore e ore stringendo a me il suo corpo che diventava lentamente freddo. Finite le lacrime notai tra il suo petto una busta. La prese e lessi il mio nome. L’aprii con foga. Solo poche parole <> le lacrime, che credevo aver finito tornarono inumidirmi gli occhi e a scendere copiose sulle mie guance. Quando mio padre tornò le lacrime erano davvero finite. Ma quella che aveva davanti era una nuova Ai, che non si lasciava più scalfire da niente e nessuno. Pronta a dare tutto per non rendere invano il sacrificio di sua madre.” Ai concluse la storia e guardò Gaara “scusami! Ti ho costretto ad ascoltare un racconto triste e noioso! Mi dispiace” Gaara la guardava negli occhi. Si sentiva uno stupido. Cosa aveva di diverso da lei? le loro storie erano simili, e allora perché lei sembrava non odiare il mondo come lui, ma soprattutto perché non odiava se stessa come lui. Era furioso, ma al tempo stesso vuoto “No…no! figurati! Non devi scusarti!” ma prima che potesse aggiungere altro le parole gli uscirono dalla bocca senza freno, naturalmente “Anche io ho perso mia madre, è morta quando sono nato e come regalo mi ha lasciato la reliquia della sabbia e un odio irrefrenabile. Sono cresciuto allontanato da tutti senza essere amato da nessuno e l’unica persona che sembrava amarmi ha tentato di uccidermi. La gente mi definisce un mostro, per questo mi tiene lontano, anzi mi odia. Vorrei sparire, ma la sabbia mi impedisce di farmi del male e l’unica cosa che posso fare e vivere la mia vita solo e detestato da tutti!” s’interruppe solo a fine racconto. Non sapeva perché avesse raccontato la sua storia ad una sconosciuta. Eppure con lei si sentiva bene. Ai si era alzata a sedere per ascoltarlo da più vicino. Lui non osava guardarla in faccia. Non voleva vedere il suo sguardo compassionevole rivolto a lui. Ai stette in silenzio e poi fece una cosa che lasciò Gaara di sasso. L’abbracciò. Nessuno l’aveva mai abbracciato fino ad ora. Al massimo qualche carezza non troppo affettuosa. Lui la ricambiò rimanendo sorpreso una seconda volta. Rimasero abbracciati senza parlare e senza dirsi niente. Non era il caso e nemmeno il momento. Con quell’abbraccio si erano detti tutto. Non servivano parole. Lentamente l’alba fece capolino tra le montagne. Nessuno dei due voleva sciogliersi da quell’abbraccio, ma dovettero farlo, seppur a malincuore. “Ci vediamo domani sera!” disse lei sorridendogli e dandogli un bacio sulla fronte si alzò prese il mantello e sparì come sempre. Gaara sentiva ancora il calore di quell’abbraccio. Un calore che non aveva mai sentito prima. Un calore che gli dava serenità. Sentiva ancora il profumo di lei tra le sue narici e una morsa allo stomaco di conseguenza. Che si fosse innamorato? Non sapeva davvero distinguere quel groviglio di nuovi sentimenti. Amore. Amicizia. Tranquillità. Serenità. Felicità. Davvero era confuso come mai. Ma una cosa era certo. tutto ciò era dovuto ad Ai. Era stata lei a trasmettergli tutti questi sentimenti. Rimase lì ancora per qualche ora, poi, a sole alto, decise di tornare in paese.

*

i giorni passarono e Gaara riusciva a tenere un combattimento quasi alla pari di Ai. E mentre cresceva l’abilità di Gaara anche il legame che l’univa alla ragazza era sempre più forte. I due, da quella sera, parlavano sempre più spesso di loro, delle loro paure e delle loro sensazioni. Si sentivano sempre più affiatati. Erano come fratelli, anzi ancora più vicini. Più legati. Ormai sapevano leggersi l’uno dentro l’altra. I segreti non esistevano tra loro anche se Gaara non riusciva a togliersi quella domanda “Perché mi hai aiutato?!” le chiese alla fine dell’allenamento. Dell’ultimo allenamento. Infatti il mese era passato. Ai aveva sentito Kyosuke parlare di Gaara. Aveva sentito il giorno che l’avrebbe attaccato. “Insomma, te l’ho già detto! Non voglio che vada a capo del clan mio cugino. Non posso permetterlo. Lui è ancora peggio di mio padre!”, ma Gaara non riusciva a convincersi di quella storia. Era credibile, eppure sentiva che non era la verità completa. “Ascolta…Ai…” gli suonava strano chiamare per nome uno sconosciuto “…ormai ci conosciamo! Devi dirmi la verità, o almeno la verità completa. Che altro nascondi?!” disse mentre si avvicinava a lei guardandola negli occhi. Lei distolse lo sguardo imbarazzata “ uff…è solo questo…” disse “Sicura?” replicò il rosso, per nulla convinto, mentre le posava una mano sulla guancia e la faceva voltare verso di lui, costringendola a guardarlo negli occhi. Ai non riusciva a sostenere lo sguardo che ricadeva sul panorama alle spalle del rosso “ti…ti giuro che…insomma…io…” quando i loro sguardi tornarono ad incrociarsi i loro volti erano vicinissimi, si sentivano avvicinare l’uno all’altra “BECCATI!” una voce alla loro sinistra li fece voltare. “Ciao cuginetta! Mi spiace interrompere il tuo momento romantico, ma quella è la mia preda! Non puoi metterti in mezzo!” un ragazzo sul metro e settanta, occhi azzurri e capelli neri legati in una coda bassa, vestito con gli stessi abiti di Ai e con il suo stesso tatuaggio sulla mano sinistra, diversamente da lei che l’aveva sulla spalla destra. “Kyosuke….” Sembrava spaventata “Cosa….cosa ci fai qui?! Avevi detto…avevi detto….” È da 3 settimane che ti tengo d’occhio. Ti ho vista uscire di nascosto e mi sono incuriosito e seguendoti cosa scopro? Che te la fai con il moccioso che devo fare fuori e che guarda caso è anche lo stesso tipo che dicevi essertene innamorata, o sbaglio?! Bel lavoro, Ai! E pensa un po’, lo stai allenando proprio per contrastare la mia tecnica!” disse il moro mentre si avvicinava ai due. “Lavoro inutile!” aggiunse con un sorriso maligno. “Cosa stai dicendo?! Non ti eri messo in testa d’imparare la tecnica della trasparenza?” Ai sembrava agitata “Infatti l’ho imparata, ma non solo quella!” Kyosuke era a pochi passi da Ai “Ho imparato la tecnica della melodia maledetta” Ai spalancò gli occhi “NO! Non può essere vero! Quella è una tecnica che pochi riescono a imparare! Tu non puoi esserci riuscito!” “Eh! Ai, mi dispiace che tu abbia così poca fiducia in me! Sono molto migliorato dall’ultima volta che mi hai visto combattere, e indovina un po’ chi è stato il mio maestro?!” Ai serrò i pugni “QUEL DANNATO BASTARDO DI MIO PADRE!” urlò in faccia al suo interlocutore, che per tutta risposta, si mise a ridere sadicamente “Già! proprio lui! E sai cos’ha detto?!” si abbassò e prese il mento di Ai tra le dita sollevandolo “Che, quando sarò al potere, avrò come moglie la sua imbattibile figlia, capito mia cara?” finì la frase unendo le sue labbra e quelle di Ai in un bacio. La ragazza non riusciva a muoversi, la rabbia le permetteva solo di tremare. Gaara era rimasto immobile a guardare la scena, mentre dentro di lui si faceva spazio un sentimento ben conosciuto, che sperava di aver cancellato. Un odio così grande mozzargli il respiro. Vedere Ai in quello stato era un dolore incredibile, non pensava di poter assistere ad una scena del genere. Kyosuke si staccò da Ai “Allora tesoro?! Ti è piaciuto?!” ma non le diede il tempo di rispondere perché scoppiò in una risata crudele che faceva raggelare il sangue. Poi si alzò e si diresse verso Gaara “E ora caro mio preparati…A MORIRE!!!!” lanciò un kunai verso Gaara, ma la sabbia lo bloccò. Questo fece rinsavire Gaara, che realizzò in fretta il pericolo e si preparò a dar battaglia. Kyosuke si materializzò dietro a Gaara pronto a colpirlo con un calcio che però lo evitò mentre provava a colpirlo dal lato destro con un pugno, che andò a vuoto. Lo scontro fu un corpo a corpo feroce, ma i due partecipanti erano allo stesso livello. Dopo l’ennesimo colpo a vuoto, i due si allontanarono “Anf-anf non te la cavi male” disse il moro “si vede che è stata Ai ad allenarti!” Gaara continuava a scrutarlo senza parlare, era stanco e doveva risparmiare il fiato. “Peccato! Mi stavo divertendo, ma è arrivato il momento di ucciderti! E visto che hai toccato la mia donna ti ucciderò lentamente!” Kyosuke incrociò le mani nella posizione del drago e iniziò a recitare una litania, prima piano, poi sempre più potente e melodica. Gaara fu subito catturato da quella sinfonia al punto da non sentire più nulla. Fu proprio questa a risvegliare Ai dal trans in cui era caduta, ma non in tempo da dire a Gaara di tapparsi le orecchie. La melodia continuò a risuonare intorno a lui sempre più alta e dolce, impedendo qualunque concentrazione “Merda! Non sento più nulla!” si tappò le orecchie e in un attimo capì che il suono era dentro la sua testa e si rese conto della situazione. Kyosuke sorrise soddisfatto prima di scomparire dalla vista. “Maledizione! Non riesco a sentirlo!” un pugno arrivò a destra e un calcio da sinistra non riusciva a prevedere i colpi. Tutto l’allenamento era stato inutile. La melodia continuava a suonargli nelle orecchie e il dolore fisico cresceva, era in balia del nemico. Dopo l’ennesimo calcio al ventre, cadde a terra. Non riusciva ad alzarsi, forse si era rotto qualche costola. Era ormai certo del suo destino “Bhè, è finita! In fondo è meglio così! Non volevo questo?! Eppure…perché ora non voglio?! Non voglio morire! NO!” dalla sabbia appiattita al suo fianco capì la posizione del nemico, ma era troppo tardi. Chiuse gli occhi e solo allora si accorse che la melodia era sparita appena in tempo per sentire la voce di Ai che urlava. Qualche schizzo di sangue e un tonfo sordo a terra. Il corpo di Ai era disteso a terra, immobile. “Bhè, peccato! Non era nemmeno il mio tipo!” disse freddamente Kyosuke “Che stupida, morire per amore!”. A quelle parole Gaara si sentì furioso. Le forze gli tornarono in un attimo. Balzò in piedi “Co-cosa?! Non puoi…!” ma non finì la frase che gli arrivò un pugno velocissimo in faccia. Gaara era fuori di sé. L’unica cosa che aveva davanti era Kyosuke, che sembrava terrorizzato. Non gliene fregava nulla. Voleva solo vedere il suo volto soffrire “Come hai osato farle del male!” la sua voce era distorta, la reliquia stava prendendo il controllo su di lui. Kyosuke era a terra. Immobile. Non poteva scappare. La sabbia l’afferrò per le caviglie e continuò a salire ricoprendogli tutto il corpo. L’ammasso di sabbia venne sollevato in alto. La mano di Gaara si chiuse su di sé “Funerale del deserto!” la sabbia ricoprì il volto di Kyosuke prima di comprimersi sul suo corpo. Un forte Crack e il silenzio tornò in un attimo. Gaara cadde sulle ginocchia e la testa tra le mani. La sentiva pulsare. La reliquia stava per uscire e prendere del tutto il sopravvento. Era stanco e non riusciva a controllarla. Stava per cedere quando sentì un calore alle sue spalle “Concentrati! Non lasciare che prenda il potere!” disse “Ti prego Ai! Allontanati! Non voglio ferirti! Scappa!”, ma l’abbraccio di Ai si stinse ancora di più. “Non posso! Perché…io ti amo!”. Un forte rumore e arrivò la calma intorno a loro. La reliquia era tornata a dormire. “Ma…com’è…” Gaara non riusciva a credere, la potenza della reliquia era come scomparsa. Non la percepiva più come minaccia, era sopita nel profondo del suo animo. ”Ce l'ho fatta...CE L'HO FATTA!!!! Hai visto Ai?! Ho domato la reliquia! E tutto grazie a...” si guardò alle spalle immaginandosi di trovare il volto di Ai sorridente e felice come il suo, ma l'unica cosa che trovò fu il corpo immobile e l'espressione spenta sul volto della mora. “Ai...” chiamò piano “Ai, rispondimi...ti prego!”, sollevò delicatamente da terra l'esile corpo, si fermò a guardare il suo volto e in un attimo gli tornarono in mente le sue ultime parole. Calde lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi “Anche io ti amo Ai...” disse tra un singhiozzo e l'altro “perciò parlami...PARLAMI DANNAZIONE!!!!” strinse il corpo di lei con forza, quasi a cercare di infondergli vita e calore, ma la risposta non arrivava. Ai rimaneva ferma, immobile. Gaara tornò a fissare il volto di lei perdendosi nei ricordi del loro primo incontro “Alla fine, sei stata tu l'unica a insegnare qualcosa,a farmi capire cos'è l'amore e quanto questo sentimento sia importante. Mi hai fatto conoscere il lato bello della vita e ho riscoperto la capacità di volere bene a qualcuno! E ora che l'ho capito! Ora che ho trovato la persona giusta a cui dedicarmi questa scompare! NON è GIUSTO!!!” urlò al vento e al sole che stava lentamente sorgendo da dietro le dune.

 

...“Signor Kazekage! Finalmente l'ho trovata!” disse un giovane chiunin della sabbia “ma cosa ci fa qui?!” Gaara si voltò verso il ragazzo sorridendo malinconico “Niente! Stavo solo...pensando!” “Bhè, volevo solo avvertirla che i suoi ospiti sono arrivati, dobbiamo concludere l'alleanza!” “Si...si! Vai a chiamare Temari e Kankuro, io...arriverò subito!” il giovane chiunin cercò di ribattere, ma sapeva che era dl tutto inutile e velocemente si allontanò dal luogo. “Guarda che i patti d'alleanza sono estremamente importanti, e poi, io voglio vedere il pezzo grosso, sennò non firmo un bel niente!” una bellissima ragazza fece silenziosamente capolino alle spalle del rosso “E di te che mi dici? Non dovresti essere là dentro a firmare?” rispose senza voltarsi “Bhè, la burocrate è Sadako, io non ci capisco nulla!” fu l'affermazione della ragazza mentre con le braccia cingeva la vita del giovane Kazekage “inoltre è un ottimo medico, una ninjia completa! Un po' l'invidio...” la frase si perse nelle labbra del rosso “Io con questo sancisco l'alleanza tra il villaggio della sabbia e il clan Shi e niente cartacce o cose simili! È d'accordo lei?” chiese con fare ironico che non fu indifferente alla ragazza “D'accordissimo!”rispose,appena un attimo prima di essere nuovamente azzittita dalle labbra del rosso “ti amo...Ai”

 

 

 

 

Owari*

 

Akane-Noin88: eccovi alcune note sui nomi giapponesi che ho utilizzato…

Ai: amore

Chi: sangue

Shi: morte

Ichigo: Fragola

Akane-Noin88: Ok! Allora per il finale avevo optato per qualcosa di più triste, ma alla fine ho ceduto all'happy-end! Sono una romanticona! Bhè, commenti e pareri sono sempre graditi!baci a tutti e grazie per essere arrivati alla fine! Ciao ciao!!!!!!!

   
 
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